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Autore: Mushroom    25/11/2013    3 recensioni
#01. Holding Hands.
#02. Cuddling Somewhere: «Non stavi dormendo» dice allora, lentamente, come se stesse valutando la cosa, senza nessuna intonazione diversa da quell'odiosa sfumatura di niente che caratterizza sempre ogni sua parola. Dean lo detesta. Detesta un po' questo Castiel, questo che compare senza avvisare ed è tutto casa – battaglia – e chiesa; storce il naso, pensando che fino a qualche tempo fa, prima di un non sono uno strumento e di un ho dubbi confessati con un minuscolo sorriso, non gli sarebbe importato. Non l'avrebbe neanche visto.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Titolo: Where else to go [#02]
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean Winchester, Castiel 
Rating: PG/SAFE
Avvertimenti: Time line: quarta stagione; fluff; winged!Castiel; OOC!Castiel
Conteggio Parole: 1079
Note: Okay, ammetto che all'inizio avevo quest'intenzione, tipo, di aggiornare tutti i giorni, ma il mondo e la mia lentezza hanno deciso di mandare in fumo il piano /o\ ah, il fatto che la time line sia ancora nella quarta stagione è del tutto causale - devo star avendo un periodo di nostalgia or something. Prompt #02: Cuddling somewhere. Non betata, quindi piena di schifezze. 
Disclaimer: Niente è mio e niente mi appartiene. 


Angels does have wings
#02 – Cuddling Somewhere

La porta si chiude fermamente alle sue spalle, lasciandolo a gelarsi il culo nel parcheggio di un motel nel mezzo del midwest solo perché Sam sta avendo la crisi ormonale della settimana.

Dean non ha idea di che cazzo stia succedendo a suo fratello. Anche prima di quello – del fare un patto con un demone, dell'andare all'inferno e poi tornare indietro perché è così che Dio ha comandato – Sam è sempre stato una grande ragazzina. Insomma, non a questi livelli, ma lo è sempre stato. Non ci dovrebbe essere niente di cui preoccuparsi.

Eppure sente qualcosa di spiacevole stringergli la gola e il freddo attecchire fin nelle ossa. Non gli piace quella sensazione. Non gli piace il campanello d'allarme che suona ogni volta che Sam gli dice che va tutto bene, che non sta succedendo niente e che possono continuare così. Non gli piace la scintilla nel suo sguardo.

Sam è cambiato, da quando Dean è tornato dall'inferno. Loro sono cambiati. Qualsiasi cosa gli sia successa – da cui Dean non ha potuto tenerlo lontano, da cui non ha potuto proteggerlo – Sam non ha intenzione di parlane. E non è solo lui ad essere diverso. Quattro mesi cambiano una persona. Quarant'anni la distruggono.

Rabbrividisce, alzando gli occhi al cielo e sospirando, creando una nuvola di condensa che arriva e sparisce. Lascerà Sam a sbollire la cosa da solo, grazie tante. È grande e grosso e può venirne a capo senza che Dean gli si presenti di fronte con un mazzo di fiori e delle scuse scritte col sangue.

Strofina le mani cercando calore, muovendosi verso l'Impala e la prospettiva di passare la notte nei sedili posteriori, che sono gelidi come ogni altra cosa in quel dannatissimo stato, ma che sono un riparo e non smetteranno mai di farlo sentire al sicuro, non importa quando le cose vadano male. Nella vita è sempre bello avere qualche certezza.

Quindi chiude lo sportello, consapevole che il freddo non lo lascerà dormire. Pazienza. Non avrebbe dormito in ogni caso. L'unica cosa che vorrebbe sarebbe solo essere un po' più coperto, o qualcosa del genere. Ma okay. Può ancora scegliere se rimanere nell'Impala o guidare fino al bar più vicino.

Chiude gli occhi, ispirando piano. Poi sobbalza, un brivido gli corre sotto pelle. Quando gli riapre, Castiel è lì, agghiacciante e ultraterreno come al solito. Fantastico. Anche gli angeli no, per favore. Un uomo non ha forse diritto a un po' di sano, meritato riposo?

«I miei superiori hanno individuato un nuovo sigillo»

Castiel non si volta immediatamente verso di lui. Parla guardando dritto davanti a sé, perdendo lo sguardo da qualche parte, apparendo così non umano che Dean ha bisogno di un attimo per scacciare il peso che gli schiaccia il petto e trovare la forza di rispondergli.

«Non ho voglia di stare a sentire le tue stronzate angeliche» sbotta, chiudendo di nuovo gli occhi. Sente Castiel muoversi, sistemarsi al suo fianco. Sa che lo sta guardando, ora. Ha gli occhi chiusi anche per questo, perché non vuole vedere il modo in cui lo guarda «Prova domani»

Castiel non deve essere consapevole delle cose umane come il mangiare o il dormire. Non deve esserlo, perché rimane in silenzio per così tanto tempo che Dean potrebbe pensare se ne sia andato. Eccetto che sente ancora il calore del suo corpo.

«Non stavi dormendo» dice allora, lentamente, come se stesse valutando la cosa, senza nessuna intonazione diversa da quell'odiosa sfumatura di niente che caratterizza sempre ogni sua parola. Dean lo detesta. Detesta un po' questo Castiel, questo che compare senza avvisare ed è tutto casa – battaglia – e chiesa; storce il naso, pensando che fino a qualche tempo fa, prima di un non sono uno strumento e di un ho dubbi confessati con un minuscolo sorriso, non gli sarebbe importato. Non l'avrebbe neanche visto.

«Beh, stavo per farlo»

«No»

Dean è incapace di sopprimere il fremito che gli provoca quella singola sillaba.

«Non riposi da tanto tempo, Dean»

Oh, beh, grandioso. Ora si subirà una tirata salutista sul sonno o qualcosa del genere? Non è ben sicuro se sia peggio questo o la storia dei sigilli. Si stringe nei sedili, strofinando le mani sulle braccia, sfiorando accidentalmente il ginocchio di Castiel col proprio.

«E per colpa di chi, sentiamo?»

Per un attimo Dean trattiene il respiro, ed è tutto scomodo e pesante. Oggettivamente, sa di aver detto una stronzata. Non è colpa di Cas se non può più dormire; se è costretto a nascondersi in macchina da suo fratello; se ha smesso di salvare le persone per iniziare a torturarle. Ma prima che Dean possa continuare, qualcosa di pesante e caldo si muove sopra le sue spalle, scivolando lentamente, portando via il freddo. Ed è bello.

Il cuore di Dean inizia a battere troppo velocemente, e quando apre gli occhi non c'è niente che possa essere visto. C'è solo Castiel, con quel suo sguardo scomodo e solenne, e il midwest fuori dai vetri appannati dell'Impala.

«Ho pensato avessi freddo» mormora, inclinando la testa prima di spingerlo gentilmente verso di lui, intrappolandolo nel calore senza dargli possibilità di ribellarsi. Dean allunga una mano verso la spalla, fino ad toccare – a tentoni – la cosa che lo avvolge. Sente Castiel sobbalzare, mentre fa scorrere le dita; ed è morbido e delicato e piacevole e per un attimo si dimentica di essere tanto vicino da poter sentire il suo respiro sulla pelle

«Sono piume» Dean rimane sorpreso dal modo in cui lo dice, da come la sua voce suoni meravigliata e soffocata, perché un dannatissimo angelo del signore lo sta tenendo sotto le sue ali. Non c'è nessuna possibilità che questo non lo faccia sentire male. «Hai delle ali»

Castiel gli lancia uno sguardo pieno di significato, qualcosa che sembra biasimare la stupidità della mente umana. Sono ali. Ovvio che sono ali. Si tratta di un angelo.

Dean apre e chiude la bocca per dire qualsiasi cosa, per cercare di tornare a respirare, ma Castiel lo tira più vicino e opporsi è inutile, perché è fottutamente piacevole e ha un che di giusto.

«L'inferno era freddo» dice Castiel, con un altro tono ancora, uno che non conosce e non sa interpretare, che gli provoca una fitta di dolore.

Dean chiude gli occhi. Vorrebbe dire che non ricorda – che non ricorda come un essere umano dovrebbe ricordare, come ricorda il volto un po' sfocato della mamma e il primo giorno di scuola di Sam – e non sarebbe una menzogna. Ma ricorda. Ricorda abbastanza da desiderare che Castiel (e il suo calore e le sue ali) lo abbandonino. 

   
 
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