Serie TV > Doctor Who
Segui la storia  |       
Autore: KikoChan    25/11/2013    1 recensioni
Margherita è una diciannovenne italiana andata a vivere a Londra.
Le piace scrivere di uno strambo uomo dello spazio, mentre sta seduta in un parco a lei caro, finché in un tardo pomeriggio piovoso questo strambo uomo si presenta a lei, incredula.
Dopo aver dato un'occhiata al quadernino, il Dottore è confuso quanto lei.
Cosa sta succedendo?
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Jack Harkness, Nuovo personaggio, TARDIS
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il Dottore cadde sulle ginocchia, affondando le dita lunghe e magre nel terreno bagnato, stringendolo con foga, quasi come per soffocare una reazione rabbiosa, strappando l’erba che vi stava crescendo.
Lo vedi stringere gli occhi e i denti, mentre tutt’intorno l’aria si faceva fredda e umida; le rughe intorno agli occhi si accentuarono dandogli un’espressione disperata e per la prima volta, mi sembrò un bambino sperduto e spaurito.
Lo sguardo di Jack era impassibile, quasi come una maschera di cera. Il vento iniziava a soffiare sempre più forte, sempre più freddo. Come se stesse riflettendo i pensieri e le emozioni del Dottore in quel momento.
“Fammi scendere.” dissi a Jack quasi in un sussurro.
Lui annuì e mi poggiò a terra, con delicatezza. Si avvicinò al mio orecchio e scostandomi i capelli sussurrò: “Vai. Ne avete bisogno entrambi.”, in quel momento, quelle parole bastarono a diradare l’incertezza dentro di me e corsi verso il Dottore, ora tremante e impotente.
Il cuore mi si stava stringendo in una morsa, quasi letale. Sentivo che non avrebbe retto il peso di tutte quelle emozioni dovute da chissà quali ricordi che io ancora non avevo ritrovato. 
Però una cosa era certa, il battito mi diceva di stare vicino al Dottore e di non lasciarlo più brancolare nel buio da solo, perché il mio cuore per primo aveva conosciuto la solitudine e l’abbandono.
Gli arrivai di fronte. I capelli castani e spettinati ondeggiavano col vento, facendo strani intrecci tra di loro. Restai ad osservarlo, cercando le parole giuste da dire.
Naturalmente, non ve ne erano. M’inginocchiai anche io e lo strinsi più che potevo.
Mentre lo cingevo, mi accorsi che tremava, non capivo se di paura o di freddo, ma tremava. E il cuore mi si strinse ancora di più, mi mancò il fiato e cercai di soffocare un pianto che nasceva dal profondo. Un pianto malinconico, a cui non sapevo dare spiegazione.
Si  lasciò andare sul mio petto e si strinse forte a me, come un bimbo fa con la mamma appena la vede rientrare dalla porta di casa, dopo un pomeriggio che lei è a lavoro; i suoi respiri erano irregolari, forse si stava sforzando di trattenere quel pianto nervoso che doveva tirar fuori da tanto.
Con mano tremante, gli accarezzai la nuca, affondando le mie dita nei suoi capelli morbidi e sottili.
“Va tutto bene, sono qui.” dissi con voce spezzata.
Lui restò ancora un po’ in quella posizione, cercando di calmarsi, mentre io intanto riflettevo sugli avvenimenti di poco prima.
Chi era il Pittore? 
Cosa voleva da me?
Di quale guerra stavano parlando? Forse la Guerra Del Tempo? 
Quello che avevo visto nel ricordo, poteva essere Gallifrey?
Ma soprattutto, chi ero io? Perché la guerra sarebbe ricominciata con me?
Strinsi ancora di più il Dottore, che con il suo corpo esile aveva salvato così tante vite, ma per far ciò aveva dovuto distruggerne altre, portando quel fardello ovunque andasse.
Finalmente, il respiro gli tornò normale. Si staccò e io sciolsi l’abbraccio. 
Restammo a guardarci per una manciata di minuti, entrambi con gli occhi lucidi e con lo stesso interrogativo in testa “Perché io?”.
Sentii i passi del Capitano avvicinarsi, sprofondando nel terreno e lasciando impronte umide e profonde. 
Con dolcezza si accucciò accanto a noi e ci guardò con apprensione, senza dire nulla. I suoi occhi azzurri erano velati di una profonda e antica tristezza, come se sulle spalle di quell’uomo gravasse un’altrettanto oscuro passato, fatto di segreti, menzogne e abbandono.
Li guardai entrambi, cercando di non lasciar trasparire la mia agitazione per tutto ciò che era successo poco prima. 
Sentii la mano del Dottore posarsi sulla mia, e quando cercai il suo sguardo, notai che lui mi stava già guardando con tenerezza e gratitudine.
Senza dire una parola, ci alzammo tutti e tre, e proprio in quel momento, il cielo iniziò a coprirsi di nuvoloni.
“Meglio rientrare.” disse Jack guardando pensieroso le nuvole sopra di noi.
“Già, meglio. Dobbiamo discutere di un paio di cose, comunque.” rispose il Dottore con la sua voce leggermente acuta e piacevole. Era tornato il Dottore di sempre. 
Quella forza d’animo mi fece quasi commuovere. Andava avanti, sempre e comunque. Non si abbatteva e, anche se i suoi nervi a volte cedevano, non rinunciava mai.
Il cuore prese a battermi forte mentre lo guardavo aggiustarsi il cappotto, togliendo qualche macchia di terra qui e là. I suoi movimenti eleganti mi provocavano battiti sempre più forti.
“Allora? Resti lì, tu?” la voce del Capitano mi riportò sulla terra. Mi guardava con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, come se avesse intuito ogni mio singolo pensiero di quel preciso istante.
“Ci speri!” risposi sorridendogli.
Mi avviai verso di loro, sostenendo lo sguardo di Jack.
“Si, in effetti si”  disse una volta che li raggiunsi.
Per tutta risposta gli feci la linguaccia. “Perché non resti tu, qui?” rimbeccai.
“A cuccia voi due!” ci riprese il Dottore, che ci stava guardando alquanto divertito.
Poi, mi prese per mano e mi sussurrò “Non lasciarla per nessun motivo.”.
Ebbi un sussulto, sapeva essere davvero strano, il Dottore.
Ritornammo alla base, e io andai di corsa a cambiarmi. Al mio ritorno mi attendevano una tazza ti tè fumante e lo sguardo deluso di Jack.
“Ma uffa!” sbuffò.
“Che vuoi?” dissi alzando un sopracciglio.
“Che tu ti rimetta la sottoveste.” fece un sorriso divertito.
“Uh! Ma certo! Adesso vado a rimettermi quell’orrore e a prendermi un bel malanno perché la mente di un maniaco sessuale dice così!”
Il Dottore quasi sputò il tè per trattenere la risata.
Jack, invece mise su un finto broncio.
Per una manciata di secondi ci guardammo con finto odio, finché la voce del Dottore non interruppe il nostro gioco dicendo “Facciamo i seri, ora. Ci sono delle cose di cui dobbiamo discutere e non abbiamo tempo da perdere.” 
Annuii e presi posto sulla sedia accanto a Jack, davanti al Dottore.
Poggiai i gomiti sul tavolo e cinsi la tazza fumante per scaldarmi le mani.
“Bene. Suppongo che entrambi volete sapere chi è il Pittore.” disse con durezza. 
I suoi occhi assunsero un’espressione pensierosa.
“E non solo.” rispose Jack.
“Dunque” iniziò “Il Pittore, è un signore del tempo, come avete visto. Era figlio di uno dei più grandi generali del nostro tempo ed eravamo…” la sua voce si spezzò.
Bevve un sorso di tè e sempre con aria pensierosa continuò “…eravamo migliori amici. E assieme a lui, c’era il Maestro.”
A quel nome Jack trasalì.
“Come…eravate migliori amici?” chiesi con una nota di stupore nella voce.
“Adesso capirete.” rispose sorridendoci tristemente. “Eravamo cresciuti assieme, entrambi eravamo stati cresciuti per prendere il posto di generali una volta morti i nostri padri. Un giorno, però, circa 17 anni prima dello scoppio della Guerra, nacque una ragazza-ibrido.”
La sua voce si spezzò di nuovo e prese a guardare nella mia direzione, forse intuiva già la mia domanda.
“Ragazza…ibrido?” chiesi aggrottando le sopracciglia.
“Si, noi Signori Del Tempo chiamiamo col nome di ibridi, coloro che nascono per metà signori del tempo…” bevve un altro sorso di tè “…e per metà TARDIS.”
Io e Jack ci scambiammo uno sguardo confuso.
“Come si fa a nascere metà TARDIS?” chiesi.
“Semplicemente, si viene concepiti a bordo di esso e si nasce sempre a bordo di esso. Durante la nascita una parte del vortice del tempo presente nel TARDIS, si fonde con l’anima del nascituro, conferendogli l’aspetto e le capacità di un Gallifreyano, seppur con un numero ridotto di rigenerazioni, ma al contempo diventa un’arma pericolosissima, perché è in grado di controllare il tempo stesso, cambiandolo a suo piacimento, giocando con la vita e la morte di chiunque gli si pari davanti.” la voce del Dottore si era fatta estremamente cupa e seria.
Iniziarono a tremarmi le gambe.
“Dunque, dicevo” continuò “Nacque questa ragazza-ibrido. La chiamarono Callisto, in onore al mito greco in cui la ninfa viene trasformata nella costellazione dell’Orsa Maggiore alla sua morte. Questo però, era anche il suo futuro. Infatti i generali di Gallifrey, volevano usarla come un’arma per espandere la grandezza di Gallifrey stessa. Così, ci fu affidata, ancora in fasce perché noi la crescessimo e la educassimo come una comune Gallifreyana, ma al contempo dovevamo renderla un’arma distruttiva. Callisto cresceva e diventava sempre più bella, dolce, intelligente e mortale. Inutile dire che entrambi ce ne invaghimmo e non volevamo in alcun modo che le venisse riservato un destino tanto crudele, così iniziammo a pianificare la sua e la nostra fuga, cercando il modo di mascherare la sua parte da Signore Del Tempo-ibrido e di farla rinascere come umana. Ad ogni modo, la notizia di Callisto aveva fatto il giro di ogni universo, di ogni via lattea e di ogni sistema solare, e ognuno la desiderava come arma. Dalek, Angeli, Sontaran… insomma, tutti iniziarono ad attaccare Gallifrey per averla. La sua morte si avvicinava sempre di più, Callisto aveva solo 17 anni, niente se paragonati alla vita di un Signore Del Tempo. No, non doveva andare così. Il Pittore trovò il modo di cancellarle i ricordi e di intrappolarli nell’oscurità della sua mente, per farla rinascere come un’umana e farle vivere una vita serena, anche se ciò avrebbe significato abbandonarla per sempre e non poterla più vedere. Però ciò sarebbe avvenuto solo ed esclusivamente alla sua prima morte. E’ stato lui a imprigionare tutta la vita di Callisto in un oggetto, perciò non so come e cosa sia successo esattamente, dovrebbe raccontarcelo lui. Comunque, mentre la Guerra distruggeva Gallifrey, lei riuscì a fuggire. Con me.”
Il Dottore tirò un sospiro e bevve un altro sorso del tè ormai tiepido, poi continuò “Il Pittore si usò come esca per attirare tutte le attenzioni su di lui, dandomi così il tempo di allontanarmi con lei. I generali lo catturarono e gli fecero il lavaggio del cervello. Gli fecero credere che il vero nemico ero io. Lui venne a cercarmi. Per uccidermi e riprendersi Callisto, ma, dopo una lotta estenuante, lei lo costrinse alla rigenerazione e, dato che poteva controllare il tempo, lo sigillò in un’epoca precisa. Quella in cui siamo adesso. Stanca e ormai in punto di morte, mi supplicò di portarla sulla terra e di farle vivere una vita normale. Poi mi fece promettere che avrei fermato la guerra e che non sarei rimasto mai solo. Mi fece promettere che la sarei venuta a riprendere.” la voce gli tremò. 
“Ma mantenni solo due delle promesse la misi nel pericolo più grande di tutti, tenendola con me a bordo del TARDIS. Avevo ogni tipo di esercito alle costole. Così lei morì per salvarmi da coloro che mi volevano morto. Non ricordo nulla di quel momento perché persi i sensi, di lei persi ogni traccia e suppongo  che non sia riuscita a rigenerarsi. Riuscii a fermare la guerra, ma lei non tornò.” si prese la testa tra le mani. “Sono stato uno stupido. Io…” non finì la frase.
Io e il Capitano eravamo entrambi senza parole e la testa aveva iniziato a pulsarmi  nuovamente.
Il Dottore alzò la testa e la girò verso me. “Il Pittore ha detto che Callisto è tornata. Ha detto che sei tu, ma non può essere possibile.” 
“Perché no?” chiesi
“Perché… perché lei non avrebbe fatto in tempo a cambiare epoca nello stato in cui era.” 
Mi portai una mano sulle tempie che pulsavano.
Jack si morse un labbro. “Dobbiamo trovare il Pittore e farlo parlare.” disse serio.
Il Dottore annuì.
“Ma dove può essere andato, se può spostarsi solo in questo tempo?” chiesi sforzandomi di non urlare per il dolore.
Lo sguardo del Dottore si ammorbidì un po’. “Ha usato uno strappo temporale che appare in quella zona dopo un determinato numero di anni e tempo. Ha calcolato tutto. Ma sarà facile trovarlo, grazie al TARDIS.”
Io e Jack ci alzammo all’unisono. 
“Allora?!” incalzammo il Dottore.
Lui si alzò sorridente e disse “Allons-y, miei prodi guerrieri!”
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: KikoChan