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Autore: L Change the World    26/11/2013    2 recensioni
[OzxGil] [GilxBreak] [Triangolo!]
Dopo aver nascosto troppo a lungo la loro tormentata storia d’amore, Gilbert e Oz sono ora una coppia di fatto, la cui unione ha gettato nell’indignazione gran parte della città, nonché le rispettive Casate Ducali, ora nemiche più che mai.
L’amore che l’uno prova per l’altro è un sentimento talmente forte e potente che niente potrebbe più ostacolare il loro vivere felici e liberi da ogni pensiero.
Ma c’è qualcuno che getterà un’ombra forse troppo grande su di loro, qualcuno che costringerà i due sfortunati amanti a fare i conti con il passato.
Gli antichi sentimenti possono rinascere, possono affievolirsi, possono lasciare ferite a volte profonde, ma non potranno mai scomparire del tutto...
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Alice, Gilbert Nightray, Oz Vessalius, Un po' tutti, Xerxes Break
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Con uno sbuffo scocciato, Elliot si sporse dalla poltrona di soffice velluto verde bottiglia, prendendo dallo scaffale dell’immensa biblioteca dei Nightray uno degli innumerevoli volumi di Holy Knight, ricadendo con un tonfo sordo ed immergendosi nuovamente nella lettura. Aveva letto quei libri centinaia e centinaia di volte, ma non c’era nulla da fare, non riuscivano mai a stancarlo. Ogni volta coglieva una quantità di dettagli che non aveva mai notato prima e, anche se avrebbe potuto recitare le battute a memoria, era come se rileggesse ogni capitolo per la prima volta.

Era riuscito a far appassionare anche Leo, non che ci volesse molto, dato l’amore sconfinato del suo servitore per i libri e per il silenzio. Perfino ora stava seduto per terra, nella sua consueta posizione accartocciata, a leggere attraverso le lenti spesse il volume che Elliot preferiva in assoluto.

“L’hai letto il pezzo in cui...?”

“Non mi dire nulla, odio sapere gli avvenimenti in anticipo.”

“Oh, scusa, signor so-tutto-io, non le rivolgerò mai più la parola.”

La quiete della biblioteca fu turbata dal rumore cigolante della maniglia abbassata, facendo entrare un servitore dei Nightray vestito impeccabilmente di nero. “Il signorino Elliot ha ricevuto una visita, ed è pregato di recarsi nella sala del tè.”

Elliot lasciò cadere il libro sulle ginocchia, alzando gli occhi al cielo e guardando Leo con aria impaziente “Chi è che a quest’ora vuole vedermi? Ma io dico, uno non può stare in santa pace a leggere che subito viene interrotto da qualche seccatore.”

“Elliot, ricorda, sii cortese, ed evita di far notare il tuo disappunto.” disse Leo, chiudendo il libro e riponendolo nello scaffale.

“E il segno? Non lo metti? Come fai a ritrovare la pagina.”

“Me la ricorderò, fidati.”

I due si avviarono verso la sala del tè, e man mano che avanzavano sentivano il freddo farsi sempre più pungente. Era da poco passato il Natale, e tutto il calore della festività, tutte le candele e le torce erano pressoché scomparse, lasciando i lunghi corridoi in balìa del gelo.

Elliot aprì la porta con foga, desiderando di finire al più presto quell’incontro che gli aveva rovinato il pomeriggio. Ma non appena vide chi lo aspettava dall’altra parte, subito represse un’esclamazione di sorpresa.

Oz Vessalius sedeva su un divanetto basso, guardando fuori dalla finestra e ammirando i fiocchi di neve cadere nel giardino. Subito gli rivolse un sorriso a trentadue denti e gli andò incontro.

“Ciao!” gli disse, fermandosi davanti a lui ed esitando davanti alla faccia imbronciata del ragazzo.

“E tu che ci fai qui, scusa?”

“Elliot...” mormorò Leo in tono minatorio, sedendosi su una sedia e godendosi lo spettacolo.

“Non dovresti essere qui, invece.” rispose Elliot, ignorando l’ammonimento del suo servitore “Sai meglio di me che il rapporto tra le nostre famiglie non è dei migliori, e, anzi, ringrazia che ti hanno fatto entrare.”

“In effetti quando mi hanno visto mi hanno guardato un po’ storto...” disse Oz, passandosi una mano fra i capelli e annuendo fra sé e sé.

“Quanto puoi essere idiota, Oz Vessalius.” Elliot si accomodò su quella che aveva etichettato come la sua poltrona, invitando in qualche modo Oz a sedersi e a non restare lì imbambolato come un ebete “Allora, mi dici perché sei qui?”

“Wow, che accoglienza calorosa...” disse Oz, sorridendo “E comunque non c’è un motivo, avevo solo voglia di vedere l’unico amico che ho.”

Amico?” Elliot quasi gridò quella parola, prima di ricomporsi “Amico. Oz, ti avevo detto che avremmo provato a essere amici, non che lo saremmo stati così, di punto in bianco.”

“Io ti ho sempre considerato tale, perciò che male c’è?”

Elliot sbuffò di nuovo, guardandolo di sbieco: era inutile sostenere una conversazione di quel tipo con il moccioso, tanto alla fine avrebbe comunque vinto lui, che a parole era nettamente più bravo.

“E va bene. Ma ora non mi dire che verrai ogni pomeriggio per bere il tè e giocare a scacchi come le signore di mezz’età.”

“No, no!” rise Oz “Volevo solo vederti.”

“Ma non capisco perché. Non capisco perché io. Insomma, non dovresti essere a casa di Gilbert a... lasciamo perdere.” Elliot volse lo sguardo verso Oz, e ciò che vide lo colse alla sprovvista. Il ragazzo si era irrigidito visibilmente, abbassando lo sguardo sulle punte delle scarpe e stringendo le labbra tra i denti, il petto che si abbassava e si rialzava lentamente “Ehm, è... è successo qualcosa?”

Oz annuì, senza staccare gli occhi da terra. Elliot pensò a tutte le cose che avrebbe potuto dire, ma il fatto era che non aveva la più pallida idea di come consolare qualcuno. Non aveva mai dovuto tirare su di morale un amico quando non era aria, non aveva mai messo una mano sulla spalla per dire che andava tutto bene, non aveva mai abbracciato qualcuno rivolgendogli parole confortanti. Era totalmente in difficoltà, tanto che, dopo un po’ di minuti, riuscì a biascicare un patetico:”P-puoi parlarne, se vuoi.”

Anche se impercettibilmente, gli occhi di Oz si illuminarono “Diciamo che abbiamo preso una pausa.”

“E a te scoccia.” si intromise Leo, sorridendo benevolo.

“Sono stato io a chiederglielo, in realtà.”

“Ma ti scoccia uguale.” disse Elliot, sorprendendosi delle sue stesse parole.

“Sì, è così.” Oz scosse la testa, cercando di sembrare normale “Cavolo, non avrei mai pensato di parlare di Gilbert con voi due. Soprattutto con te.” disse, guardando Elliot e soffocando una risata.

“Nemmeno io.” ribatté il ragazzo, assumendo un’espressione indignata “Non di questioni riguardanti i ragazzi, perlomeno.”

Oz rise, e Elliot si sentì compiaciuto per aver alleggerito quell’atmosfera pesante che si era creata. La porta si aprì di nuovo, lasciando Elliot nuovamente basito: quel giorno stavano succedendo troppe cose inusuali.

Xerxes Break scivolò oltre la porta con un’entrata teatrale, fiondandosi sulla prima sedia a portata di mano e incrociando le gambe direttamente sul tavolo.

“Buonasera, gente! Sono venuto in perfetto orario per il tè delle cinque.” cantilenò l’albino, ma la sue espressione era stranamente tesa e seria.

“Grandioso! Mancano solo il Duca Barma e un paio di Baskerville e ci siamo tutti!” esclamò Elliot, cercando invano di mantenere la calma. Si girò verso Oz, chiedendosi del perché il ragazzo non avesse accolto il servitore Rainsworth come aveva fatto con lui e come faceva con tutti. Oz sorrideva ora al Cappellaio con una strana cortesia, non con quel fare caloroso che sempre gli era stato attribuito. A quella vista, Elliot pensò che si era decisamente perso qualcosa.

“Che ci fai qui, Break?” chiese Oz, cantilenando ed evitando il suo sguardo.

“Il realtà cercavo proprio te. Ero venuto alla villa dei Vessalius, ma tuo zio mi ha detto che ti avrei trovato qui, per un motivo che possibilmente vorrei non sapere...” disse Break, alludendo a Elliot con un’occhiata di sbieco.

“Ehi, vacci piano!” disse il ragazzo “Non farti strane idee, Oz è venuto qui perché... aveva voglia di vedermi, problemi?”

“No affatto.” disse Break, sfoderando quel sorrisetto inquietante che zittì Elliot all’istante “Portami una tazza di tè, dobbiamo parlare. Sempre che non dobbiamo andare fuori...”

“Loro possono ascoltare. Mi fido ciecamente di entrambi.” disse Oz, prendendo da un carrello portato da un servitore una tazza di tè fumante.

“Oz, Gilbert mi ha baciato.” Break pronunciò quelle parole alla velocità della luce, tutte d’un fiato, prima di fissare il suo unico occhio in un punto indefinito del tavolo. Elliot trattenne il respiro, e saltò dalla poltrona quando sentì la tazza di tè che Oz teneva in mano infrangersi sul pavimento di legno. Il ragazzo era immobile e guardava l’albino con occhi sbarrati e le labbra tremanti.

“Non è divertente...” disse Oz a Break, la voce leggermente tremante.

“Aveva bevuto, e anche parecchio, non era sé stesso. Io sono solo venuto a dirtelo, e...”

“Non ti credo, Break.” rispose il ragazzo “Non posso crederti. Gil...”

“Beh, sei libero di non credermi, perché io sto dicendo la verità.” Finalmente, Elliot vide lo sguardo di Break levarsi dal tavolo e affrontare Oz di petto “È vero, sono andato a casa sua, perché in realtà lui voleva farti un regalo, Oz, e aveva chiesto a me di dargli una mano, dato che lui non si sentiva in grado. Quando sono tornato nel suo appartamento, aveva bevuto due bottiglie intere di vodka, non era in sé. Oz, Gilbert non ricorda nulla di quel bacio. Ho provato a parlare con lui e a fare riferimenti a ciò che era accaduto, ma non ricorda assolutamente niente. Sai bene quanto me che Gilbert non regge l’alcol.”

“Posso dare conferma.” disse Elliot, annuendo “D’altronde sono suo fratello.”

“Cosa avresti voluto dirmi con questa storia, Break?” sbottò Oz.

“Che quando ha ricominciato ad avere una vaga idea di dove fosse e con chi fosse, Gilbert mi ha rivelato ciò che prova veramente.”

“Sentiamo, allora!” disse Oz, sedendosi dritto davanti all’albino e cacciando indietro le lacrime “Sentiamo come ti ha dichiarato il suo folle amore!”

“Gilbert ti ama, Oz, ti ama veramente...” mormorò Break, con uno sguardo stanco che Elliot non pensava gli avrebbe mai visto in faccia “Non ho mai visto nessuno amare così una persona. Mi ha raccontato tutto, e... Beh, sì, il tono in cui lo diceva, l’espressione del viso quando parlava di te, era come se avesse potuto raccontare di voi per tutta la vita senza mai stancarsi. È difficile ammetterlo, persino a me stesso, ma credimi, Gilbert ci tiene davvero tanto a te.”

Elliot spostò lo sguardo su Oz, rimasto attonito per quelle parole, l’ombra di un sorriso che gli attraversava il volto incredulo.

“Io credo che Break stia dicendo la verità...” annuì Elliot, rivolgendo forse il primo sguardo sincero della sua vita alla persona più idiota, più iperattiva, più irritante che conoscesse: Oz Vessalius “Gilbert è mio fratello, fa parte della mia famiglia, lo conosco abbastanza da dire che, se la storia del Cappellaio non è tutta una messa in scena, dopotutto quello che prova è vero.”

Oz respirò a fondo, passando in rassegna ogni persona presente in quella stanza.

“Oz Vessalius.” disse Break, ora sorridente così come tutti lo riconoscevano “Se vuoi un consiglio, non lasciarti sfuggire il tuo ragazzo. E te lo dice uno che, forse, ne è ancora innamorato...”

Elliot ebbe un tuffo al cuore a sentire quella notizia, e si chiese se non avesse dormito tutto il tempo prima di quel momento. Possibile che non avesse notato niente di niente? Era così inetto da lasciarsi sfuggire persino una cosa del genere?

“Oh, andiamo, sto scherzando!”  gli disse Break, vedendolo però con la coda dell’occhio rivolgere a Oz un occhiolino complice. Così come era comparso, Break aprì una finestra, lasciando che l’aria gelida entrasse nella sala con un turbinio, e si buttò giù a capofitto. Elliot fece per urlare, ma vide che nessuno ne era rimasto sorpreso: forse era uno dei tanti modi stravaganti del Cappellaio di uscire di scena. Vide Oz fiondarsi sulla porta prima di girarsi a guardare i due Nightray, entrambi con un’espressione basita dipinta sul volto.

“Dove vai ora?” gli chiese Elliot.

“Pensavo di aver disturbato!” sorrise Oz, agitando la mano “Torno a casa, mio zio mi starà aspettando per la cena. Ci si vede, Elliot, e... grazie.”

Anche se non sapeva esattamente per cosa Oz lo stesse ringraziando, Elliot gli rivolse un mezzo sorrisetto, il meglio che poteva fare per salutare un amico.

“Arrivederci, Leo!” salutò Oz, e scomparve dietro la porta.

“Wow, che situazione complicata, chi l’avrebbe mai detto.” disse Leo, una volta soli.

“Già. Sai una cosa? Stavo cominciando ad appassionarmi a tutti quegli impicci. Quasi meglio di Holy Knight!” rispose Elliot, scuotendo la testa “A proposito, andiamo in biblioteca? Ero rimasto al pezzo in cui...”

“Ehi, ehi, calma! Non dire una parola di più!” esclamò Leo, puntandogli un dito contro e seguendolo per il corridoio. Era bello tornare alla normalità, pensò il ragazzo, perché quella era stata davvero una giornata strana.

                                                                                                 -

Elliot entrò in camera sua. Aveva un leggero mal di testa e non voleva ammetterlo, ma stava ancora ripensando all’ambiguo incontro di quel pomeriggio. Fece per togliersi la giacca, quando un rumore alla porta lo costrinse a coprirsi di nuovo.

“Chi è?” chiese, andando ad aprire e stando all’erta, anche se sapeva di trovarsi nel luogo più sicuro che conoscesse: casa sua. Aprì la porta, ma prima che potesse dire una sola sillaba una mano gli tappò la bocca e lo spinse dentro.

Gilbert si incollò un dito sulle labbra, guardandolo per un breve istante prima di lasciarlo andare.

“Pensavo ci fossero le guardie!” sussurrò Elliot scuotendo la testa.

“Credi che passare gran parte della vita in questa villa non sia servito a nulla?” chiese Gilbert, accennando un sorriso. D’impulso, Elliot lo abbracciò, facendo rimanere il fratello di sasso.

“So che sembra improbabile, ma mi sei mancato, Gilbert...” Il ragazzo sentì una mano toccargli generosamente il braccio e stringerlo.

“Ehi, non ti facevo così emotivo!”

“Infatti non lo sono.” Elliot si staccò all’istante dal fratellastro, sforzandosi di rimanere serio e di conservare un briciolo di dignità.

“Elliot.” annunciò Gilbert, poggiandogli entrambe le mani sulle spalle e fissandolo con quei suoi occhi dorati “Ho bisogno di un favore...”
  
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