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Autore: VeraNora    26/11/2013    6 recensioni
Ebbene sì... ecco che arriva il proseguo di "Strano il mio destino" e "Family Buisness"... non è esattamente un proseguo... è più un tassello mancante, quella parte di storia che in molti mi hanno chiesto di scrivere: Klaus e Jessica.
Ma non è solo questo... è molto di più.
Tutto inizia con l'incontro che fa Gala, questa ragazza speciale, in un freddo giorno di dicembre.
Cosa scoprirà la ragazza? Perché proprio ora?
Spero vi piacerà anche questo mio nuovo progetto.
***************************DAL CAPITOLO*********************************************
«Devo sapere in cosa credi, Gala… devo sapere quanto la tua mente è in grado di accettare e quanto sei disposta ad ascoltare… perché vedi… se la risposta è “tanto” ti racconterò una storia… la tua storia! Ma se non è così… ti dimenticherai di questo incontro, di questo discorso e di me…»
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’ibrido metabolizzò le parole della strega e provò a mantenere la calma facendo dei gran respiri. Prese Bonnie per le spalle ed abbassando il tono della voce, le disse:
«Mi stai forse dicendo che c’è qualcuno, su questa dannatissima chiatta, che è più di un semplice marinaio?»
Lei non rispose subito, abbassò lo sguardo e sospirò.
«Ti sto dicendo che qualcuno, più di un semplice marinaio, ha soggiogato Godric… non so se è ciò è avvenuto a bordo o prima… ma è successo. Ora dobbiamo solo capire come proseguire!»
«Oh, te lo dico io come: tanto per cominciare uccidiamo Godric»
«No!»
 lo interruppe ad un tono troppo alto. Si guardò intorno preoccupata e ripeté a bassa voce:
«No… non uccideremo Godric! Non è colpa sua se è stato soggiogato…»
Tyler-Klaus sbuffò e fece una smorfia di rabbia.
«Ascoltami, strega… non permetterò a nessuno di intralciare questa missione!»
«Nemmeno io! Ma uccidere Godric servirà solo a farci ritrovare senza un Capitano… o dall’alto della tua esperienza te la sai cavare anche alla guida di una chiatta?!?»
L’ibrido indietreggiò di qualche passo e strinse le mani in due pugni.
«Qual è il tuo piano, dunque?»
le chiese.
Bonnie gli si avvicinò e questa volta fu lei a porre le mani sulle sue spalle.
«Tanto per cominciare non perdiamo di vista Jessica un solo istante, lei non saprà nulla di tutto ciò…»
«Aspetta…» intervenne lui «Vuoi tenere all’oscuro la ragazza?»
«Sì. Ha già i suoi problemi a cui badare… e poi potrà esserci bisogno di fare scelte estreme… come…»
«Come uccidere?»
finì per lei.
Non ci fu bisogno di rispondere. Un sorriso tagliò il viso dell’ibrido.
«Credi non sarà in grado di farlo se ce ne fosse bisogno? Pensi sia così pura?»
Gli occhi di Bonnie scattarono in quelli dell’ibrido, fulminandolo.
«Sì, lo credo. Hai visto anche tu nella sua anima e non ci sono ombre. Non permetterò, né a te, né a chiunque altro ci sia su questa chiatta, di rovinarla! Jessica non saprà nulla di queste novità e non parteciperà all’eliminazione del problema… intesi?»
concluse in tono minaccioso.
«Ti rendi conto che sono state le cose non dette la causa principale di tutto questo infinito circo?»
la provocò.
«Fidati di me, Klaus… in questo caso tacere sarà utile a tutti»
«Ed in che modo?»
«Beh, tanto per cominciare: Jessica non lo riferirà a Damon. Se dovesse venire a scoprire che qualcuno sta interferendo, rivolterebbe il mondo pur di riprendersi sua figlia»
«Mi sembra una buona motivazione…»
«Secondo poi: se riusciamo a beccare chi c’è dietro, potremo interrogarlo per scoprire cosa vuole… e se Jessica non sarà lì ad assistere…»
«Potremmo essere più… convincenti?»
Un guizzo di luce illuminò gli occhi di entrambi.
«Perché lo fai?»
domandò improvvisamente lui.
Bonnie corrugò la fronte confusa.
«Perché tanto disturbo… per me? La Bonnie Bennet che ricordo io ha fatto in modo di ridurmi ad una statua di cemento, mi ha gettato in mare ed ha apposto incantesimi lungo il percorso… e solo per assicurarsi che io non rivedessi mai più la luce del sole… cosa è cambiato?»
La strega cambiò espressione: un filo di tensione percorse il suo viso trasformandolo in quello di una vecchia donna stanca.
«Sono tante le cose che non sai, Klaus… sono tante le cose successe negli anni… soprattutto, voglio che Tyler torni alla sua vita, con Caroline, con noi…»
«Tutto questo vale più della vendetta su di me?»
Volle sapere lui, sempre più incuriosito dalle parole della strega.
«La vendetta genera vendetta. È un ciclo senza fine ed io sono stanca. Voglio solo mettere un punto a tutto questa storia, voglio solo assicurarmi che mia figlia avrà una vita diversa, una vita tranquilla»
gli spiegò. Lui inclinò la testa di lato e scrutò il viso di lei, notando la durezza di una vita passata a lottare: i primi solchi sulla pelle, le occhiaie sempre più scure, i primi fili argentati nascosti tra i capelli.
Pensò a come i segni del tempo non avrebbero mai intaccato lui, a come avrebbe camminato attraverso i millenni sempre con la stessa pelle, la stessa età.
«Il tempo…»
Le parole gli uscirono di bocca senza che potesse trattenerle.
«Cosa?»
domandò Bonnie.
«Cambia le cose, le persone… è un concetto difficile da comprendere per chi, come me, ne ha a disposizione così tanto…»
«Beh… se non risolviamo la questione dell’intruso, anche per te i giochi si fermano qui…»
gli fece notare lei.
«Ok… cos’hai intenzione di fare?»
«Domani faremo un giro di perlustrazione… farò un piccolo incantesimo per vedere se qualcuno reagisce… nel qual caso allontaneremo Jessica e ci occuperemo del problema»
«E se non trovassimo nessuno?»
ipotizzò Tyler-Klaus.
«Occupiamoci di un problema alla volta… torniamo da Jess…»
L’ibrido annuì ed insieme tornarono alla cabina.
Trovarono Jessica ancora rannicchiata sulla sua brandina.
«Stai bene?»
si preoccupò la strega.
Lei annuì, continuando a mordicchiarsi l’interno della guancia.
«Sicura?»
insisté. Jessica sospirò.
«Sì, Bonnie… sto bene, sul serio… è solo che mi sento un po’ stupida, tutto qui…»
La donna si avvicinò e si sedette accanto a lei, prendendole la mano.
«Jess, siamo stati tutti un po’ stupidi. Ma ognuno di noi credeva di agire nel bene… comunque non c’è più nulla di cui preoccuparsi, è andata così…»
La giovane sorrise.
«Sì, hai ragione… grazie…»
Ed abbracciò la strega.
«Adesso riposiamoci un po’… domani ci aspetta un’altra lunga giornata… ora che Godric ha rallentato, prima della prossima prova, passerà un po’ di tempo…»
«Quanto?»
domandò l’ibrido.
«Tre, quattro giorni al massimo…»
rispose lei.
 
Jeremy, Matt e Jenna, erano gli ultimi ospiti rimasti a casa Salvatore. Caroline e Liz erano andate via da qualche ora, l’ex sceriffo iniziava a stancarsi facilmente. Stefan aveva portato Meredith al piano di sopra, per aggiornarla con le ultime novità.
La piccola Jenna andò a sedersi sulle gambe del papà che sedeva di fronte a Damon.
«Per quel che può valere, farò di tutto per scoprire qualcosa…» poi si rivolse alla figlia toccandole il nasino «E tu mi aiuterai, non è vero?»
La piccola sorrise orgogliosa.
«Sempre!»
L’uomo la strinse tra le braccia.
«Brava la mia piccola…»
Damon osservò quella scena ricordando quando tra le braccia stringeva anche lui una bambina piccola, pronta a tutto per lui: anche cambiare città e lasciare gli amici solo perché lui non poteva più dare nell’occhio.
«Jer… lo apprezzo, ma non c’è bisogno di coinvolgere la piccola…»
«Ma io voglio!»
lo interruppe Jenna.
Gli occhi di ghiaccio del vampiro si posarono in quelli brillanti ed ingenui della bambina.
«Lo so, piccola…»
iniziò paziente.
«Non sono così piccola!»
replicò offesa lei. Sul viso del vampiro comparve un sorriso, nuovo a tutti gli altri.
«Sì, che lo sei, Jenna…»
Nessuno dei presenti aveva mai sentito Damon parlare in quel modo… nessuno lo aveva mai visto rapportarsi con una bambina. Elena risentì una fitta di dolore al pensiero di quanto dell’uomo che amava si era persa, Matt e Jeremy osservarono sorpresi quella versione quasi irreale del vampiro.
«Facciamo così» proseguì lui, non accorgendosi del suo meravigliato pubblico «Ti prometto di aiutarci ad una sola condizione!»
«Quale?»
chiese ansiosa lei.
«Dovrai fare tutto quello che ti dico io»
concluse, puntandole contro un dito.
La piccola saltò giù dalle gambe del padre e si avvicinò a Damon, gli strinse il dito dicendo:
«Te lo giuro!»
Nuovamente il vampiro sorrise e con l’altra mano toccò la testa alla bambina.
«Brava ragazza!»
Jenna si impettì, soddisfatta della considerazione avuta. In quel momento lui realizzò degli occhi stupiti degli altri intorno, senza distogliere lo sguardo dalla bambina, si schiarì la gola, indossò nuovamente la sua faccia da duro e si alzò in piedi.
«Bene! Adesso andatevene via… riposatevi, domani andiamo in missione!»
li congedò andandosi a versare da bere, noncurante dei sorrisetti imprigionati nei volti degli altri.
Matt e Jenna salutarono Elena, Jeremy si avvicinò a Damon e, posandogli una mano sulla spalla, disse:
«Non capiterà nulla a Jessica… non lo permetteremo»
E senza attendere una replica, salutò con un cenno del capo la sorella ed uscì di casa.
Il vampiro mandò giù un sorso di bourbon e si avvicinò al camino spento. Elena gli si avvicinò da dietro e lo abbracciò, aprendo i palmi sul petto di lui.
«Un giorno staremo seduti tranquilli nel nostro salotto, senza problemi per la testa, senza missioni da compiere, senza vite da salvare o di cui preoccuparci… e quel giorno ci guarderemo negli occhi pensando “che noia”»
Lui sorrise e buttò indietro la testa.
«Noia… per me è solo una parola che significa “tutto ciò che non riguarda Damon Salvatore”… ed il più delle volte è una buona cosa… altre invece…»
Le dita di lei si strinsero sul petto di lui.
«Ci annoieremo un giorno… te lo giuro!»
Lui si girò a guardarla, le prese il viso tra le mani e si sciolse nel suo sguardo profondo.
«Ti rendi conto che se mai ti dovessi annoiare con me, sarebbe comunque una sconfitta?»
scherzò lui.
Elena lo baciò teneramente sulle labbra ed aggiunse:
«Ci annoieremo per la mancanza di problemi, missione, avventure… e per non annoiarci più, dovrai tirare fuori le tue carte migliori… mister “non faccio annoiare le donne”!»
Damon posò il bicchiere sul camino e strinse le mani sui fianchi della fidanzata, la sollevò e le gambe di lei gli avvolsero i fianchi, muovendosi fluide. Le accarezzò il viso e la portò di sopra, veloce.
Planarono sul letto, puntò le mani sul materasso e si sollevò sopra di lei.
«Ti amo, lo sai?»
Lei gli toccò il viso con entrambe le mani.
«Ti amo anche io…»
 
A notte inoltrata, Jessica non riusciva a prendere sonno. Si alzò silenziosa, recuperò qualche coperta ed uscì dalla cabina. Rinunciò all’idea di andare all’aperto, si rannicchiò sul pavimento del corridoio umido e fissò il suo riflesso sulla porta a vetri. I capelli le parvero più arruffati del solito e notò il colore pallido della sua pelle. Non si era mai preoccupata troppo del suo aspetto, ma in quelle condizioni era davvero pessima.
«Non riesci a dormire?»
la voce di Tyler-Klaus la fece trasalire. Sollevò la testa di scatto e pensò al proprio aspetto, in un moto di vanità che non le apparteneva proprio. Si nascose come meglio poteva nelle coperte e scosse la testa.
«No… non proprio… e tu?»
Lui scivolò a sedersi  sul pavimento, accanto a lei.
«Oh… il tuo battito cardiaco mi ha tenuto sveglio, sembrava si ascoltare gli esercizi di  pratica di un suonatore di grancassa…»
«Scusa… ero ancora un po’ agitata, evidentemente…»
«Hey… stavo scherzando!»
la riprese lui. Inclinò la testa di lato e cercò lo sguardo di lei, impigliato tra strati di pile e riccioli imperfetti.
«Jessica… va tutto bene?»
si preoccupò l’ibrido. Finalmente la giada degli occhi di lei, brillò in direzione del suo sguardo e lui poté vedere le venature rossastre causate dalle lacrime non versate.
«Jessica…»
«Sono stata così stupida, Klaus… pensavo di fare l’eroina, invece, ho combinato un gran casino!»
Jessica vomitò quelle parole riuscendo a stento a non piangere.
«La strega ha detto che andrà tutto bene…»
«Che altro poteva dire?»
ribatté, uscendo un po’ più allo scoperto. Lui rimase in silenzio, non capendo la natura del tormento della giovane.
«Non hai sentito i dettagli del suo piano?» proseguì lei «Avrebbe spezzato i sigilli ed usato i miei poteri per… guarire!»
L’ibrido continuò a fissarla confuso.
«Adesso, per colpa mia, resterà una strega a mezzo servizio perché io distruggerò tutto quello che le poteva servire a stare meglio…»
concluse. Finalmente lui capì.
«Jessica… ho avuto a che fare con le streghe per un tempo sufficiente da sapere con sicurezza che ci sarà sempre una soluzione, una via d’uscita… non preoccuparti per Bonnie, se la caverà…»
«Certo, dimenticavo la tua esperienza in ogni settore… utile avere un tuttologo a bordo, eh!»
commentò sarcastica.
«Credimi ragazzina, non ho nessun interesse a dirti una cosa per un’altra… e che ti piaccia o meno, ho mille anni in più di te,  può capitare che ne sappia più di te!»
replicò con durezza lui. Jessica sbuffò.
«Scusa… non volevo offenderti…»
«Non mi sono offeso, ma gradirei che la smettessi di mettere in discussione ogni parola che dico. È snervante ad un certo punto…»
La ragazza si morse il labbro inferiore ed annuì.
«Facciamo un patto»
propose. Lui la fissò curioso.
«Tu la smetti di chiamarmi ragazzina, ed io la smetto di centellinare ogni tua parola… che ne dici?»
Tirò fuori la mano, tendendogliela. Lui ci pensò un po’ su e poi gliela strinse.
«Ok... tesoro»
Jessica aprì la bocca per parlare ma lui la bloccò:
«A-ah! Dovrò pur chiamarti in qualche modo!»
«Che ne dici di “Jessica”?!?»
ribatté lei. L’ibrido finse di pensarci su.
«Mmmh… no! Preferisco “tesoro”»
Lei scosse la testa e rise.
«Se dovesse sentirti D., ti staccherebbe la testa a morsi…»
«Ce ne preoccuperemo tornati a casa»
Lei lo guardò stranita, Tyler-Klaus subito aggiunse:
«Voglio dire, le nostre strade si separeranno… non avrò molte occasioni di chiamarti così di fronte a lui, no?»
Lei aprì la bocca in cerca di una risposta da dare, tutto quello che le venne da dire fu:
«Sì, certamente… ovvio…»
Prima che l’imbarazzo si trasformasse in silenzio, lui si alzò.
«Torniamo a dormire, vuoi?»
E le porse la mano per aiutarla ad alzarsi. Lei annuì, si lasciò tirare su e tornarono in cabina.
 
Elena aprì gli occhi, trovando il viso addormentato di Damon.
Un timido raggio di sole gli accarezzava gli zigomi. Le dita di lei corsero a rubare quella carezza e subito lui iniziò a destarsi, quasi il tocco di lei avesse ridato elettricità al suo corpo rilassato.
Due scintille blu luccicarono tra le ciglia scure del vampiro, lei sorrise e si avvicinò per baciarlo.
«Buon giorno…»
«Buon giorno a te…»
«Hai dormito bene?»
gli domandò. Lui si sistemò meglio sul fianco, aggiustandosi il cuscino sotto la testa.
«Ti sembrerà strano, ma sì… ho dormito bene… non so, credevo…»
«Credevi avresti avuto qualche incubo su Jessica?»
concluse per lui. Il vampiro annuì.
«È… come… è…»
Non riuscì a finire la frase. Il solo pensiero di pronunciare quel pensiero lo terrorizzava. Elena si sollevò su braccio e lo guardò preoccupata.
«Damon…»
«Se dico quello che penso… sicuramente ne pagherò le conseguenze…»
«Che vuoi dire?!?»
Lui alzò lo sguardo sul viso di lei, sospirò e prese coraggio.
«Sento che potrebbe andare bene… capisci? Sento che si risolverà tutto per il meglio…»
Appena finì di dire la frase il suo viso divenne una maschera di tensione. Lei inclinò la testa di lato e passò le dite sulla ruga, rispuntata nella fronte di lui.
«Damon… hai il diritto di sperare anche tu…»
«Fino ad oggi, quando mi sono concesso il lusso, è sempre venuto il destino a riscuotere la sua parte…»
«Beh… questa volta dovrà andare da qualcun altro, noi staremo tutti bene!»
Si abbassò a baciarlo di nuovo e quando tornò a guardarlo era riuscita a sciogliere un po’ di tensione dal suo viso.
 
In meno di 24 ore, era già la seconda volta che il cartello “Benvenuti a Mystic Falls” accoglieva un nuovo visitatore. L’auto rallentò di fronte a quel saluto sbiadito, esitando solo un attimo… un secondo in cui andava in frantumi la promessa di non rimettere mai più piede in quella culla di dolore.
   
 
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