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Autore: AleAxelGold_    26/11/2013    2 recensioni
Drake Feares, un ragazzo come tanti. Be', lui è il nostro protagonista. La sua vita, verrà completamente stravolta, dovrà accettarlo, perchè ha scelto, ed è stato scelto. Poichè solo noi stessi siamo padroni delle nostre scelte.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 1 - Conoscenze.

- Ecco fatto. -
Sorrisi guardando il mio capolavoro dopo aver dato un'ultima agitata alla bomboletta blu che tenevo stretta nella mano destra.
Un aquila color zaffiro, imbrattata su un cartellone pubblicitario si estendeva fino a coprire l'intera propaganda del negozio di profumi. Non immaginavo che una bravata simile facesse muovere così tanto in fretta la polizia dalle mie parti che, di solito, ci mette anni prima di intervenire.
Ero sul tetto dell'edificio dove avevo appena disegnato quel capolavoro naturale e non appena sentii le sirene guardai in basso. - Ah,merda! - Esclamai,tirando un calcio ad una colonna in ferro dell'enorme cartellone. 
Circa una mezz'oretta dopo ero a casa mentre mio padre mi strattonò per il braccio fino a portarmi dentro lontano dalla polizia. Mi divincolai un po' e mi liberai prima di entrare nell'abitazione intanto che mi faceva la ramanzina. 
- Ma che ti dice il cervello?! Hai Disegnato con una bomboletta su uno spazio di propaganda pubblica?! Ma sei impazzito del tutto?! -.
Provai a ribattere anche se era inutile.
- No io..-
- Niente scuse! Pensi che sia un gioco questo?! Io non voglio che mio figlio vada in giro a fare il vandalo e dover pagare ancora,ancora e ancora! -.
Abbassai lo sguardo senza sapere cosa dirgli,non aveva tutti i torti,dovevo smetterla.
Me la cavai con uno - Scusami... - E filai in camera mia.
Stasera al ''Neolitic'' ci sarebbe stato l'incontro a scommesse che fanno di solito dove avrei partecipato. Mi servivano i soldi, non disponevo di un lavoro e dovevo pur ripagare il mio vecchio per tutti i casini che avevo causato. 
Mi chiamo Drake. Drake Feares. Ho 17 anni oramai, vivo a Los Angeles con mio padre. 
Nel tempo libero, mi dedico alle bravate: parkour, combattimenti, scritte sui muri, e a volte anche alla lettura.
Avevo i capelli corti e neri, mentre gli occhi risaltavano di un castano chiaro, quasi ambrato, tutti dicevano che erano come quelli di mia madre, probabilmente avevano ragione.
Cominciai a cambiarmi e prepararmi per arrivare in tempo al locale pieno di gente che aspettava solo me e tutto l'alcool che all'interno potevano offrire.
- Spero che papà mi faccia uscire... -. Mormorai tra me e me intanto che infilavo le scarpe da ginnastica arancioni e bianche. Misi dei jeans blu strappati e una maglietta rossa un po' attillata,dopo qualche istante poichè prese a piovere,decisi di mettermi su anche una felpa nera senza la zip.
Presi il cellulare,le chiavi di casa e dieci dollari,scendendo poi le scale arrivando in sala,dove mio padre era comodamente seduto sul divano a guardare la tv,in pantofole,cannottiera e pantaloncini.
- Papà,io esco. - Dissi mentre mi avvicinavo senza far rumore alla porta di casa. Purtroppo mi riprese prima, facendomi irrigidire. - Dove credi di andare? Come minimo non dovresti uscire di casa per una settimana,Drake.-. Sospirai e scavalcai il divano sedendomi di fianco a lui con i gomiti poggiati sulle ginocchia a fissare ma senza dar ascolto la televisione. - Ascolta, so che ne combino tante...-. Mi interruppi per voltare la testa verso di lui e guardarlo. - Ma ti prometto che da oggi cambierà tutto! Rimedierò ai miei pasticci, davvero..-. Mi squadrò lasciando perdere la partita di basket. Non notavo spesso il colore dei suoi occhi verdi e la sua carnagione meno chiara rispetto alla mia, ma quando lo facevo, avevo davvero ansia.  - Hai trovato un lavoro?-. Io sorrisi e distolsi lo sguardo mandandolo a terra. - No, di meglio, vedrai. Ora vado, altrimenti faccio tardi, non aspettarmi alzato. -. Lui annuì e io uscii di casa sotto alla pioggia,intanto che la felpa si bagnava avidamente, dirigendomi al locale non troppo distante da lì. 
Una volta davanti ad esso, notai la lunghissima fila di gente che veniva ispezionata dal buttafuori e l'nsegna multicolore del pub tutta illuminata. Una volta davanti al massiccio omone di colore gli sorrisi. - Sono un lottatore.-. Gli mostrai il modulo che mi avevano fatto compilare per la partecipazione. Mi scrutò tutto e poi con un segno del pollice, indicando alle sue spalle, mi permise l'accesso. 
Era tutto buio pur avendo tantissime luci di ogni sorta di colore a riflettere qua e là come una discoteca. Era pieno come un uovo là dentro, mi toccò sguizzare tra la gente che ballava per arrivare quasi al centro della pista. C'era un odore di tabacco, alcool e quella che mi sembrava erba, a intontirmi un po'. Alla fine del locale, nella parete opposta all'entrata, vi era un palcoscenico larghissimo dove annunciavano o l'inizio dei combattimenti, oppure suonava qualche band dal vivo. Il presentatore biondo, salì sul palco, lo stesso che mi aveva fornito il modulo, cominciando a parlare al microfono. - Ehilà, ragazzi e ragazze! Vi piace la festa? Vi state divertendo? Bene, perchè il vero divertimento comincia ora! -. Tutti urlarono entusiasti, avendo già capito che toccava al loro spettacolo preferito: Il combattimento.
Intanto che il biondo parlava, entrò una ragazza dai capelli rossi che le ricadevano, lisci, sulle spalle a mo di cascata. I suoi occhi verdi parevano essere illuminati, non ne avevo mai visti di simili mentre le sue lentiggini non erano tante ma nemmeno poche. Aveva un corpo magro e snello, pur non essendo tanto alta. Indossava un vestito verde e delle normali ballerine. 
Ero rimasto incantato a fissarla come un'ape quando vede un campo di fiori. Abbassai il mio cappuccio guardandola meglio in quella fioca luce che c'era. Mi sembrava di conoscerla, il suo volto mi era familiare, però scossi la testa pensando non fosse possibile. Mi sarei ricordato di conoscere una ragazza così bella. Anche lei mi guardava come se avesse avuto la stessa impressione, finchè il barista non le servì da bere distraendola. Non capivo cosa ci facesse in un posto come il ''Neolitic'' ma l'avrei scoperto presto.
Il presentatore finì il suo discorso annunciando i due partecipanti, io e quell'altro di cui non avevo ascoltato il nome. Una luce più forte delle altre illuminò il centro del posto costringendomi a chiudere un attimo gli occhi per poi riaprirli abituandomi alla nuova luce. Gli spettatori, ci chiusero in un cerchio di folla e finalmente vidi il mio sfidante. Era più alto di me che ero un metro e ottanta circa,aveva una cicatrice vicino all'occhio sinistro e non indossava abiti apparentemente puliti. Oltre alla stazza sembrava essere anche più pompato di quanto immaginassi, così mi venne solo da pensare ad un "Se vinco, non lo rifarò mai più! mai più!". Qualcuno dello staff mise su una musica che si adattava benissimo al combattimento e che io conoscevo molto bene: " I'm Shipping Up To Boston". Tutti cominciarono ad urlare impazienti e felici, cominciando a scommettere, tutti tranne lei, tranne la bellissima ragazza dai capelli rossi con cui avevo incrociato lo sguardo poco prima. Così, lo scontro ebbe inizio.
Quella specie di colosso mi venne incontro ed io, senza esitare, una volta abbastanza vicino, saltai in un salto mortale all'indietro colpendolo con un calcio al mento e tornando in piedi guardandolo sorridendo credendo di averlo scalfito. Invece no. Riabbassò la testa verso di me che si era alzata a causa del colpo e mi guardò ghignando con un po' di sangue a colargli dal labbro. - Cazzo, non ci credo! -. Pensai. Mi sferrò un gancio che mi fece andare contro il muro al quale mi frenai poggiandoci sopra le mani. Bene, avevo l'occhio nero assicurato. Un po' adirato mentre si riavvicinava venendomi incontro, provò ad agguantarmi ma abbassandomi schivai la sua possibile presa sferrandogli una gomitata allo stomaco facendolo piegare in due dal dolore e poi, girandomi lo attaccai con una ginocchiata in volto per farlo rialzare e farlo cadere infine con un calcio all'addome. 
Credevo fosse già finita ed invece si rialzò quasi subito. Sentivo la gente che scommetteva prezzi incredibili, forse quella sera nel caso avessi vinto, potevo portare a casa la bellezza di ben 500 dollari. Che non erano pochi pur non essendo abbastanza per ripagare i miei danni. Diedi un'occhiata fulminea alla rossa che ci fissava divertita mentre sorseggiava il suo bicchiere d'alcool, poi tornai a fissare il mio sfidante che mi stava quasi per prendere a causa della piccola distrazione.
Mi abbassai di colpo buttandomi sotto le sue gambe e finendogli alle spalle. Intanto che si sbilanciava in avanti a causa della mia schivata, gli diedi una pedata al retro del ginocchio facendolo cadere e poi finendolo con una gomitata alla nuca. Svenne cadendo al suolo e ci fu un momento di silenzio in cui mi preoccupai un momento. Poi qualcuno tra la folla gridò e tutti in coro tornarono a gridare entusiasti e soddisfatti della lotta. Presi i soldi e andai al bancone sedendomi vicino alla ragazza misteriosa che osservai più da vicino sorridendo e venendo ricambiato. - Drake. Drake Feares.- Mi presentai un po' imbarazzato e con l'occhio che mi pulsava un pochino ancora dolorante. 
- Natasha Sender. - Quel nome. Ecco chi era lei. D'improvviso ricordai. Era una mia vecchia amica di scuola che non vedevo da moltissimo tempo. - Nat?! -. Esclamai. 
- Oh mio Dio, Drake!- Mi riconobbe in contemporanea a me e ci abbracciammo. 
- E' da un po' che non ci si vede.- Ero davvero felice di rivederla, non me la ricordavo così... così... perfetta,ecco.
- E già. Non ti sei più fatto sentire. Allora, come va,tutto ok?- 
- Si...- Dissi poco convinto. - Si, alla grande!- Rimediai subito alla mia finta convinzione.
- Fantastico. Anche io sto bene.- Che idiota, non avevo ricambiato la domanda!
-Dimmi Drake, da quando ti piace fare a pugni?- Rise divertita.
- Credimi, non lo farò più finchè non mi passerà il livido.- Poggiai una mano sull'occhio sorridendo.
- Sei diventato... più carino, o sbaglio?- Sorrise un po' maliziosa e io arrossii.
- G-grazie... anche tu sei diventata davvero... incantevole.- Sorrisi a mia volta, imbarazzato ma divertito.
- Bhe, hai vinto un bel po' di soldi. A che ti servivano? L'hai fatto per divertimento?-. 
- No, a dire il vero sono per mio padre, sai, ne combino parecchie.- Sorrisi.
- Ah, sei sempre il solito, eh Drake?- Rise dandomi una pugnetto sulla spalla. 
- Ah, sta zitta Nat!- Ridemmo e ordinai un drink. Una volta finito optammo per uscire dal locale ed io interruppi il silenzio. - Mi ha fatto piacere rivederti, magari possiamo tornare ad uscire, sai, ho qualcosina da chiederti.- Mi disse lei sempre sorridendo. - Oh, sono curioso adesso, di che si tratta?-. Sorrisi guardandola mentre camminavamo sul marciapiede illuminato dai lampioni cittadini. - Lo scoprirai solo se dopodomani uscirai con me a pranzo.-. Disse lei come se mi stesse lanciando una sfida. - Considerami già al Krusty Bacon.- Sorridemmo.  Era sempre stato il nostro fast food preferito fin dai tempi della scuola. Ci andavamo quasi ogni giorno insieme. Sicuramente anche papà si sarebbe ricordata di lei se gliel'avessi fatta rivedere. - Ora torno a casa, non vorrei che mio padre mi stesse aspettando sveglio, anche se gli avevo raccomandato di non farlo.- Lei mi guardò divertita inarcando un sopracciglio. - Ma sei tu il padre o è lui?- Ridemmo. - Dai, ci vediamo dopodomani scemo, alle due e mezza,mh?- Io annuii e dopo un bacio sulla guancia, come quelli che ci davamo sempre per salutarci gli anni passati, tornai a casa tutto felice e contento cercando di non svegliare mio padre addormentato sul divano e filando in bagno, di sopra. Controllai il livido allo specchio. -Cazzo, mi ha conciato male...- Parlavo da solo intanto che mi toccavo cercando di non farmi male l'occhio gonfio che il giorno dopo sarebbe diventato viola. - Non posso farlo vedere a papà...- Presi un paio di occhiali da sole e li misi sul comodino per ricordarmi l'indomani di doverli indossare. Una volta messi i miei pantaloncini soliti per dormire, rimasi senza maglietta infilandomi sotto le coperte e poggiando le mani dietro alla nuca fissando il soffitto pensieroso. 
- Spero tanto che non sia tutto un sogno, ci vediamo dopodomani Nat...- Sussurrai ormai mezzo addormentato e stanchissimo finendo per cadere in un sonno profondo.
  
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