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Autore: AleAxelGold_    26/11/2013    0 recensioni
Drake Feares, un ragazzo come tanti. Be', lui è il nostro protagonista. La sua vita, verrà completamente stravolta, dovrà accettarlo, perchè ha scelto, ed è stato scelto. Poichè solo noi stessi siamo padroni delle nostre scelte.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Un suono odioso e ritmato, sempre uguale e che si ripeteva a dismisura mi svegliò. -Stupida sveglia.- Dissi cliccando il pulsante situato sopra di essa mettendola a tacere. Questo mi permise di dare un'occhiata all'ora,erano le undici. Mi alzai così dal letto, come se mi fossi scordato del giorno precedente tant'ero intontito e una volta raggiunto il bagno in corridoio vi entrai, passandomi una mano sulla faccia. - Oddio...- Mormorai una volta arrivato davanti allo specchio ed ebbi poggiato le mani sul lavandino osservandomi meglio. L'occhio era nero e gonfio, altro che pugno, sembrava fosse stato colpito da una mazza. Mi sciacquai il volto ed ogni volta che la mia mano passava sul punto colpito mi faceva malissimo. - Ah.. dannato occhio!- Esclamai prendendo l'asciugamano e passandomelo prima sulle mani e dopo in volto. Una volta finito di fare ciò che dovevo in bagno, mi apprestai ad indossare ciò che mi sarei messo quel giorno, vale a dire una maglietta nera a maniche corte e dei pantaloni della tuta grigi. Guardai il comodino ricordandomi degli occhiali che infilai sospirando, dopodichè, infilate le scarpe scesi a fare colazione. - Papà?- Domandai scendendo le scale siccome non lo vidi subito sul divano. Era sdraiato e mezzo sveglio, non appena lo chiamai si alzò mettendosi a sedere. - Si,si che c'è?- Mi rispose. -Tieni, sono per scusarmi dei guai che ho combinato, so che non sono molti, ma è ciò che sono riuscito a rimediare.- Sorrisi porgendogli le banconote che formavano i cinquecento dollari vinti la sera precedente. I suoi occhi brillarono e lì, si svegliò del tutto. - A chi li hai rubati?- Ironizzò, anche se pareva serio. –Spiritoso.- Sbuffai io. Lui rise accontentandosi della mia risposa e s’alzò andando in cucina a preparare la colazione. Lo seguii. – Papà, domani non ci sarò a pranzo.- Mi sedetti su una delle quattro sedie disponibili l tavolo della nostra modesta cucina. – Come mai no?- mi domandò lui intanto che preparava qualcosa ai fornelli. –Ho rivisto Natasha ieri, ricordi la ragazza dai capelli rossi con cui uscivo sempre?-. Risposi prontamente. –Oh si, quella brava ragazza. Be’, in questo caso va pure, ma voglio accertarmi che tu non mi stia mentendo, quindi domani ti chiamerò e me la passerai.- Sorrisi e appena si girò, mettendo i due piatti in tavola, annuii. – A che ora la vedrai?-. Domandò. –Due e mezza.- risposi io. Si limitò ad annuire e poi finimmo la colazione: uova e pancetta. Toccò a me sparecchiare e lavare i piatti intanto che lui si preparava per andare a lavoro, e una volta pronto scese le scale tornando in sala. Lo guardai girandomi perché avevo finito e ammetto che vestito in giacca e cravatta, pettinato e senza barba, era tutta un’altra persona. – Vado a lavoro, se esci e non torni entro l’ora di cena lasciami un post-it sul frigo o dove ti pare.- Mi disse sorridendo e sistemandosi la cravatta a righe diagonali. –Certo, non preoccuparti, tanto per oggi non ho grandi programmi.- Sorrisi e poi lui uscì prendendo la sua valigetta nera con all’interno il suo portatile. Decisi di mettermi a guardare la tv, come facevo di solito quando non avevo niente da fare ed il mio cellulare, puntualmente vibrò, appoggiato sul tavolino a me dinanzi. Lo presi senza esitare e controllai il messaggio arrivatomi che diceva: “Questo è il mio numero, domani dopo pranzo ti farò conoscere un mio amico, spero che socializzerete subito e che il tuo occhio vada meglio. Un bacio. –Nat.” Sorrisi rimettendo il telefono sul tavolino e cominciai a pensare. “Un amico? Magari conosco anche lui e non me lo ricordo, forse Travis. Perché no?”. Noi tre eravamo inseparabili, avevamo vissuto e fatto tantissime cose, finchè un brutto giorno il nostro gruppo si sciolse, anche se in questo momento non me ne sovviene il motivo. Mio padre tornò in casa quella sera verso le dieci e mezza. Era sfinito. – Ciao Pa, bentornato.- Gli dissi continuando a guardare la tv. –Hai cenato?- Mi chiese lui. –Si, ho mangiato qualcosina, tu invece?-. Lui annuì. –Ho cenato col mio capo.- Mi disse togliendosi la giacca. Io annuii e poi filai in camera. Quel giorno sembravo un disoccupato senza nulla da fare. Aspetta, lo ero. Dopo un’oretta o due di videogiochi decisi di andare a dormire, altrimenti non mi sarei svegliato in tempo il giorno dopo. Gli occhiali avevano funzionato, a quanto pare mio padre non si era accorto del mio occhio, almeno, non ancora. Non osavo pensare a cosa avrebbe pensato se sene fosse accorto e mi coricai. Il giorno dopo mi svegliai prima, verso le dieci, stranamente. Tornai in bagno a controllare il mio occhio e quasi mi venne da urlare anche se di gioia. Ero stupito. Non c’era più. Niente di niente! –Wow…- Mormorai toccandomi lì dove ormai non c’era più traccia della botta. Lasciai perdere le domande sul ‘’come’’ e ‘’perché’’ mi fosse passato tutto di colpo in quel modo, ma forse era meglio così. Infilai dei jeans neri e strappati, una maglietta blu a mezze maniche e delle Nike blu. Passai una mano tra i capelli corti pettinandomi così e raggiunsi il salotto dove mio padre stava preparando il pranzo solo per lui. Controllai il mio orologio verde sul polso destro, era mezzogiorno. Non vedevo l’ora di rivedermi con Nat e di conoscere il suo amico che supponevo fosse Travis. Guardai la tv fino alle due e poi decisi di uscire per avviarmi al “Krusty Bacon”. Vidi Nat da una delle vetrine all’interno del fast food che aveva già preso un tavolino, sola. La raggiunsi entrando di gran carriera e mi sedetti dinanzi a lei. –Buongiorno signor Drake!- Disse lei imitando la mia voce profonda. –Ciao stupida.- Le risposi io ridendo dolcemente. Stavolta, aveva i capelli legati in un coda piena di ricci, al contrario degli altri capelli lisci lasciati in libertà, molto meglio della sera precedente. Portava una canottiera verde con sopra una felpa bianca un po’ slacciata e dei jeans blu. Le sarei saltato addosso, prima o poi, pensavo. – Allora, volete ordinare?- Disse la cameriera di colore interrompendo i miei pensieri. La divisa da lavoro del locale era sempre la stessa, nonostante io non andassi più in quel posto da molto tempo, il su o odore di cibo malsano faceva venire una fame spaventosa. – Per me un menù Krusty piccolo grazie. -. Disse Nat intanto che la cameriera s’appuntava tutto presso il taccuino. –Per me medio invece, grazie. Aggiunsi una volta che finì di scrivere l’ordinazione della mia amica. Poi si allontanò. – Allora, cosa dovevi chiedermi di importante?-Le domandai, spostando la testa dal guardare la cameriera al fissarla negli occhi verdi e incandescenti. – Parecchie cose, ma ti spiegherò tutto per bene quando verrà Il mio amico.- Rispose sorridente. Io annuii e le ordinazioni arrivarono. Giuro che in quel locale non erano mai stati così veloci. –Ti è passato l’occhio vedo.- Notò lei. –Oh, si, stamattina ho guardato e non c’era più niente, nonostante ieri fosse viola. Strano vero?-. Risposi io. Lei mi guardò sorridendo, con quel sorriso che avrei guardato per ore. –Si, abbastanza.- Disse con uno sguardo come divertito. –Abbastanza?!- Sottolineai io sorpreso. –Nat, fino a dodici ore fa, il mio occhio sembrava quello di un panda, e guardalo ora.- Aggiunsi facendomi scappare una risatina. Lei scoppiò a ridere in una risata lunga ma bellissima e poiché era contagiosa, risi di nuovo anche io. –Un giorno mi farai morire.- Disse scherzosa sistemandosi una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio. Finii di mangiare prima di lei, così la aspettai incrociando le braccia e guardandola. - Perchè mi fissi?- Disse lei con qualche patatina in bocca. Come risposta le feci la bocca piena come la sua imitandola e lei scoppiò a ridere di nuovo. - Idiota.- Aggiunse facendomi ridere. Quando ebbe finito pochi secondo dopo di mangiare, si alzò prendendo il suo vassoio e andandolo a vuotare seguita da me che feci lo stesso. - Dove ci aspetta il tuo amico?- Domandai standole dietro mentre usciva dal locale. - Oh, qui vicino.- Sorrise prendendomi per il polso come se volesse trascinarmi e mi lasciai guidare in una delle vie più trafficate della città, senza preavviso poi, svoltammo in un vicolo cieco dove un ragazzo era appoggiato al muro nella penombra. - Ci avete messo troppo.- Disse alzando la testa e guardandoci mentre mi osservava attentamente ed io facevo lo stesso. Aveva i capelli blu, sicuramente tinti. Gli occhi azzurri, sembrava ci si potesse vedere il mare all'interno tant'erano blu. Il cappuccio issato, lasciava uscire solo il ciuffo che gli copriva un po' la fronte. Portava una maglietta senza maniche,grigia, con il cappuccio rosso e dei pantaloni della tuta neri,per finire, ai piedi indossava delle adidas verdi. - Travis?-. Domandai perplesso. Non me lo ricordavo affatto così. No, non poteva essere lui. - Erik.- Rispose ghignando lui. - Tu devi essere il ragazzo di cui Natasha mi ha parlato. Bene.- Continuò poi. - Si, lui è Drake. Drake, Erik. Erik, Drake.- Disse la mia amica presentandoci. Così strinsi la mano al ragazzo dai capelli blu. Tolse il piede dal muro guardandola. -Allora?-. Disse con un tono davvero odioso, annoiato e impaziente allo stesso tempo. - Allora forse ci può aiutare. Anzi, togli il forse, Erik.- Rispose Nat. - E come? Ha mai ucciso qualche creatura in passato?-. Rispose e Gli scappò una risatina come se la risposta fosse ovvia. - Cosa?!-. Dissi perplesso guardandoli, passando lo sguardo prima da lui e poi a lei e viceversa. - Certo che no... almeno non credo.. ma tu non lo hai visto combattere! E' bravissimo! L'altra sera al ''Neolitic'' ha vinto contro il doppio di lui!- Disse come scocciata con uno sguardo supplicatore. - Si è fatto un occhio nero.- Sottolineò. Probabilmente Nat glielo aveva raccontato. - Che hai dovuto guarire tu. Se contro un umano viene ferito così, figuriamoci contro un altro essere.-. Aggiunse fidendo il discorso. Mi appoggiai al muro con gli occhi accesi, cominciando a capirci sempre di meno. - Andiamo Erik! Mettiamolo alla prova! Alla compagnia serve un nuovo fratello, sopratutto dopo l'arrivo di quella sottospecie di stregone.- Gli disse scocciata guardandolo. - Lo stregone ancora non ci riguarda, lo sai. Se ne occuperanno i competenti, noi cacciamo le taglie, non i maghi che ricercano il potere per dominare tutto e tutti.- Sbuffò. - Ei.- Aprii le braccia interrompendoli come per dirgli che c'ero ancora. -Potreste spiegarmi, che diavolo state farfugliando? Creature? Stregoni? Cacciate le taglie?! Sono finito in una partita di World of Warcraft per caso?!- Alzai un pochino la voce. -Zitto, non parlare di queste cose in questo modo, ragazzino.- Mi riprese lui. - Ragazzino?!- Lo guardai irato. - Avrai la mia età!- Dissi. - No, ho un anno in più, e questo basta.- Sospirò e poi sorrise orgoglioso mentre io alzai gli occhi al cielo. - Ascolta, è ridicolo dirtelo ora... ancora non sappiamo se farlo o no, in fondo Erik non ha tutti i torti...- Mormorò un pochino delusa. - Però..- Si interruppe guardando il suo amico. - Se lo portassimo al torneo?- Sorrise guardandolo. Erik la squadrò pensandoci e poi fissò me dai piedi alla testa. - Direi che... potrebbe rischiare ma... è ok. Se dimostra di essere davvero bravo come dici, lo arruoliamo.- Sorrise. - Evviva!!!- Esclamò lei piena di gioia. - Continuo a non capire... però alla fine di questo torneo, esigo delle spiegazioni, va bene?- Dissi io. Loro annuirono. - Quand'è il torneo?- Domandai curioso. - Domani pomeriggio. Nat ed io passeremo da te a prenderti verso le cinque. Fatti trovare pronto, sarà un viaggetto niente male.- Sorrise di nuovo, quasi un ghigno. Io mi limitai ad annuire. Avevo mille pensieri e domande per la testa, ma sapendo che avrei ricevuto le risposte l'indomani evitai di farle. - E' tardi, Drake, se mi accompagni a casa mi faresti un favore.- Disse sorridente. -Va bene.- Dissi sorridendo e avviandomi girando l'angolo mentre lei salutò Erik. - Ti ricordi dove abito, no?-. Mi guardò intanto che mi camminava di fianco. - Certo.- Risposi sorridendo. - Che hai?- Chiese con uno sguardo da bambina, innocente e dolce. - Niente... è solo che... mi avete lasciato con tantissime domande in testa e poi... quell' Erik... mi sa tanto d'arroganza.- Dissi. Mi scappò un sorrisetto. - Oh, non preoccuparti, è normale. Vedrai, domani sarà tutto più chiaro.- Rispose sorridendomi. Io annuii e arrivammo sotto casa sua. - Allora a domani, ricordati, verso le cinque, sii pronto. Non sarà facile.- Sorrise divertita e mi abbracciò dandomi un bacio sulla guancia che ricambiai. - Non preoccuparti, mi conosci. Io vinco sempre.- Dissi un po' scherzoso salutandola e avviandomi verso casa. Non appena fui a cena, papà cominciò col suo terzo grado, mentre stava preparando ed io ero a tavola. - Allora, com'è andata? E' tanto carina come prima o no? Ti ha lasciato il suo numero? Quando la rivedi?- Sembrava più felice lui di me, pensai sorridendo. - Sei un impiegato o un poliziotto, papà?- Domandai ironico, e ridendo. Lui rise arruffandomi i capelli e poi mi mise il piatto con la cena davanti, sedendosi anche lui e cominciando a mangiare. -Dai, sono curioso.- Disse infine. - Non è carina, è semplicemente perfetta.- Dissi indicandolo con la forchetta e guardandolo per poi tornare a mangiare la frittata. - Il suo numero l'ho ricevuto ieri. L'ha cambiato.- Sorrisi interrompendomi per ingoiare il cibo e poi ripresi. - L'uscita è andata parecchio bene e la rivedo domani, verso le cinque.- Guardai l'orologio appeso al muro per controllare l'ora. Le dieci. - Guarda che domani devi fare la spesa.- Disse lui sorridendo. - Si, lo so papà. La farò prima ovviamente.- Risposi con il tono annoiato simile a quello di Erik. - E buttare la spazzatura stasera.- Mi guardò di nuovo ed il suo sorriso si allungò. Allora capii. - Se devo fare tutto ciò per poter uscire perchè non me lo dici subito?-. Risi e lui si unì alla mia risata, poi sparecchiai, portai fuori la spazzatura ed andai ad imboscarmi nel letto al caldo, con le domande che mi frullavano in testa. Creature, stregoni, tornei, bha, chi ci capiva più niente. Così, mentre pensavo beatamente, mi addormentai, lasciando le domande ai sogni che si rincorrevano nella mia mente.
  
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