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Autore: ViviLea    26/11/2013    0 recensioni
“ In quante altre lingue ti devo ripetere che voglio che tu te ne vada? ”
“ E in quante altre lingue ti devo rispondere che questo è un fottuto luogo pubblico? ”
“ Perché ti ostini a stare qui? ”
“ Perché voglio che per una volta tu sia sincero. Niente più bugie, davvero. ”
“ Cos'è questa? Una specie di ‘ultima possibilità’? ”
“ No, è una specie di richiesta disperata della serie ‘Sei l’unico amico che ho. Per favore, se posso evitare di perderti, dimmi come. ”
“ Voglio ancora che tu te ne vada. ”
“ Io voglio ancora delle risposte. ”
“ Allora siediti. ”
Cosa? Siediti? Finalmente avrei ottenuto risposte alle mie domande? Quasi non mi sembrava vero.
“ Lo fai davvero sembrare qualcosa di losco. ”
“ La mia vita nel complesso è abbastanza strana. Più di quanto credi. ”
“ Mi piacciono le cose inquietanti. ”
Mi puntò i suoi occhi addosso. Quell'azzurro era disarmante. Non avrei potuto descriverlo in altro modo. Era come tuffare la testa sott'acqua e aprire gli occhi.
Era soprannaturale. La descrizione perfetta dei personaggi dei miei libri.
Misi le mani in tasca e lo fissai a mia volta.
“ Allora? ”
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho già detto che preferirei fare la cassiera del McDonald piuttosto che andare a scuola?
Chiusi il libro di letteratura e lanciai l’evidenziatore sul letto. Mi alzai facendo strisciare la sedia sul pavimento e accesi il portatile. Nessuna e-mail, nessuna notifica, nessun messaggio. Che noia.
Alcune volte i pomeriggi sono così noiosi! Ti scervelli per trovare qualcosa da fare e alla fine rimani seduta a guardare fuori dalla finestra, poi invece ci sono quei giorni in cui non sai cosa fare prima. Ripeto, che noia.
Mi avvicinai alla libreria e presi il libro che stavo leggendo, ah, la mia adorata libreria! L’odore della carta, i colori delle copertine, il sottile strato di polvere che rende i libri statici, vivi.
Riposai il libro. Incredibile, non mi andava nemmeno di leggere. Questo era decisamente uno di quei pomeriggi in cui sarei rimasta a guardare fuori dalla finestra; meglio cominciare subito, no?
La mia casa era una piccola villetta alla periferia di Cork, in Irlanda. Meta turistica molto importante, seconda per numero di abitanti dopo Dublino, porto marittimo caratteristico, eccetera eccetera, sì, ma a chi importa? Chi mai si mette a studiare la storia della propria città? Le abitudini sono sempre le stesse, o almeno le mie lo sono. Scuola, casa, palestra e amici. Scuola, casa, amici e palestra.
Niente di nuovo, io la definirei vita monotona.
Mi fermai ad osservare gli alberi fuori casa, la primavera era alle porte e le prime foglie verdi già si scorgevano tra i rami.
Lungo il marciapiede la signora Pierce, la nostra vicina, si affaccendava a sistemare le aiuole del quartiere.
C’era un gioco che adoravo fare quando ero piccola, guardavo le persone e immaginavo la loro vita, le loro abitudini, le loro personalità.
“ Mm.. sulla cinquantina. Sposata. Ma sicuramente ha un’amante ricco, lui può permettersi di regalarle quell’orologio e Chanel N.5. Povero marito. Lui che pensa semplicemente che la moglie abbia un buono stipendio.”
Commentai altri due signori e stavo quasi per riabbassare la tendina quando scorsi qualcosa di davvero, davvero, strano.
Solitamente i ragazzi della mia età non se ne stavano in giro di mercoledì pomeriggio. Ma lui non lo avevo mai visto.
Miseriaccia, come avevo fatto a non notare un tipo così? Chissà che scuola frequentava?
Era alto e aveva una camminata sicura, quasi arrogante. Il leggero venticello gli calò il cappuccio di una felpa grigia mostrando i suoi capelli nero pece, ma non riuscivo a scorgergli il viso. Sicuramente era un tipo che si faceva notare, sembrava .. un dio greco.
Scostai completamente la tendina e appiccicai la faccia al vetro. Raramente capitava di vedere un figo del genere aggirarsi per il mio quartiere, ah ah. Sembro quasi una pervertita.
Mentre stavo pensando a quale storia affibbiargli il ‘ dio greco ’ si girò e puntò due occhi azzurri come il cielo contro la mia finestra. Aveva un naso dritto, tra due zigomi alti e una mascella pronunciata, in un’espressione seria, quasi arrabbiata.
Presa alla sprovvista mi ritrassi per nascondermi da fuori pur continuando a guardarlo.
Non avevo mai visto un azzurro tanto .. azzurro in vita mia. Era il colore del cielo che puoi scorgere solo quando sei su un aereo. Il colore del mare sotto la spuma delle onde.
Distraendomi un attimo per pensare a qualche altra metafora lo persi di vista, e quando tornai a guardare il marciapiede era scomparso. Dileguato. Percorsi il marciapiede per tutta la sua lunghezza e osservai le zone intorno ad esso, deserte.
Chiusi la finestra e mi sedetti sul letto. Se cominciavo ad avere anche le visioni, non sarei riuscita a fare nemmeno la cassiera al McDonald.
  
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