Categoria: Twilight
Titolo: Romeo and Juliet
Autrice: Juliet
Personaggi & Pairings: Edward Cullen, Rosalie Hale – Edward/Rosalie
Rating: Giallo
Avvertimenti: One – shot,
(Lemon)
Romeo and Juliet
When are you gonna
realize it was just that the time was wrong?
“Non ti farà alcun male. Puoi riaprire le imposte”.
La stanza era completamente buia, l’aria calda, pesante nonostante
fuori la neve non si fosse ancora sciolta, ritirandosi in sporche pozzanghere
ai lati delle strade. Forse era una cosa voluta, si era detta lei, prima. Che
cosa quel ‘prima’ stesse a significare, non lo sapeva con certezza. Potevano
essere minuti come giorni. Se avesse dovuto scegliere, non si sarebbe
sbilanciata più di tanto. Probabilmente avrebbe scelto ciò che si suole
chiamare ‘ il giusto mezzo ’. Ore.
Lo sentì avvicinarsi soltanto a causa dello spostamento d’aria. Non si
girò verso di lui, rimanendosene accoccolata sul morbido materasso della sua
nuova camera da letto. All’interno di una nuova casa all’interno di una nuova
vita. Che lei rivolesse indietro quella che aveva prima non sembrava
importante, ormai.
Si tratta solo di adattarsi, all’inizio.
La faceva facile Esme, le sorrideva dolcemente e le accarezzava i
capelli. Non sapeva che lei aveva sempre odiato che glieli scompigliassero;
l’unica a cui aveva permesso di farlo era stata Rebecca, e soltanto perché,
quel famoso giorno, si era sentita tremendamente in colpa verso di lei.
Ma anche questo, ora, era un ricordo inutile. Non poteva darle nulla che
non le avesse già donato in passato. Sarebbe lentamente scolorito, con il
passare degli anni.
Un giorno, forse, l’avrebbe dimenticato completamente.
“Il cielo è tutto fuorché sgombro di nuvole, oggi,” proseguì Edward.
Nella sua voce non si avvertiva più il fiero disprezzo che l’aveva impregnata
la prima volta che l’aveva sentito pronunciare il suo nome. Ora era più
tranquilla, forse volutamente modulata; in ogni caso, studiatamente pacata.
E solo Dio sapeva quanto lei odiasse trovare negli altri fredda, affettata
cortesia.
“Potresti venire a caccia”.
Rosalie Hale si limitò a rimanere in silenzio, immobile. Poteva
addirittura trattenere il respiro senza che accadesse nulla. Per quel che ne
sapeva, poteva essere stata tramutata in una bellissima statua di pietra. Che
poteva ancora camminare e parlare. Volendo.
“Dovrai nutrirti, prima o poi. Carlisle dice che sei probabilmente la
prima, dopo di lui, ad aver resistito tanto senza cercare di uccidere
qualcuno”.
A quella frase, la vampira si mise a sedere, voltando il viso nella sua
direzione.
“Sembra quasi che tu ti stia divertendo,” commentò freddamente,
spingendo dietro le spalle i capelli che le erano ricaduti ai lati del viso.
Edward sorrise, sedendosi sul bordo del letto, dalla parte opposta a
quella in cui si trovava lei.
“Non è affatto così. Sono quasi ammirato…”
Rosalie strinse appena gli occhi.
“Come ti pare. Non ho voglia di stare a sentirti, adesso. Esci, per
cortesia”.
Edward fece una smorfia.
“Mi piacerebbe, sai, e sono sicuro che non fatichi a credermi sulla
parola, visto ciò che pensi di me…” buttò lì, i suoi occhi dorati che
brillavano, ironici, alla luce soffusa che penetrava dalla porta che aveva
lasciato socchiusa. “Ma non posso”.
Rosalie fece schioccare la lingua, irritata.
“Se mi scagliassi contro di te, adesso, ti sbatterei fuori in un
attimo, immagino”.
Lui rise brevemente, stavolta apparentemente davvero divertito.
“Vedo che Carlisle non ti ha taciuto nemmeno le informazioni più
sconvenienti, in questa situazione. Se ci tieni, prova”.
Le sopracciglia della vampira si sollevarono considerevolmente.
“Credi davvero che sia scesa così in basso da--?”
“Credo semplicemente che dovresti almeno ascoltare Carlisle ed Esme, se
da parte mia ti suscito solo ribrezzo…” sorrise lui, evidentemente a conoscenza
dei pensieri della vampira. Il viso di lei sembrò indurirsi in una maschera di
disprezzo.
“Non hai nessun diritto di leggermi nella mente!”
Edward alzò le spalle.
“Niente che io non avessi già indovinato da solo, comunque. Avanti,
ora,” la spronò con voce incolore. “Prova”, ripeté.
Una frazione di secondo dopo lei gli fu addosso, scaraventandolo sul
pavimento in legno della stanza, a pochi metri dalla porta. Un’altra frazione
di secondo, ed ora era lei che aderiva con la schiena al suolo, una mano alla sua
gola che le teneva ferma la testa, facendo sì che lo guardasse diritto negli
occhi.
“Non malissimo. Se non altro, sei piuttosto veloce”.
La fissò per un altro secondo prima di lasciarla andare, rimettendosi
in piedi con un movimento fluido. Rosalie seguì il suo esempio, gli occhi che
mandavano lampi. Lui sorrise, vedendola ancora in collera.
“Se ti fossi nutrita come una newborn dovrebbe…”
Questa volta non si fece cogliere impreparato. Quando gli si scagliò
addosso per la seconda volta la afferrò con entrambe le mani e la respinse,
mandandola prona sul letto. Rosalie riuscì a raddrizzarsi solo in parte prima
che lui la facesse ritornare nella posizione di prima.
“Non ci siamo ancora…” la canzonò con leggerezza. Con una mano le aveva
immobilizzato il braccio sinistro, a pochi centimetri dalla testa; l’altra era
posata sulla sua vita. Poi, inaspettatamente, rise.
“Non posso credere che mio padre ti abbia davvero detto una cosa
simile…” osservò, studiando l’espressione della vampira, sotto di lui. “Del
resto, avrei dovuto aspettarmelo, benché lo avessi pregato di astenersene”.
Rosalie si agitò sotto di lui, ma Edward non la lasciò.
“Non sei esattamente il mio tipo di ragazza ideale…”
Gli occhi neri di Rosalie parvero luccicare – uno strano luccichio –
per un attimo appena.
“E quale sarebbe, il tuo tipo di ragazza ideale?” gli fece il
verso, e pareva quasi annoiata. “Non che mi importi davvero saperlo, ma dal
momento che sembri in vena di dire idiozie…”
Lo sguardo del vampiro si fece vacuo, quasi opaco mentre lo spostava
dal viso di lei alla porta, ancora semiaperta.
“Non esiste”, rivelò poi, con voce tranquilla. “Oppure non l’ ho ancora
incontrata”.
Suo malgrado, Rosalie piegò le labbra in una smorfia.
“Non mi dire che credi nell’ anima gemella…”
Lui scrutò la sua espressione derisoria per un istante. Poi, serio, si
limitò ad annuire.
“Lascia che ti spieghi una cosa, Edward. L’anima gemella non esiste
nemmeno per gli esseri umani”.
Lo sguardo di lui si indurì impercettibilmente.
“Carlisle ed Esme –“
“Carlisle ed Esme potrebbero aver avuto fortuna. Per ora. Nulla dura
davvero per sempre”.
L’espressione di Edward aveva un ché di malinconico quando le rispose,
gentilmente.
“Non puoi dire questo. Guardati, Rosalie”.
Inaspettatamente, la vide ridere.
“E’ proprio perché mi sono guardata che ti dico questo. Ho un corpo
stupendo, adesso, ancora più desiderabile di quello che possedevo solo una
settimana fa. E forse, una settimana fa, avrei dato qualsiasi cosa in mio
possesso per apparire bella come sono ora.
Ma la mia anima, Edward?”
Lui abbassò lo sguardo color miele, sottraendolo ai suoi occhi.
“Forse dovremmo avere fiducia in Carlisle”.
Con la mano libera giocherellava distrattamente con una ciocca dei suoi
capelli, rigirandosela fra le dita ed attorcigliandosela attorno all’indice.
“Vivi con lui da anni e ancora non ci sei riuscito. Questo vorrà pur
dire qualcosa”, osservò dopo un momento.
“Ho meno esperienza di lui”.
“Hai mai amato, Edward?”
Lui si limitò a scrollare le spalle.
“Nemmeno con il corpo?”
Dalla vita di lei, la mano destra del vampiro si spostò, fulminea alla
base della sua nuca. Le baciò le labbra perfette, facendo sì che le
socchiudesse ed avvertendo così il suo respiro fresco. Un sapore quasi
metallico e l’inequivocabile profumo della sua condizione.
Si sarebbe staccato da lei se avesse risposto al bacio. Ma Rosalie era
rimasta relativamente immobile, quasi avesse pensato che quello era il prezzo
da pagare perché lui, una volta allontanatosi dalle sue labbra, la lasciasse
andare.
Doveva essersi resa conto che, newborn o no, non aveva abbastanza forza
per levarselo di dosso e sbatterlo fuori dalla stanza.
Traendola ancora di più a sé, esplorò la sua bocca con la lingua mentre
liberava il suo braccio sinistro e lo portava alla vita di lei. Le alzò il
maglione fino al seno, poi smise di baciarla il tempo che bastava per
toglierglielo del tutto. Quando ricatturò le sue labbra, Rosalie rispose al
bacio.
Gli guidò le labbra, facendole scendere lentamente lungo il collo, per
poi portargli le braccia alla base della schiena e liberarlo della maglia che
indossava. Avvertì il suo ansito di piacere in bocca quando le sue unghie
premettero con delicatezza sulla pelle della sua schiena.
Era quasi come la voglia di sangue, la lussuria.
Quando Rosalie allentò la cintura dei suoi pantaloni dovette lottare
contro il desiderio che sembrava sempre più vicino a sopraffarlo. Rotolò di
lato, rimettendosi subito seduto e trascinandosi la vampira sulle ginocchia,
completamente addossata al suo petto nudo. Cercò di nuovo la sua bocca,
prendendole la testa fra le mani.
La sentì allora sorridergli sulle labbra.
Rosalie interruppe il bacio di colpo. Facendo pressione con le mani
sulle spalle di Edward lo costrinse a sdraiarsi sotto di lei. Le sue dita
tornarono ai suoi pantaloni e quando lui fece per raddrizzare la schiena portò
in un momento le labbra al suo collo e vi premette appena i denti.
Vinse lei.
***
Era furibondo, lo vedeva bene. E probabilmente, nonostante tutto, ce
l’aveva più con lei che con sé stesso. Davvero, Edward Cullen non le piaceva.
“Davvero pensi di aver dimostrato qualcosa?”
Lo guardò, come infastidita che si trovasse ancora nella sua stanza.
“Sicuramente che il tuo autocontrollo rasenta lo zero. Se non peggio”.
Gli rivolse un mezzo sorriso compiaciuto, visto l’effetto delle sue
parole.
“Come può una razza come la nostra credere di avere il diritto di
aspettarsi di incontrare l’anima gemella?”
Questa volta, Edward la guardò negli occhi.
“Ora mi dirai qualcosa di banale, del tipo “E’ la nostra natura cedere
agli istinti animali”? Risparmiami”.
Lei alzò le spalle, accavallando le gambe con grazia.
“Come ti pare. Sicuramente è la tua natura, a giudicare dal tuo
comportamento poco fa, sai…” lo provocò deliberatamente. Cominciava davvero a
stufarsi della sua presenza. “Così come non sei riuscito a dire di no a me oggi
non riuscirai nemmeno a smettere di uccidere esseri umani per avere il loro
sangue. Non del tutto, mai”.
Sorrise, velenosa.
“Divertente. Parli della tua anima gemella e tu ti porti via quelle
degli altri…”
Edward usci dalla stanza, senza uno sguardo in più nella sua direzione.
E finalmente, l’oscurità della sua stanza la avvolse nuovamente.
Soffocante ed intatta.
Rosalie posò la testa sulle braccia e chiuse gli occhi.
***
Note dell’Autrice
Non chiedetemi che cosa ho scritto, ve ne prego.
Ho avuto un’oretta di tempo e questo è quello che ne è derivato.
Il titolo della fic è tratto dall’omonima canzone dei Dire Straits –
che vi consiglio davvero di ascoltare se non la conoscete. Ne vale la pena ^^
Grazie a tutti per la lettura.
Juls