Erano
le due e mezza.
Naturalmente
l’appuntamento era alle tre.
Tipico
mio, ho sempre paura di arrivare in ritardo quindi mi presento sempre mezzora
prima, facendo una figuraccia che non farei se arrivassi in orario, invece
sembro una sfigata che non vede l’ora di
fare qualsiasi cosa deve fare.
E
purtroppo è così.
In
questo caso non vedevo l’ora di vederti.
Sembrava
che avessi messo due dita nella presa elettrica mentre bevevo una decina di
espressi, anche questo molto tipico mio.
Il
sole picchiava come non mai quel pomeriggio, potevo prendere due uova e
cuocerle sull’asfalto se solo avessi voluto.
Sarà
stata la primavera, il giorno prima pioggia a catinelle e il giorno dopo un
sole cocente.
Comunque
si sentiva che qualcosa nell’aria stava cambiando, il caldo quasi soffocante,
il profumo di freschezza che ti accompagnava ad ogni passo, i gelati sciolti
sulle mani e questo buon umore generale che ti riempiva il cuore.
Arrivava
l’estate e si sentiva, era tutto nuovo, era come rincontrare per caso un
vecchio amico che non vedevi più da mesi.
Ah il
bello dell’estate è proprio l’attesa, anche perché quando arrivi non te la
godi, tutto il tempo sdraiata sul divano di casa a non fare niente…
Anzi no,
a pensarci bene te la godi eccome!
Comunque
tra un filmone mentale e l’altro arrivarono le famose
“tre in riva al lago”.
Ed ecco
che ti vidi da lontano con un sorriso a 360°stampato sul tuo bellissimo viso.
Ti avvicinasti
dandomi un bacio sulla guancia, ed io per non smentirmi mai, rossa come un
peperone.
“sai
volevo portarti in dono un raggio di sole, ma vedo che qua non mancano” mi
dicesti con il tuo sorriso sgembo e un po’ colpevole
che mi fece quasi svenire.
“ci
ha già pensato jovanotti mentre ti aspettavo, grazie
comunque” risposi io un pochino più timida.
“cavolo
mi ha battuto sul tempo…va bò…ci
sediamo?” “cirtu”
Ci sedemmo
in riva al lago e dopo qualche minuto di imbarazzo mi dicesti:
“comunque
non pensare di avermi già conquistanto signorina…”
“c-cosa?”dissi
io sorpresa oltre che impacciatissima.
“Franci hai capito benissimo, mi piaci lo devo ammettere, ma
voglio aspettare ancora un po’”
“fidati
se ti dico che l’idea non mi è passata neanche nell’anticamera del cervello”
dissi con un sorriso colpevole.
“ok”dissi
tu con un sorriso a mezze labbra.
Ti
sporgesti un pochino, arrivando a sfiorarmi le mie mani, facesti intrecciare le
nostre dita, mi sembrava tutto così magico che non ci credo.
È come
essere in un'altra dimensione dove tutto il mondo attorno ti scorre veloce accanto
e tu non te ne accorgi, sembra surreale ma è così, credetemi.
E in
un movimento veloce, mi baciasti.
Io
presa un pò alla sprovvista all’inizio ricambiai il
bacio un po’ freddamente, poi mi lasciai andare e non ci potevo credere.
Mille
emozioni l’una dietro l’altra, così tanto che si sovrapponevano e non capivo
più niente.
Poi una
cosa strana è come se avessi avuto una colonna sonora nella mente, non so come
spiegarvi, ma nel cervello mi frullava in mente la canzone di Jovanotti che
faceva:
che tornavo da te
senza niente da dire
senza tante parole
ma con in mano un raggio di sole
per te che sei lunatica…
ci
staccammo solo quando l’aria inizio a mancare, il tempo era passato così veloce
che non mi bastava, ma allo stesso tempo così lento che mi era sembrato che non
finisse mai.
Improvvisamente
il tempo era andato letteralmente a farsi benedire.
Un bacio
al retrogusto di menta e latte.
“non
c’è bisogno che ti porti in dono un raggio di sole, perché lo sei già tu, il
mio raggio di sole”mi dicesti sorridendo.
Continua…