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Autore: Crumble    03/05/2008    14 recensioni
"Sono felice di annunciare che dopo un'ostinata e dura guerra, finalmente Re Carlisle ed io siamo giunti ad un accordo. La pace sarà fatta tra i nostri regni e suggellata con il matrimonio di mia figlia Isabella e Edward, il figlio di Re Carlisle" annunciò. Capii presto chi fosse, quando il duca seduto vicino a lui si congratulò. Quando capii che Edward era il ragazzo seduto davanti a me, mi sentii mancare. Mi aveva studiata, ed era chiaro che non mi trovasse per niente di suo gradimento. Come potevo sposarlo?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUINDICI: TE’ DELLE CINQUE
“Non voglio che vada, Alice” sbottò Edward per la terza volta.
Alice alzò gli occhi al cielo. “Ma scusa, è stata invitata, perché non dovrebbe?” protestò.
“Perché è presto, Alice, non è ancora abbastanza sicura di se” rispose.
Alice parve arrabbiarsi sul serio. “Dovresti lasciar valutare a lei se è pronta o no Edward, d’accordo che sei suo marito, ma non puoi decidere per lei”
Edward mi guardò. “Bella? Cosa intendi fare?” chiese.
“Ehm… bè, io… io credo che sia meglio che vada… non ho trovato una buona scusa Edward, e chissà cosa penserebbe se non andassi! No, non posso, e poi andrà tutto bene, siamo già usciti un paio di volte in città e mi sembra che sono andata benissimo no?” lo aveva detto lui stesso.
Edward annuì contro voglia. “E va bene, va pure, ma non dare retta a una sola parola di quello che ti diranno quelle galline”
Lo guardai sorpresa e Alice iniziò a ridacchiare. Non credo di aver mai sentito Edward dare della gallina a nessuno.
Sperai davvero che andasse tutto bene. Alice aveva una fiducia smisurata in me, a mio avviso decisamente troppa. Avevo fatto del mio meglio fino a quel momento per non azzannare nessuno e c’ero riuscita, non senza sforzi.
Era proprio come aveva detto Edward, appena vedevo una persona pensavo al sangue che contenevano le sue vene, me ne infischiavo se aveva moglie, figli e amici, quello che importava veramente erano i litri di sangue che potevo ricavarne, sangue buono, gustoso.
Mentre vedevo tutto quello, Edward mi parlava di quella persona, mi diceva come si chiamava, che lavoro faceva, la sua famiglia cosa pensava di lui.
Mi aiutava. Diventava come un conoscente e non volevo fare male a nessuno, perciò mi trattenevo.
Due giorni prima però, Jessica Stanley, la contessina che aveva cercato di sposare Edward più e più volte, mi aveva mandato un invito a bere un thè con lei e le sue amiche.
Il primo impatto fu quello di rifiutare. Insomma, io non sopportavo Jessica quando era da sola, figuriamoci in compagnia delle sue amiche. Però poi che avrei detto? Avrei rifiutato per quale motivo? E lei cosa avrebbe pensato? Di sicuro avrebbe messo in giro varie voci sul conto mio e di Edward. Già, non sapevamo bene come, si era sparsa la voce della nostra luna di miele interrotta. Avevo pensato che era meglio non creare ulteriori voci. Perciò, avevo detto che ci sarei andata e Edward ne fu entusiasta quanto me.
Alice mi assicurò che sarebbe andato tutto alla perfezione, ma si sa, le sue parole vanno lette in vario modo. Sicuramente si riferiva al fatto che non avrei morso nessuno, ma per il resto, chi lo sa.

Alice mi aiutò a infilarmi l’abito che avevamo scelto, cioè, che lei aveva scelto per me.
Per fortuna che ero sposata e non dovevo far bella figura davanti a qualche pretendente, altrimenti avrebbe cominciato ad acconciarmi i capelli una settimana prima.
“Alice ti prego lasciami andare, sta diventando un incubo” sbottai.
Sospirò, rassegnata. “E va bene, vai. Mi raccomando attenta alle maniche che sono lunghe”
Come se non me ne accorgessi da sola. “Si, lo so” le ricordai che avevo delle facoltà mentali anche io.
Scesi le scale lentamente, in fondo c’era Edward ad aspettarmi. Mi offrì la sua mano e vi posai la mia.
“Fai attenzione”
Sorrisi. “Non preoccuparti più di tanto, quello di cui dovresti preoccuparti sono i discorsi che fanno Jessica e le sue amiche”
Fece un sorriso sghembo che avrebbe steso persino un Troll imbestialito. “Infatti mi riferivo a quello” rispose.
Lo fissai per qualche minuto. “Edward, amore, cosa c’è che ti preoccupa?” chiesi infine.
Sospirò. “Faranno un sacco di battutine… Jessica ti considera una smorfiosa… vuoi che venga con te?”
Lo baciai lievemente. “Tesoro sta tranquillo, non c’è alcun problema, so cavarmela” gli feci un bel sorriso rassicurante e mi accompagnò fuori, aiutandomi a salire sulla carrozza.
Il viaggio durò poco, come tutti i viaggi che vorresti durassero ore e invece si arriva a destinazione sempre troppo presto.
Scesi e guardai il modesto castello che mi si presentava davanti. Non c’era paragone con quello dei Re ovviamente, ma non si poteva negare che era bellissimo.
Il maggiordomo mi fece strada fin dentro, lungo tutto un corridoio e poi aprì le porte di una stanza. Entrai e la porta si chiuse dietro di me.
In un’altra occasione avrei esclamato: sono in trappola! Ma forse questo non era il caso… o si?
I mobili lucidati alla perfezione erano ricoperti da pizzi e merletti bianchi e blu; tutto sommato un bell’arredo. Proprio davanti a me, la vetrata era aperta sul terrazzo, dove stava un tavolo rotondo e vi erano sedute tre ragazze.
Una era, inconfondibilmente, Jessica; la padrona di casa –per così dire- indossava un bell’abito bianco tutto gale e svolazzi.
L’altra che riconobbi fu Angela Weber; da quello che avevo sentito e dal sorriso che fece nella mia direzione, non la consideravo antipatica.
La terza ragazza non la conoscevo.
Jessica fece un ghigno appena mi vide. “Oh sei arrivata! Vieni avvicinati!” m’invitò.
Non potendo rifiutare e non essendoci vie di fuga, mi avvicinai sfoggiando il sorriso più convincente che avessi nel mio repertorio.
Mi sedetti di fianco ad Angela. “Buon pomeriggio” esordii educatamente.
Angela mi sorrise. “E’ un piacere rivederti Bella” non mi ero sbagliata, era davvero gentile.
Jessica mi presentò la ragazza che non conoscevo, si chiamava Lauren ed era sua amica d’infanzia. M’immaginai quindi che carattere potesse avere e confesso che rabbrividii al solo pensiero.
“Allora, Bella, sei l’unica sposata tra di noi” ammiccò Jessica.
Ecco che cominciava. “Già, ma sono sicura che presto troverete anche voi il vostro marito ideale”
Lauren ridacchiò. “Si, ti sei presa il pesce più grosso del mare, ma ci sono molti pesci liberi adesso”
Si riferiva a Mike Newton?
“Si, pensate che sono stata invitata a una partita di golf con Mike Newton” scoccodò Jessica.
Bingo! “Ah, che fortuna” commentai.
“Si, proprio una bella fortuna, io ho il giovane Crowley che mi corteggia” confessò Lauren. Non aveva capito il mio sarcasmo evidentemente.
Presi in mano la tazza di thè imitando Angela, ma senza berne una goccia. Un tempo il thè mi piaceva molto, ma adesso il sapore appariva come mangiarsi una tazzina di spazzatura.
Non fu una buona idea. Jessica mi afferrò la mano facendomi quasi cadere la tazza di mano.
“Ooh ma guarda che gioiello!” esclamò con gli occhi che brillavano.
L’anello di fidanzamento. Ecco cosa aveva colpito la sua attenzione. Mi avrebbe staccato un dito? Forse si.
Lauren non smentì affatto quello che avevo pensato quando afferrò anche lei la mia mano per guardare meglio. “Oh, chissà quanto è costato”
“Bè, Edward non me lo ha voluto dire” ironizzai. Possibile che la prima cosa che avessero pensato fossero stati i soldi?
Jessica fece una smorfia. “Davvero? Che peccato, non c’era nulla di male”
Che qualcuno mi salvi! Fui davvero tentata di alzarmi e buttarmi di sotto. Ma ti pare che Edward mi avrebbe detto il prezzo dell’anello di fidanzamento?!
Notai che Angela cercava di trattenersi dal ridere e gli feci un gran sorriso. Per fortuna qualcuno di sano c’era.
“Allora Bella” cominciò Jessica; non mi aspettavo niente di buono “Come la mettiamo con i pargoli?”
Appunto. Perché finiamo sempre su quel discorso? Cos’ero, un’attira domande inopportune?
“Ehm… bè, ci siamo sposati da poco tempo… non credo che siano ancora in programma” cercai di essere disinvolta e sperai davvero che cambiasse argomento.
“Ehm… davvero ti corteggia il giovane Crowley, Lauren?” fui seriamente e profondamente grata ad Angela che cercò di cambiare argomento.
“Com’è il bel principe Edward, Bella? Proprio come appariva?” tentativo miseramente fallito dal momento che Jessica non voleva desistere.
Decisi di farla finita. Non mi stavo divertendo, aveva ragione Edward quando gli aveva dato delle galline. Tutte tranne Jessica ovvio.
“Oh no, non è affatto in quel modo” risposi “E’ diecimila volte meglio; dovete credermi, sempre premuroso e gentile, si preoccupa di non farmi mancare niente e poi… molto virile” si come no, e le mucche volano.
Non fraintendete, io amo Edward, lui è davvero gentile e premuroso e tutto il resto; e ad essere sinceri, emanava davvero una certa aura di virilità, ma nel senso che avevo inteso io non ne sapevo niente.
Ammettiamolo, non eravamo mai andati oltre i baci e non sapevo minimamente come fosse… sotto le coperte diciamo.
Fare allusioni di quel genere era proprio mentire, ma cos’altro avrei potuto fare? Stavo odiando Jessica.
Per mia soddisfazione personale, rimase sorpresa dalle mie affermazioni, sembrava quasi in collera, come una bambina che non può avere il giocattolo che le piace.
“Jess, quando andrai alla partita di Mike Newton? Ci andrai vero?” ancora una volta fui grata ad Angela per aver anche solo provato a spostare l’attenzione su un altro argomento.
Quando vidi gli occhi di Jessica e Lauren illuminarsi, capii che stavolta aveva avuto successo; quanto a me, feci del mio meglio per mantenere la conversazione sull’argomento.
Per le due ore successive, parlarono solo Jessica e Lauren. Dei loro spasimanti, di Mike Newton, di passeggiate, e di vestiti alla moda; dicevano che quella parigina era proprio strana.
Avrei voluto parlare di più con Angela, sapere qualcosa in più, ma non poteva ripagarla attirando attenzione su di lei; avevo capito che non le piaceva come non piaceva a me.
“Edward cosa ne pensa dei vestiti di Parigi? Ci sarete andati immagino” di nuovo a punzecchiarmi, stava diventando insopportabile.
“Ehm… a dire il vero ci andremo la prossima settimana, adesso, se volete scusarmi, dovrei tornare a casa… si sta facendo tardi” mi alzai.
Si alzarono anche loro, salutandomi cordialmente. Ad essere sincera, l’unica che avrei voluto rivedere era Angela. Le mimai un ‘grazie’ con le labbra prima di uscire.
Si, la volevo proprio rivedere e salendo sulla carrozza tirai un sospiro di sollievo. Era andata bene no? Ne ero proprio convinta.




MI SCUSO ASSOLUTISSIMAMENTE PER IL RITARDO!!!! SCUSATE SCUSATE SCUSATE!!!
  
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