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Autore: Laylana    27/11/2013    1 recensioni
Dal testo:
“Non accettare la definizione di nessuno per la tua vita
ma definiscila da te stesso.”
-HARVEY FORBES FIERSTEIN-
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non accettare la definizione di nessuno per la tua vita
ma definiscila da te stesso.”
-HARVEY FORBES FIERSTEIN-
Dopo dieci anni era ancora rinchiuso in quella cella.
Dopo dieci anni di buio, finalmente aveva potuto vedere la luce del giorno.
Quando ti trovi solo per dieci anni l'unica cosa che puoi fare è pensare e anche quello che all'inzio ti sembrava giusto riesci a farlo diventare sbagliato, non hai più la percezione delle cose reali, non conosci altro sentimento se non l'odio;  l'odio per quella persona che ti ha lasciato lì a marcire non preoccupandosi di te, l'odio per la vita, perchè non puoi chiamare "vita" stare seduto in una cella al buio dimenticato dal mondo, senza nessuno che viene a cercarti, senza nessuno che si preoccupa per te; ogni giorno un unico pensiero si faceva largo nella sua mente e risplendeva, ogni volta diventava sempre più nitido... Scappare... Doveva riuscire a scappare da quel posto che tanto odiava, da quello che lo aveva tenuto lontano da tutto e tutti, da quello in cui i suoi genitori lo avevano lasciato a dodici anni senza nemmeno spiegargli il motivo.
Si trovava nel suo angolino, quello più isolato, quello più buio, quando la porta della cella si aprì; quella porta non si apriva mai, il cibo gli veniva passato attraverso delle finestrelle poste al di sopra della porta e mai nessuno era andato a trovarlo.
Louis non aveva più visto una persona da quando i suoi genitori lo avevano lasciato in quel posto, lui, così piccolo, si era trovato per dieci lunghi anni a vivere con i suoi pensieri, a torturarsi le mani e i piedi per provare a capire perchè fosse stato lasciato lì, pensava a cosa aveva potuto far di male per ritrovarsi in quella situazione, eppure, ogni volta che sembrava esserci arrivato, la sua teoria si rivelava sbagliata e insensata in molti punti.
Il ragazzo, che ormai era diventato adulto, alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi azzurri su quelli della figura che ancora non riusciva a distinguere bene.
La figura nera avanzava verso di lui e solo quando si piegò davanti a lui e gli posò una mano sulla guancia lui riuscì a vedere gli occhi marroni di lei.
-Louis- aveva detto rimanendo lì a guardarlo ancora con la mano posata sulla sua guancia; il ragazzo non aveva voglia di alzare lo sguardo, non di nuovo; quegli occhi, così marroni, così pieni, gli ricordavano troppo quelli della donna che lo aveva lasciato lì.
La figura, era poi di nuovo uscita dalla cella lasciandolo ancora una volta chiuso lì; Louis si alzò e si spostò, cosa più che rara per quel ragazzo, e si mise proprio davanti alla porta chiusa cercando di origliare quello che si dicevano le due figure che aveva visto quando la porta si era aperta, sfortunatamente però, la porta non permetteva di origliare, allora il ragazzo si accasciò di nuovo al pavimento, con la shciena poggiata sul muro ruvido e grigio di quella che era stata per dieci anni casa sua.
La porta si aprì nuovamente e la figura tornò imponente sul ragazzo.
-Non vogliono che venga a trovarti- aveva detto ancora quella figura -ma continuerò a venire- Louis aveva alzato lo sugardo per la seconda volta ed aveva visto di nuovo quegli occhi, non parlava mai se non quando era sicuro di essere da solo; quando era sicuro che nessuno lo stesse ascoltando si alzava e camminava avanti ed indietro per la cella parlando con se stesso e tante volte si faceva domande e si rispondeva da solo, ma quella volta decise di parlare.
-Chi sei tu? Che vuoi da me?- Le parole uscivano come un sussurro dalle labbra del ragazzo, ma la figura l'aveva capite benissimo nel silenzio di quel posto.
-Adesso non è importante chi sono o come ti ho conosciuto... Sappi solo che non sarai più solo- Quelle parole avevano fatto sperare Louis, l'avevano reso felice anche se non l'aveva fatto notare, ma il sentimento dell'odio prevaleva in lui e preferì non dire niente.
La figura si avviò verso la porta e uscì; solo in quell'istante Louis si rese conto che la figura con cui aveva parlato era una donna, anzi, per la precisione una ragazza che lui pensava avesse più o meno la sua età; a lui sembrava molto strano che una ragazza così giovane però potesse arrivare nelle celle dov'era lui, le conosceva bene, si ricordava ancora benissimo quando i suoi genitori lo avevano consegnato a quelle persone e loro gli avevano detto che non avrebbero potuto vederlo mai più, che nessuno avrebbe potuto vederlo mai più, si ricordava fin troppo vividamente il percorso che aveva fatto per arrivarci, tutte quelle scale, tutti quei piani sotto terra, l'odore di marcio che c'era e che poi era scomparso una volta entrato nella sua gabbia, si ricordava tutto quello che quelle persone gli avevano detto prima di chiudere la cella e durante il percorso; Louis sapeva che sarebbe rimasto da solo, sapeva che in quelle celle non poteva scendere nessuno se non quelle persone che erano addette a portare il pasto e che sarebbero stati rigorosamente uomini; allora, lì, che ci faceva quella ragazza? Come ci era arrivata?
Se prima i pensieri del ragazzo erano concentrati solo sui suoi genitori, adesso vagavano e si concentravano su quella ragazza e sulla speranza che forse non sarebbe arrivato a dover scappare ma che forse sarebbe uscito grazie a lei; questi pensieri però si facevano sempre meno nitidi quando i giorni passavano e la ragazza non si faceva viva e Louis aveva iniziato a pensare che quella ragazza non fosse mai esistita, che la sua mente gli aveva semplicemente giocato un brutto scherzo e allora era tornato al suo solito angolino e ci era rimasto.
Erano passate tre settimane, lui le aveva contate, aveva il calendario praticamente stampato dentro le palpebre e ogni volta che chiudeva gli occhi e i giorni passavano segnava una X su quello che era finito; Louis stava per segnare quindi un'altra X ma la porta si aprì e di conseguenza i suoi occhi fecero lo stesso, smettendo di tracciare quella lettera e puntandosi sulla ragazza.
-Sei tornata- Aveva detto con un filo di voce aggrappandosi alla speranza che non stesse di nuovo sognando.
-Te lo avevo detto che non saresti stato più solo, scusa se ci ho messo tanto a tornare, ma te l'ho detto, non vogliono che venga qui- Louis l'aveva guardata, ancora non conosceva il suo nome, e anche se era frutto della sua immaginazione voleva saperlo; quasi come se gli avesse letto nel pensiero ella rispose. -Oh, non mi sono nemmeno presentata, sono Amal- 
La ragazza si era poi seduta vicino a lui e aveva iniziato a guardarlo e lui, aveva iniziato a guardarla di rimando, i due si erano guardati per ore senza dire nulla, Louis aspettava quel momento da tre settimane, aveva così tante cose da chiederle, ma rimaneva comunque in silenzio, in quel momento gli bastava avere compagnia, quella compagnia che non gli era stata mai permessa avere.
Amal si era poggiata sulla sua spalla e lui l'aveva lasciata fare, aveva bisogno di capire che quella persona fosse reale, che fosse carne ed ossa e non immaginazione, e poi lei aveva alzato la testa ancora nella sua direzione e aveva cominciato a guardargli il viso; per Louis tutto questo era nuovo, si ricordava di quando era piccolo e le ragazze gli si poggiavano sopra quando avevano bisogno di essere consolate o quando lo abbracciavano solo per la voglia di un abbraccio, si ricordava di quando cantava e loro si alzavano ed inziavano a ballare per la classe e di quando si lamentavano tutti in coro di quanto fosse brutta la scuola eppure lui, in quel momento, ci sarebbe tornato volentieri in quella classe.
-A cosa pensi?- Amal ruppe di nuovo il silenzio e Louis abbassò lo sguardo su di lei.
-Alla mia vita prima di venire qui- Lei lo guardava e allora Louis iniziò a raccontarle tutto come se la conoscesse da una vita, aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno che non fosse quel muro grigio e non tenne nulla per se, riversò anche l'anima su quella ragazza che sembrava presa da tutto ciò che gli usciva dalla bocca.
Il ragazzo finì di raccontare e allora la ragazza iniziò a parlare di come l'aveva visto la prima volta; gli raccontò di quando vagava per quella che gli sembrava una caverna e di come poi era finita in quelle celle e attraverso una delle finestrelle lo aveva visto camminare avanti e indietro e continuare a parlare da solo e da quel momento era tornata tutti i giorni alla stessa ora finchè una guardia l'aveva vista e quello era il giorno in cui gli aveva aperto la cella e aveva scoperto il suo nome; gli parlò un po' della sua vita fuori di lì ma alla domanda di Louis sul perchè lei andasse da lui preferì non rispondere.
I due erano rimasti a parlare per ore finchè la ragazza non gli disse che doveva andare via.
-Tornerai?- Gli aveva detto Louis con la faccia triste e la ragazza non potè non pensare a quanto sembrasse un cucciolo.
-Tornerò, presto- Gli aveva risposto chiudendosi la porta della cella alle spalle.
Louis era rimasto ancora solo e allora si mise a pensare, come se fosse una novità per lui, rifletteva sulle cose che lei gli aveva raccontato e pensava dopo tanti anni in modo semplice, senza domandarsi il perchè di tutto quello che era successo.
I giorni passavano e la ragazza si faceva vedere sempre, non c'era un giorno in cui non arrivasse puntuale, ormai Louis lo sapeva e l'aspettava; sapeva che lei arrivava di notte quando nessuno poteva vederla nascosta dal buio, sapeva che rimaneva solo qualche ora e che poi andava via com'era arrivata; Dentro Louis, l'odio stava svandendo e al suo posto, si faceva spazio una piccola luce.
Erano passati svariati mesi da quando Louis e Amal si erano conosciuti e la ragazza, l'ultima volta che si erano visti, gli aveva detto che il giorno dopo sarebbe arrivata più tardi rispetto al solito.
La ragazza arrivò come gli aveva detto in ritardo e Louis non fece domande, perchè non le faceva mai, ormai accettava e basta.
-Scappiamo- Gli aveva detto guardandolo negli occhi e lui, che non riusciva a dirle no e che non vedeva l'ora di uscire di lì, acconsentì; in pochi minuti lui riuscì a vedere l'accecante luce del giorno mentre teneva la mano della ragazza che lo guidava attraverso il boschetto in cui si trovavano.
-Ma dove siamo?- Aveva chiesto Louis per la prima volta dopo essere uscito dalla cella.
-L'isola della paura- Aveva risposto lei continuando a trascinarlo per il boschetto.
Louis pensava di immaginare il perchè di quel nome, solo dal fatto che fosse rimasto rinchiuso sotto quell'isola per dieci anni.
La ragazza aumentò il passo e Louis dovette provare a fare lo stesso con scarsi risultati, dietro di loro le sirene suonavano, segno che si erano accorti della sua assenza.
-Corri- Continuava a dirgli lei che cercava in tutti i modi di farlo passare avanti ma tutto era inutile, Louis non correva da troppo tempo e le sue gambe non erano più abituate allo sforzo a cui lei lo stava sottoponendo -Ti prego Louis, lo so che puoi farcela-
Louis voleva davvero farcela e forse è proprio per questo che riuscì in qualche modo ad accellerare.
In un modo o nell'altro si ritrovarono all'interno di una della tante grotte presenti su quelle montagne accampati per riposare.
-Louis- lo aveva chiamato lei, e lui si era girato e l'aveva guardata.
-Grazie, Amal, senza di te, sarei ancora chiuso lì sotto- Si era alzato e si era andato a sedere vicino a lei -Ma voglio sapere perchè quando mi hai visto non te ne sei andata ma sei tornata ogni giorno- Lei lo guardò e sbuffò.
-Non solo provo a salvarti, mi metti pure in queste situazioni critiche... Diciamo che è perchè m'incuriosivi- Louis inclinò la testa da un lato e lei rise -Sei buffo- Aggiunse poi continuando a sorridere; la ragazza guardò fuori dalla caverna e vide che aveva iniziato a piovere, allora si alzò e si affacciò bagnandosi i capelli e il viso -Speriamo che questo tenga lontani da qui quei tipi- il ragazzo andò da lei e le circondò la vita con entrambe le braccia.
-Anche se dovessero riportarmi lì dentro, sarei felice, perchè grazie a te, almeno per questi mesi, sono stato felice di vivere- La ragazza si era girata e lui l'aveva accolta facendola posare sul suo petto; lui poi aveva abbassato la testa e aveva lasciato un dolcissimo bacio sulle labbra di lei che arrossì velocemente.
-Perchè questo bacio?- Gli aveva chiesto abbassando lo sguardo sui suoi piedi, come se d'un tratto fossero diventati interessanti.
-Non si capisce?- Amal aveva alzato lo sguardo e l'aveva baciato ancora -Credo di amarti- e lì, con quelle parole, la ragazza non si trattenne più, il ragazzo fu felice che anche lei provasse i suoi stessi sentimenti e così in quella caverna si legarono l'una all'altro.
La mattina si erano svegliati abbracciati con gli occhi di due signori puntati addosso.
-Che volete?- aveva detto lei alzandosi di scatto.
-Dobbiamo portarlo dentro- Gli uomini erano molto più alti di lei e anche se non voleva darlo a vedere Louis riusciva a capire dal tono della sua voce che era nervosa.
-No- gli aveva risposto tornando vicino a lui e prendendogli la mano.
-Sai che non possiamo lasciarlo qui, lo sai benissimo, Amal- Louis rimase un attimo interdetto, la conoscevano? Non poteva crederci, lei non gli aveva mai detto nulla.
-Papà, ti prego- Lo aveva supplicato ancora, senza ottenere risultati.
Louis non fece obiezioni, si alzò e lasciò un bacio sulle labbra carnose e rosse di Amal poi si posizionò fra i due signori.
-Davvero papà? Davvero mi fai questo?- L'uomo si era girato e l'aveva guardata.
-Ti avevo detto di non affezionarti a lui- E poi, mentre lei piangeva, lo aveva trascinato via.
Ora Louis era tornato nella sua cella, stavolta la porta era diversa, qualcosa gli diceva che non sarebbe più stato semplice vedere Amal, ma lui, adesso deciso a far della sua vita ciò che voleva, non sarebbe rimasto lì ancora per molto e lo dimostrò non appena una delle guardie aprì la sua porta; lui la scaraventò a terra e uscì dalla sua cella; corse fuori e ripercorse tutto il bosco dove l'aveva portato Amal, si era nascosto tra le caverne e quando poteva tornava giù a cercare la ragazza che fino a quel momento non aveva trovato.
Si trovava al porto quando una nave attraccò e in quel momento si trovò ad essere combattutto tra lo scegliere se rimanere, continuare a cercare la sua amata ed essere cercato da tutti o andare via e avere una vita felice senza nessuno che lo disturbasse; alla fine, mentre la nave stava per salpare, decise.
Prese quella nave ed arrivò in una terra del tutto sconosciuta a lui; da lì iniziò la vita di quel ragazzo che fino a quel momento non aveva vissuto mai davvero.

 

 
Angolo Scrittrice:
Eccomi qui, con una nuova OS e questa devo dirlo, diventerà una FF, si ho già iniziato a scriverla è una cosa sicura.
Che dirvi della storia, non vorrei farvici rimanere male ma tutto ciò che leggete in realtà non è ciò che è.
Nella FF la storia continuerà dal punto in Louis arriva in questa terra di cui non dico il nome e che poi, scoprirete; ma questa OS è stata scritta più che altro per rappresentare i problemi degli adolescenti.
Chi non si è chiuso in se stesso ed è rimasto così per un sacco di tempo finchè poi, in un modo o in un altro, non ne è uscito?
Mh, mettiamo che tutto quello che vedete scritto sopra è appunto un'allegoria...
Ecco, questa diciamo è la storia di un ragazzo che è rimasto chiuso in se stesso (la cella rappresenta proprio questa chiusura al mondo) e della speraznza (la ragazza Amal che in arabo significa appunto speranza) che ti aiuta ad uscire da quest'oscurità e che poi ti lascia libero una volta che sei fuori dalla cella (alla fine la ragazza Louis non riesce più a trovarla).
Non so davvero perchè l'ho scritta...
Forse per uno sfogo personale, fatto sta che adesso eccola qui, tutta per voi.
Spero che vi piaccia e nulla.
Vi saluto tutti come al solito.
Un bacio
-Lay
  
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