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Autore: oceanodiperle    27/11/2013    3 recensioni
- “C-cosa vuoi da me?”
Alzo lo sguardo e fisso i suoi splendidi occhi interrogativi, impazienti di ricevere una risposta.
- “Cosa voglio?”
Annuisce.
Mi fiondo su di lui e il mio peso lo costringe a stendersi sul pavimento, i suoi occhi si spalancano, mostrando sempre di più il verde intenso dei suoi occhi, racchiudo in una mano i suoi polsi e li poggio sul pavimento vicino la sua testa. Poggio le mie labbra sulle sue e lascio un lento bacio a stampo, mentre io muovo le labbra, lui sta immobile con gli occhi spalancati non aspettandosi una cosa del genere.
Lentamente mi stacco e lo fisso negli occhi.
- “Voglio te, Harry.”
Per una decina di secondi mi fissa rimanendo in silenzio ancora colto di sorpresa dal mio gesto, poi dice:
- “C-come ti chiami?”
Libero i suoi polsi e il suo corpo da sotto il mio.
- “Louis.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Primo Capitolo.

Questa è una fan fiction ispirata a Romeo e Giulietta perchè amo quella tragedia e sentivo il bisogno di scrivere una fan fiction Larry simile, spero che vi piaccia. :)


Quando torno da scuola,  a casa, ogni volta che passo davanti la casa dei Tomlinson mi chiedo che senso continuare ad odiarli. I miei genitori mi hanno vietato di avvicinarmi a quella famiglia, dicono che sono maleducati e crudeli, quando gli ho chiesto cos’avessero contro di loro ho capito che neanche loro lo sanno bene, me lo raccontavano balbettando, rimangiandosi le parole e concludendo che già da tempo si odiavano, che precisamente erano stati i miei nonni ad entrare in conflitto con quella famiglia e che noi dovevamo rispettare la loro scelta.


- “Harry, come è andata a scuola?” Mi chiede mia madre una volta sentito la porta d’ingresso sbattere.
- “Bene.” Rispondo poggiando lo zaino a causa dei libri pesante sul divano.
- “Siediti a tavola, è pronto.”
Quando ero più piccolo, spesso a tavola cercavo di farli ragionare, che ormai è diventata una cosa stupida continuare a stare in conflitto con una famiglia da anni, solo perché i nostri nonni non andavano d’accordo, loro mi hanno sempre risposto che non potevo capire e che non volevano più parlarne e non ho più fatto uscire questo argomento dalla mia bocca. Appena finito di pranzare, mentre mi alzo dico:
- “Vado a fare i compiti.”

Mi chiamo Harry Styles e ho diciotto anni, frequento l’ultimo anno di liceo. Ho i capelli ricci castani e gli occhi verdi. Ho scoperto di essere gay, circa due anni fa. Frequentavo le ragazze, ma non provavo tutti quei sentimenti che provavano i miei amici quando mi descrivevano le serate passate con le proprie ragazze, tutti i loro sentimenti, le emozioni. Mi accorsi che era strano che non provassi le stesse cose, che c’era qualcosa che non andava, allora ho cominciato a frequentare i ragazzi andando una sera in un locale gay insieme al mio compagno di classe Tom e il suo ragazzo. Mi ero ubriacato e non so come la mattina dopo, mi sono trovato nel letto matrimoniale di casa di un ragazzo che avevo conosciuto nel locale e avevo realizzato che durante la notte abbiamo scopato. Quella mattina, essendo ubriaco non ricordavo quasi niente, avevo solo dei flash che raffiguravano noi che facevamo sesso, mi mordevo le labbra e rabbrividivo, così capii che la persona che volevo al mio fianco doveva essere del mio stesso sesso.

Ho appena finito di fare i compiti, esco di casa a fare una passeggiata per prendere un po’ d’aria.
Cammino con le mani in tasca e fissando l’asfalto.
La mia famiglia e quella Tomlinson mi ricordano Romeo e Giulietta, non conosco bene quella tragedia, ma so che erano due famiglie che si odiavano, i Montecchi e i Capuleti, Romeo Montecchi, si innamorò di Giulietta Capuleti, ma le loro famiglie che si odiavano così tanto a tal punto di non potersi vedere gli proibivano di vivere la loro storia d’amore, alla fine entrambi si uccisero. Nonostante la situazione di queste famiglie è paragonabile alle nostre non mi sono mai interessato alla storia, così non l’ho mai letta.
So che la famiglia Tomlinson ha anche un figlio, di qualche anno più grande di me e si dice che anche lui è gay, ma io non l’ho mai visto, i miei genitori hanno cercato e cercano ancora di non farmelo vedere, proprio per paura che io possa innamorarmi di lui.
Il telefono mi squilla, è Tom, rispondo.
- “Ehi, dimmi.”
- “Stasera noi (lui e il suo ragazzo) andiamo in un locale gay, tu verrai con noi vero?”
- “Quale locale?”
- “Non ci siamo mai stati, allora vieni?”
- “Emh…va bene…”

                                                                                                                        ***
Tra pochi minuti Tom e il suo ragazzo saranno qui, vengono a prendermi e andiamo tutti insieme al “nuovo” locale.
Ho indossato dei jeans neri stretti, una maglietta bianca e un cappotto nero.
Spero di non bere troppo e ritrovarmi nuovamente al letto con un ragazzo che non conosco.

- “Harryyy, Tom è arrivato!” Urla mia madre dalla cucina.
- “Grazie, ora scendo.”

Prendo il portafogli e il cellulare e li inserisco nelle tasche.

                                                                                                                    ***
- “Ehi Harry!” Dice Tom mentre mi posiziono ai sedili di dietro della sua macchina.
- “Ciao, come stai?” Mi saluta Dan, il fidanzato di Tom che è seduto al posto vicino a quello del suo ragazzo.
- “Ciao, bene voi?”
- “Tutto bene.”
- “Ti raccomando non bere troppo stasera, sappiamo entrambi le conseguenze.” Dice ridendo per prendermi per il culo.
- “Vaffanculo.”
La sua risata diventa più rumorosa e viene accompagnata da quella di Dan.

                                                                                                                               ***
Finalmente siamo arrivati al locale, Tom parcheggia la macchina dietro ad un siepe, prima di scendere bacia Dan, mentre io scendo subito per evitare di vedere loro che si succhiano la faccia.
Appena varchiamo la porta del locare, fissiamo attentamente ogni cosa per capire come è arredato, come orientarci e come metterci a nostro agio. E’ enorme, pieno di ragazzi davvero sexy, che bevono o fumano, a quanto pare fumare non è vietato. Il bancone dove si acquistano le bibite è enorme, c’è gente che è seduta ai tavoli, altra che è in piedi. Stavo per dirigermi al bar per prendere da bere, un bicchiere di vodka, che nel corso della serata diventeranno di più, ma sento lo voce di Tom urlare contro quella di un altro ragazzo, mi giro è noto che sta facendo a botte con questo ragazzo. Lo raggiungo e mi intrometto nella rissa insieme a lui e Dan per difenderlo. Appena arrivo io, intervengono due suoi amici che si mettono contro di me e iniziano a prendermi a pugni.
 
Parla un ragazzo che fissa la scena.
Il ragazzo riccio è un tipo in gamba, è bravo a fare a pugni, sa come difendersi e conosce perfettamente le mosse giuste da usare, forse fa boxe. Chissà perché stanno litigando, sono tanto curioso di venire a conoscenza della causa di questa rissa. I suoi amici sono in condizioni pessime, mentre lui è ancora in forma, tranne per il suo naso sanguinante e il labbro spaccato. Mi piace, si, mi piace. Lui deve essere mio, non mi importa se ha già un ragazzo, presto sarà mio. Spengo la sigaretta che stavo fumando nel posacenere sul tavolo, il quale io e miei amici siamo seduti, tutti che guardiamo l’interessante rissa.
Mi alzo dal tavolo e mi dirigo verso quella lotta.
- “Dove vai?” Mi chiede Mike.
- “A mettere fine a quella rissa e impossessarmi del ragazzo riccio.”
Mi allontano sempre di più dal tavolo non sentendo ciò che mi aveva risposto. Appena mi inserisco nel cerchio formato da loro dove si sta svolgendo la lotta, la mia presenza attira l’attenzione di tutti.

- “E tu chi cazzo sei?!” Domanda il ragazzo che sta combattendo contro il riccio.
- “Menomale che non lo sai, altrimenti non ti saresti mai permesso di usare questo tono con me.” Dico aggrottando le sopracciglia.
- “Le tue parole mi hanno fatto cagare sotto.” Dice suscitando la risata dei suoi amici.
Il ragazzo riccio guarda la scena con la bocca e gli occhi spalancati, mentre i suoi amici sono doloranti a terra.
Tiro un pugno in pieno viso all’avversario del riccio, per dargli almeno un assaggio di chi sono e fargli capire che sono veramente capace di spaccargli la faccia in soli due secondi.
Il riccio ne approfitta per tirargli un calcio alle parti basse e questo lo fa barcollare tanto da farlo cadere a terra.
- “Me la vedo io.” Gli dico poggiando una mano sul suo petto spingendolo indietro. “Voi andatevene.” Mi riferisco ai suoi amici doloranti.
- “No, devo fargliela pagare a questo bastardo!” Dice aggrottando le sopracciglia e stringendo i denti.
- “Harry, vieni con noi?” Dice uno dei suoi amici al riccio.
- “No devo dare una lezione a questo stronzo.”
- “Tu non dai nessuna lezione, la lezione gliela do io.” Dico ad Harry, fissando i suoi meravigliosi occhi verdi. Ora conosco il suo nome grazie alle labbra del suo amico che l’hanno pronunciato.
I suoi amici se ne vanno, lui ignora le mie parole e prende a pugni un amico del ragazzo, mentre io prendo a pugni l’altro. Nel giro di cinque minuti battiamo tutti e due.
- “Tu ora vieni con me.” Dico ad Harry prendendo il suo polso.
- “Cosa? No!” Tira con forza il polso racchiuso nella mia mano. Lo prendo e lo carico sulla spalla, agita le gambe e tira pugni sulla mia schiena per alleggerirmi la presa e metterlo giù.
- “Mettimi giù!” Urla.
Le urla di Harry fanno tirare indietro le persone che chiudono il passaggio, così facilmente riesco a raggiungere l’uscita. Con un piede apro la porta e mi accorgo che sta diluviando. Ho cercato di raggiungere velocemente la macchina, ma non servì a nulla, la pioggia forte in pochi secondi ha bagnato ogni parte del nostro corpo. Mentre tengo stretto Harry che continua a dimenarsi, cerco di prendere le chiavi della macchina, premo il tasto del telecomando e costringo Harry ad entrare. Una volta che lui è dentro, chiudo velocemente lo sportello e chiudo la macchina pei impedirgli di uscire. Faccio il giro, la riapro entro rapidamente e la richiudo. Accendo il motore e parto.
- “Fammi scendere!” Urla.
- “No.”
- “Fammi scendere cazzo!”
- “Calmati.”
- “Dove cazzo stiamo andando?!”
- “Ora vedrai.”
Ha urlato per un bel po’ cercando di convincermi per farlo scendere, io decisi di ignorarlo, così lui si arrese.

- “Scendi.”
- “Dove merda siamo?!”
- “Non preoccuparti.” Scende dalla macchina sbattendo lo sportello forte, come per farmi capire che è incazzato.
Prendo un pacco di fazzoletti imbevuti che tengo conservati nel cruscotto della macchina e scendo anche io.

Gli faccio segno di seguirmi e ci dirigo all’interno di una casa abbandonata, dove spesso scopo con i ragazzi.
Appena apro la porta lui entra e si guarda intorno notando che è tutto vecchio e rotto.
- “Cos’è questo posto?”
Non rispondo alla sua domanda.
- “Prendi quella legna.”
- “Perché?”
- “Accendiamo il caminetto.”
- “Io non voglio stare qui!”
- “Se la smetti di fare i capricci e mi ascolti dopo ti accompagno a casa.” Mi imita con una vocetta stupida, io mi metto a ridere scuotendo la testa.

Portava la legna da fuori e la posizionava nel caminetto, io cercavo qualcosa da accendere per poi buttarlo nell’ammasso di legna e dargli fuoco. Alla fine ho trovato dei giornali vecchi, ho preso il mio accendino e gli ho dato fuoco, poi li ho gettati nel camino.

Harry mi fissa non avendo niente da fare visto che aveva terminato il compito che gli avevo dato.

- “Spogliati.” Gli dico.
- “Cosa?”
- “Spogliati.”
- “No.”
- “Sei tutto bagnato, ti ammali.”
- “Non mi interessa, io non mi spoglio.”
- “Spogliati o ti spoglio io.”
- “Non sei autorizzato a farlo!”
- “Tu dici?” Mi incammino verso di lui e lo prendo dai fianchi tirandolo verso di me e comincio a maneggiare con il bottone dei suoi jeans. Lui toglie le mie mani dal suo corpo e si allontana. Io lo tiro di nuovo verso di me e con forza riesco a spogliarlo lasciandolo in boxer, il suo corpo è bellissimo scolpito di numerosi tatuaggi come il mio.
Prendo una delle tante sedie rotte che sono nella casa abbandonata e la posiziono davanti il caminetto, poggio al suo schienale i vestiti di Harry, per far si che si asciughino.
Mi spoglio anche io e prendo un’altra sedia mettendola accanto all’altra per poggiarci anche i miei vestiti.

- “Vieni qui.” Gli dico sedendomi a terra con le gambe incrociate.
- “Cosa vuoi?”
- “Vieni.” Si avvicina e si siede difronte a me.
Estraggo un fazzoletto imbevuto dal pacchetto e comincio a rimuovere il sangue indurito intorno al suo naso.
- “G-grazie.” Dice.

Una volta finito di pulire il suo viso getto la salviettina nel caminetto.
Fisso il pavimento e mi tiro i capelli indietro.
- “C-cosa vuoi da me?”
Alzo lo sguardo e fisso i suoi splendidi occhi interrogativi, impazienti di ricevere una risposta.
- “Cosa voglio?”
Annuisce.
Mi fiondo su di lui e il mio peso lo costringe a stendersi sul pavimento, i suoi occhi si spalancano, mostrando sempre di più il verde intenso dei suoi occhi, racchiudo in una mano i suoi polsi e li poggio sul pavimento vicino la sua testa. Poggio le mie labbra sulle sue e lascio un lento bacio a stampo, mentre io muovo le labbra, lui sta immobile con gli occhi spalancati non aspettandosi una cosa del genere.
Lentamente mi stacco e lo fisso negli occhi.
- “Voglio te, Harry.”
Per una decina di secondi mi fissa rimanendo in silenzio ancora colto di sorpresa dal mio gesto, poi dice:
- “C-come ti chiami?”
Libero i suoi polsi e il suo corpo da sotto il mio.
- “Louis.”




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