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Autore: weretogether    27/11/2013    3 recensioni
Lui era li? Justin era li? Era tornato? E non era solo.
-Kristen?- pronunciò lui.
Maledizione, non doveva succedere. Maledizione, non poteva essere. Maledizione, non sarei dovuta venire. Ma lui cosa ci faceva li?
---
Hai mai amato qualcuno così tanto da non riuscire a liberarti del suo ricordo? Kristen si. Kristen ci vive col ricordo di lei e Justin felici, ma quello che ancora non sa è che presto non sarà più solo un ricordo. A quanto pare il passato è deciso a tornare, ovviamente con i suoi vantaggi e svantaggi, ma che sia un bene o un male questo ancora nessuno lo sa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 22. 
''his name.''

..-smettila Justin, smettila di ferirmi. non ho bisogno di te, non più.- urlai più forte che potei.
La mia voce ebbe a malapena il tempo di riecheggiare in quella stanza fredda e illuminata solo dal chiarore della luna.
-e tu smettila di dire cazzate. lo so che non lo pensi davvero. lo so che hai bisogno di me e non di Jon.- disse. Il suo tono non era calmo, tutt’altro.
Faticavo a vedere il suo viso, ma ero sicura che lui potesse intravedere le lacrime che stavano per rigarmi le guance.
Nella stanza piombò il silenzio, poi pian piano Justin si avvicinò a me. I suoi passi erano piccoli e non molto decisi, quasi avesse paura di rovinare tutto.
-io lo so Kristen, lo so che mi ami.- disse quando il suo viso era ormai a qualche centimetro di distanza dal mio.
Scossi ripetutamente il capo, quasi sperando di far diminuire il significato di quell’ultima frase che, dopo essermi arrivata al cuore, sembrava pesare quintali.
-e sai cosa so anche?- disse mentre le sue labbra si incurvavano appena in un sorriso.
-non dirlo, per favore, non dirlo.- quasi lo supplicai. Sapevo cosa stava per dire. Sapevo quanto male mi avrebbero fatto quelle parole. Sapevo quanto dura sarebbe stata. E io non volevo. Non volevo correre il rischio di crederci ancora. Non volevo correre il rischio di innamorarmi di quell’incantevole sorriso, anche se triste, che gli si stava dipingendo sul volto. Non volevo continuare ad amarlo come avevo sempre fatto.
-so che ti amo.- disse mentre mi spostava una ciocca di capelli dietro l’orecchio e bloccava il tragitto delle lacrime con il pollice.
-non è vero.- dissi cercando di convincermi a non crollare, di ricordarmi di tenere duro, ma fu inutile.
Poco dopo annullò del tutto la distanza e, quando le nostre bocche si unirono e le nostre lingue si incontrarono, sentii una scia di brividi invadermi il corpo. 

 
Mi svegliai di soprassalto, con la fronte imperlata di sudore.
Erano quattro giorni che facevo lo stesso sogno. Forse era stata quella registrazione, o forse avevo solo bisogno di Justin.
Guardai il display del cellulare e vidi che erano ancora le sei, così mi venne un’idea.
Mi alzai, mi preparai e, dopo aver preso lo skate che mi aveva regalato Justin, uscii di casa.
Mi diressi al parco, decisa a prendere una boccata d’aria che, di sicuro, mi avrebbe aiutato a schiarire le idee.
Quando arrivai era praticamente deserto, tranne per qualche persona che, di tanto in tanto, passava correndo, intenta a fare jogging alle sei del mattino, con le cuffie alle orecchie e lo sguardo rivolto al loro orologio da polso per scegliere se continuare quella tortura o porre fine ed andare a bere una calda e fumante tazza di caffè da Starbucks.
Feci qualche giro con lo skate, mentre cercavo di calmarmi un po’ e rimettermi a posto le idee, poi mi sedetti su di una panchina e lasciai che quella quiete si prendesse cura di me.
Quasi un’ora dopo stavo svoltando a sinistra per imboccare il vialetto di casa mia. Avevo lo skate sottobraccio e nascondevo le mani dentro le maniche della maglia che indossavo per ripararmi dal lieve freddo mattutino.
Mentre mi dirigevo verso casa sentii qualcuno fissarmi, così alzai istintivamente lo sguardo e vidi che era Justin.
Era seduto su uno dei gradini che portavano al portone principale di casa sua. Aveva il cappuccio tirato su. Una mano era infilata nella tasca della felpa e l’altra reggeva una sigaretta accesa.
Subito dopo averlo visto, riportai il mio sguardo a terra e continuai a camminare indifferente verso casa. O almeno questo era quello che davo a vedere.
Dentro un esercito di farfalle si scatenava nello stomaco, le mani tremavano, e non più per il freddo, e gli occhi erano leggermente lucidi.
Alcune scene del sogno fatto la notte precedente mi si presentarono davanti e, una volta dentro casa, non riuscii più a trattenere le lacrime.
Corsi in camera, presi il cellulare e chiamai Izzy.
-pronto?- rispose una voce assonnata dall’altra parte del telefono.
-Izzy..- risposi soffocando un singhiozzo.
-Kristen, che succede?- disse con tono normale, quasi non avesse più sonno.
-io..-aspettai che altre lacrime mi rigassero ancora il viso.- io l’ho visto..-
-Justin?- chiese.
Annuii col capo, anche se sapevo che non poteva vedermi –si. era fuori, davanti casa sua.- dissi mentre continuavo a piangere, questa volta non più silenziosamente.
-tesoro, calma.- disse in tono apprensivo. Ci fu qualche secondo di silenzio, poi la sentii respirare rumorosamente. –ti manca proprio tanto, vero?- chiese mentre supponevo si stesse mettendo a sedere.
-non lo so, so solo che vederlo mi fa male, parlarne mi fa male, pensare a lui mi fa male, tremendamente male.-
-è per via della registrazione?- chiese.
-anche.-
-tu lo ami ancora, Kristen. non c’è bisogno di un esperto per capirlo.- disse. –tu ami lui e lui ama te. vi amate e non c’è altro da fare.-
 
Justin’s pov.
 
Erano le otto e mezza, stavo per uscire di casa con lo zaino in spalla quando sentii il cellulare nella tasca anteriore dei jeans vibrare.
Lo presi velocemente e, senza prestare attenzione a chi mi stesse chiamando, risposi.
-pronto?- dissi aspettando una risposta dall’altra parte del telefono. Una risposta che però non arrivò.
-pronto?- ripetei una seconda volta chiudendomi la porta di casa alle spalle e dirigendomi a scuola.
-c’è nessuno?- dissi irritato.
Sentii qualcuno sospirare –Justin..-
Appena sentii quella voce mi bloccai di colpo, non capendo.
-si?- dissi incerto.
-sono io, Isabella.- disse la ragazza con un tono di voce basso, quasi temesse la mia risposta.
L’avevo riconosciuta, sapevo che era lei.
-Isabella..- ripetei.- dimmi.- dissi mentre riprendevo a camminare, anche se i miei passi erano diventati molto più piccoli e lenti.
-disturbo?- chiese.
-umh.. no.-
L’imbarazzo che provavo si sarebbe potuto percepire anche solo passandomi accanto.
-devo parlarti di una cosa.- disse.
-dimmi.-
-non ora. non è né il momento, né il modo adatto. ti va di vederci dopo scuola allo Starbucks vicino casa mia?-
-io.. non saprei..- risposi esitante non capendo di cosa volesse parlarmi.
-è importante..- disse lasciando quella frase a mezz’aria, come se sapere il resto mi avrebbe fatto male.
-okay.- sospirai.- ci vediamo dopo.- dissi, poi lei mi salutò e riattaccò.
Che cosa doveva dirmi?
 
Kristen’s pov.
 
Erano le cinque del pomeriggio e Izzy non si era ancora fatta viva. Mi aveva detto che mi avrebbe riportato gli appunti di scuola in palestra, ma erano già dieci minuti che l’aspettavo.
Gli allenamenti di basket si erano conclusi già da mezz’ora e tutti i ragazzi della squadra avevano lasciato la palestra da tempo.
Nell’attesa, mi sedetti su uno degli scomparti da dove si seguono le partite e mandai un messaggio a Izzy per chiederle dove si fosse cacciata.
Dopo qualche secondo il cellulare vibrò e vidi che mi aveva risposto, dicendomi che sarebbe arrivata di li a poco e che stava ritardando solo perché sua madre l’aveva mandata a fare una commissione.
Prima che riponessi il cellulare nella borsa, iniziò a squillare: era mamma.
-pronto?- dissi dopo aver fatto scorrere il dito sullo schermo.
-dove hai trovato i soldi per comprare un pianoforte?- urlò mia madre. Non capivo se fosse arrabbiata o stupefatta ma.. un pianoforte?
-cosa? un pianoforte? di che parli?- chiesi alzandomi di scatto e scendendo di corsa i gradini.
-i fattorini del negozio di musica lo stanno lasciando in salotto. non mi avevi detto che ne avevi comprato uno e, soprattutto, non sapevo che avessi tutti questi soldi.-
-mamma, non ho comprato un bel niente.- dissi.
-aspetta, c’è un bigliettino.-
-che un bigliettino? cosa c’è scritto? arrivo subito.- corsi verso l’uscita.
D’un tratto ci fu silenzio e mia madre trattenne il respiro.
-mamma, è tutto okay?- chiesi.
-Justin.- disse poco dopo.
-cosa Justin?-
-sul bigliettino c’è il suo nome.-
A quelle parole mi bloccai di colpo. Era come se le mie gambe, dopo aver sentito il suo nome, si fossero rifiutate di camminare, come se avessero avvertito il pericolo e volessero tenersi lontane.
Il telefono mi scivolò dalle mani, finché un tonfo riempì l’aria circostante.
Qualche istante dopo la porta della palestra si spalancò e dei passi si fecero sempre più vicini e, sicura che fosse Izzy, mi tranquillizzai un po’.
Solo quando la porta sbatté, avvertendomi che si fosse chiusa, vidi Justin avanzare verso di me.
Gli occhi mi si velarono di lacrime e sentivo di non avere più forze.
Perché lui era li? Perché non c’era Izzy al posto suo? Perché quel pianoforte? E quel biglietto? Cosa c’era scritto?
-che ci fai qui?- chiesi con voce tremante.
Lui mi si avvicinò, facendo diminuire ad ogni passo la distanza tra i nostri corpi.
-Izzy mi ha detto tutto.- pronunciò poco dopo, fermandosi quando la distanza iniziava a farsi pericolosa.
-tutto cosa?- chiesi mentre mi passavo il dorso della mano sulle lacrime che però continuavano a scorrere.
-mi ha detto della chiamata di stamattina..-
-che importanza ha?- chiesi.
-ce l’ha, eccome.- disse lui avanzando di un passo.
Avrei voluto farne uno indietro, e poi un altro, e un altro ancora, fino a ritrovarmi a debita distanza da lui. Avrei voluto correre via, proprio come quando era tornato da Londra, ma non potevo, era arrivato il momento di affrontare le cose.

 
**
HO AGGIORNATO!

SO CHE SONO PASSATI 15 GIORNI DALL'ULTIMA VOLTA CHE HO AGGIORNATO, E MI DISPIACE DAVVERO TANTO, MA, RIPETO, NON HO UN MINUTO LIBERO, A STENTO SONO RIUSCITA A TROVARE QUELLO PER SCRIVERE QUESTO CAPITOLO, QUINDI, PER FAVORE, CAPITEMI.

Il capitolo in realtà l'avevo scritto venerdì. Avevo un estremo bisogno di scrivere, così ho buttato giù il capitolo in meno di un'ora (penso che si possa vedere dai risultati molto scadenti), ma poi, ovviamente, non ho avuto il tempo di rivedere, quindi ho aspettato prima di postarlo.
So che fa schifo anche dopo averlo rivisto, ma è il massimo che sono riuscita a fare. 

Ad ogni modo ringrazio tutte quelle che leggono e recensiscono, quelle che trovano anche solo il tempo per leggere, quelle che hanno la storia nelle preferite e\o seguite, quelle che non si stancano mai di leggere e quelle che aspettano con pazienza anche se ultimamente passa tantissimo tra un capitolo e un altro.
Mi dispiace davvero tanto, scusatemi!

Ah, se vi va, passate a leggere l'altra fan fiction che sto scrivendo, la trovate qua: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2140215

Sono ancora ai primi capitoli.

 
  
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