Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Lily97    27/11/2013    9 recensioni
Annie Cresta è una ragazza del Distretto 4, lo stesso dal quale proviene il bel Finnick Odair, il giovane affascinante mentore che, nei 65esimi Hunger Games, vinse all'età di 14 anni.
Lei lo ritiene un ragazzo superficiale, attaccato più alla fama e alla sua bellezza che alla vita, eppure quella è l'unica facciata che Odair lascia trasparire.
Capitol City non è un luogo che realmente assicura un totale cambio di vita ai vincitori; gli abitanti dei Distretti rimarranno sempre tali e la Capitale non mancherà mai di ricordarlo.
"Prima le signore.. Annie Cresta"
Il mondo si fermò per la ragazza. Sentiva il suo nome rimbombare nelle sue orecchie e nella bocca di tutti. Si voltò, incrociando lo guardo terrorizzato di sua sorella.
Non poteva scoppiare a piangere, non davanti a lei.
Quante possibilità aveva di vincere contro altre ventitré persone, molte delle quali letteralmente superiori a lei?
Zero.
Chi avrebbe potuto aiutarla?
Solo un nome.
Finnick Odair.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2
-Lapidazione-



Tornò a casa irritata per il pessimo incontro.
Immaginò che quasi tutte le ragazze del suo Distretto avrebbero pagato oro per trovarsi da sole sulla spiaggia con Finnick Odair mezzo nudo. Pure sua sorella, quando il nome usciva in quale discorso, si interessava e gli occhioni grigi spalancati s'illuminavano di una luce sospetta.
Annie no. Non avrebbe mai apprezzato una persona a cui interessava solo della sua immagine riflessa, di Capitol City e del suo stupido tridente d'oro.
Allungò la strada diretta a casa passando per una via secondaria, che la portò a costeggiare un tratto di mare.
Restò ferma, con la brezza soffice che le accarezzava la pelle e le faceva ondeggiare i capelli ramati. Si perse nello splendido colore arancio del sole nel mare: era più che sicura che non sarebbe mai esistito nulla di più bello di quella visione.
Le sarebbe piaciuto poter rimanere là in eterno, ma consapevole di aver tirato per le lunghe, si affrettò verso casa.
Al tavolo, dietro ad una fetta di pane imburrato e una tazza di latte fumante, l'aspettavano sua madre e suo padre, mentre Ocean era comodamente acciambellata in un angolo, leccando la sua fetta colma di marmellata di prugne.
“Ciao” li salutò con un sorriso mesto, sedendosi e afferrando un coltello.
“Hai di recente attaccato qualcuno a suon di sassi?” chiese innocentemente sua sorella.
Annie la guardò male. La voce era arrivata in casa e non solo ad Ocean.
“Hai preso a sassate Finnick Odair!?” la interrogò pungente sua madre.
“A sassate!” ripeté Annie esterrefatta. Non poteva credere che il ragazzo avesse davvero messo in giro una voce così banale e piuttosto idiota.
“Allora?!”. Suo padre la guardò con cipiglio severo.
Davvero credevano che lei avrebbe potuto fare una cosa simile? Certo, le era passato per la mente, ma solo ed esclusivamente per un millesimo di secondo, quindi si sarebbe potuto affermare che fosse innocente.
“Assolutamente no! Ci ho solo parlato”. 
Il sopracciglio di Ocean si alzò lentamente. “Immagino che si diverta a tagliarsi lo zigomo da solo”.
La maggiore sbuffò. “Possibile. E comunque, avrebbe potuto benissimo prenderlo al volo. Se si è fatto male è solamente colpa sua” sbottò "Potrebbe nascondere anche un lato masochista che nessuno conosce".
Quando il padre fece per ribattere, scattò in piedi. “Non ho intenzione di stare qui a discutere su Finnick Odair!” e sputò quel nome come se fosse veleno “Vado a cercare le perle.. se vuoi venire Ocean muoviti. Non ho voglia di aspettare tre anni solo per te” e detto questo uscì di casa.
Si sedette sui gradini e appoggiò il mento sui palmi. Nei giorni vicini alla Mietitura, in casa tutti diventavano più irritabili, quindi non poteva dare la colpa a nessuno. Forse solo a sua sorella, ma esclusivamente perché si divertiva a farlo.
Mentre l'aspettava, le passò accanto Nereyde. Era abbastanza bella, con i capelli biondo miele ricci e gli occhi azzurri.
“Ehi Annie! È vero che hai picchiato Finnick Odair?” sogghignò.
La ragazza non poté che alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa. “Cerca solo attenzione”.
L'amica rise “Beh, c'è riuscito perfettamente” disse “a Distretto ormai tutti non fanno che parlarne”
Annie rimase a bocca aperta. “Che cosa?!!” esclamò incredula.
Non poteva essere stato così idiota da farlo sapere a tutti. Evidentemente -ancora una volta- aveva sottovalutato il quoziente intellettivo del biondo.
Nereyde annuì. “Se il mio nome fosse stato nella bocca di Odair come il tuo in questo momento, sarei la ragazza più felice di Panem!” sogghignò.
“Ti assicuro che non è così” commentò l'altra, alzandosi quando finalmente la sorella si degnò ad uscire di casa.
Ocean vide Nereyde e le sorrise. “Hai sentito?!” squittì.
La ragazza annuì. “Ti conviene tenertela stretta e soprattutto proteggerla dalle mille ragazze che troverete alla Piattaforma” l'avvisò prima di andarsene.
Ocean ghignò sotto i baffi.
“Non è divertente questo. Per niente” sibilò Annie.

 
<>

La Piattaforma in realtà non lo era affatto.
Più che altro assomigliava ad un lunghissimo pontile di legno, largo al massimo tre metri, che si estendeva due o tre chilometri dalla costa.
I ragazzi del Distretto 4 che finivano la scuola -appena raggiunti i diciassette anni- erano indirizzati là, dove li attendevano due anni di raccolta di perle e conchiglie, finché non raggiungevano i diciannove anni, dopo i quali sarebbero potuti andare a fare il lavoro che desideravano.
In base alla loro bravura e alla loro padronanza dell'apnea, venivano affidati a diverse sezioni della Piattaforma.
Il pontile era diviso in ventisette settori. Il primo partiva dalla costa e comprendeva qualche metro del pontile. Là erano assegnati i nuovi arrivati che non riuscivano a trattenere per molto tempo il respiro e quindi non potevano avventurarsi in profondità. A loro era affidata la ricerca di paguri o piccole conchiglie che si trovavano a riva.
Il secondo andava dal metro 3 al metro 6 e così via.
Nonostante fosse arrivata da poco, le sue straordinarie abilità di nuotatrice le avevano fatto scalare velocemente vari settori della Piattaforma, fino a raggiungere il ventiseiesimo. Era una piccola vittoria personale che si portava orgogliosamente dietro.
Quando le due sorelle Cresta arrivarono sulla spiaggia, tutte le ragazze presenti si voltarono nella loro direzione, scambiandosi gomitate poco celate.
“Che sguardi di fuoco..” commentò la piccola, sorridendo.
“Sta zitta” ringhiò Annie. Si sforzò di avanzare senza dar peso alle occhiatacce e, soprattutto, senza voltarsi ed incenerirle una ad una.
Lasciò sua sorella vicino ad alcuni giovani e si incamminò verso la sua postazione.
Prima che riuscisse a raggiungerlo, una voce fin troppo nota la riscosse dai suoi pensieri: Finnick Odair, circondato da uno stormo di ragazze, esibiva il minuscolo taglietto sullo zigomo.
“..e poi le ho detto che non sarei potuto uscire con lei. A quel punto ha preso un sasso grande come un mio pugno e..”
“Odair!!” esclamò Annie ferocemente, avvicinandosi.
Fortunatamente era riuscita a bloccarlo prima che iniziasse a descrivere la sua furia animalesca nel colpilo ripetutamente con il fantomatico macigno.
Il ragazzo si voltò nella sua direzione e le sorrise, per nulla spaventato dal timbro pericoloso del suo ringhio.
“Annie che piacere..” soffiò.
Lei lo ignorò. “Vai in giro a dire che ti ho lapidato?” gli chiese a bruciapelo, con i palmi che pizzicavano. Aveva una voglia matta di tirargli un pugno su quel naso perfetto ma si controllò, constatando che sarebbe stato alquanto controproducente, poiché non era molto piacevole prendere a manate qualcuno senza riportare il minimo danno.
Finnick esibì un sorriso angelico, ma Annie trovò il tentativo decisamente patetico: gli sarebbe servito ben altro per entrare nelle grazie della Cresta.
“Ma tesoro, non so di cosa tu stia parlando” le rispose candidamente.
Annie sbuffò. “Ovviamente. E non sono il tuo tesoro” e se ne andò.
Non impiegò molto per sentire i passi svelti di qualcuno che la seguiva.
“Non mi aspetti?” le domandò lui, affiancandola.
“No”.
Non capiva perché sentisse l'impellente bisogno di stressarla anche mentre lavorava.
Capendo che la giovane non si sarebbe mai bloccata, le scivolò davanti. Il sorriso sghembo era ancora dipinto sul suo volto angelico, contornato da perfetti boccoli biondo miele.
“Ce l'hai con me?” chiese.
Annie era esterrefatta. "Scusa?! Dovrei fartela io questa domanda! Non è colpa mia se le ragazze del Distretto mi odiano per colpa di quel.. quel graffietto che hai sulla guancia!!"
Finnick sorrise. “Non ti odiano” cercò di rassicurarla “sono solo gelose. Come non esserlo?” domandò tronfio.
La ragazza scosse il capo, chiudendo gli occhi per evitare di stringergli le mani intorno al collo.
"Ecco perché mi irriti" commentò e se ne andò, camminando ancora più velocemente di prima -con pochi risultati dato che il giovane la raggiunse senza sforzo.
“Tu dove lavori?” le chiese.
Ad Annie sembrava un bambino che faceva tante domande e non aspettava risposte.
“Al ventisei”
“Al ventisei? Davvero? Accidenti, devi essere proprio brava. Io non ho avuto l'opportunità di venire alla Piattaforma” commentò.
Un po' le dispiacque per come si stava comportando. A volte dimenticava che era stato strappato alla famiglia per partecipare agli Hunger Games a soli quattordici anni. Sicuramente dopo l'Arena, la vita dei vincitori cambiava radicalmente.
“Non ti sei perso niente di che, in realtà” replicò "Se vuoi puoi sempre farlo oggi, se non hai altri impegni" sottolineò l'ultima parola con un po' di cattiveria. Mai abbassare la guardia con Finnick Odair.
Il volto del ragazzo si illuminò . “Perfetto! Allora ci immergiamo insieme!”
Cosa?
Le ci volle qualche attimo per rielaborare la frase nel cervello. Non voleva assolutamente lavorare con Finnick Odair. Il suo consiglio si estendeva a tutti i settori eccetto il suo.
“Non dovresti partire da qualcosa di più semplice?”.
Finnick mangiò la foglia e sogghignò. “Non serve. Sono un eccellente nuotatore”.
Sconfitta, si avvicinò al suo settore. Non voleva cambiarsi davanti a lui, ma non vide altre alternative.
Tenendogli rigorosamente la schiena, si tolse il vestito azzurro che le scivolò lungo le gambe snelle senza rumore.
Rimase in un costume scuro, aderente: la parte sopra le circondava il seno dolcemente, sottolineandone le curve perfette. Per tutta la cucitura erano poste piccole conchiglie argentee. La parte sotto era più pratica. Nessuna conchiglia o perlina. Solo, sul davanti, un nastro che la stringeva sui fianchi e ricadeva in un fiocco semplice.
Si voltò verso Finnick e lo colse ad osservarla.
Avvampò e gli tirò una pacca su un braccio. “Stupido!” esclamò, imbarazzatissima. “Non ti cambi?”.
Accennò col capo ai pantaloni del ragazzo.
Lui fece spallucce. "Se li togliessi non mi rimarrebbe nulla sotto e non sarebbe nemmeno una brutta visuale! Se tanto ci tieni.." e iniziò ad armeggiare con i bottoni.
"NO!" gridò Annie, bloccandogli le mani e portandole in alto. Facendo ciò, però, i loro corpi si accostarono pericolosamente, tanto che la ragazza riuscì a percepirne il calore.
D'altra parte, Finnick, alzando lo sguardo, scoprì che l'intera pelle del naso e delle guance della giovane era cosparsa da minuscole efelidi spruzzate qua e là.
"Non c'era bisogno di urlare" le soffiò sulle labbra.
Annie si scostò, turbata e rossa in volto e si tuffò in mare.










 
   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Lily97