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Autore: hilaryssj    03/05/2008    10 recensioni
Re-maik della storia di Linsday. Nihal e Sennar sono ritornati nel Mondo Emerso con la loro figlia, Lorelyne. Il sacrificio di Sheireen non è bastato, le otto Terre sono ancora in pericolo. Non toccherà a Nihal salvarlo questa volta...
Genere: Romantico, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Una scelta importante

 

Sbuffai sonoramente lasciandomi cadere sul letto del mio alloggio. Era quasi ora di pranzo.

Quelle poche ore con Saveria mi avevano letteralmente sfinita. Erbologia era una materia che detestavo, ma con Soana era quasi sopportabile. Saveria invece era talmente fredda ed impassibile da farmi odiare qualsiasi cosa potessi fare insieme a lei.

Dopo tutta quella fatica, non ero riuscita a concentrarmi sulla faccenda di Dohor come invece avrei dovuto, secondo le mie priorità.

Non volevo vedere mio nonno sulla forca per colpa di quel re da strapazzo!

Esalai un respiro più lungo degli altri e mi issai a sedere. Senza i miei genitori, Ido era la persona a cui ero più attaccata. Vederlo morire sarebbe stato…

Non riuscivo neanche ad immaginarlo e, in tutta franchezza, non ci tenevo.

Sentii le trombe risuonare per tutta l’Accademia come una carica di cavalleria. Veniva annunciata l’ora di pranzo.

Secondo l’etichetta di corte, che veniva assurdamente osservata anche ai piani alti di quell’enorme edificio dove risiedevo, mi sarei dovuta cambiare d’abito. Scrollai le spalle ed uscii dalla stanza con lo stesso vestito di quella mattina. Non avevo la benché minima intenzione di piegarmi ancora una volta al volere dei supremi. Io seguivo i consigli di mio nonno, non gli ordini del Generale dei Cavalieri di Drago.

Dicono che l’adolescenza, soprattutto fra i sedici e i diciotto anni, abbia la tendenza a rendere i giovani più violenti, meno docili, e in perenne contrasto con i propri tutori.

Ebbene, cominciavo a pensare che quella teoria fosse vera.

Chi mi impediva alla mia età di indossare abiti che detestavo? Chi mi obbligava a studiare formule magiche che non suscitavano mio interesse alcuno? Chi mi impediva di uscire dall’Accademia?

Dopotutto, non era mia madre quella che, all’età di sedici anni, era entrata protestando in quell’edificio? E ora era Cavaliere di Drago.

Perché io non potevo?

Cosa avevo io di diverso?

Niente, per l’appunto.

Ero stufa di vivere come una carcerata. A malapena avevo visto la città in cui da anni risiedevo. Tutta questa clausura mi stava facendo impazzire.

Basta!

Avevo assolutamente bisogno di confidarmi con qualcuno. E che vadano al diavolo tutti se mi beccavano ad infrangere un’altra stupida regola!

Avevo bisogno di lui.

 

Mi recai nella sala da pranzo dove solitamente mangiavamo io, mio nonno, Soana e altri pochi nobili, amici intimi del Generale. Aprii la porta e vidi che tutti avevano già preso posto e aspettavano solo me. Non era la prima volta e non mi sentii in dovere né di essere imbarazzata né tanto meno di scusarmi con i presenti.

Per questo incassai molte occhiate di rimprovero, compresi gli occhi grigi e furenti di Ido.

Senza neanche avere l’accortezza di salutare mi avviai a gran passo verso il Generale, che sedeva a capotavola, e, accompagnata dagli sguardi sconcertati dei nobili (tra cui Saveria), mi accovacciai accanto a mio nonno esibendo solo un leggero inchino con la testa.

Per evitare la sua sfuriata che sentivo arrivare, mi affrettai a discolparmi… o a chiedere perdono.

“Sono terribilmente dispiaciuta per l’accaduto di oggi, nonno. Non volevo disubbidirti.” Mormorai tentando di ingrossare gli occhi a tal punto da renderli lucidi. Ero piuttosto brava a suscitare il senso di colpa nelle persone.

“Lo so, Lorelyne. Tuttavia non voglio che risucceda.” La sua voce rimbombava in tutta la sala, autoritaria, obbligando quasi a rendere partecipi tutti. Per mia vergogna che ero decisa a non far trasparire. Orgoglio, niente più.

“Non ne ho alcuna intenzione.” Risposi da brava ragazza di buona famiglia “Per questo ora sono qui, per chiedere il tuo permesso.”

Mi fissò, guardingo, con un sopracciglio alzato.

“Il permesso… per cosa?” mi domandò sulla difesa.

“Oggi posso pranzare nella mensa con gli altri allievi?” sputai senza mezzi termini. Dritta al punto.

“No.” Mi negò con altrettanta decisione.

“Avanti. Solo per oggi. Voglio solo parlare un po’ con il mio amico… sai, quello che conosce anche mia madre…”

Parve irrigidirsi. Poi si rilassò e sospirò.

“Se stai con lui… allora posso concedertelo.” Cedette.

“Si!” esultai scattando in piedi e baciandolo sulla guancia barbuta.

“Ma appena suona la fine del loro pasto voglio che ritorni nei tuoi alloggi. Non intralciare il loro addestramento, per cortesia.” Mi ammonì.

“Assolutamente, nonno!” risposi con enfasi e mi avviai felicemente alla porta dalla quale ero entrata poco prima.

“Ehm, ehm…” gracchiò Ido, bloccandomi sulla soglia.

Sospirando silenziosamente, mi voltai ed assunsi l’aria della brava bimba che dà la buona notte a tutti.

“Vi auguro buon appetito, signori. Mi assento solo per oggi e vi prego di scusarmi.” Salutai con un inchino ed uscii.

Praticamente volando, attraversai tutti i corridoi e varie scale che separavano le due ali, raggiungendo con un leggero affanno i battenti della mensa. Davanti non vi era appostata alcuna sentinella, per mia fortuna.

Entrai cercando di non attirare troppi sguardi, ma fu inutile.

L’intera mensa, prima riempita dal vociare di centinaia di allievi, ora risultava solo vibrare di respiri concitati nel silenzio più assoluto. Tutti mi fissavano con occhi sgranati come fossi la regina in persona.

Costeggiai la parete accennando un timido sorriso che venne ricambiato da tutti i presenti in maniera troppo esagerata. Abbandonando per un momento il loro cibo sui vassoi, gli allievi si alzarono dalle panche, seguendo le movenze dei maestri, e s’inchinarono al mio cospetto.

Evitando una sfuriata che sarebbe stata decisamente fuori luogo in quel momento, ricambiai il saluto che Rowel mi aveva cortesemente porto in segno di rispetto e, con un lieve cenno della mano, concessi a tutta la sala di ritornare a ciò che stavano facendo prima che arrivassi io.

Nonostante tutto, molti non mi staccarono gli occhi di dosso e, mentre mi avviavo con fare disinvolto verso la coda che aspettava di ricevere la propria porzione, non mancarono alcuni sussurri sul mio conto che percepii da qualche gruppetto.

 

“E’ la figlia di Nihal… ma che diavolo ci fa qui?”

“E’ la nipote acquisita del Supremo Generale… questa mattina era nell’arena che si allenava con Rowel…”

 

Sorrisi tra me e me. Ne avevano di cose da dire sul mio conto. Non che me ne importasse più di tanto…

Afferrai il vassoio dal tavolino laterale e mi misi dietro un ragazzo poco più alto di me ma decisamente più muscoloso. Constatai avesse poco più di un anno di vita in più di me.

Con mia sorpresa lo vidi girarsi, abbastanza sudato da apparire reduce da una lunga corsa, spostarsi e inchinarsi profondamente, toccando il ginocchio per terra e la testa bassa.

Serrai le mani a pugno, tremando di furia.

Anche gli altri in fila seguirono il suo esempio e si scostarono leggermente, tanto da creare una via verso il punto in cui distribuivano i viveri.

Dannazione!

“Insomma, basta con questi inchini! Sono stufa di tutti questi convenevoli… alzatevi, ve ne prego.” Dissi sbuffando e alzando gli occhi al cielo.

Il ragazzo che poco prima mi stava davanti alzò la testa, notevolmente dispiaciuto, e si alzò da terra mestamente.

Gli altri fecero altrettanto, anche se non smisero di fissarmi.

Notando la sua confusione, gli sorrisi.

“Piacere di conoscerti. Io sono Rory, e tu?” mi presentai offrendogli la mano da stringere.

Con notevole imbarazzo, riuscì a parlare: “Lieto di fare la vostra conoscenza, milady. Il… il mio nome è Orpheius.”

“Sono altrettanto lieta di conoscerti, Orpheius. Ti prego… chiamami Rory e dammi del tu.”

“C-certo.” Rispose con lieve incertezza. Prese la mia mano e la girò, baciandomi il dorso.

Mi strappò un sorriso la sua goffaggine. Capii quasi immediatamente che non era di sangue nobiliare, anche se con quel baciamano tentò di nasconderlo.

Fissai tutti gli altri della fila e cortesemente li incitai a non badare a me.

“Prendete pure la vostra porzione. Io farò la fila, come tutti.” Sorrisi per confortarli, ma non servì a niente.

Sbuffando, afferrai il mio vassoio, le posate e il tozzo di pane dal cesto per avviarmi a passo di marcia fino alla distribuzione.

Il servo mi passò con mani tremanti una ciotola piena di zuppa dall’aria poco invitante. La presi comunque e, senza badare ai mormorii e sussurri degli allievi, mi diressi al tavolo più in ombra di tutti, dall’altra parte della sala, nell’angolo. invitante.  mani tremanti una ciotola piena di zuppa dall'

 

Eccolo lì!

 

Lo vidi seduto al tavolo con la mano davanti alla bocca per non scoppiare a ridere, completamente rosso in viso. Ero felice che almeno qualcuno si divertiva… alle mie spalle.

Feci una smorfia irritata e presi posto di fronte a lui pur sapendo che con quel gesto avrei scatenato altri pettegolezzi.

“Ciao” lo salutai indecisa se essere adirata per i suoi modi sfrontati o se ridere con lui.

“Buongiorno, Lorelyne… o dovrei dire milady…” rise ancora.

Incrociai le braccia al petto e misi il broncio facendogli una linguaccia decisamente poco signorile.

“Va bene, va bene… ciao, Rory.” Si corresse asciugandosi una lacrima dagli occhi e riprendendo fiato.

“Sono lieta di vederti così vivace, oggi.” Lo imbeccai.

“Dai, scusa… è solo che…” e si rimise a ridere “Vedere i miei compagni così imbarazzati non capita tutti i giorni.”

Voltai la testa con finto risentimento.

“E poi… tu che cerchi di familiarizzare con loro…”

Pazzesco!

Nemmeno era riuscito a finire la frase che già si piegava in due dalle risate.

“Ok… piantiamola, adesso. Sono qui perché ti devo parlare di una cosa importante.” Gli dissi sussurrando.

Anche lui si ricompose e si sporse in avanti per sussurrare.

“Una cosa importante? Di che si tratta?” 

Mi lasciai sfuggire un sorriso davanti al suo interesse. Di tutti, lì dentro, era il solo che mi prendesse davvero sul serio.

“Ho notato che ultimamente c’è stato un po’ di movimento qui, soprattutto ai piani alti dell’Accademia…” gli spiegai.

Vedendo il suo sguardo accigliato, continuai.

“Temo che ci siano dei problemi non poco trascurabili.”

“Un momento.” Mi interruppe “Hai di nuovo origliato?” mi chiese incrociando le braccia al petto.

Gli sorrisi con innocenza.

“Bè, stavolta non è stata del tutto colpa mia. E’ stato un caso fortuito…”

Tentai di spiegargli. Lui annuì con disappunto. “Un caso fortuito, eh?”

“Sì, passavo casualmente davanti allo studio di mio nonno e… bè…”

Gli raccontai tutto, vuotando il sacco. Mi sentivo come uno dei grandi messaggeri che portava una notizia di vitale importanza al generale delle guardie reali.

“Dohor? Ido teme un colpo di Stato da lui?”

“Così sembra.”

“Ma per quale motivo? Insomma, non mi pare che fossero rivali tuo nonno e il Re…”

Lo vidi riflettere per parecchio tempo mentre io mangiavo quella brodaglia senza gusto, pensierosa. Una delle pochissime cose che avrei rimpianto se fossi divenuta allieva era sicuramente il cibo.

Mi venne quasi da ridere vederlo così assorto. L’alta fronte corrugata, i capelli neri dai ricci arruffati e gli occhi color nocciola posati a fissare il tavolo; non mi ero mai accorta di quanto fosse cresciuto in quei due anni di addestramento.

Presi ad ammirare con finta distrazione il profilo del mento pronunciato scendendo poi lungo la linea del collo all’attaccatura delle spalle dove i muscoli guizzavano al minimo movimento. Sotto la divisa di maglina pensai che ci fossero nascosti dei bei pettorali.

Mi vergognai quasi subito di quei pensieri poco consoni alla situazione e mi affrettai a distogliere lo sguardo dal suo corpo maledettamente perfetto.

“Ascolta, Rory… io non penso ci sia da preoccuparsi. Naturalmente Ido saprà come agire a fin di bene, soprattutto perché, con tutte queste piccole guerre, la sola cosa che ci manca è una rivoluzione all’interno della nostra stessa Terra.” Espose la sua teoria come fosse la sola risposta plausibile.

Con il rossore delle mie guance che si dissolveva velocemente, lo imbeccai con convinzione: “Messa su questo piano, la tua teoria sembra reggere, ma non è di mio nonno che bisogna preoccuparsi, ma di Dohor.”

A quel nome ebbe un sussulto.

“Sei matta a parlare in questo modo, Rory? Dohor è il re di questa Terra… se ti sentissero le guardie saresti messa agli arresti immediatamente!” mi sussurrò, minacciandomi.

Credeva che non ne ero al corrente?

“Ragiona un attimo, Jona. Ido e Dohor non si sono mai visti di buon occhio. Dal primo giorno che quel ragazzino di buona famiglia mise piede in questo palazzo fino ad oggi, sul trono. Povera regina Sulana… che gli dèi l’abbiano in gloria per essersi maritata con un essere tanto viscido!” sputai senza ritegno sul governo del mio stesso popolo.

Badai bene dal parlare a bassa voce, ma la rabbia cresceva ad ogni sillaba che pronunciavo.

Non dimenticherò mai la storia del nostro sovrano, quando sfidò mio nonno ad un combattimento dal quale ne uscì illeso per miracolo. Stupido bambino viziato e orgoglioso!

Le mani strette a pugno sul tavolo presero a tremarmi per l’ira che non riuscivo a mascherare. Non gli avrei permesso di uccidere mio nonno.

Jona mi afferrò i polsi con dolcezza, quasi per tranquillizzarmi, e prese a massaggiarmeli amabilmente.

“So che sei preoccupata per Ido, Rory, ma non ce n’è alcun motivo. Vedrai che saprà gestire la questione senza problemi...”

Lo fissai. Scossi la testa ritraendo le mani dalle sue e portandomi le braccia incrociate al petto. I miei occhi si riflettevano nei suoi, bruciavano e non li mossi finchè Jona non abbassò lo sguardo. Volevo che mi ascoltasse, che almeno lui mi credesse.

Non ero una bambina. Non lo ero!

“Sono stanca, Jona. Non immagini quanto.” mormorai sciogliendo quella posa poco comoda. Le mani scivolarono in grembo e lo sguardo seguì il loro movimento.

“Ti fanno studiare, eh?” mi imbeccò con ironia.

“No... non è questo.” Dissi mentre scandagliavo la mensa con gli occhi. “Tutti mi trattano come fossi nobile, ma non lo sono. Inchini, ossequi, etichetta... io non voglio tutto questo. Non... non è questo il mio mondo, Jona, e non è questo che voglio.”

“Certo che lo è.” mi sorrise “Hai vissuto tutta la tua vita così... trovo difficile credere il contrario.”

“Non capisci, Jona. Non voglio vivere di pizzi e grandi ricevimenti. Mia madre è un Cavaliere di Drago, mio padre combatte sulle linee nemiche usando la magia... e io cosa faccio? Non riesco a trovare il mio posto, ma so che non è qui.”

Le parole mi fuoriuscirono come un fiume in piena. Stavo sfogando la mia tristezza e, man mano che le frasi prendevano consistenza, cresceva la voglia di fare ciò che da un po’ avevo in mente.

“Voglio vederci chiaro. Dohor non può spodestare mio nonno solo per il gusto di vincere una battaglia conclusasi anni fa. La sua è solo voglia di vendetta... e io non gli permetterò di rovinare la pace della sua stessa terra.”

“Rory... non puoi pensare di fermarlo... sei solo una ragazzina!”

Maledizione!  

“Non sono una ragazzina, Jona! Ho sedici anni e non sono stupida. Tanto meno ho voglia di rimanere ancora rinchiusa fra queste quattro, soffocanti mura, mentre là fuori succedono stragi in cui i miei genitori sono immersi fino al collo. Non ce la faccio, Jona... non chiedermi di stare ancora immobile a far niente perché non ci riesco!”

Notai come il suo viso s’incupiva e la fronte aggrottarsi. A volte, constatai, assomigliava proprio a mio nonno...

“Spiegami che diavolo vuoi fare, allora.” Quella frase suonò più come un ordine che come una resa.

Sapevo che non avrebbe mai e poi mai acconsentito a quello che avrei voluto fare. Lo sapevo fin troppo bene...

“Voglio uscire da qui... e voglio rivedere i miei genitori.” sussurrai. Attesi la sfuriata che si sarebbe scatenata.

“Non stai dicendo sul serio, vero?”

Annuii. Questo lo mandò in bestia.

“Ma sei pazza? Ido ti ammazzerà davvero, questa volta! E poi...” la strigliata fu interrotta dalla forte melodia delle trombe che segnalavano la fine del rifocillamento e del riposo. Ringraziai mentalmente ogni singolo trombettiere e mi ripromisi di non imprecare più contro di loro quando mi svegliavano di buon ora, al mattino. Dopotutto, mi avevano praticamente salvato la vita...

Non lo lasciai nemmeno finire di sfuriare a bassa voce che scattai in piedi, come per dichiarare chiusa quella discussione.

“No, Rory... te ne prego...” m’implorò bloccandomi per un polso.

Con rabbia mi accorsi che quel gesto e quella frase detta a voce troppo alta scatenò una serie di mormorii e di occhi strabuzzati fra gli allievi dell’Accademia ancora in sala mensa.

Mi voltai per guardarlo e, riluttante, mi accostai a lui per sussurrargli ad un soffio dall’orecchio.

“Non cambierò idea, Jona. Sei l’unico qui dentro che ancora mi tratta per quella che in realtà sono.” continuai, togliendogli ancora una volta il diritto di proferir parola “Stanotte sarò là, nell’ala Ovest, solito posto. Ti aspetterò al rintocco della prima ora di domani.”

Non so cosa mi prese. D’improvviso non mi curai più di tutti gli sguardi che mi sentivo puntata addosso. Gli posai un leggero bacio sulla guancia, una cosa che non avevo mai fatto in vita mia con nessuno fuorchè mio nonno. Tuttavia, non me ne pentii.

“Qualunque sia la tua decisione, spero di rivederti, Jona.”

La sua presa si sciolse dal mio polso, la sua immobilità sbigottita mi permise di lasciare la mensa.

Non mi importava più di niente. La mia scelta ormai era presa.

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Continua...?!

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Rieccomi, ragazzi! Sempre in "leggero" ritardo, ho postato anche il quinto capitolo ^^
Ormai dovrete abituarvici XDDD
Ad ogni modo, volevo chiedervi come mai avete recensito in così pochi nel capitolo precedente...
Forse non vi piace come ho voluto continuarla?
Fatemelo sapere, vi prego!
Comunque... avete capito chi è Jona? L'avete riconosciuto? XD
Se la risposta è "no", allora andate a rileggervi le Cronache del Mondo Emerso. ^^
Spero ne siate rimasti sorpresi^^
Traquilli... ho ancora parecchi assi nella manica, oltre questo, per stupirvi.^^
O almeno, lo spero...
Ps: "La prima ora di domani" si riferisce a mezzanotte.^^

Ringrazio:

- Scheggia94: Grazie infinite per la tua recensione. Sono felice che il continuo sia di tuo gradimento! Continua a seguirmi... Bacioni!
- miss miyu 91 : Eccola qui!!! Sempre, eh? Mi segui in tutto e per tutto... Non sai quale immenso piacere!! ihih... grazie, tesoro! Sei unika! kiss

Linsday mi ha pregata di salutarvi tutti quanti e di mandarvi un grosso, affettuoso abbraccio!^^

Un bacio anche da parte mia!

Hilary




  
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