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Autore: Rie_James    27/11/2013    1 recensioni
Beh, niente, è una storia per lo più inventata, ma con l'aggiunta di qualche evento reale. Nemmeno io so la trama precisa. Vi posso dire semplicemente che è la storia d'amore tra Duncan James ed una sua fan. Spero vi piaccia ^^
Leggete e recensite, mi raccomando!
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Duncan James, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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BUONSALVE! 8D Come vaaa? Vi sono mancata? (E una voce dal pubblico rispose “Manco un po’!”)
Chiedo scusa se ci ho messo gli anni a scrivere questo capitolo, ma mi era venuto un blocco e non riuscivo ad andare avanti! >.< Poi venerdì scorso sono andata al concerto dei Blue a Roma e l’ispirazione è ritornata (grazie anche al fatto che ero tra le prime file e che sono riuscita a parlare con Lee che ha apprezzato il disegno ed il cartellone che avevo fatto per loro *^* MUORO) ♥
Come promesso, questi bei ragazzacci sono finalmente diventati personaggi ufficiali della storia! Mi dispiace averci messo tanto, ma poi capirete perché era tanto necessario dilungarsi sulla storia di Gabriella :3
Boh, spero vi piaccia :D Grazie a chi legge, chi segue, chi aggiunge a preferiti, ma soprattutto a chi recensisce! ^^ ♥
xoxo
Rie♥
 

4. You Bring Out The Best In Me



Un mese dopo.
Un sabato come tanti. Gabriella non era andata scuola: non aveva sentito la sveglia e, anche se ce l’avesse fatta col tempo a prepararsi, non se la sentiva di andare a scuola. Era passato un mese dalla morte del padre e lei si sentiva cambiata. Faceva le cose con molta meno voglia del solito e aveva deciso di non avere più contatti con nessuno di quelli che, per un motivo o per un altro, avevano deciso di sparire dalla sua vita. In pratica aveva contatti solo con Alex e con le sue compagne di classe. Di tanto in tanto qualcuno la contattava su Facebook, le chiedeva come stava, cosa stava facendo in quel momento, esprimeva il suo dispiacere per l’accaduto e la conversazione terminava lì. E quando succedeva, ripensava a quella scena di lei, che correva davanti al letto di suo padre, con lui steso sopra senza vita. Lo fissava a lungo, gli accarezzava la mano ed un sussulto la colpiva al tatto di questa tanto era gelida mentre lo guardava con gli occhi chiusi, immobile e deformato dai medicinali che stava prendendo da qualche mese. Non sembrava nemmeno più lui, se non dagli occhi, che anche da chiusi avevano quell’aria dolce che il padre era solito perdere quando perdeva il controllo. E più lei lo guardava, più sperava di vedere la pancia di Joe alzarsi ed abbassarsi per la respirazione; ma la pancia non si muoveva, le spalle rimanevano al loro posto e dal naso non usciva aria. Eppure, lei continuava a sperare che all’improvviso un piccolo movimento le permettesse di vederlo ancora vivo, ma non accadeva nulla … Così lei era scoppiata a piangere mentre gli stringeva ancora forte la mano gelida e gliel’accarezzava piano con il pollice.
Quell’immagine le ritornava spesso in testa, e quando succedeva, spegneva il computer dicendo di avere da fare e cominciava a disegnare. Era l’unica cosa che la calmava.
Quel sabato per l’appunto, non voleva andare a scuola, ma non riusciva a riprendere sonno, così si alzò dal letto, prese il suo iPod, la sua matita, la gomma, un foglio e prese a disegnare. Impostò la riproduzione casuale in attesa che le venisse l’ispirazione: l’iPod passò “Breathe Easy”. Si ricordò di quando, il giorno dell’operazione, era capitata dopo tanto tempo che non la sentiva. Quella canzone le piaceva molto, così accese il computer e cominciò a cercare qualche altra canzone dei Blue. Ne ascoltò molte, e più ne ascoltava, più questo gruppo cominciava a piacerle. Il sole non era ancora del tutto sorto, ma continuava a non avere sonno.
Aprì una pagina di Wikipedia e digitò sul programma di ricerca ‘Blue’. Dopo aver visto le biografie degli altri tre, si soffermò sulla biografia del quarto, il suo preferito: Duncan James, Duncan Matthew James Inglis all’anagrafe. Nato a Salisbury il 7 aprile 1978, Duncan cresce solo con la madre, Fiona Inglis, e i nonni materni in seguito all’abbandono del padre …
Quelle prime due righe di biografia la colpirono molto. Duncan era sempre stato il suo preferito, anche quando era più piccola e non riusciva nemmeno a riconoscere i Blue in televisione, ma mai si sarebbe aspettata di avere una storia simile a quella del cantante.
Continuò ad ascoltare canzoni e continuava a ritrovarsi sempre di più in quei testi; era strano per lei: le era sembrava quasi che degli estranei le stessero raccontando la sua storia, le sue emozioni, i suoi sentimenti.
Mentre continuava ad ascoltare la musica, il sonno si impadronì di lei, così decise di tornare nel letto a dormire. Si stese nel letto infilandosi sotto le coperte, fissò per un po’ il soffitto come faceva sempre quando rifletteva …
***
Cinque anni dopo.

- Non posso crederci che tra tre giorni compirai 20 anni! - disse Alex
- Eppure sì, è così. Cresco anche io, sai?- ridacchiò Gabriella – E poi lo dici come se tu fossi tanto più grande! Hai solo otto mesi in più a me!
- In ogni caso, sono comunque più grande di te, Gab! E prenditi questo regalo, ADESSO, se non vuoi che me lo riprenda!
- Beh, a meno che non sia Duncan James imbustato, potrò sopravvivere anche senza! – ridacchiò. – E poi il mio compleanno non è oggi! Perché devo prenderlo ora?
- Ah… Beh, di certo Duncan non uscirà da qui però … Potrebbe sempre uscir fuori qualcosa che ti porterà da lui, no? – disse con un sorrisetto da furbetta stampato in faccia.
Erano passati cinque anni dalla morte del padre di Gabriella e dall’inizio della sua passione per i Blue. E per tutti e cinque gli anni, non aveva mai abbandonato la passione per quel gruppo, ma soprattutto per Duncan James, il suo preferito dei quattro, quello che le ricordava tanto se stessa per le loro storie comuni.
- No, aspetta … Cosa?!
Alex rise con un’espressione quasi diabolica in volto. Gabriella sgranò gli occhi.
- No, non ci credo … Non puoi…
- Ah-ha! … - ridacchiò sventolandole la busta davanti agli occhi.
- Non è possibile …
- Buon compleanno anticipato, Gab … - sorrise e le consegnò la busta.
Gabriella aprì la busta dalla quale prese due biglietti gialli, dalla forma rettangolare.
- Questo è da parte mia e dalle ragazze della tua classe del liceo… - sorrise Alex.
- A-Alex … M-ma questi sono … Sono i … Sono i biglietti del concerto dei Blue!!
Alex ridacchiò.
- Le ragazze oggi non potevano venire, ma ti fanno gli auguri … Purtroppo nessuna di noi ti può accompagnare, ma ho già parlato con Julie … Ha detto che verrà lei con te!
Gabriella l’abbracciò fortissimo, con gli occhi che le brillavano dalla felicità ma che stava abilmente riuscendo a frenare. Erano cinque anni che era ossessionata da quei quattro, e per quei cinque anni aveva sempre sperato di riuscire ad andare ad un loro concerto, senza però mai riuscirci.
- Capirai che, siccome il concerto è il giorno del tuo compleanno, era necessario darti ora il regalo, no? – sorrise.
- Ti voglio bene, Alex.
- Anche io, Gab … Stiamo crescendo bene, e se io lo sto facendo è solo grazie a te, che mi ispiri a fare del mio meglio … Credimi se ti dico che tuo padre sarebbe più che fiero di te.
- Grazie … Davvero.
- Tu e tua sorella partirete domani – sorrise guardandola.
- D- Domani?- la guardò con gli occhi sgranati che brillavano sempre di più.
- Già – sorrise - … Anche se il concerto è tra due giorni, abbiamo pensato che fosse più comodo per voi partire da subito.
- Non … Non so … Davvero, non so cosa dire!
- Non devi dire niente! È il nostro regalo per ringraziarti di ciò che fai per noi – l’abbracciò di nuovo.
- Grazie … Grazie di cuore! – disse commossa.
***
Il giorno dopo, le due sorelle presero due linee di metro, arrivarono alla stazione, presero il treno e arrivarono all’hotel dove, dopo aver fatto il check-in, salirono nella loro camera e si stesero sui loro letti.
- Che strano – disse Gabriella interrompendo il silenzio – … di solito io non faccio altro che contare i giorni che mancano al mio compleanno man mano che si avvicina … Invece stavolta non riesco a fare a meno di contare le ore che mancano al concerto! – ridacchiò.
- Non è strano … Sei solo fissata, è normale!
- Hey!! – le lanciò il cuscino in faccia, ma Julie fece in tempo a parare il colpo.
- Che c’è? – rise – Vorresti forse dire che non è vero? Che non sei dipendente dai quei quattro?
- No, lo ammetto, è vero … Ma tu non puoi capirne il motivo … Tu la chiami ‘fissazione’, e non hai tutti i torti a farlo … Ma la realtà è che non so nemmeno io cosa sia. So che da quando me li hai fatti scoprire, mi sento rinata. Le loro canzoni, i loro testi, le loro storie … Mi danno la forza di andare avanti. E non esagero nel dirlo. Soprattutto quando ho scoperto che Duncan … - Julie la interruppe.
- Sì, sì, lo so, me l’hai detto … ‘soprattutto quando ho scoperto’ bla bla bla ‘che Duncan e il padre’ bla bla bla ... E’ inutile ripeterlo, me l’avrai detto centinaia di volte!! – ridacchiò insieme a Gabriella.
- Lo so, scusa … E’ che è davvero difficile da spiegare questo strano sentimento, questa sensazione che provo nell’ascoltarli.
***
Gabriella indossava dei jeans stretti, una canotta azzurra con su scritto “I ♥ London” ed un cardigan rosso da sopra, Julie un mini-dress blu bottiglia con sotto dei leggins. Si erano ritrovate per miracolo in prima fila ed erano praticamente a pochi centimetri dal palco.
Il concerto inizia: le fan urlano in preda al delirio, si intravedono i flash delle macchine fotografiche intervallati dalle luci psichedeliche del palco; come sottofondo parte la prima canzone, We’ve Got Tonight. Entra Antony, seguito a ruota da Simon … Pochi istanti dopo entra Lee ed infine, eccolo.
Duncan era entrato per ultimo, quasi l’avesse fatto apposta per farle aspettare di più.
Sapeva che Duncan fosse bello, l’aveva visto talmente tante di quelle volte in foto e in video che ormai sapeva ogni sua minima caratterista nei minimi dettagli … Sapeva bene di quanto potesse essere perfetto quel ragazzo, dai capelli biondo cenere all’insù; gli occhi azzurri con qualche sfumatura di verde chiaro, che ricordavano molto il colore del mare limpido come lo si trova solo in posti come i Caraibi; il fisico scolpito ricoperto dai tanti tatuaggi; le labbra rosee e carnose di cui ricordava ogni singola venatura … Sapeva tutto nei dettagli, eppure non poteva immaginare di quanto quel ragazzo fosse ancora più bello dal vivo: le era quasi sembrato che potesse superare la perfezione.
I quattro cominciano a cantare, accompagnati dalle centinaia di fan (in piena crisi ormonale) che ricordavano tutte le parole come se le avessero scritte di proprio pugno.
Parte la seconda canzone, Bubblin’. Gabriella non riusciva a togliere gli occhi di dosso da Duncan: non faceva che fissarlo, in tutti i suoi dettagli, probabilmente temendo che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui l’avrebbe potuto ammirare così da vicino. Mentre i quattro ballavano, Duncan si girò improvvisamente verso la ragazza e la guardò sorridente mentre continuava a cantare, come se nulla fosse.
Gab incrociò il suo sguardo e in quel momento arrossì e pregò che lui non se ne fosse accorto e che il suo rossore potesse essere camuffato dalle luci che roteavano sul palco … Improvvisamente, Duncan si accovacciò di fronte a lei e le tese la mano dal palco, mentre ancora sorrideva.
Nel notare la scena, Lee si lasciò scappare un sorrisetto malizioso, ma continuò a cantare nel tentativo di non farsi notare: conosceva bene il suo amico, e sapeva che, una volta adocchiata una ragazza, si buttava subito per provarci.
Gab sgranò gli occhi, si mise una mano in petto e si guardò intorno per assicurarsi che non avesse frainteso e che la mano non fosse tesa a qualche altra fan, ma fu subito rassicurata da un dolce sorriso di Duncan che ridacchiando continuava ad aspettarla proteso verso di lei.
Le ginocchia cominciarono a tremarle, il respiro si faceva pesante e quasi si sentiva di svenire mentre allungava anche lei la mano verso il cantante che l’aiutava a salire sul palco mentre Julie riprendeva il magico momento della sorellina quasi commossa sotto lo sguardo omicida delle altre fan che avrebbero voluto essere al posto di Gab.
Il ragazzo ballò con lei e, ogni qualvolta ripartiva il ritornello “ I don’t see nothing in you and me bubblin’ ”, l’attirava a sé con una giravolta facendo quasi dimenticare alla ragazza come si respirasse. Lei lo guardava in tutti i suoi splendidi particolari, sperando di che non fosse un sogno, perché se così fosse stato, non si sarebbe mai voluta svegliare.
Continuava a guardarlo: le guance, la bocca carnosa, il naso perfetto, gli occhi chiarissimi, i capelli pettinati all’insù, la barba leggermente incolta sul viso squadrato, i pettorali, i muscoli delle braccia che sembrava fossero state scolpite da uno scultore e completamente ricoperte dai tatuaggi … Le sembrava di guardare quelle immagini con cui aveva bombardato la memoria del suo computer, solo che le immagini erano in 3D e HQ … E in più percepiva il tatto di Duncan sulla propria pelle e questo le dava i brividi. In realtà sperava solo di non essere diventata pazza a percepire quelle sensazioni.
Finita la canzone, Duncan le baciò la mano e poi le diede un bacio sulla guancia:
- Grazie per esserti prestata da ballerina – sorrise
- F-figu…. Figurati! – rispose imbrarazzatissima.
- Balli bene, complimenti … Beh, ci becchiamo dopo – le disse ammiccante e l’aiutò a scendere dal palco mentre le fan continuavano a fissarla con sguardi omicidi.
***
Il concerto finisce, le luci del palco si spengono e si accendono quelle dell’edificio. Gab ancora non poteva credere a quello che le era successo … Julie la guardava, mentre la sua sorellina aveva lo sguardo perso nel vuoto.
- Gab, ci sei? Sei ancora tra noi? Terra chiama Gab! – ridacchiò.
- Eh? Cosa? Che c’è?
-Nulla, mi chiedevo semplicemente se avessi dovuto chiamare mamma per dirle che ti avevamo persa o se eri ancora tra noi – rise di gusto facendo arrossire la sorella.
- E dai, smettila! È normale che io reagisca così: non so se te ne sei accorta, ma ho tipo ballato con il mio idolo che per me è anche il ragazzo più bello di questo mondo! E non so se hai anche messo in conto che è la prima volta che l’ho visto dal vivo e da così vicino!!
- Dai, su, non te la prendere! – ridacchiò Julie – Miss Permalosità, non se la prenda con me se lei al momento risulta più imbambolata di un bambino davanti ad una pioggia di caramelle!
- Beh, si da’ il caso che per me quella non era una pioggia di caramelle!! … ERA UN DILUVIO UNIVERSALE di caramelle, claro?! – disse imbarazzatissima facendo ridere la sorella. Poi rise anche lei.


L’edificio era ormai vuoto, deserto: erano rimaste solo loro, praticamente davanti al palco. Una guardia si avvicinò alle due sorelle:
- Signorine, devo chiedervi di uscire.
- Sì, un momento solo –rispose Julie.
- Ci dia il tempo di prendere le nostre cose, di riavvolgere il cartellone e ce ne andiamo.
- Già ve ne andate? – intervenne una voce proveniente dalle spalle delle due ragazze – Ed io che speravo di dover rimanere per fare qualche foto con qualche bella ragazza … - disse con una voce che faceva trasparire chiaramente la sua espressione sorridente.
Gabriella conosceva benissimo quella voce. L’avrebbe riconosciuta tra mille. E d’altronde, come avrebbe potuto essere diversamente?
Le due si girarono di scatto e si ritrovarono Duncan che sorrideva ad entrambe. Julie sgranò gli occhi e guardò velocemente la sorellina, augurandosi non fosse morta sul colpo.
Gab lo guardava, ferma e immobile, con le gambe che le tremavano e i brividi addosso che le fecero venire la pelle d’oca.
- Ciao! – disse Duncan con un sorrisetto sghembo che fece saltare un battito al cuore di Gab – Non si preoccupi, stanno con me.
“L’ha detto davvero?” pensò Gab tra sé e sé.
- Oh, ok. Con permesso, Mr. James.
- Prego – rispose lui sorridente, poi si girò verso le due – Ciao ragazze!
  
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