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Autore: imgeorgiarose    27/11/2013    1 recensioni
«Mi dispiace Jennifer, ma se non prendi almeno una B alla prossima verifica non passerai l'anno.»
No, non poteva averlo detto.
Se fossi stata bocciata i miei non mi avrebbero fatto partecipare a xfactor, era quello il nostro patto.
Mi ero impegnata per quell'audizione, e pensavo che sicuramente sarei passata ai bootcamps, poi agli home visit, sarei arrivata in finale e avrei vinto, per poi diventare famosa.
Sapevo che era quello il mio destino.
Sapevo di essere nata per diventare famosa.
Sapevo di essere nata per essere qualcuno.
«Mi impegnerò, glielo prometto.»
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.

«Mi dispiace Jennifer, ma se non prendi almeno una B alla prossima verifica non passerai l'anno.»
No, non poteva averlo detto.
Se fossi stata bocciata i miei non mi avrebbero fatto partecipare a xfactor, era quello il nostro patto.
Mi ero impegnata per quell'audizione, e pensavo che sicuramente sarei passata ai bootcamps, poi agli home visit, sarei arrivata in finale e avrei vinto, per poi diventare famosa. 
Sapevo che era quello il mio destino.
Sapevo di essere nata per diventare famosa. 
Sapevo di essere nata per essere qualcuno.
«Mi impegnerò, glielo prometto.»
Dissi veramente determinata a prendere un buon voto per la prima volta in quell'anno.
Uscii dall'aula di matematica e mi diressi verso il mio armadietto, numero 214, Jennifer Malik.
Avevo 17 anni e frequentavo il penultimo anno alla London High School, ero capitano delle cheerleaders e, ovviamente, la ragazza più popolare della scuola. Si, la solita puttanella che se la fa con i ragazzi più fighi, o almeno così volevo far credere.
La verità è che fingevo soltanto, tutti i ragazzi mi sbavavano dietro e io facevo la zoccola, ma non ero in quel modo, recitavo la parte della troia, ma ero una verginella, e la cosa più triste era che me la facevo sfottendo le ragazze più piccole proprio perché erano vergini. 
La mia vita non era sempre stata bella come tutti pensavano, se andava tutto bene era solo perché avevo avuto la forza di reagire.
Quando avevo dodici anni ero vittima di bullismo e in seguito sono diventata autolesionista, finché non sono arrivata in ospedale: ho tentato il suicidio, ma Dio ha voluto che continuassi a vivere, così mi feci forza e in due anni diventai il tipo di ragazza che piaceva alla gente. 
Se ero cambiata fu anche grazie al mio migliore amico, Louis Tomlinson, eravamo vicini di casa e ci conoscevamo praticamente da sempre, anche perché sua sorella Lottie era la mia migliore amica da una vita. 
Louis sapeva quanto ci tenevo a partecipare a xfactor e se non mi avrebbe dato una mano con quella schifo di matematica me la sarei presa, infondo era un anno avanti e quelle cose avrebbe dovuto conoscerle.
Non potevo non partecipare ai provini, era il mio sogno diventare una star internazionale e si sa che i sogni si realizzano, no?
Quello che sapevo per certo era che io un giorno avrei duettato con Justin Drew Bieber. 
Si, ero una Belieber, ma ovviamente non lo sapeva nessuno tranne Lou, Lottie e mio fratello, Zayn. In quella scuola non andava di moda avere un idolo e io avevo una reputazione da difendere. Ma come potevo non amare quel canadese dagli occhi color nocciola? Anche i nostri nomi erano perfetti insieme, Jennifer e Justin, Justin e Jennifer, J&J uniti da una sola passione:la musica. 
Ero una ragazza sentimentale, in fondo chi era vergine alla mia età?  Ma che colpa avevo se desideravo che la prima volta fosse speciale?
Mi guardai allo specchio che avevo attaccato all'armadietto, mhh non ero davvero niente male. 
Tirai i miei capelli rosso fuoco, simili a quelli di Ariana Grande e abbinati perfettamente con la mia divisa da cheerleader, in una coda alta e mi ripassai l'eye-liner che era ormai sbiadito, chiusi l'armadietto e andai in mensa, mi diressi al mio solito tavolo. Il tavolo dei "vips", dove sedevano le cheerleaders, la squadra di football, e tutti quelli più popolari. 
Il capitano della squadra di football non era il mio ragazzo, bensì quello di Lottie. Perché vi starete chiedendo, ve lo spiego subito: perché era il mio fighissimo, bellissimo, rompicoglionissimo fratellone. Salutai i due piccioncini che stavano pomiciando come facevano di solito e loro, scocciati, ricambiarono il saluto.
«Boo, devo parlarti.»
Dissi sedendomi accanto a Lou e tirandolo da un braccio per farlo girare verso di me.
Stava parlando con Liam, migliore amico di mio fratello, che balbettò qualcosa di incomprensibile dopo avermi fatto il verso.
«Giorno anche a te Payne.»
Mi fece un sorriso falso e si voltò dall'altro lato, prendendo a parlare con i suoi compagni di squadra. Presi il vassoio di Louis e cominciai a mangiare le patatine.
«Ehi! Sono mie!» 
«Non più, adesso ascoltami, babbuino.» Sbuffò e continuai a parlare. «Devi darmi una mano in matematica.»
Mi guardò negli occhi per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere come il menomato. 
«Cazzo ridi? Ebete!»
«Jen lo sai anche tu che faccio pena a scuola, come fai a chiedermi una cosa del genere?» Disse tra una risata e l'altra.
Era proprio scemo, ma non così! Li conosceva già quegli argomenti.
«Ma ti prego, boo, la Shelley ha detto che mi boccia se non prendo almeno B! E sai cosa succede se mi bocciano. Sai quanto ci tengo. Ti prego, non puoi non aver imparato niente con tutte le volte che hai copiato! Ti prego, ti prego, ti preeego!» Lo implorai.
«Vorrei aiutarti, Jen, ma davvero faccio schifo e lo sai!»
Mi alzai per andare via, ma decisi che dovevo giocarmi l'ultima carta.
Mi abbassai e sussurrai con voce sexy al suo orecchio «Dai Tomlinson, se mi fai questo favore, poi magari ci divertiamo un po'..» dissi accarezzandogli la coscia.
Come potevo provarci col mio migliore amico, che oltretutto era l'unico che sapeva che ero ancora una povera verginella?
«Con me non attacca, Malik.»
«Bene.» presi il suo vassoio e mi allontanai, le sue parole mi fecero fermare, ma non mi voltai a guardarlo. «E ora dove vai?» chiese scocciato.
«A trovarmi un altro migliore amico, Tomlinson.» cominciai a camminare senza sapere davvero dove andare. 
Non ci potevo credere, non voleva aiutarmi. 
Mi sedetti sulle scale e continuai a mangiare le patatine, aspettando che il mio migliore amico venisse a riprendermi.
Quando passarono un paio di minuti e di Louis non c'era traccia mi arresi e dovetti trovare un'alternativa.
Poi mi venne un'idea geniale: Harry Styles, il tipico secchione sfigato della scuola con degli occhiali alla patty, i capelli tirati indietro col gel e che si vestiva peggio di mio nonno. Non aveva amici a scuola e all'ora di pranzo se ne stava seduto sempre sotto il solito albero in cortile, così decisi di andare da lui, senza pensare a come la mia reputazione si sarebbe potuta rovinare.
Arrivai davanti all'albero, e lui era lì. 
«Styles!» Lo chiamai.
Si voltò verso di me confuso, di sicuro stava pensando che fosse tutto un sogno. Così mi avvicinai e mi sedetti accanto a lui, intenzionata a pranzare con il mio futuro tutor di matematica.
 
 
SWAAAG.
Finalmente ho pubblicato 'sto prologo! :'D
Sono due ore che sono qui a rileggere e cercare di dare un nome alla storia e tadààà, ci sono riuscita.
E' la prima fanfiction che pubblico e non credevo ci volesse così tanto tempo.
Spero che dopo tutta questa fatica almeno la legga qualcuno cwc. 
Dall'introduzione si può pensare che Jennifer partecipi a xfactor nella stessa edizione dei one direction, ma in questa ff i one direction non esistono, sono normalissimi ragazzi che frequentano l'ultimo anno di scuola.
Adesso non so più che scrivere, però, per favore, se leggete recensite, ditemi se la storia vi ha incuriosito, così almeno capisco se vale la pena di continuare o no.
Abbiate pietà pls.


-Ari.
 
  
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