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Autore: FeelingWeird    27/11/2013    3 recensioni
"[...]Io sono Helen.
Una ragazza particolare, strana.
Una ragazza con i capelli blu, un piercing al labbro inferiore sinistro e uno sul naso. Pure i lobi dilatati.
Un maschiaccio, in sostanza. Mi fa schifo tutto quello che in qualche modo possa sembrare femminile.
Vestiti, ballerine, gonne...ma soprattutto tutte le cose rosa, a meno che non siano chitarre o bassi.
Io sono Helen, e l'amore mi ha rovinato la vita."
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Scott Raynor, Tom DeLonge
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inutile dire che, la persona che ci beccò quella sera, fu proprio la madre di Tom. Nonostante furono passati dei giorni mi risuonavano ancora le sue parole in testa:

"Cosa cazzo succede qui?
Helen?
Non posso crederci!
Fuori da casa mia, immediatamente. Voi due non vi vedrete mai più, mai!"

 

E come potevo biasimarla, io e Tom eravamo cugini...due cugini non potevano di certo stare insieme. Forse era giusto così, anche se faceva incredibilmente male. Non vederlo era come essere torturati. In quei giorni sembravo quasi morta, non volevo vedere nessuno. A volte Josie e Mark entravano nella mia stanza per chiedermi come stavo e io non rispondevo. Li lasciavo uscire poco dopo insoddisfatti. Non avevo voglia di parlare, avrei voluto parlare solo con lui. Passavo la maggior parte del mio tempo ad ascoltare la sua musica, solo per sentire la sua voce. Ascoltavo e piangevo. Non sapevo che fare senza di lui, ero persa. In quei giorni decisi che era arrivato il momento per me di lasciare Poway. Se fossi rimasta sicuramente prima o poi l'avrei rivisto e avrebbe fatto troppo male. Dovevo andarmene. Controllai gli arei, sarei andata in Inghilterra. Per fortuna mi ero messa da parte dei soldi tempo prima in caso di emergenza. Erano in una cassaforte, ero sicura che nessuno li avesse toccati. Iniziai a preparare la valigia cautamente, non avevo ancora detto niente a nessuno. Volevo evitare le classiche scenate sul fatto che sarei potuta benissimo rimanere, cosa che non era vera. Mark e Josie erano usciti, quindi nessuno avrebbe potuto vedermi. Mentre stavo mettendo la mia roba nella valigia trovai una sua maglietta. Una di quelle che preferivo e che avevo già usato in precedenza: quella della Hurley arancione. La presi delicatamente in mano, come se fosse qualcosa di fragile. E in quel momento in realtà la cosa fragile era il mio cuore. Come un flashback mi passarono davanti tutti i momenti felici che avevamo passato insieme. Iniziarono a pizzicarmi gli occhi, strinsi forte a me quella maglia. Era incredibile come una situazione quasi perfetta si fosse ribaltata in pochissimi giorni. Ciò mi faceva credere che avessi qualcosa di sbagliato, continuavo a stringere quella maglia e a pensare che senza di lui niente sarebbe andato nel verso giusto. 
"Le cose andranno sempre bene se saremo insieme, giusto?"
Ecco che i ricordi continuavano a traforare la mia mente, il dolore era assurdo ma non potevo continuare a logorarmi dentro, dovevo finire la mia valigia. Dovevo finire la mia vita a Poway, iniziarne una nuova, lontano. Girai la testa per caso e lo vidi sulla finestra della mia stanza. Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, come le prime volte. Stavo seriamente andando in panico.
"Tom? Che ci fai qui?"
Immediatamente mi venne incontro baciandomi con voga:
"Quanto mi sei mancata."
terminò poi. Anche a me era mancato, e sicuramente mi sarebbe mancato nei giorni a venire... Non potevo sparire così. Dovevo dirglielo, ma come? Le parole mi si intrecciavano nella gola impedendomi di parlare. Per un attimo tolse lo sguardo da me:
"...una valigia?"
Pure il suo tono era maliconico: aveva già capito tutto. Chinai la testa e mormorai:
"Scusa.."
Spalancò gli occhi:
"Non puoi andartene!"
disse alzando leggermente la voce.
"Non posso rimanere Tom.."
"Perché no?!"
Mentre la mia voce si abbassava ad ogni battuta di un tono, la sua invece faceva l'esatto contrario.
"Non possiamo stare insieme. Tua madre ci ha scoperto, tu non dovresti essere qui. Non dovevamo metterci insieme, è sbagliato. Non possiamo!"
Notai che si stava un po' alterando:
"Ma io ti amo!"
Questa volta quelle due parole non mi fecero affatto bene. Furono come una pugnalata al cuore, sanguinavo dentro.
"Anche io ti amo..."
dissi facendo scendere infine una lacrima.
"No. Se mi amassi veramente rimarresti qui!"
Stetti zitta per qualche istante, fin quando lui non lanciò un oggetto per terra frantumandolo in mille pezzi.
"Fanculo!"
urlò poi uscendo dalla stanza. Allora cominciai a chiamarlo:
"Tom!"
ma lui non rispondeva e continuava a camminare velocemente verso la porta d'uscita. Lo seguii:
"Tom, ti prego. Non andartene."
Stava per aprire la porta d'entrata, quando improvvisamente si fermò e si girò verso di me. Per un attimo pensai che avesse capito, ma erano solo illusioni.
"Io sarei rimasto sempre perché ti amo più di qualsiasi altra cosa. Sei tu quella che se ne sta andando, Helen."
e dopo questo se ne andò. Fu allora che scoppiai sul serio. Possibile che non capiva? Lasciarlo era la decisione più dura che avessi mai preso, ma dovevo farlo. Ciò non significava che non lo amassi, anzi. Lo amavo, eccome se lo amavo. E per questo ci stavo morendo dentro. Ero persa senza di lui, e andarmene dopo una discussione avrebbe fatto ancora più male. Avrei voluto baciarlo un'ultima volta ma come al solito evidentemente mi ero spiegata male, lui non aveva capito e..se n'era andato. Ma solo fisicamente, dal mio cuore non andava via ed ero sicura che nessuno l'avrebbe mai mandato via. Nessuno sarebbe stato come lui, così speciale, così diverso. Decisi di andare fuori e fumarmi una sigaretta. Non lo facevo ormai da tempo, non ne avevo più bisogno, lui era diventato il mio sfogo ma..adesso? Lui non c'era più, e quindi forse il fumo sarebbe riuscito a calmarmi almeno un pochino, di certo non quanto sarebbe riuscito a farlo lui. Intanto le lacrime continuavano a scendere, non riuscivo a fermarmi o forse semplicemente non volevo. Il dolore almeno riusciva a farmi capire che tutto quello accaduto fosse reale, e non solo un sogno. In quel momento vidi una chioma bionda passarmi davanti, vedevo sfocato per colpa delle lacrime ma riuscii comunque a capire chi fosse, di nuovo lei, di nuovo Holly.
"Non esiste il per sempre felice e contenti, amore."
e detto ciò se ne andò, quasi soddisfatta. Mai avrei voluto dirlo ma effettivamente aveva ragione. Buttai la sigaretta a terra, mi asciugai le lacrime e tirando un bel respiro profondo tornai in casa. Fu allora che entrarono Mark e Josie:
"Come stai Helen?!"
subito mi chiesero. Feci un misero sorriso, uno di quelli falsi che stava a significare:"sto morendo dentro, ma non preoccuparti", loro evidentemente mi conoscevano troppo bene per crederci. Mi fecero sedere sul divano e Josie andò a prepararmi qualcosa di caldo, Mark invece rimase accanto a me.
"Abbiamo visto Tom nei paraggi..."
Solo al suono del suo nome ricominciai a piangere, sembrava quasi impossibile! La stessa persona con cui non potevo vivere mi stava uccidendo. A quel punto il mio amico aprì le braccia e mi strinse a sè.
"Sfogati Hel, io sono qua con te.."
disse accarezzandomi la testa. Come avrei fatto senza di lui? Gli volevo un bene dell'anima, mi aveva sempre aiutato in ogni situazione. Se c'era un problema, andavo da lui e parlavamo. Poi iniziava a fare il coglione e riusciva a farmi sorridere. Prima o poi avrei dovuto dirgli che avevo intenzione di lasciare tutto ma mi sembrava quasi di fargli un torto. Eravamo molto uniti, ci sarebbe rimasto male. Però ci sarebbe rimasto peggio se fossi sparita senza dirgli nulla...così dopo essermi ripresa mi staccai con l'intento di dirglielo. Sospirai, e prima che lui iniziasse a farmi uno dei suoi discorsi filosofici lo fermai:
"Mark. Io me ne vado.."
La sua reazione non fu delle migliori. Iniziò col sbarrare gli occhi, poi mugnugnò ed infine chinò la testa senza dire nulla.
"Perché?"
riprese poi.
"Perché...perché è giusto così. Non c'è più posto per me qua. E' giunto il momento per me di cambiare, andare via e farmi una vita nuova."
A quel punto Josie irruppe nella stanza e anche la sua faccia era parecchio sconvolta. Non disse nulla, si limitò a darmi la mia tazza di thè caldo, poi si sedette anche lei sul divano. Nessuno diceva niente, l'aria diventava sempre più triste ed io a stento riuscivo a non piangere. Pochi giorni prima ero piena d'amore e di gioia, adesso mi ritrovavo senza niente. Mi alzai ed andai in camera mia ancora standomene zitta. Fu allora che piansi di nuovo, ce l'avrei veramente fatta da sola? Ero una persona debole, avevo paura di stare sola. Avevo bisogno di qualcuno con me, ma non potevo di certo chiederlo! Sarebbe stato un gesto egoista ed io non lo ero. Continuavo a far cadere quelle lacrime amare sul mio cuscino, ma poi mi bloccai sentendo aprire la porta. Immediatamente feci finta di niente, ma era inutile: gli occhi gonfi, il viso rigato, il trucco sciolto...si capiva perfettamente che avevo pianto. Era Josie.
"Hey...io vengo con te."
Mi aveva letto nel pensiero per caso? Non potevo permetterglielo:
"Ma..Mark.."
"Tranquilla"
disse porgendomi un fazzoletto:
"Lui è d'accordo con me, non ti posso lasciare da sola in un momento così delicato. Io vengo con te Helen!"
La cosa mi tranquillizzava un pochino, avevo soldi a sufficienza per entrambe. Ormai la decisione era stata presa:
"Quando partiamo?"
"Anche adesso se vuoi."
Allora mi alzai un'altra volta ed andai a prendere i soldi, erano ben nascosti e tenuti al sicuro grazie ad un lucchetto. Aprii lo sportello e con grande stupore notai che non c'era più niente. Com'era possibile? Nessuno sapeva dove fossero, ma soprattutto nessuno sapeva che ci fossero. E allora come mai non c'era più niente? Josie mi mise una mano sulla spalla, chiuse lo sportello e mi riportò a sedere. Io continuavo ad interrogarmi: Dove diavolo erano finiti i soldi? Finché non mi venne in mente l'episodio di mia madre quando fu caduta, aveva detto che stava cercando delle foto di famiglia ma..stranamente cercava proprio vicino a dove tenevo i soldi. Possibile che la sua mente fosse stata così crudele? Tutto coincideva, il giorno dopo quell'accaduto era il giorno del concerto. Non avrebbe più avuto nessuno in casa, così avrebbe potuto cercare per bene i soldi e poi sparire: come ha fatto. Ma ancora non era risolto il fatto di come avesse saputo dove fossero i soldi. Passarono i minuti, ma niente. Non riuscivo proprio a spiegarmelo.
"Ho un'idea!"
disse Mark entusiasto.
"Qui vicino c'è un bar, hanno anche delle slot machine...so che è folle ma non si sa mai dove gira la fortuna! Potremmo provare."
Lo guardai perplessa e scoppiai a ridere: quella era sicuramente una risata isterica. Non avrebbe funzionato, non avevo mai avuto fortuna in niente figuriamoci nel gioco!
"Non avrebbe senso."
continuai poi.
"Provare non costa nulla."
E fu così che mi lasciai convincere da quell'idea stramba. Dopotutto non avevo niente da perdere, quindi prendemmo gli ultimi spiccioli che ci rimanevano e andammo in quel bar. Con molta poca voglia mi diressi verso le slot ed inserii i soldi. Tirai quella leva...ovviamente non uscii niente. Iniziavamo bene.
"Dai Hel, non mollare."
Mi incitavano i miei due amici, ma purtroppo io avevo già mollato molto tempo prima...senza di lui non aveva molto senso continuare. Il dolore mi assaliva ancora una volta, ma dovevo sembrare più forte anche se era evidente che non lo fossi. Continuai per due, tre, quattro volte...e via dicendo ma non vinsi nulla. Eccola, era l'ultima moneta che mi rimaneva. Tirai un bel respiro profondo rassegnata, non avrei di certo vinto. La mia vita non sarebbe cambiata, sarei rimasta lì a Poway. La inserii, appoggiai la mano sulla leva e la strinsi forte. Misi tutta la mia speranza su quella leva, avrei voluto che lui fosse lì con me. Insieme avremmo potuto farcela. Tirai un altro sospiro, era inutile perdere tempo. Chiusi gli occhi, e a quel punto sentii un'altra mano posarsi sulla mia. Aprii gli occhi di soprassalto, avevo riconosciuto quella mano: era lui. Non mi aveva lasciato, ancora una volta era lì con me per aiutarmi. "Scusami Helen. Hai ragione, tu devi andare...e io voglio che tu vada quindi tentiamo insieme un'ultima volta." Annuii sorridendo e finalmente tirammo giù quella leva. L'ansia iniziava a prendere il sopravvento, avrei vinto? O sarebbe stata un'ennesima delusione? Ero convinta fosse la seconda ma mi sbagliavo. Appena vidi accendersi tutte le luci della slot machine e iniziare a cadere i soldi sorrisi. Mi girai verso di Tom e anche se entrambi eravamo tristi perché avremmo dovuto lasciarci ricambiò il sorriso. Ci baciammo: un bacio tenero. Uno di quei baci d'addio che si sognano le ragazzine, quello dei film. Un bacio pieno di passione, d'amore...ma anche di tristezza e nostalgia. Non serviva uno stupido "ti amo", in quel momento quel bacio parlava al posto nostro.
Quel bacio ci unì più che mai.
Fu l'ultimo bacio che diedi all'amore della mia vita.

 
 

"Give me your lips and with one kiss we begin."




Angolo di giulss:
E' finita! A dirvi la verità mi dispiace un po'...mi mancherà questa storia! 
Adesso però tocca a voi dirmi se vorrete il seguito oppure no, quindi quando recensite scrivetemi anche se lo volete :3
Grazie mille a tutti, mi avete fatta sentire apprezzata per una volta. Può sembrare esagerato, ma ogni vostro commento mi riempiva di felicità!
Grazie grazie e ancora grazie! <3
  
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