Ciao a tutti!
Oggi finalmente inizio a postare questa fan fiction. Ma prima devo dire alcune cosette.
Questa storia è nata principalmente grazie ad Eclipse. Si perchè grazie a questo libro -TheRaVen- ed io abbiamo iniziato a passare nottate intere a sviscerare ogni singola riga di ogni pagina per capire che cosa sarebbe potuto accadere in Breaking Dawn. Perciò le nostre teorie sono la principale, se non sostanziale, fonte di questa fan fic.
Grazie Ale per le tue idee geniali, per le patatine, per le occhiaie e per il sonno perso, per le risate, per Fire&Ice, per il Lex (smuahahah solo grazie a noi potevano cambiare!), per il nastro rosso e per tutto il resto!
Sei il mio cervello, perciò ti devo davvero tanto.
Spero di non deluderti con questa fan fiction, sii clemente e ricorda che non è facile scrivere tutto quello che abbiamo teorizzato, soprattutto perchè sto maledetto Jacob prende il sopravvento e scrivo cose che non vorrei scrivere ihih
Altro grazie va a Pinefertari85 perchè mi ha fatto da Beta e perchè, come sempre, se non ci fosse lei non posterei mai le mie fan fiction. Anzi se non ci fosse lei non avrei mai iniziato a scrivere nulla XD
Detto ciò, direi di iniziare col primo capitolo. Spero vi piaccia e confido nei vostri commenti ^^
Through the Fire [Jacob Breaking Dawn]
CAP
1 Lonely Werewolf
Ero
terribilmente assetato. Quando avevo deciso di vivere sotto forma di
lupo non
avevo pensato agli svantaggi. Niente più sofferenza umana,
questo era stato il
mio unico pensiero. Ma il mio corpo aveva dei bisogni, bisogni ai quali
dovevo
rispondere.
Il
cibo era il mio principale problema, gli animali crudi non mi erano mai
piaciuti.
Non
ero mai stato schizzinoso, ma andare in giro per l’Alaska ad
uccidere come un… animale,
mi irritava, non lo sopportavo.
Mi faceva sentire sempre meno umano. Mi faceva sentire… un
mostro. Come loro. Come lui.
Non
potevo pensare oltre, non potevo permettermi di pensare a lei, nemmeno da lupo.
Raggiunsi
un ruscello e fui immediatamente dissetato dall’acqua fredda
che mi scorreva
lungo la gola. Gelida, come tutti loro.
Dannazione,
ogni cosa qui mi ricordava loro… ogni cosa mi gridava:
vampiro, ecco quello che
sarà. Fredda. Assetata. Morta.
Istintivamente
mi gettai in acqua ed attraversai in fretta il fiume.
Non
avevo mai provato nulla di simile, era come se milioni di aghi
appuntiti
cercassero di forarmi la pelle per succhiare la mia vita. Mi sentivo
pesante,
stanco e sofferente, ma non per questo mi lasciai andare. La furia che
provavo
dentro ribolliva e mi portava a muovere una zampa dopo
l’altra, sino all’altra
sponda.
Mi
scrollai velocemente l’acqua di dosso ed iniziai a correre
senza meta, spinto
solo dai miei naturali istinti.
Correre
solitamente mi eccitava. Sentire l’aria fredda e compatta
resistere al mio corpo
per poi venire inesorabilmente vinta dalla mia potenza era una
sensazione
inebriante. La velocità era favolosa. Non così
favolosa però da annientare i
miei pensieri.
Un
ringhio cupo e profondo mi nacque dal petto al ricordo della lettera di
invito
al matrimonio. L’istinto mi diceva di andarmene, e
così avevo fatto. Ma la
ragione… la ragione mi diceva ben altro. Avrei voluto
cambiare le cose e avrei
potuto farlo. Sarei andato al matrimonio, avrei ucciso il
succhiasangue. Li
avrei uccisi tutti, per lei. Poi l’avrei sposata. Saremmo
vissuti come avremmo
dovuto vivere. Tutto sarebbe andato come avrebbe dovuto sempre essere. Lui non sarebbe esistito.
Fu
in
quel momento che l’odore nauseabondo mi colpì le
narici. Era esattamente troppo
dolce come lo ricordavo. Il naso mi bruciava già: era
vicino. Non potevo
chiedere di meglio, di chiunque si fosse trattato l’avrei
ucciso. Era un
vampiro, non avevo bisogno di nessun altro motivo. Si era trovato nel
posto
sbagliato al momento sbagliato.
Il
mio corpo fremeva pregustando già l’eccitazione
della battaglia. Magari sarei
morto. A chi sarebbe importato dopotutto? Chi l’avrebbe mai
scoperto? Ero in un
luogo dimenticato da Dio. Ero un lupo, nessuno mai, anche qualora mi
avesse
ritrovato, mi avrebbe portato a casa. Forse avrebbero scoperto di me
dai
giornali. Un enorme lupo rosso avrebbe senz’altro dato
scalpore. Non potevo far
soffrire Billy, non lo meritava.
Scacciai
quei pensieri e seguii la scia del succhiasangue. Evidentemente non mi
aveva
ancora notato, perché non si muoveva. Mi tenni sotto vento,
per non farmi
scoprire e mi ritrovai nel cuore della foresta, a poche centinaia di
metri
dall’essere…e dalla sua vittima. Non potevo ancora
distinguere le due sagome ma
percepii chiaramente l’odore di sangue. Non era umano,
sicuramente si trattava
di un animale, anche se non seppi distinguere quale.
Era
il momento migliore per attaccare, l’avrei colto totalmente
di sprovvista.
Diedi
libero sfogo a tutto il ribrezzo che provavo per i vampiri, alla rabbia
per il
mio dolore, al puro odio che nutrivo per Edward
e trovai la forza per accelerare e volare tra gli alberi. Mi gettai
come una
furia contro il nemico e lo atterrai con le zampe anteriori in un unico
slancio. Vidi a malapena il muso del puma dissanguato. Tutto era durato
nemmeno
una frazione di secondo, sapevo di avere ancora un battito di ciglia a
disposizione per affondare i miei denti nel collo del vampiro. Abbassai
lo
sguardo e fu allora che vidi la pelle candida per la prima volta. Non
so perché
mi sorprese, avevo visto quel tipo di pelle pallida centinaia di volte,
ma
esitai un attimo e fu tutto il tempo che occorse al mostro per reagire.
Facendo
leva con le mani si sollevò e mi scaraventò
lontano. Atterrai prontamente sulle
zampe e mi voltai repentino, per attaccare.
Non
ci sono parole per descrivere a pieno quello che successe.
Mi
sembrò che tutto si fosse fermato, che la testa volesse
scoppiarmi. Fu come
essere trapassati da un lampo accecante, potente,
senza però l’ausilio del tuono a giustificarlo.
Era qualcosa di
primordiale, che aveva a che fare col fuoco. Bruciavo dentro. Un
fischio sordo
risuonava nelle mie orecchie. Avevo gli occhi spalancati, non riuscivo
a
mettere a fuoco nulla se non lo sguardo rabbioso che mi fissava. Non
potevo
muovermi di un solo millimetro.
Che
cosa mi stava succedendo?
Che
quella vampira avesse un dono particolare come i succhiasangue di
Forks? Che mi
stesse uccidendo col controllo della mente? O magari riusciva a
rendermi
immobile e presto mi avrebbe fatto a pezzetti, lentamente, per
prolungare il
suo piacere e la mia tortura?
Approfittando
nuovamente della mia indecisione la vampira mi attaccò. Fu
subito su di me, con
una mano mi afferrò il collo, sollevandomi sulle zampe
posteriori. Sapevo che nel
giro esatto di un secondo sarei morto: mi avrebbe spezzato il collo.
Sapevo che
dovevo agguantarla e ferirla, ma non feci nulla.
Non
potevo attaccarla. Non ci riuscivo.
Nell’istante
esatto in cui le nostre pelli si toccarono il fulmine mi
colpì ancora, più
intensamente, tanto che mi scappò un guaito per il dolore.
La fitta al collo
era stata brevissima, ma non avrei mai dimenticato quella sensazione,
quel
calore elettrico che mi aveva percorso.
Il
mio guaito non fu l’unico suono che ruppe il silenzio della
foresta, anche la
vampira aveva emesso un grido di dolore. Si era subito staccata da me,
allontanandosi ad una cinquantina di metri di distanza. Era mezza
acquattata e
teneva la mano con cui mi aveva afferrato nell’altra e la
massaggiava, come se
volesse far passare un dolore.
L’attacco
era durato nemmeno due secondi, ed io ero ancora immobile, sotto
effetto dei
suoi strani poteri, che a quanto pareva questa volta non avevano
funzionato.
Distolsi
lo sguardo dalla sua mano ed osservai nuovamente lo sguardo della
vampira. Era
sconvolta quasi quanto me. Il suo sguardo mi faceva ribollire il
sangue.
Nemmeno in presenza degli altri succhiasangue mi ero sentito
così travolto e in
preda agli istinti. Nonostante ciò non potevo muovermi.
Tutto
il mio corpo era teso, pronto a slanciarsi verso di lei.
Volevo
toccarla… toccarla, non ucciderla.
La
mia avversaria interruppe i miei pensieri parlando con una voce fredda
e
tagliente: “Cosa sei tu?”.
Se
fossi stato in forma umana avrei riso, nonostante la situazione. Che
cos’ero,
non era evidente? In risposta reclinai la testa e le concessi uno
sguardo
strafottente, beh strafottente per un lupo almeno.
La
vidi indietreggiare lentamente e mettersi in posizione eretta, ma
sempre
estremamente guardinga.
“So
cosa sei, lupo. Ma che magia pratichi? Cos’era quel
dolore… non ho mai
incontrato uno di voi che non uccidesse se non con denti e forza bruta.
Poco
importa, non succederà di nuovo”.
Ancora
prima che potessi dare un senso alle sue parole me la trovai nuovamente
addosso. Chiusi gli occhi, provando a desiderare ardentemente qualcosa
che non
riuscivo nemmeno a pensare. Non mi mossi.
Mi
colpì con tutta la sua furia, ne sono certo,
perché il suo calcio oltre ad
avermi scaraventato a parecchi metri d’altezza mi aveva anche
rotto qualche
costola. Eppure quel dolore fu secondario. Quello che sentii
inizialmente fu
soltanto la fitta che mi aveva colpito anche la prima volta che la
vampira mi
aveva toccato. Ero senza fiato e sconvolto. Sapevo che mi avrebbe
colpito senza
permettermi di atterrare al suolo. Lo sapevo ma non feci nulla.
Quando
mi schiantai a terra emisi un altro guaito di dolore, che fu
accompagnato dalle
imprecazioni della succhiasangue.
“Dannazione!
Non capisco! Accidenti a te! Non posso attaccarti senza ferirmi, che
razza di
potere è? Perché non approfitti della mia
impotenza per uccidermi? Perché
subisci e basta! Attaccami! Voglio… Ahhhh và
all’inferno! Trasformati, non
sopporto di parlare con chi non può rispondermi”.
Chiunque
al mio posto non avrebbe obbedito. Dopotutto chiunque al mio posto si
sarebbe
difeso, l’avrebbe uccisa al primo attacco. Ma non potevo
trasformarmi. Era
infantile ma… essere nudo davanti a lei era
un’idea imbarazzante.
La
fissai, incapace di decidermi.
Sbuffò,
“ Non ti colpirò in forma umana, non subito
almeno. Esigo delle risposte.
Perciò o mi uccidi ora con la tua stupida magia, mettendo
fine a questo
giochetto, oppure trasformati ed affrontami”.
Ignorando
il dolore alle costole mugugnai dispiaciuto ed abbassai
inavvertitamente il
capo, in segno di resa. Non potevo trasformarmi. Speravo che lei
capisse il
perché.
Un
luccichio di comprensione le balenò negli occhi:
“Non è perché non ti fidi,
vero? Ti vergogni?”, esplose in una breve risatina
sprezzante, “non pensare che
me ne importi qualcosa. Tu per me sei solo un mostro da
eliminare”.
Un
basso ringhio mi salì dal petto, non era propriamente
rabbia… non riuscivo a
capire i miei sentimenti. Dopotutto non ne avevo il tempo, dovevo
cercare di
sopravvivere. Col muso le feci cenno di allontanarsi.
Strabuzzò
gli occhi incredula: “Non se ne parla! Non sono nata ieri,
stai iniziando a
darmi sui nervi lupo. Hai tre secondi”.
Ovviamente
non si fidava di me, era normale. Anche io non mi sarei dovuto fidare
di lei.
Dopotutto però, non riuscivo ad attaccarla, non mi restava
che assecondarla.
Cercando
di ignorare il dolore al fianco mi trascinai lentamente verso il
cespuglio più
vicino.
“Ti
prego! Non abbiamo tutto il giorno!”, imprecò.
Mi
voltai ad osservarla mentre mi si avvicinava, con cautela questa volta.
“Non
voglio farti del male”, disse, rispondendo alla mia tacita
domanda.
Allungò
una pallida mano per toccarmi una zampa, la vidi esitare un attimo e mi
preparai al dolore che sapevo mi avrebbe colpito.
Era
fredda e dura la mano che mi afferrò saldamente. Nonostante
questo mi si accapponò
il pelo in risposta alla scossa elettrica che mi aveva attraversato il
corpo.
Sentii la mano che mi stringeva tremare per un istante.
La
vampira sospirò, “Ora è
sopportabile”, disse, poi mi afferrò anche con
l’altra
mano e mi sollevò con uno slancio, come se non pesassi
niente.
Non
mi accorsi nemmeno del dolore al fianco, non mi accorsi di nulla. Il
mio cuore
batteva così velocemente che temetti mi uscisse dal petto.
Mi
portò dietro il cespuglio, ma prima di depormi a terra
aumentò la sua presa,
per stritolarmi. Nello stesso istante
l’elettricità che mi aveva percorso
ritornò più forte e mi colpì con una
fitta dolorosa. Ci colpì.
Mi
lasciò andare immediatamente, sibilando
“Maledetto, è così che funziona? Posso
toccarti senza ferirti, ma quando voglio ferirti me lo impedisci eh?
Astuto,
davvero astuto”.
Indietreggiò
in modo da permettermi di trasformarmi senza che mi vedesse.