Tronarono ognuno nel proprio appartamento e Diego si rese conto di avere lo zigomo sinistro gonfio. Megamind arrivò a casa e si accoccolò sotto le coperte dopo aver ben riflettuto su ciò che era accaduto quella notte sul ponte e quel pomeriggio al bar. Non poteva crederci, si stava innamorando. Cercò di distrarsi e andò a suonare il piano. Everything's alright, Give me love, Lego house, For river, River flows in you, Kiss the rain; Una dopo l'altra, senza un attimo di tregua, le suonò tutte. Pianse. Sentì, tra quelle note, di aver abbandonato un amico, ormai non suonava più così spesso. Continuò tutta la notte fino a farsi venire i dolori alle nocche e alle giunture delle dita. Poco dopo andò a letto con le cuffie nelle orecchie Edward Sheeran a palla, sperava che, avendo il volume alto, non avrebbe sentito emozioni, emozioni simili a quel pomeriggio e alla notte precedente, come se le emozioni non le sentisse col cuore, bensì con le orecchie. Poteva sperare quanto voleva, ma sapeva bene che esse vivevano nell'organo grande quanto il suo pugno e che non sarebbe riuscito a zittirle neanche se fosse stato sordo. Passavano i giorni e lui suonava, senza la compagnia di nessuno in casa; Non faceva altro. Dopo una settimana senza contatti con Diego si buttò di petto sul letto e ripensò a tutte le cose accadute in quel mese diverso dagli altri. Pensò al fatto che nessuno dei suoi amici e nemmeno i genitori fossero andati a trovarlo in ospedale, pensò che aveva trovato un compagno, pensò al pianoforte, pensò che non era più solo. Poi arrivò un messaggio: "Scusa".