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Autore: AlexisLestrange    27/11/2013    2 recensioni
Era stato così naturale, così spontaneo, così istintivo, John non ricordava neppure come fosse accaduto. Era stata la distanza, si ritrovò a pensare lasciava andare la presa stringendo tra le dita il bordo del lenzuolo, quella dannata distanza che li aveva tenuti lontani per anni. Ma ora era tornato, era vivo, ed ora era suo, tutto suo.
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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prologue




Una brezza gelida penetrò attraverso le finestre aperte dell'appartamento, scostando appena le tende,
in un fruscio. John chiuse gli occhi, e premette il proprio corpo contro quello di Sherlock, sentendo la propria
pelle aderire perfettamente alla sua -nel farlo, avvertì il respiro dell'altro lasciarsi sfuggire un
gemito, e abbassò lo sguardo. Dio, quanto aveva aspettato quel momento, quanto lo aveva voluto,
quanto lo aveva desiderato.

Si chinò su di lui e gli baciò il petto, quella pelle pallida, sentendo le ossa della cassa toracica contro
le proprie labbra, e poi risalì, annidandosi lungo l'incavo del collo, per poi salire ancora, cercando la
bocca di lui con la sua. S'incontrarono, e Sherlock gli tenne stretta la nuca tra le dita sottili,
spingendolo contro di sé mentre si baciavano, più a lungo, più a fondo. John sentì il suo respiro
dentro la propria bocca, gli infilò le dita tra i capelli neri, come aggrappandovisi, mentre premeva il
bacino contro di lui, con più forza, sentendo la stretta di Sherlock su di lui farsi più serrata, e la sua
bocca lasciarsi sfuggire un'esclamazione di piacere.

Era stato così naturale, così spontaneo, così istintivo, John non ricordava neppure come fosse
accaduto. Era stata la distanza, si ritrovò a pensare mentre lasciava andare la presa stringendo tra le
dita il bordo del lenzuolo, quella dannata distanza che li aveva tenuti lontani per anni, quell'assenza che
gli si era infiltrata fin dentro alle ossa, come impregnandolo di una pesante angoscia che pareva non
poterlo più abbandonare. Ma poi era tornato, lo aveva visto, era lui, era vivo, ed ora era suo, tutto
suo; gli avvolse di nuovo le mani intorno al collo, scorrendole sulla pelle di lui, e sentì Sherlock
emettere uno strano suono -che stesse sorridendo? Lui aveva capito, aveva sempre capito tutto,
capiva quanto gli fosse mancato e come non avesse potuto farne a meno, come non avesse potuto
fare altro. Pareva che entrambi sapessero, che avessero saputo fin dal principio che era lì che
dovevano arrivare, le dita intrecciate in una presa salda mentre le loro labbra si cercavano ancora ed
ancora, e che si fossero solo smarriti durante il percorso, senza sapere quale strada imboccare.

Ma John lo aveva sentito, quel desiderio ardente ed impulsivo che gli aveva bruciato il petto in
quegli ultimi anni, e aveva saputo che era giusto, e Sherlock lo aveva capito, e non era sembrato
strano a nessuno dei due. Come fossero mossi dallo stesso, identico, impulso, e tutto quello che
avevano dovuto fare era smettere di farsi domande. Smettere di combatterlo.

Ci era voluto tanto per capirlo, pensò John deglutendo con un brivido, e subito il tocco
inaspettatamente gentile delle mani di Sherlock gli sfiorò la pelle, come cercando di sondare il
problema, come sapessero di essere la soluzione. John strinse quelle dita tra le sue, se le portò
vicino al viso, quelle sottili e lunghe dita da scienziato, quelle dita che aveva visto maneggiare
rapidamente le cose più strane, e che ora poteva prenderle, che ora gli appartenevano, come tutto
lui, e nello stesso modo in cui si dava a Sherlock, completamente, ad occhi chiusi, al buio, con solo
la luce della luna che filtrava dalla finestra insieme al vento freddo, che non poteva più nuocergli.

Sentì Sherlock sollevare appena la testa, tenendosi stretto al corpo di lui come facendosi leva, per
poi infilare le braccia sottili attorno al corpo di lui e stringerle a sé, avvolgendosi in quell'abbraccio,
e John capì che ne aveva bisogno almeno quanto lui, e di nuovo si avvicinò, congiungendo il petto
con il suo, sentendo il respiro di Sherlock alzarsi ed abbassarsi contro al suo bacino, e il cuore di lui
battere sul suo -o era la sua immaginazione?

No, era lì, era reale, e John non lo avrebbe più lasciato andare, non glielo avrebbe permesso, non
ora che aveva capito che non era possibile un'esistenza senza di lui, non ora che si era visto disposto
a lasciare tutto, tutta la vita che aveva cercato disperatamente di costruire, pezzo dopo pezzo, solo
perché lui era tornato, perché lui era di nuovo vivo, era di nuovo là per lui.

Sherlock si lasciò cadere con un gemito sul cuscino, chiudendo appena le palpebre, e John scivolò
silenziosamente al suo fianco, per poi percorrere con un dito il profilo del suo viso, lentamente,
delineando mentalmente ciò che il buio non gli permetteva di vedere, ma che ormai conosceva a
menadito, ogni dettaglio. La lasciò scorrere fino al suo petto, sentendo di nuovo le linee delle sue
ossa, la pelle tesa. Rilassò la mano, aprendo le dita, e rimase là, a sentire il suo respiro alzarsi ed
abbassarsi, finché entrambi non si addormentarono.

Quando lo schermo del telefono di Sherlock si illuminò vibrando, nessuno dei due se ne accorse.



 
Note dell'autrice:

So, here I am!
Dopo un piuttosto lungo periodo di pausa -tra vacanze, università, nuove serie tv, università *coffcoff*, e molto tempo speso
a scrivere, riscrivere, essere betata, convincere qualcuno a betare, eccetera eccetera, finalmente mi sono decisa a fare
uscire questa piccola (piccola?) cosa a cui yep, tengo molto.
Cercherò di aggiornare un paio di volte alla settimana, e ti tenervi compagnia così fino alla *gasp* uscita della terza stagione
(is this the real life? Is this just fantasy?).
Hope you'll enjoy this, al prossimo aggiornamento!
Kisses,

Relya.


 

   
 
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