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Autore: overboard98    27/11/2013    0 recensioni
Essere adolescenti non è assolutamente faacile come sembra.
Voglio dire, ci sono problemi ovunque: scuola, amici, famiglia. E quando anche l'amore si mette in mezzo, beh, è la fine.
Ed è proprio quello che è successo a me.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Essere adolescenti non è assolutamente facile come sembra.
Voglio dire, ci sono problemi ovunque: scuola, amici, famiglia. E quando anche l'amore si mette in mezzo, beh, è la fine.
Ed è proprio quello che è successo a me.

15 settembre 2010
Caro diario,
Mi chiamo Caithleen, ho 16 anni e vivo a Mullingar, in Irlanda.
In realtà io sono inglese, ma da quando mio padre si è ri-sposato abbiamo dovuto trasferirci in una nuova casa, che appartiene alla mia matrigna.Non che sia un problema, anzi. La casa è davvero stupenda ed è anche enorme. E' solo che, quando devi abbandonare la tua vecchia casa, i tuoi amici, e la tua città per trasferirti in un posto totalmente sconosciuto... Non è porprio il massimo per una sedicenne.
Così mi ritrovo qui, in una villa gigantesca, con una donna che mi costringe a chiamarla "mamma" anche se io non vorrei, con mio padre che è quasi sempre via per motivi di lavoro e mio fratello Jake, che non fa altro che mangiare e giocare ai videogiochi.
E domani devo affrontare il primo giorno di scuola, una scuola NUOVA, con dei compagni NUOVI e dei professori NUOVI. Già, in questo momento la mia vita non mi sta dando molti motivi per essere felice.
Adesso devo andare, mia "madre" vuole che la aiuti con la cena.
con affetto,
Caithleen.

Quella notte non riuscii proprio a dormire, sarà perchè ero troppo nervosa. Dovevo calmarmi.

Respira Caithleen, respira. Dio, che ansia.

non volevo cominciare tutto da capo. non DI NUOVO.
Dopo la morte di mia madre ci eravamo trasferiti circa tre volte, ed ogni volta era sempre più difficile.
Ero stanca di scappare, volevo rimanere nello stesso posto per molto tempo, volevo farmi degli amici, degli amici VERI, vivere una vita normale insomma.
Non volevo sempre essere considerata la ragazza nuova, quella strana, quella troppo sfigata perchè qualcuno le chiedesse di uscire.Il primo giorno di scuola dovevo assolutamente fare colpo.

La sveglia suonò e mi ritrovai ad alzarmi dal letto con molta fatica, come ogni mattina dopotutto.
Mi feci una doccia veloce poi mi vestii: optai per un paio di jeans, una semplice maglietta grigio chiaro e le mie immancabili converse bianche.
Scelsi poi di non truccarmi tanto solo un tocco di eyeliner e mascara, che fece risaltare i miei occhi.
Infine lascii i miei capelli biondo scuro così come erano: volevo dargli un aspetto molto naturale.
Guardai l'orologio e mi accorsi di essere in ritardo, così presi di fretta il mio iPhone con le cuffiette e mi avviai verso la fermata dell'autobus.

La scuola era proprio come me l'aspettavo.
Era abbastanza grande ma non troppo, il cortile era pieno di ragazzi che si salutavano e si abbracciavano, felici di rivedersi dopo le vacanza estive.
Io non avevo essuno da salutare, così mi avviai di corsa verso la segreteria, dove mi avrebbero assegnato le classi, i corsi eccetera.
Quando misi piede nell'atrio però, mi resi conto di non avere la minima idea di dove fosse.
Feci per chiedere a qualcuno, ma una voce alle mie spalle mi bloccò.
"Ehi!" sentii qualcuno urlare verso di me.
Mi girai lentamente,
Davanti a me c'era un gruppetto di tre ragazzi, tutti che mi fissavano.
"Tu sei quella nuova, giusto?" mi chiese sorridendo un ragazzo biondo, molto carino.
Annuii.
"Ti serve una mano?"
"Io.. ehm.. non so dove trovare la segreteria"
I ragazzi si lanciarono un'occhiata che non riuscii bene a decifrare, dopodichè il ragazzo moro con gli occhi azzurri mi mise un braccio intorno alle spalle.
"Vieni" mi disse "Ti accompagnamo noi"
Wow che fortuna, pensai.
Camminammo per il corridoio principale, sotto lo sguardo di tutti.
Mi sentivo un po' in imbarazzo, non mi capitava tutti i giorni di parlare con dei ragazzi carini e gentili come loro.
"Come ti chiami?"mi chiese il ragazzo biondo.
"Caithleen"
"Bene, Caithleen" ci interruppe l'altro ragazzo, moro con gli occhi marroni e una leggere barba. "Siamo arrivati"
Mi guardai intorno: lì davanti c'era soltanto un piccolo corridoio con una porticina.
"Ma qui non vedo nessun.." iniziai a dire.
Ma poi i ragazzi aprirono velocemente la porta e mi buttarono dentro dandomi uno spintone.
Lì dentro era tutto buio, sembrava uno sgabuzzino. Anzi, ERA uno sgabuzzino.
Cercai di aprire la porta, ma qualcuno la chiuse subito a chiave.
"Ehi!" urlai, sbattendo contro la porta "Fatemi uscire!"
Sentii i ragazzi ridere fra loro, probabilmente trovando la situazione molto divertente.
"Mi dispiace piccola, ma questo è il trattamento che riserviamo ai nuovi arrivati." disse uno di loro.
Gli altri sghignazzarono, poi sentii le loro voci affievolirsi, segno che si stavano per allontanare.
"Benvenuta a Mullingar, ragazza nuova"
"Ehi!" gridai di nuovo, con tutte le forze che avevo. "Non lasciatemi qui, vi prego!"
Nessuna risposta. Dovevono già essere corsi via.
Cavolo Caithleen, avresti dovuto aspettartelo. Quando mai dei ragazzi così carini avrebbero rivolto la parola a una come me?
La campanella suonò.
Mi accasciai in un angolo e cominciai a piangere.
Perchè la mia vita fa così schifo? Cosa ho fatto di male?
Le lacrime iniziarono a scorrermi sulle guance, ma non fecinulla per fermarle. Lasciai anche che il mio mascara colasse, ma non mi importava.
Non mi importava più di nulla ormai.


Non ricordo esattamente quanto tempo scorse, forse quattro o cinque ore.
Restai così a piangere, con la fronte appoggiata sulle ginocchia.
Ad un tratto qualcuno aprì la porta. Alzai un po' la testa, per vedere bene in faccia la persona.
Lo riconobbi subito: era uno dei ragazzi che mi aveva rinchiuso: quello biondo, che all'epoca consideravo carino. Ma in quel momente tutto quello che provavo nei suoi confronti era odio e terrore.
"Alzati" iniziò a dire lui, con un tono deciso ma non troppo severo.
Mi alzai debolmente, incapace di parlare. Temevo che mi potesse picchiare, o peggio, per darmi il colpo di grazia.
Invece lui mi si avvicinò molto lentamente, fissandomi negli occhi.
Abbassai subito lo sguardo, incapace di sostenerlo.
"Guardami" ordinò.
Prese il mio mento con due dita e lo sollevò verso l'alto.
Io però continuavo a guardare per terra, ero troppo impaurita per guardarlo negli occhi.
"Caithleen, guardami" disse, ma questa volta più dolcemente, quasi sussurrando.
Alzai lo sguardo verso di lui. I miei occhi verdi si incontrarono con i suoi azzurri, un azzurro bellissimo, un misto tra mare e cielo.
Temevo che guardondo troppo a lungo quegli occhi ci sarei annegata dentro.
"Cosa vuoi?" gli dissi.
"Io... Mi dispiace non volevo farlo. E' stata solo un'idea degli altri, io sul serio non..."
"Che importa adesso?" lo interruppi duramente, con le lacrime che ancora mi scendevano sulle guance. "Ormai l'avete fatto, ci eravate tutti dentro":
"Lo so e mi dispiace ma.."
"Non mi importa, tanto non voglio più avere a che fare con nessuno di voi"
Così dicendo me ne andai, uscii dallo sgabuzziono e corsi lungo il corridoio verso l'esterno.
Volevo solo tornare a casa, buttarmi sul letto e dimenticare tutto. Ed ero solo al primo giorno di scuola.
Proprio un bell'inizio, pensai.

  
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