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Autore: _Rainy_    27/11/2013    10 recensioni
Un pub poco affollato, un gioco pericoloso con la fortuna e con la morte, undici proiettili e una rivoltella ancora scarica appoggiati su un tavolo. Chi sarà il primo a morire? Chi sarà il primo a rivelare i suoi segreti?
Undici ragazzi dal passato oscuro e una vendetta, sottile come la lama di un pugnale, che si tesse nelle tenebre...
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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N SONO UNA TUA CREATURA N


… “Bene, tiriamo a sorte allora… Che la più grande Roulette Russa della storia abbia inizio!” …


Nessuno mosse un muscolo. Heather, sempre ghignando, lanciò in aria il proiettile, rimbalzò da un angolo all’altro del tavolo, fermandosi proprio davanti a… Alejandro!

- Oh, bene! Signor Burromuerto, voglia concederci l’onore di ascoltare uno dei suoi più grandi peccati… E non dimentichi il proiettile!

Alejandro la fissò:
- Molto bene chica, sei l’unica a divertirsi con questo macabro gioco, ma ti accontenterò… Successe tutto molto tempo fa, ero solo un adolescente…


- Hei Al, avanti costringi quella ragazza a baciarti, su!
- Oh andiamo José, non fare l’idiota, sai che non posso farlo, è solo una povera chica indifesa…

Lo schiaffo arrivò, potente, lasciando un segno rosso molto evidente sulla guancia del ragazzino, ma in fondo, era solo uno dei tanti… Il viso del ragazzino era ormai pieno di graffi e tumefazioni dall’aspetto atroce, ma che non tentava in alcun modo di cancellare, come segno tangibile del suo passato…

- Su, Al! Cosa ti costa?! Solo un bacio, anzi, magari qualcosa in più!

Il fratellino lo guardò inorridito:
- No José! Mai!

Un calcio stavolta, dritto sulla rotula, mentre un dolore lancinante gli urlava nel cervello di smetterla di farsi del male, di arrendersi alla violenza del fratello più grande, di fare ciò che José voleva, per poi essere lasciato in pace, per sempre…

- Su Al! Fai quello che puoi e io ti lascerò in pace, per sempre…
- … Ok, lo farò… Poi sarò lasciato in pace da te?

Una risata sprezzante e un cenno d’intesa, falso più che mai. 
Non era la prima volta che era costretto a fare cose brutte dal fratello: ferire, rubare, approfittarsi degli altri per compiacere il fratello, coprirlo… Nulla ormai aveva più peso: contava solo la pace che avrebbe raggiunto, uno stato mitico, che si sognava ogni volta che il suo viso si arricchiva di un nuovo livido violaceo e pulsante… 
E ogni volta era la stessa storia: il fratello che gli prometteva di lasciarlo in pace e poi puntualmente eccolo lì, a picchiarlo, di nuovo, per obbligarlo a dimostrargli il suo valore, come un vero uomo…

E così crebbe Alejandro: un bambino educato alla battaglia, allo scontro fisico, alla violenza anche psicologica, al bullismo, agli abusi, allo sfruttamento della bellezza per l’ottenimento di qualsiasi cosa… Un’infanzia triste, contornata da un padre tossicodipendente e una madre ricoverata in ospedale psichiatrico… 
Allenamenti militari duri, speranze vane di morire in guerra… La vita era stata sempre crudele con lui.

- Quando lo devo fare?
- Subito mio caro! Dimostrami se riesci a farti prestare il libro con i compiti eh? Ammaliala e rendimi felice, altrimenti… Sai cosa ti succede! Dritto dritto in lavatrice, mio caro…

Solo l’ultima delle torture inventate dal fratello: chiuderlo circa 30 secondi in una lavatrice e azionarla al massimo della potenza… Era terribile stare lì dentro, in uno spazio minuscolo con litri e litri d’acqua che continuamente sembravano sul punto di ucciderti… Ed era meglio se ti facevi piccolo e entravi nella lavatrice per poi uscirne senza urlare, altrimenti il giro era doppio o si allungava!

Rassegnato si diresse verso quella ragazza, neanche brutta: alta, snella, bionda, con grandi occhi verdi. 
Non sapeva chi fosse, ma era sicuro di averla affascinata, data l’insistenza con cui lo fissava, accompagnando gli sguardi con sorrisi e risatine idiote. 
Quando le fu sufficientemente vicino da poterla toccare la spinse contro il muro della scuola stringendo sui suoi fianchi magri e lentamente, come aveva imparato a fare per far arrendere la vittima a sé, consumandola nell’attesa di quel contatto tanto agognato, la baciò, premendo con forza sulle labbra di lei e insinuandovisi. Lei si abbandonò a quel contatto…

- Hei bellezza, io sono Al, come ti chiami?

Le sussurrò sulle labbra, ansimando, con una voce che sapeva essere adorata da moltissime ragazze: questa non era da meno.
- M-Mary… Ciao Al…

Si staccò leggermente per arrotolarsi una ciocca di capelli biondi intorno al dito, non più distante di tre centimetri dalle labbra di lei, che a tratti sfiorava, facendola impazzire di desiderio.

- Uh, che nome affascinante chica… Non è che magari mi presteresti il libro con i compiti? O magari posso venire da te a farli, comodamente steso sul letto, si intende…

Lei ridacchiò, svenevola:
- Oh, subito, te lo vado a prendere subito!

E se ne andò ancheggiando, convinta di fargli un qualche tipo di effetto. Allora José, che era sempre stato nascosto poco lontano, si avvicinò:
- Ottimo lavoro! Sono sicuro che te lo sta portando davvero… Tienitela buona, sarà utile!

Al annuì sconsolato: sarebbe stata una delle tante…

E se qualche volta una ragazza non cedeva o peggio ancora affermava di volergli dare i compiti solo in cambio di qualche favore “in natura” ? L’apocalisse. 
José lo picchiava, lo picchiava e lo picchiava ancora, e poi lo addestrava su come essere più sensuale e ammaliante, senza mai fargli un complimento e tirandogli occasionalmente pugni quando sbagliava qualcosa, cioè molto spesso a parer suo.

Tutto perché era geloso della bellezza indiscutibile del fratello minore, che volendo avrebbe voluto farsi strada nel cuore di qualsiasi donna in modo puro e sincero, non come lo stava obbligando a fare...
Inventava sempre nuove torture man mano che il fratello migliorava, in modo da ricordargli chi comandasse…

Fino alla sera decisiva…
Alejandro, ormai più adulto, era tornato a casa sapendo che il fratello avrebbe tentato di picchiarlo ancora, e rassegnandosi all’idea, ma qualcosa stava cambiando: aveva passato il test fisico per entrare in un’associazione segreta e non propriamente legale di traffico di qualsiasi materiale conosciuto.

Droga, Alcool, Informazioni, Segreti, Gadget ipertecnologici, Soldi riciclati… Tutto passava dalle sue mani, semplice spia che spesso era coinvolta in scontri armati come nei film di spionaggio.
Persino il governo americano a volte usufruiva di quell’organizzazione, in gran segreto…

Dopo mesi di duri allenamenti, prove di coraggio, astuzia e abilità, era tornato a casa con un piano, un piano che lo avrebbe riscattato.
Il fratello, subito, lo aveva interrogato, appena entrato:
- Sei in ritardo! Ho aspettato fin troppo che mi preparassi la cena, e sei tornato ora, il che vuol dire che non è ancora pronto nulla… Forza, vai a preparare e poi vieni qui e togliti camicia e cintura!
- Si José…

Aveva assunto un torno rassegnato, ma in verità dentro di se ghignava all’idea di quello che stava per fare…
Dispose del roast beef su un piatto con un coltello e riempì un bicchiere di acqua bollente… Aspettò qualche secondo, in modo da far finta di cucinare davvero e tornò in salotto, dove il fratello lo attendeva spaparanzato sul divano.

- Sei in ulteriore ritardo! Forza, girati e spogliati!

Alejandro ubbidiente si tolse la camicia e la cintura, e le porse al fratello.
Si puntellò sulle punte dei piedi per evitare di sentire troppo dolore e sopportò in silenzio…

Una frustata… Due frustate…

Segni rossi che si aggiungevano ai molti già presenti sulla schiena del latino, che non avevano tempo di cicatrizzarsi, dilaniati sempre da nuove ferite.

- E ora rivestiti e portami la cena: non sei un bello spettacolo!

Il fratello ghignò:
- Subito José!

A quella sottospecie di riverenza il fratello sembrò soddisfatto e lusingato, e sorrise amabilmente, o almeno finse che quel ghigno fosse qualcosa di amabile.
Alejandro si avvicinò, depose il roast beef sul tavolino davanti al fratello e afferrò il coltello. José, sghignazzando, rovesciò il tavolino con un calcio, frantumando il piatto e facendo finire a terra il roast beef:
- Preparalo di nuovo, verme!

Quando si passava agli insulti voleva dire che un pestaggio era imminente: ma non quella sera!
Al, ghignando crudelmente, prese il bicchiere d’acqua e lo tirò contro il fratello. Lo riempì di gioia vedere la sua espressione sbalordita e poi di dolore quando l’acqua bollente lo investì. 
Senza pensare lanciò il coltello, che descrisse una linea retta perfetta nell’aria e si piantò a fondo nel petto del fratello maggiore, che lo fissò, sbalordito e urlando maledizioni.
Alejandro sibilò:
- Sono una tua creatura!

Poi si voltò, chiamò l’ambulanza e se ne andò, per non tornare mai più…

In futuro spesso si sarebbe chiesto perché la sera del suo riscatto avesse chiamato l’ambulanza, ma la risposta era semplice: non poteva permettere a un tale bastardo come il fratello di morire semplicemente, no… Prima doveva scontare una lunga e dolorosa pena, riscatto di tutti gli anni di angherie che Al aveva dovuto sopportare…


- Uh, molto toccante Al! – Sghignazzò Heather.
- Gradirei se non mi chiamassi così chica! – Rispose lui, a testa bassa.
- Anche io… Al! – Ghignò nuovamente lei.

La bionda che aveva parlato per chiedere brutalmente ad Heather cosa volesse sibilò:
- Non capisco cosa ci trovi di divertente! Questo è il tuo teatrino e lo stai dirigendo con maestria, si, ma se pensi che cambierà qualcosa ti sbagli: non torneremo mai con te!

Heather tornò seria e la fissò:
- Oh, so benissimo che non tornerete mai!

I ragazzi sbuffarono, un po’ inquieti dopo quell’affermazione…

- Avanti Al, gioca! Non penserai che me ne sia dimenticata vero?! Ah! – E ridacchiò di nuovo, godendo di quel momento.

Alejandro afferrò la pistola. Una goccia di sudore gli scese lentamente sulla fronte. 
Inserì il proiettile nel tamburo, girò e spinse.
Clack.
La pistola era carica…

Un colpo…
La vita o la morte…

Se la puntò deciso alla tempia e chiudendo gli occhi sussurrò:
- Sono una sua creatura...
Frase rivolta più a se stesso che agli altri, come a voler giustificare la sua eventuale morte.

Sparò.

Riaprì gli occhi un istante dopo: non era morto…

- Oh, così ti sei salvato eh? La vita è stata generosa, si vede che hai compiuto anche delle buone azioni o che il tuo peccato era giustificato… Avanti, chi è il prossimo?

 

 

-ANGOLODELL’AUTRICECHEAMAILCORSIVO (NELCASONONSIFOSSENOTATO)-
Molto bene, direi che per quest’oggi di corsivo ne avete fin sopra le orecchie, quindi mi sbizzarrisco con il grassetto eheh ^^
Allora… Che ne dite? Questo era il primo chappy, dove vediamo un triste Al sottomesso alle angherie del fratello, ormai celeberrimo…
Non male no? Spero che la risposta sia positiva eheh “>3< (? Faccine non-sense)!
Vi lascio andare liberi :D Se volete recensite e ditemi cosa ne pensate ^_^
Byeee & Good Night!
_Rainy_

   
 
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