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Autore: xnandoslunch    27/11/2013    1 recensioni
Sophie ha sedici anni e una vita perfettamente normale: famiglia unita, buoni voti a scuola e amici affezionati che conosce come le sue tasche. Finché un giorno Harry -suo vicino di casa e storico compagno di banco- si presenta alla sua porta con una proposta decisamente insolita...
Dal capitolo 4:
Quando Harry si allontanò da lei (quanto tempo era passato? Dieci minuti? Un'ora? Tutta la sera?), stampandole un ultimo bacio sull'angolo delle labbra, entrambi avevano il fiato corto e le guance arrossate (...)
Styles la guardò negli occhi per qualche secondo, e poi si chinò fino ad avere la bocca al'altezza del suo orecchio.
"Sai cosa?" sussurrò, solleticandole piacevolmente il collo con il suo respiro. "Mi piace fare pratica con te."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sedicenne Sophie Dixon si riteneva una ragazza del tutto normale. Aveva una vita comune, quasi banale: andava ad una normalissima scuola nel quartiere di Kensington, Londra, che nonostante fosse un zona residenziale non era lussuosa e magnifica come si vedeva in tv (per lo meno, non dove lei abitava). I suoi voti erano normali: tutti nella media, esclusi un picco positivo nella sua materia preferita, la letteratura inglese, e uno negativo in quella che invece detestava di più, la trigonometria. Il suo look era normale: si limitava quasi sempre a restare al naturale, non eccedendo con il trucco e servendosi spessissimo di semplici jeans e magliette, che eliminava a favore di qualche abito carino solo in occasione di feste con le amiche o uscite particolari. Il suo gruppo di amici era perfettamente normale: circa una decina tra ragazzi e ragazze, tutti simpatici e gentili, decisamente scatenati quando si trattava di stare tutti assieme ma allo stesso tempo rispettosi di chi gli stava attorno. Una combriccola divertente che non aveva mai creato il minimo problema a nessuno, di cui Sophie sapeva di potersi fidare ciecamente e che credeva di conoscere come le sue tasche.
Era una ragazza normale, insomma, con amici normali e una vita normale.
Per questo, quando quel giovedì pomeriggio Harry - il tranquillo, riflessivo Harry, l’amico di sempre, suo compagno di banco da una vita e vicino di casa più o meno da quando aveva memoria- si era presentato alla sua porta, trafelato e sconvolto come non l’aveva mai visto, e aveva annunciato “Ho un problema” guardandola fissa negli occhi, Sophie si era trovata decisamente spiazzata.

***


Il campanello di casa Dixon aveva trillato freneticamente tre volte, come se chi lo stava suonando avesse una gran fretta. Sophie, sola in casa, si trovava distesa sul letto in camera sua, immersa nella lettura di un libro: il penetrante tintinnio la riscosse dai suoi pensieri e la fece alzare di corsa. Chi mai poteva essere a quell’ora? I suoi genitori erano entrambi al lavoro e suo fratello Sean a lezione di nuoto, perciò di solito nel pomeriggio non ricevevano visite. Ogni tanto si presentava un amico di Sophie, certo, ma il suo arrivo era solitamente preceduto da una telefonata o da un sms. Gli unici che rimanevano erano i venditori porta a porta, e in questo caso la visita non sarebbe durata a lungo. La ragazza indossò al volo le pantofole, si passò una mano tra i capelli chiari per tentare di sistemarli quanto poteva e corse giù per le scale, dirigendosi al piano di sotto in cui era situato il portone d’ingresso della casa.
Lo aprì di uno spiraglio, pronta a rispondere con un “No grazie” ben deciso alle insistenti proposte del venditore porta a porta che si aspettava di trovare, ma la scena che si presentò ai suoi occhi fu un’altra: Harry Styles, suo amico da secoli, era lì di fronte a lei. Chinato in avanti, le mani sulle ginocchia per aiutarsi a sorreggersi, aveva il fiato corto come se avesse corso per chilometri e gli occhi spalancati per la fatica. Sophie non credeva di averlo mai visto così trafelato. Quando sentì il rumore del portone che si apriva del tutto, il ragazzo si rialzò come se niente fosse. “Ho un problema” furono le sue prime parole, e senza aggiungere nemmeno un saluto superò un’attonita Sophie sulla soglia ed entrò in casa, andando ad accomodarsi direttamente su una sedia accanto alla penisola della cucina.
Sophie si richiuse il portone alle spalle e lo seguì senza una parola, ma con una miriade di pensieri che le affollavano la testa. Che diavolo era preso al suo amico? Non era mai successo che proprio Harry Styles, così timido e tranquillo e con il perenne il timore di dar fastidio agli altri, piombasse in casa sua senza alcun preavviso, sconvolto e sudato come se fosse appena sopravvissuto ad un uragano. Mille ipotesi le ronzavano per la testa, ma nessuna sembrava plausibile: tanto valeva chiedere al diretto interessato. Così, senza ulteriori preamboli, prese anche lei una sedia e si portò di fronte a lui, osservandolo dritto negli occhi verdi. “Mi dici che accidenti ti è successo?”
Lui la fissò di rimando, indirizzandole un sorriso insicuro. “Ho un problema”, ripeté con voce affannata.
Oh, ora sì che le cose erano chiare. La ragazza concesse all’amico qualche secondo per riordinare le idee, e si alzò per preparare ad entrambi una buona tazza di tè mentre lui la osservava in silenzio. Poteva sembrare una cosa stupida da fare, ma in fondo erano inglesi: sua madre diceva sempre che tutti gli inglesi quando hanno un problema iniziano a risolverlo partendo una tazza di tè.
Quando la bevanda fumante fu piazzata davanti ad entrambi i ragazzi, Sophie si sedette nuovamente e si concentrò sul suo amico, che durante tutto il processo non aveva aperto bocca. Di tempo per riordinare le idee ne aveva avuto, adesso era il momento delle risposte. “E ora ti spiegheresti meglio, per favore?” gli domandò dunque, in tono gentile ma perentorio.
Harry sospirò profondamente e la guardò per qualche secondo, come se stesse cercando di trovare le parole giuste. Anche questo era strano: per quanto fosse timido e taciturno con gli sconosciuti, Harry era un ragazzo che con gli amici parlava a più non posso. Il vero problema a volte era farlo stare zitto: questo mutismo di fronte a Sophie, che lo conosceva da anni, non era assolutamente da lui.
“Ho chiesto a Chelsea di uscire, e lei ha accettato” confessò alla fine con un sussurro, e un piccolo sorriso incredulo gli spuntò sulle labbra, provocandogli due morbide fossette sulle guance.
Sophie per la sorpresa quasi sputò fuori il tè che stava sorseggiando. “Dici sul serio? Ma è fantastico!” rispose entusiasta. Chelsea Davies era una ragazza piccoletta e carina della loro scuola per cui Harry aveva una cotta da circa due secoli e mezzo: sempre a causa della sua solita timidezza non era mai riuscito a dichiararle i suoi sentimenti, limitandosi a restare un suo buon amico nonostante i consigli di Sophie e degli altri, che lo incoraggiavano a fare almeno un tentativo. Ma adesso a quanto pareva le cose stavano cambiando. “Finalmente sei riuscito a farti avanti! Allora avevo ragione, anche a lei interessi!” Gli sguardi che Chelsea lanciava a Harry lasciavano spazio a pochi dubbi, nonostante lui fosse convinto del contrario. Ma allora qual era il problema? “Non mi dire che adesso ti sei pentito e non ci vuoi più uscire!”
L’espressione di Harry mutò nuovamente: il sorriso felice venne immediatamente sostituito da una smorfia a metà tra il preoccupato e l’insicuro. “No, non mi sono pentito. Però un problema c’è lo stesso, e tu mi devi aiutare.”
Sophie non rispose, limitandosi a guardarlo in silenzio per invitarlo a continuare.
“Io... Non ho mai baciato una ragazza. Sophie, devi insegnarmi.”
Per la seconda volta durante quella discussione, Sophie sussultò. Non poteva essere vero, non glielo stava chiedendo seriamente. “...Cosa?” pigolò con voce flebile, convinta di aver capito male.
“Mi hai sentito. Mi devi insegnare a baciare.” Gli occhi di Harry abbandonarono quelli dell’amica e andarono a fissare il pavimento, mentre il ragazzo arrossiva vistosamente e si torceva le mani con nervosismo. “Non voglio uscire con Chelsea senza avere un minimo di esperienza. E se poi mi si presenta l’occasione di baciarla e ci faccio una figuraccia, e poi lei non vuole più vedermi?”
Sophie, ammutolita, continuava a fissare alternatamente i riccioli dell’amico e la tazza di tè che le stava davanti. Com’era possibile che Harry (timido, insicuro eccetera eccetera) le stesse chiedendo una cosa del genere? Non è che Sophie avesse un’esperienza sconfinata con i ragazzi: al di fuori di qualche piccolo flirt con un compagno di scuola o qualche appuntamento al cinema, la sua conoscenza dell’altro sesso si fermava lì. Ma soprattutto, altra domanda fondamentale: com’era possibile che Harry non avesse mai baciato una ragazza prima di allora? Sophie non lo aveva mai visto se non come un amico, ma anche così si rendeva conto che Harry era un tipo simpatico, gentile, il classico bravo ragazzo che qualsiasi madre approverebbe. Aveva dei bei capelli, dei begli occhi e un bel fisico. Il fatto che nessuna ragazza lo avesse mai voluto baciare era una cosa veramente assurda. Seriamente? Cos’avevano in testa?
“Credimi, questa cosa mette in imbarazzo più me che te.” La voce di Harry interruppe il flusso dei suoi pensieri. “Ma non te lo chiederei se non ci tenessi veramente. Sophie, devi assolutamente insegnarmi come si bacia decentemente una ragazza. In fondo siamo amici, no?”
Oh, ora si giocava la carta degli amici. Ma come avrebbe fatto a fare una cosa del genere, con un ragazzo che conosceva praticamente da quando era nata, e continuare a guardarlo in faccia come se niente fosse successo? In fondo era piuttosto timida anche lei! Aprì la bocca per rispondergli che no, non lo avrebbe fatto, come diavolo avrebbe potuto farlo?, ma lui alzò nuovamente gli occhi e la fissò con sguardo implorante.
“Sophie... Per favore.”
Stupidi occhioni tristi. “D’accordo, lo farò!” si ritrovò a dire, prima ancora di aver capito cosa stava succedendo, e Harry saltò su dalla sedia per abbracciarla energicamente. “Sei davvero un’amica, non so come ringraziarti!” le sussurrò all’orecchio, senza lasciarla andare.
Sophie si stava già pentendo della scelta fatta. Oddio. In che razza di guaio stava andando a cacciarsi?

  
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