Prompt: Pilotare la TARDIS
Word Count: 1147
Genere:
Fluff,
Friendship
Accompagnamento:
“Cornerstore”,
Arctic
Monkeys
Nota:
Pre!Journey To The
Centre of the TARDIS
Non
fu per caso che il Dottore ebbe l'idea di insegnare a Clara a
pilotare la TARDIS.
In effetti, non era qualcosa a cui aveva già
pensato prima: non era capitato spesso che sue companion avessero
chiesto d'imparare, poiché intimidite probabilmente dalla
miriade di tasti e leve obsolete
presenti sulla console. Le poche che lo avevano fatto avevano
rinunciato dopo poco, come Donna, la
quale era rimasta
infastidita da quanto fosse difficile acconsentire ai voleri della
macchina. Clara, comunque, non aveva mai chiesto; non
perché non volesse imparare
ma perché, tra
un'avventura e l'altra, c'era ben poco tempo per provar anche solo a
pensare
a certe cose.
Un giorno, però, lei e il Dottore erano
partiti per un pianeta che, secondo lui, doveva essere estremamente
rilassante, ma che alla
fine era risultato molto di più che un semplice scampagnata.
Arrivati a destinazione, erano infatti scesi della TARDIS e si
erano goduti la giornata: il peggio era arrivato dopo. Essendo
stanchissima, Clara aveva deciso di rimanere, per una notte - «Una
tantum!» -, e di
andare subito a dormire; il Dottore, per una volta, aveva deciso di
fare lo stesso.
Avevano inoltre dimenticato
di risalpare
deciso di rimanere sul pianeta per la notte, anziché tornare
nel Time Vortex, ed erano andati a dormire tranquilli. Clara si era
svegliata di buon mattino ed era andata subito nella sala comandi;
non trovando il Dottore, che era solito a dormire molto poco -
nelle
rare volte che lo faceva -
s'era
immediatamente
preoccupata. I suoi sospetti erano stati confermati quando, facendola
saltare quasi in aria, due tonfi secchi s'erano fatti sentire proprio
fuori dalla porta della TARDIS:
e da lì era accaduto tutto troppo
in
fretta.
«Apri questa porta, Clara, abbiamo
sbagliato era!
È appena iniziata la sesta guerra civile degli Azorbaloffs...
la TARDIS... CLARA!».
«È
CHIUSA!».
«Cosa?».
«La
porta. Non si apre. Non riesco a farti entrare».
Il Dottore
aveva
sbattuto la testa contro la porta di legno e aveva mugolato. «I
circuiti... in caso di pericolo, la TARDIS si chiude, per
proteggersi...».
Aveva così iniziato a gridare oltre
la porta per farsi sentire, guidando Clara attraverso i vari pulsanti
della TARDIS affinché riuscisse ad aprirgli le porte prima che
lo decapitassero. C'era riuscita dopo cinque minuti buoni, passati a
correre, ansimare e urlare contro il Dottore per le sue manie di fare
gite notturne nei momenti peggiori. Premendo tasti a caso, facendo
quasi saltare in aria la macchina e rischiando una crisi isterica,
alla fine, era riuscita nel suo intento. Così, quando aveva
aperto le porte, il Dottore, coperto di cenere e con i capelli tutti
ritti in testa, l'aveva guardata fissa negli occhi e le aveva puntato
contro un dito. «Tu», aveva detto, «devi
assolutamente imparare a usare questa benedetta nave».
Era
stata l'origine dei loro mali.
«Ricapitoliamo:
la prima TARDIS nasce, non “viene
costruita”,
durante la prima era di... Clara?».
«Era proprio
necessario spiegare la storia dell'evoluzione di questa
maledettissima roba?»,
mugugnò Clara, lasciandosi sprofondare sulla poltrona del
Capitano.
«Conoscere qualcosa è assolutamente
n-e-c-e-s-s-a-r-i-o per impararne il corretto funzionamento!»,
puntualizzò il Dottore, picchiettando con il cacciavite sonico
lo schermetto del computer della TARDIS. «E,
comunque, stavo per iniziare la parte bella. Pronta?».
Clara
spalancò le labbra in un enorme sorriso. «Assolutamente
sì!».
«E allora cominciamo».
Si
ritrovarono praticamente l'una abbracciata all'altro nel giro di
pochissimi minuti. Era impressionante quanto, per il Dottore, fosse
necessario toccarla, giusto per sentire che fosse lì con lui
ed accertarsi che non sarebbe sparita da un momento all'altro.
L'aveva dunque intrappolata nel suo abbraccio, posizionandosi dietro
di lei e prendendo le sue mani per dirigerle sulle leve giuste.
Talvolta, quando ne incontrava di particolarmente resistenti, si
ritrovava a spingere praticamente per lei, temendo in continuamente
di schiacciarle le dita e di farle male. Non che solitamente Clara
prendesse molte iniziative, comunque; sebbene fosse in generale una
ragazza piena di spirito d'intraprendenza, il Dottore aveva, in quel
momento, presupposto che dovesse essere un po' intimidita da tutti
quei pulsanti complicati. In realtà – e Clara lo sapeva
bene – lei s'era sì concentrata, ma su cose molto più
importanti di una stupida nave. Più il tempo passava, più
era consapevole del respiro fresco del Dottore sulla sua spalla,
delle sue braccia avvolte intorno a lei, del suo
profumo
inebriante che le penetrava le narici. Lui non sembrava farci caso, o
semplicemente era abbastanza astuto da non darlo a notare. Continuava
a sorridere d'un ghigno maledetto, perché lui stesso, oh sì,
stava di gran lunga approfittando della situazione.
Aveva a
qualche punto della mattinata iniziato a sparare balle grandi quanto
uno Slitheen, sapendo
che né Clara stava realmente ascoltando, né lui aveva
davvero voglia di insegnarle a pilotare la TARDIS. Sapeva di per
certo che sarebbe stato orgogliosissimo di vederla riuscirci e che
lei ne sarebbe stata perfettamente in grado, ma, in quel momento, non
desiderava altro che vederla sbagliare, così da poter passare
più tempo con lei. E cosa importava, se dandole lezioni
sbagliate avrebbe potuto far esplodere la TARDIS? Ormai
s'era deciso che, prima o poi, sarebbe successo comunque. Tanto
valeva, perlomeno, approfittarne.
«Okay,
allora, prova da sola. Come inizi?», mormorò alla fine,
senza lasciarla andare.
Clara diventò di un rosso
acceso.
«Avanti, spara a caso, almeno», disse il
Dottore, ridacchiando contro di lei.
«Uhm, la leva
verde...».
«BOOM!», le urlò
nell'orecchio, e Clara alzò gli occhi al cielo, trattenendo le
risate. «Riprova».
Lei indicò un bottone dalla
forma balzana.
«BOOM! Ultima possibilità».
Clara,
a questo punto, si portò l'indice alle labbra e s'impegnò
sul serio. Osservava tuti quegli ingranaggi complessi e tutto ciò
che vedeva era una massa di metallo senza alcun senso. Come per ogni
altro essere umano, d'altra parte, non era colpa sua. Così,
d'istinto, sparò a caso di nuovo.
«BOOM!».
Quello
che accadde in seguito fu inaspettato.
Il Dottore la prese fra le
braccia, buttandosela sulle spalle come fosse un sacco di patate. Le
urla di Clara non servirono a risparmiarle il viaggio di corsa, e fu
portata a forza attraverso i corridoi della TARDIS, a testa in giù,
senza la minima idea di cosa stesse succedendo. Lei urlava, il
Dottore rideva. Tuttavia, anche s'era spaventata, un grande sorriso
divampava anche sulla faccia della ragazza e, quando venne sbattuta
su un grosso divano, scoppiò a ridere.
«Ci hai fatti
esplodere tutti!», esclamò il Dottore, portando le sue
mani sulla sua vita. «Devi-essere-punita!».
Iniziò
così a solleticarle il ventre, mentre lei si divincolava e
tentava di contrattaccare. La sua risata cristallina lo inebriava e
riempiva la stanza, come un coro di campanelli d'argento, e presto le
farfalle tornarono a fargli compagnia nel suo stomaco.
Non si
fermò se non quando Clara iniziò a implorare pietà.
A quel punto, e solo a quel punto, si abbandonò con lei sul
divano, stringendola forte, non smettendo di ridere.
Dopo tutto,
con tutte quelle esplosioni, nessuno avrebbe sentito il suo cuore
scoppiare di gioia.
NdA
Buonaseeera, whovians!
Innanzitutto, grazie per le due
recensioni, spero crescando ancora ^^
Oggi non sono stata molto
bene, quindi temo che questa shot sia disseminata di errori.
Perdonatemi, farò del mio meglio per correggere tutto!
Al
solito, grazie mille di tutto, siete dei dolcetti ♥
Also,
se avete prompt particolari, non esitate a propormeli!
Vostra,
WJ