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Autore: Noruwei    27/11/2013    10 recensioni
Andrea ha un appartamento vicino all'Università di Lettere, a Bologna, Andrea si annoia, semplicemente, poi un giorno trova Federico, che ha i calzini di due colori diversi e parla troppo. Federico guarda X-Factor, è zucchero-dipendente ed abita nel condominio di fronte al suo.
Andrea si ritrova quindi trascinato nella vita di Federico, alla ricerca costante di emozioni, e di Yana, giovane fuggita dalla Russia dopo le leggi contro l'omosessualità di Putin.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Monologhi fuori dal coro'
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Titolo: La vita è una costellazione di pesciolini rossi
Fandom: Original>Romantico
Pairing: Arancione
Genere: Introspettivo, Romantico
Rating: Rosso
Summary: Andrea ha un appartamento vicino all'Università di Lettere, a Bologna, Andrea si annoia, semplicemente, poi un giorno trova Federico, che ha i calzini di due colori diversi e parla troppo. Federico guarda X-Factor, è zucchero-dipendente ed abita nel condominio di fronte al suo.
Andrea si ritrova quindi trascinato nella vita di Federico, alla ricerca costante di emozioni, e di Yana, giovane fuggita dalla Russia dopo le leggi contro l'omosessualità di Putin.
Chapper: 1/1
Note belle: Partecipa al Show me your teeth (prompt: “Lo giuro, alle volte sembra che ti piaccia spezzarmi il cuore”).
Si ringrazia Elle per il titolo, Aika, Fede, tutte le ragazze del Dysagioh Club, mezzo-mondo. Siete bellih, omg. Devo ammettere che "La vita è una costellazione" all'inizio era completamente diversa da com'è uscita alla fine (come mi succede praticamente sempre, in realtà), ma che mi sono affezionata a lei, alla crescita di Federico e Andrea e alla dolce Yana, con il loro sentirsi persi nel mondo.
 
 
 






 
Ci disegneremo addosso dei giubbotti antiproiettile
costruiremo dei monumenti assurdi per i nostri amici scomparsi
e vieni a vedere l'avanzata dei deserti
tutte le sere a bere
per struccarti useranno delle nuvole cariche di piogge
[Cara Catastrofe, Le luci della centrale elettrica]
 
PROLOGO
 
«Cazzo».
Andrea preme un po' più forte, mentre il ragazzo geme, strizzando gli occhi. «Sei un coglione» biascica Andrea, mentre il sangue gocciola sulla maglietta, il ragazzo geme di nuovo («Fa più piano, cazzo») ed è quasi carino, mentre si morde il labbro.
«Comunque mi chiamo Federico».
«Andrea».
Quando lo guarda, Federico sta fumando una sigaretta, non sanguina più, ed è la prima volta che Andrea vede i suoi occhi, che sono azzurri e sanno di cielo.
«Puoi chiamarmi Fede».
«Come ti pare».
Ride con leggerezza Federico, come se non gli importasse del mondo. «Non ti piace molto parlare, eh?» mentre Andrea si lascia cadere sul letto.
«Perché quei ragazzi ti stavano menando?» si lascia sfuggire e al suo fianco Federico ride e Andrea decide che non gli dispiace, la risata di Federico, anche se è chiassosa e impertinente.
Federico si sdraia accanto a lui. È bello, di una bellezza un po' stramba, ha un neo sotto l'occhio sinistro e i capelli troppo lunghi, che sfiorano le spalle.
«Dovevo loro dei soldi» sbadiglia, guardando il soffitto e aspirando il fumo della sigaretta. «Posso restare qua? Una notte».
Andrea scrolla le spalle.
«Una notte» cede.
 
(«Senti un po': com'è già che ti chiami?»
«Andrea»
«Mi piace. Andrea. Il suono, dico»).
 
Federico sta ridendo sulla sua spalla, strofinando il naso contro la sua pelle.
 
 
 
-
 
 
Federico è al supermercato di sotto, in Via Indipendenza, quando chiama la Vale, Andrea si è svegliato con la sua testa sul petto, i capelli scompigliati della mattina.
«'Giorno» ha biascicato Federico.
«Giorno».
«È finito il latte».
«Il latte» ripete Andrea.
«Ah-a. Volevo farmi i cornflakes». Sporge il labbro, mordicchiandolo leggermente, Andrea ci mette un po' a spiegargli dov'è il supermercato («Ma hai guardato dietro lo yogurt?»), là, scendi le scale, prendi la via a sinistra e- il secondo negozio a destra, se non riesci a trovarlo chiedi informazioni, però devi essere proprio coglione per non vederlo subito.
(«Fottiti»).
«Fammi capire meglio» sta sbuffando ora Valentina «c'è un tizio nel tuo appartamento. Maschio».
Andrea si sporge dal balcone, rotea gli occhi. «L'ho salvato da degli stronzi che volevano menarlo» precisa, annoiato. «Abbiamo solo dormito».
Una risatina, Andrea riesce ad immaginarla mentre sogghigna. «Dicono tutti così. Abbiamo solo dormito. È attraente, almeno?».
«Cazzo ne so» sbuffa Andrea e sul serio non lo sa, Federico è magnetico, in un certo senso, ha quel qualcosa che ti cattura, però- Andrea non saprebbe bene definirlo Federico. «È, boh, caotico. E sfuggente» grugnisce.
«Sembra la trama di un film porno».
La serratura della porta scatta, Federico entra svogliatamente, mollando le scarpe in un angolo, i calzini di due colori diversi e una borsa della spesa che pende da un lato.
«Ti chiamo più tardi» biascica Andrea al cellulare mentre Federico versa il latte nella ciotola di cornflakes sul tavolo.
«C'era una commessa lentissima» si lagna. «Dio, quanto mi stanno sul cazzo le persone lente. L'avrei ammazzata, la zoccola». Agita il cartoncino del latte nella sua direzione. «Ne vuoi anche tu? Ah, poi dov'è lo zucchero? I cornflakes senza zucchero fanno schifo».
E Andrea pensa che Federico sia un po' svitato, con tutti quei suoi discorsi scollegati e i capelli umidi per la pioggia, però lo zucchero glielo passa lo stesso.
«Ma dov'è che stai, esattamente?» azzarda Andrea mentre Federico fa zapping alla televisione e quindi c'è X-Factor, poi Masterchef, poi La vita segreta di una Teenager americana.
«Dove mi capita» sbadiglia Federico, poi ride. «In realtà- in realtà abito nel condominio qua davanti».
 
 
-
 
 
Federico torna là, poi, con la scusa di aver dimenticato il giubbotto, sono passati tre giorni e presto diventa una presenza quasi abituale. Il giovedì si ferma a addormenta sul divano, si addormentano insieme (in realtà), mentre Morgan blatera qualcosa contro la Ventura e Mika sorride verso le telecamere (ma quell'uomo sorride sempre, quindi non conta).
Il sabato poi Andrea esce con la Vale, studiano insieme per quell'esame importante del mese prossimo, di Federico non parlano e manco Andrea sa bene il perché.
Lui e Federico si ubriacano alla quarta settimana, su quel divano che ormai fa un po' parte della loro vita.
«Sei sbronzo» biascica sghignazzando Federico, sulla sua spalla. «Però- peròòò».
Andrea gli tira un calcio sulla faccia («Però?»), che Federico para con un cuscino.
«Però hai un buon odore, sai di, boh, miele» mormora contro il suo orecchio e per un attimo Andrea pensa che lo stia per baciare, invece Federico crolla a dormire e Andrea lo fissa, così, addormentato e, Dio, è così bello Federico, anche se pazzo.
 
 
 
 
 
 
 
Un anno prima sul litorale con le stelle bianche e il bar chiusi perché non lasciavano dormire
il ritmico piovere e noi due attaccati a una parete per ripararci.
Con questo tempo è meglio non prendere gli ascensori,
in questi periodi neri spettacolari.
[C'eravamo abbastanza amati, Le luci della centrale elettrica]
 
 
ONE
 
Yana ha i capelli biondi in treccine sottili la prima volta che Andrea la vede, sulla soglia dell'appartamento al terzo piano del condominio di fronte.
«Non c'è» sbuffa, studiandolo con un sopracciglio inarcato, gli occhi verdi sfrontati. «Il coglione, dico».
«Oh».
Yana ride: «Vuoi entrare?»
Ha origini italo-russe da parte di padre scopre Andrea, mentre si spalma la marmellata sulla fetta tostata, ma è scappata dal suo luogo natale dopo la legge di Putin contro l'omosessualità.
«Mio padre mi aveva insegnato un po' d'italiano» spiega con leggerezza, sistemandosi una treccina ormai sciolta dietro l'orecchio. Lei e Federico si erano, cercati, trovati, un volantino sul metrò. Erano finiti per diventare coinquilini. «Era destino» fa, leccando il coltello alla marmellata di pesche.
«Credi nel destino?»
Yana lo fissa, pigra, il viso illuminato dalle prime luci del mattino.
«Tu no?»
In realtà Andrea non lo sa, alle volte sì, ci crede, crede che tutto succeda per un motivo, che alcune persone siano destinate a incrociare il loro sguardi, altre invece che la vita sia solo un casino di fili di spago aggrovigliati l'un l'altro.
Quando Federico torna ha i capelli scompigliati e un succhiotto sul collo e Yana e Andrea stanno infilando tutto nella lavastoviglie.
Andrea non chiede, rimane zitto, non sono affari suoi con chi Federico abbia passato quella notte, a chi l'abbia succhiato, se sia fatto di ecstasy o no, Andrea ride alle sue battute e dimentica.
(È Fede.)
Guarda Yana che gli tira uno scappellotto, Federico che si lamenta (stravaccato sul divano), mentre il te' fischia. Poi Yana si gira verso di lui, ha un sorriso sulle labbra mentre Federico borbotta un «Lesbica di merda» e lei ribatte con un «Pashòl na khuj».
«E che cazzo è?» sbuffa Federico, tirandole addosso un cuscino, e poi ridono.
 
 
Andrea va alla facoltà di Lettere, segue i corsi con regolarità, «Sembri diverso» gli sussurra Valentina a pranzo, al solito bar, «Però in modo bello».
C'è una sua amica che vuole conoscerlo, l'ha visto per i corridoi e le ha detto che lo trova carino.
«Pensavo di organizzare un'uscita a quattro».
«Figo».
«Lei è simpatica, fareste una bella coppia» blatera Valentina, sorseggiando il suo frullato.
Lui dice che è okay.
 
 
Federico si presenza da lui con le birre. «Yana non può venire, l'ha chiamata la sua ragazza».
La ragazza di Yana è rimasta in Russia, appartiene ad una famiglia benestante e non può fare coming out, Yana la sente di rado, glielo spiega Fede mentre apre il frigo. «Volevo lasciare loro un po' di privacy» sbadiglia, rubandogli uno yogurt al miele.
Nell'appartamento che Federico condivide con Yana la televisione non c'è, troppo costosa, Andrea alza gli occhi.
«Lei sta bene? Yana».
«Ma ti pare? Ogni volta che la chiama finisce sempre per piangere. 'Sta storia è una tortura per entrambe, con l'unica differenza che Yana può uscirne. Dovrebbe rifarsi una vita». Federico scrolla le spalle. «Ma ti sembra che quella stronzetta mi ascolti?».
Posa la testa sulle sue ginocchia, socchiude gli occhi. «Ma forse in verità è che sono geloso. È bello amare tanto una persona, no? Io non ne sarei capace» ride Federico e intanto sorride, come se nulla fosse, mentre lo guarda. «Tu sì, tu ce la faresti, Andre, io manderei tutto a fare in culo nel giro di una settimana».
«Dovresti smetterla di bere così tanto, Fede».
Lo ignora.
«Alle volte mi sento così solo. Posso dormire qua 'sta notte? Come la volta che ci siamo conosciuti». È passato un mese e mezzo. Andrea lo ricorda, il labbro spaccato di Federico, e i segni dei calci sul corpo, perché la verità è che non doveva a quegli stronzi manco un centesimo. E quello Andrea lo aveva capito, il vero motivo perché lo avevano picchiato, però alle volte tacere è più facile di parlare, dunque Andrea rimane zitto, un testimone, un personaggio secondario.
Federico sta ridendo.
«Perché Yana la ama se la fa soffrire? Una volta litigando gliel'ho chiesto. Sai che m'ha detto? Per l'intensità, perché sì, perché non riesce a soffocare i ricordi, secondo me non ci prova manco, boh. All'inizio- all'inizio ero un po' innamorato di lei, di Yana, il che non aveva proprio un fottuto senso perché a me piace il cazzo e a lei piace la figa, però- però mi attraeva la malinconia e determinazione nei suoi occhi, per questo la scelsi come coinquilina. Lei sostiene che io tenda a innamorarmi delle persone che so non mi ricambieranno mai, quindi sono l'ultima persona che possa darle della cogliona. Siamo due pazzi forse, due pazzi. Perché in questo mondo abbiamo tutti così tanto bisogno d'amore quando staremmo molto meglio senza, Andre?» biascica, mentre lo guarda.
«Quando parli in questo modo mi fai venire voglia di baciarti, solo per farti stare zitto» sbuffa Andrea e Federico ride.
«Non mi dispiacerebbe se tu mi baciassi» mormora al suo orecchio, quindi Andrea lo bacia.
E c'è qualcosa di bello nel baciare Federico, fingere di amarlo, perché è quello che Federico sta cercando con tanta disperazione, amore, e quindi Andrea lo bacia, piano sulle labbra, con dolcezza, uno di quei baci che Federico non ha mai ricevuto.
«Sai di birra» ride Andrea e quello è solo un bacio in una stanza.
«Ho una teoria» sta facendo Federico, mentre si raggomitola contro di lui, «La vita è una costellazione di pesciolini rossi».
«Una costellazione» ripete Andrea, mordendosi il labbro, e forse dev'essere ubriaco un po' anche lui visto che quello che dice Federico gli sembra pure avere un senso.
Federico ride, ha gli occhi chiusi.
«I pesciolini rossi sono belli».
«Bellissimi» sussurra Andrea.
Solo un bacio in una stanza. Un secondo che va.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ma sei sempre il sole che scende in un ufficio pubblico
per appenderci un altro crocifisso
e di sera nelle zone artigianali
per tradirsi e
per brillare come le mine e le stelle polari.
[Quando tornerai dall'estero, Le luci della centrale elettrica]
 
 
TWO
 
In realtà Andrea non è gay, l'idea di metterlo o peggio prenderlo gli fa anche piuttosto senso. Senso-senso. Quindi con Simona (l'amica di Vale) ci esce pure, prima un'uscita a quattro, loro due, Vale e il suo ragazzo, tale Michele, poi da soli, fanno sesso nell'appartamento di Simona, che è quello più vicino. Simona è carina, gli piace il suo naso, quel modo di camminare insicuro, che la fa sembrare un uccellino, Simona è bella, gli piace il suo seno, toccarla fra le cosce e farla gemere piano, come una troietta d'alta classe.
Andrea dorme da lei, fanno colazione con i cereali e latte, che lo fa pensare a Federico. I capelli di Simona sanno di shampoo alla fragola, ad Andrea piace la fragola, anche se a lungo andare la trova nauseante.
«È stato bello» azzarda Simona, la mattina dopo, riavviandosi i capelli chiari. Andrea le conosce, le ragazze come Simona, le ragazze buone, magari anche brave a letto, quelle ragazze che s'innamorano di uno visto per i corridoi o per strada, ad Andrea fanno paura le ragazze come Simona perché idealizzano l'amore.
Poi c'è Yana, che è una cosa a sé. Ne parlano dopo Simona, dell'amore, con Yana è facile parlare, le parole scorrono veloci, e si parla di cose serie, della guerra, del dolore, della crescita, del rimpianto, Yana gli parla anche della sua ragazza in Russia, mentre si rollano una canna, con Fede che vomita l'alcool nel cesso. Hanno passato il pomeriggio a preparare torte e a coprirsi di farina a vicenda e in qualche modo è stato liberatorio, fare i coglioni, come se fossero le uniche persone al mondo.
«Forse non sono capace di amare».
Yana sbuffa, poi ride. «Nessuno è capace di amare, Andre».
«Simona mi piace. Anche il sesso. Però- pensavo che amando la sensazione di vuoto sparisse. Quella al petto, capisci? Invece è ancora lì, quindi non posso essere innamorato di Simona».
«Già».
Andrea si gira, poggia la guancia contro il muro – ed è così freddo, il muro - «Ho baciato Fede» sussurra, piano, come un segreto.
«Oh». Yana lo fissa, mentre Lady Gaga canta a tutto volume. «Com'è stato?».
«Non lo so. Era Fede. È stato... pieno».
«Pieno» ripete Yana, pensierosa. «Con Simona è stato vuoto?»
«È complicato. Fede riempie i buchi, Fede colora le persone, anche il bianco. Io sono bianco, Yana?»
«Tutto-tutto» cinguetta Yana e Andrea bianco lo è sul serio, con la farina sul viso e sui capelli.
Andrea ride sul suo collo, sta lì, come un bambino, a farsi cullare. «Cosa pensi davvero?» bofonchia, piano, e la sente ridere.
«Che non sei capace di amare, però, alla fine, chi lo è, Andre? Siamo tutti dei matti alla ricerca di qualcosa, tu e Fede siete solo più matti di altri».
«E te?» sta sbuffando Andrea, che intanto pensa alle stelle e ai pesciolini rossi e non sa nemmeno lui bene perché proprio le stelle e i pesciolini rossi.
Yana si morde il labbro e sembra che stia guardando lontano, che sia ancora là, in Russia, a guardare il suo paese che si distrugge, l'ignoranza, il dolore, l'abbandono, o che sia lì, alla stazione, sul punto di salire su quel treno chiedendosi dove la porterà o se camminerà ancora su quella terra oppure se tornare indietro.
«Io sono solo masochista».
Andrea sbadiglia, Federico si sporge dal bagno, poi però è subito di nuovo sul cesso perché deve vomitare.
«Figo» sussurra Andrea, mentre le dita di Yana s'intrecciano alle sue e le loro labbra si sfiorano e per un attimo Andrea lo sa, lo sa che Yana è stata sua sorella in un'altra vita, e che c'è un filo ad unirli, lui e Yana, che s'intreccia anche a Federico.
 
 
Andrea con Simona continua a uscirci, fanno sesso regolarmente, alle volte però quella sensazione di vuoto si fa più pesante, come se lo soffocasse, e in quei momenti Andrea ama i baci di Federico, che non sono puri e innocenti come quelli di Yana, però in qualche modo Andrea ne è drogato, di Federico, del modo di mordicchiarlo sul collo o di succhiargli il cazzo. È un po' come vivere in una dimensione parallela, con Yana e Federico, e Andrea è innamorato di entrambi.
«Sai di femmina» si lamenta schifato Federico ed è la notte dopo a quella passata con Simona.
Andrea con Federico non fa sesso, quello che c'è fra loro è qualcosa di diverso, Andrea e Federico si toccano, passano ore a fissarsi, a dirsi cose senza senso per poi baciarsi, mordendosi le labbra fino a farle sanguinare, esplorando il corpo l'uno dell'altro. Alle volte stanno solo insieme, davanti alla tv, a commentare la puntata di X Factor o Doctor Who, oppure a guardare fuori dalla finestra, i passanti, le loro vite e ridono senza perché.
Sono passati quattro mesi da quando Andrea è entrato in quel mondo, fatto di sbronze di mezzanotte e karaoke di Britney Spears e Katy Perry, Andrea sa che Yana fa la cameriera in un locale notturno, cosa faccia Federico invece non l'ha capito bene e Federico non ne parla.
Glielo dice Yana, una di quelle volte che Federico non c'è.
«Sta facendo un tirocinio come parrucchiere» gli spiega, mentre studia il proprio riflesso allo specchio, come cercando qualcosa.
Federico fa sesso con uomini diversi, Andrea di tanto in tanto li vede, che escono da quel condominio, alle volte Federico li bacia sul marciapiede. Gli uomini con cui Federico fa sesso sono tutti più grandi di lui e ben vestiti.
C'è qualcosa di eccitante nel guardare Federico che ama un'altra persona, una mattina Andrea li vede, sporgendosi dalla finestra, e le tende non sono tirate, Federico che scopa uno di quelli, e i loro occhi s'incrociano, quelli di Andrea e Federico, ed è un'ora in un secondo, forse.
 
(«Esibizionista del cazzo» bofonchia sul suo collo.
Federico ride, mentre lo bacia. «Però sono bello»).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
I nostri corpi celesti i nostri arrivederci scritti sui vetri rotti
le periferie lunari i nostri compromessi storici per non ferirci
e ti ricordi che nostri sogni sfioravano i soffitti
e le trasformazioni le nostre New York interiori
e i mazzi di fiori ai bordi delle strade provinciali
[I nostri corpi celeste, Le luci della centrale elettrica]
 
 
THREE
 
Andrea e Federico sono scopamici, ad Andrea però quel temine non piace, perché sembra che fra loro sia solo sesso e invece loro di sesso non ne fanno, dunque un modo esatto per definirli in realtà non esiste.
Andrea scarica Simona quando incomincia a parlare di conoscere i genitori l'uno dell'altro, quindi è il turno di Lorenza, che studia spagnolo e porta la terza abbondante, poi di Beatrice, che ascolta Miley Cyrus e con lei dura particolarmente poco.
Yana è una costante, le sue cuffiette alle orecchie e le sue telefonate dalla Russia, gli racconta di Ishka, la sua ex, ormai, perché si sono ufficialmente lasciate, anche se Yana la ama ancora e Ishka ama ancora lei. Yana sa di lui e Federico, della loro non-relazione, e dice solo che sono pazzi, però dice anche che è bello essere pazzi insieme, piuttosto che esserlo da soli, quindi Andrea non sa con esattezza cosa ne pensi.
Andrea lo sa, lo sa che in un'altra vita Yana era sua sorella e Federico era suo fratello, è qualcosa che sente sulla pelle, come il vento, che le loro vite sono legate, che si appartengono l'un l'altro, e in qualche modo Andrea li ama, Yana e Federico, forse anche di più di Simona, Lorenza e Beatrice.
Poi un giorno Andrea si sveglia, bussa all'appartamento del terzo piano del condominio di fronte e c'è solo Federico, a fissarlo, con i capelli troppo spettinati.
 
 
«Dove pensi sia andata?».
«Cazzo ne so. Ha preso pure i soldi».
«E se volesse suicidarsi?».
«Non dire stronzate» biascica Federico, con un'occhiataccia.
Fanno il giro di Bologna, visitando tutti i suoi bar preferiti, anche il club notturno dove lavora e nessuno sembra averla vista.
Federico prova a chiamarla al telefono. «L'ha staccato».
Passano tre giorni prima che Yana li chiami, è a Torino, ha fatto un po' la turista, le dispiace di essere sparita così all'improvviso, ma ne aveva bisogno o sarebbe impazzita.
«Veniamo a prenderti» promette Andrea al cellulare. «Col treno. Così ne parliamo là, stai in un albergo?»
Sì.
Andrea e Federico prendono il treno del pomeriggio, Federico dorme con la testa fra le sue ginocchia.
«Ero preoccupato per lei» sbuffa, però Andrea lo vede il sollievo nei suoi occhi. «Invece quella cogliona era solo in gita, in gita!» continua, scandalizzato.
Yana è alla stazione, «Lo giuro, alle volte sembra che ti piaccia spezzarmi il cuore» brontola Federico, quando la vede, mentre Andrea ride perché quella frase sono loro. Lui, Fede e Yana, che si amano e si spezzano l'un l'altro, incapaci di amare e di vivere, ma che si trascinano avanti, tenendosi per mano.
Non ci sono lacrime né abbracci, Yana li accompagna all'hotel, paga le camere anche per loro, tutte singole perché quelle a coppie le hanno finite.
«A Bologna stavo soffocando, era come se le pareti fossero piene di parole, paroleparoleparole, quelle fra me e Ishka, testimoni dei nostri segreti e, in qualche modo, raccontavano di noi. Avevo bisogno di allontanarmene per un po'» spiega loro Yana, sulle punte dei piedi per prendere la pentola dove scolare la pasta e ad Andrea sembra davvero – non più felice, quello no – però più in pace, come se un capitolo della sua vita fosse finalmente chiuso, anche se in verità non lo è, perché nessun capitolo si chiude mai davvero, c'è sempre qualcosa che lo lega al prossimo. «Mi dispiace di avervi fatto preoccupare» mormora, mentre Federico sbuffa.
«Stronza, avremmo dovuto mollarti qua, però-». Si morde il labbro Federico e scrolla le spalle. «Alla fine noi tre siamo tipo una famiglia, no? Non ridete, però».
Invece ridono tutti, come degli idioti, e quella notte dormono insieme, scalciando per avere più coperte possibili e la mattina dopo fanno la gara per chi ha più mal di schiena.
In quei tre giorni Yana ha visitato Torino, che era la città natale di suo nonno, gliene aveva parlato suo padre, che veniva lì dalla Russia per le vacanze estive durante l'infanzia.
La seconda notte Federico dorme con Andrea.
«Ho un déjà vù» ride, sulla sua schiena, poi: «Quando avevo otto anni baciavo gli sconosciuti sulle labbra».
«Oh».
«E che pensavo fosse una cosa normale» continua Federico e il discorso continua slegato, con Andrea che si lascia cullare. I genitori di Federico sono morti in un incidente d'auto, quando aveva sei anni, e lui è andato a vivere dallo zio.
«Lui mi toccava, capisci? Papà non lo faceva, non in quel modo, però io non pensavo fosse sbagliato».
Andrea non capisce (non più) dove Federico voglia andare a parare, forse si sta inventando tutto, alle volte lo fa.
«Ora è in prigione?»
«Cosa? No. Lo vedo una volta l'anno a Natale. Non ricordo molto di quel periodo, ricordo che avevamo un gioco, lui metteva una mollica di pane in un pugno ed io dovevo indovinare qual era» ride Federico e Andrea si è voltato a guardarlo, sono stesi uno a fianco all'altro, ora.
«Vivevo in una grande casa. Lui aveva dei pesciolini rossi, stavo ore intere a fissarli, erano belli, poi morirono, come tutte le cose belle. Anche tu sei bello, Andre».
«Perché non l'hai mai denunciato?»
Federico si mordicchia il labbro, distrattamente. «Perché, perché, perché. Boh. Sono andato via e non c'ho più pensato, poi a cosa sarebbe servito? Ormai ero sporco, infettato, e ci sono cose che bisogna solo dimenticare».
E se l'avesse fatto ancora, a qualche altro bambino? Però quello Andrea non lo chiede, rimane zitto, perché sa che Federico lo guarderebbe con quegli occhi limpidi come il cielo senza nuvole dicendogli che non gliene potrebbe fottere di meno.
«Fede» mormora, quindi. «Perché me lo stai dicendo?»
E Federico ride, appoggiando la testa sull'incavo della sua spalla. «Manco Yana lo sa, a te però sapevo di poterlo dire perché tu non fai mai un cazzo, Andre, le cose ti scorrono addosso, sei un codardo, però- però in qualche modo hai quel qualcosa». Gioca con i suoi capelli Federico, li accarezza dolcemente, come se dovesse essere lui a consolarlo e non il contrario. «Posso amarti?» sussurra e Andrea annuisce.
Le labbra di Federico lo sfiorano dappertutto quella notte, tracciando un disegno invisibile sulla sua pelle, la mattina dopo Andrea ha dei graffi sulle spalle, linee di rosso, come un quadro.
«Io e Fede abbiamo fatto sesso» dice a Yana, la mattina, mentre mette su il te', Yana lo guarda, curiosa.
«Ed è stato vuoto?»
No, però Andrea ci pensa comunque.
«È stato pieno, anche se continuo a preferire le donne. È stato come- come essere un'opera d'arte, non so spiegarlo, capisci? Ha fatto male, anche».
Il resto però lo tace perché è quello che sa fare meglio, i graffi prudono un po', e quando incrocia lo sguardo di Fede, più tardi, ricorda quel ti amo che si sono scambiati e decide che lui, Fede, lo ama davvero. Più o meno.
 
 
Tornano a Bologna sempre con il treno, però questa volta sono in tre.
Andrea passa il viaggio guardando fuori dal finestrino mentre pensa alle nuvole, alla ex di Yana, vittima della vita come Federico.
A Bologna c'è il sole, i ciottoli da prendere a calci, Federico che lo prende a braccetto, come se nulla fosse.
«Fede, ma noi cosa siamo esattamente ora?»
«Boh» ride Federico, mentre lo bacia sulla guancia e il mondo non esiste. Scendono dal treno, tornano a quei condomini gemelli, una settimana dopo Andrea si trasferisce nell'appartamento di Federico e Yana.
Federico è sbronzo quando arriva alla soluzione del dilemma, che alla fine è proprio una cazzata.
«Siamo pesciolini rossi, Andre, una costellazione di pesciolini rossi».
«Ma i pesciolini rossi fanno sesso?»
Federico sghignazza, prima di baciarlo.
«Un sacco».
Quindi ad Andrea va bene.





 

   
 
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