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Autore: SarahEsposito1    27/11/2013    1 recensioni
Avvolgetevi in una pazza storia con Leonardo Da Vinci e un ragazzo dalle origini a dir poco dubbie! Scoprite il segreto della Gioconda e del Passero Solitario di Leopardi! Buon divertimento!
"Dov' è Firenze?" "Lassù, guarda Reginald!" Attenzione: opera a dir poco pazza.
Preciso che quest' "opera" è stata scritta con un solo obiettivo: il divertimento.
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Reginald, un ragazzo ventenne di origini inglesi, svedesi, arabe e pellirossa, è nato a Palermo da padre leccese e madre romana.
In cerca della mitica città di Firenze dell’ anno 0,01 il ragazzo si perde in una selva, ricca di scarafaggi, topi di campagna, uova di dinosauro e formiche nane, ma anche di splendide aquile, felini maestosi e tartarughe giganti.
Reginald non era mai stato in quella selva, che lui stesso aveva soprannominato la “selv-invisibile”, perché la presenza di essa non era segnata in nessuna cartina geografica.

Ebbene, Reginald non ebbe paura, anzi, si rimboccò le maniche e continuò a camminare per giorni in quella foresta che sembrava veramente non finire più.
“Cce stanchezza… ma andò sto annando?” pensa il ragazzo, con accento metà leccese e metà romanesco, mentre cammina.
Ad un certo punto si trova a dover scegliere se andare a destra o a sinistra, poi nota che sul tronco di una quercia erano riportate delle scritte.
“Ma che cosa? Che lingua è?” si chiede Reginald. Poi ha un’ illuminazione: ”Si! Come aggio fattu a non pensarci prima?”
La scrittura era italiana, ma misteriosamente scritta al contrario, cioè da destra verso sinistra. “Settimane e settimane fa,” c’ era scritto, “questa selva ospitò Reginald, un ragazzo ventenne di origini inglesi, svedesi, arabe, pellirossa e, forse, anche sub-sahariane.”
“Subsahariane?” si chiede Reginald. Comincia a ridere, poi continua a leggere.
“Ragazzo un po’ ciccione, spensierato e che sarebbe disposto a far tutto pur di avere in mano un piatto di profitteroll, era anche molto, molto stupido. Della sua vita sappiamo moltissime cose, ma non ti aspettare che sprecherò la mia vita preziosa a raccontare la vita di un deficiente: ti dirò solo che trascorse tutta la sua vita a mangiare, guardare la tv, ammazzare zanzare, organizzare visite guidate ai giardini pensili di Babilonia e a rubare gioielli nel tempio della ziggurat di Capodichino. Fatto sta che un giorno venne in questa selva con l’ intento di ammazzare tutte le zanzare. Si riposò sotto quest’ albero e dormì per 88 ore. Quando si risvegliò, si sentì spaesato, inciampò sulle possenti radici di questa quercia e si ruppe le gambe. Fine della storia. Non ci credi? Guarda cos’ hai sotto i piedi.”
Reginald spostò il piede destro e notò che sotto di esso c’ era un osso umano.
“Aah! Come ho fatto a non accorgermene?” Poi continua a leggere. Lo guarda meglio: “Ah, ma è di gomma… chi ha scritto ‘sta roba?”
“Nota bene: se sei Reginald segui la strada a destra e vai sempre diritto.”
“Mha…” pensa Reginald. “Vabbè, se va a destra!”

Percorso a piedi un viale lungo 500 km, a passo di tartaruga il ragazzo arriva in pianura. E si, perché i 500 km di viale li aveva percorsi tutti in salita.
Lì trovò un maiale verde, uno di quelli mitici che crescono come le mele e che è verde perché ancora deve maturare.
Il maiale cominciò ad odorarlo con attenzione e stava quasi per dargli un morso: Reginald riuscì a fermarlo appena in tempo, gli diede uno schiaffo sul sedere e il suino scattò a correre come mai aveva fatto prima. Il ragazzo lo segue, e il maiale lo conduce fino ad una piccola casetta di legno di abete, marmo, muschio di quercia, miele e mattoni d’ argilla. Bussa alla porta e si accorge che qualcuno lo guarda dalla finestra, si spaventa e indietreggia. Non fa in tempo a compiere il terzo passo all’ indietro che subito gli si getta addosso un uomo:
“Reginald, Reginald! Come sono contento di rivederti!” dice l’ uomo misterioso.
Dopo l’ abbraccio Reginald riesce finalmente a guardare il tizio in volto: capelli castani e lisci lunghi fino alle spalle, occhi azzurri e una barba che sta crescendo. E’ un caro amico d’ infanzia di Reginald.
“Leonardo! Leonardo Da Vinci! Amico!” esclama felice il ragazzo.
Leonardo lo invita ad entrare nella sua casa, che funziona come una bottega: lì Leonardo conduce studi di anatomia, ingegneria, meccanica, e testa l’ intelligenza delle formiche. Tra fogli di appunti e formicai artificiali, Reginald scopre che Leonardo non è il solo abitante della pianura della selva: con lui ci sono anche Niccolò Copernico, Filippo Brunelleschi, Maximilen Robespierre, Gilgamesh (che ha fatto una sosta nella ricerca dell’ immortalità), Giuseppe Garibaldi, Lorenzo De’ Medici e chissà quante altre persone.

Leonardo e Reginald passeggiano per la pianura e si dirigono verso un buco a terra che conduce ad un tunnel che a sua volta conduce ad una casa sotterranea.
“Lì abita una donna originaria di Assiria, è molto bella, anche se a me non piace molto… sai, non trovo alcun interesse per le donne.” Dice Leonardo, e fa l’ occhiolino a Reginald.
“Leonardo è omosessuale?” Pensa Reginald. “Ecco perché è così appiccicoso con me…”
Il ragazzo bussa alla porta e compare una donna di carnagione molto chiara, capelli castano scuri, occhi marroni e uno sguardo che sembra impietrire. Ella sorride, ma il suo sorriso è molto misterioso, sembra quasi un falso sorriso.
Tornati a casa Leonardo spiega all’ amico che la donna che ha appena visto era la moglie di Assurbanipal.
“Il suo sorriso enigmatico mi ha colpito molto dal primo giorno che l’ ho vista, e mi ha dato l’ ispirazione per un nuovo quadro. Sai, credo anche che se lo farò bene un giorno sarò molto famoso. Ah, non ti ho ancora chiesto come mai sei qui…” dice Leonardo, mentre poggia una mano sulla spalla di Reginald. Il ragazzo prima lo guarda come per dire “Non ti permettere di toccarmi…”, poi toglie la mano di Leonardo dalla sua spalla e risponde:
“Davvero non lo sai, Leonardo? Davvero non mi aspettavi? Lo so che mi credi un cretino, ma guarda che ho letto anch’io quello che hai scritto sull’ albero a 700 km da qui…”
“O… oh…, spero non ti sarai arrabbiato… l’ ho scritto solo per divertirmi un po’, sai, la puzza del maiale verde mi stava facendo andare al manicomio. Comunque, data la tua pigrizia, non credo che sia qui solo per ammazzare zanzare…”
“Infatti no, caro Leonardo: sto cercando la città di Firenze. Tu sai dove si trova?” chiede Reginald.
“Non ti conviene andarci.”

Leonardo spiega all’ amico che Firenze si trova esattamente a nord-ovest della selva, ma che entrare nelle sue mura è quasi impossibile, perché Firenze si trova su una collina circondata da un fiume di lava.
“Allora…” dice Reginald, “non potresti usare la tua genialità per inventare una macchina volante?”
“Mi sottovaluti… Una l’ ho inventata, ma non credo proprio che riesca veramente a volare…” risponde Leonardo.
“Perché, l’ hai già testata?”
“Si… la macchina volante è stata testata proprio da me…”
“E com’ è andata?” chiede incuriosito Reginald.
“Male, molto male… Volavo, si, ma perdevo sempre quota… fino a che non sono andato a schiantarmi contro una statua dedicata a Napoleone Bonaparte… Forse è vero che solo gli aerei possono volare…” risponde Leonardo, un po’ triste. “Maledizione!”
Gettando una carta nel fuoco del camino per la rabbia, Leonardo si accorge però che il calore può essere sufficiente a mantenere in aria un  peso molto leggero. Allora piazza dei roghi per la seva e fissa un appuntamento con Reginald alla Torre della Palma, l’ unica torre presente nella selva, alta almeno 50 metri.

Il giorno dopo, quando tutte le rondini, le aquile e i passeri erano ormai tornati al loro nido per dormire, Leonardo si presenta con due ore di ritardo sulla torre con la sua macchina volante. Ad attenderlo c’ erano Reginald e Galileo Galilei, accompagnato da Aristotele (che faceva i calcoli per la direzione del vento), Giacomo Leopardi (munito di penna Bic e taccuino) e Fabio Caressa, famoso cronista sportivo, che narrava l’ evento in tutte le televisioni e radio dell’ Italia. Reginald osserva la macchina volante pensieroso e ansioso:
“Leo, ma sei sicuro che funzioni? A me sembra che sia rotta…”
“Sembra, caro Reginald, ma in realtà è in ottime condizioni la mia bambina…” risponde Leonardo.
Una decina di minuti più tardi e il povero Reginald, costretto a volare su uno strumento mai testato sul fuoco prima d’ ora, spicca il volo esattamente come un’ aquila.
“Funziona davvero! Leonardo, sei un genio! Evviva! Evviva!” esulta Reginald e, preso dalla gioia, canta “We are the Champions” con una pessima pronuncia inglese.
“D’ in su la vetta della torre antica, passero solitario, alla campagna, cantando vai finchè non more il giorno.” Dice Leopardi.
“Giacomino, ma che stai a dì?” gli chiede, incuriosito, Leonardo.
“Brilla nell’ aria, e per li campi esulta. Ahh… beato lui!” risponde Giacomo.

E si, ancora una volta il genio di Leonardo aveva ragione: il calore dei roghi e della lava mantiene in aria Reginald e la macchina volante, e il ragazzo riuscì finalmente ad oltrepassare le possenti mura e ad arrivare a Firenze.
Ironia della sorte, la macchina volante di Leonardo Da Vinci si schiantò contro il campanile della chiesa dedicata Santa Loredana, protettrice degli aviatori, e Leonardo fu costretto a crearne una nuova per i suoi spostamenti.                
                                                                                                                                                                                                                                                  Fine                                                                                                                                                                                                                    
  
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