«Naruto,
Sai, ho una missione per voi. Sakura, Ino e Hinata hanno trovato Sasuke
Uchiha
e sono riuscite a catturarlo; vista la sua pericolosità,
andrete ad aiutarle» annunciò
Tsunade, comodamente seduta alla sua scrivania.
La
reazione dell’Uzumaki non si fece attendere. «Hanno
trovato Sasuke?! Corriamo Sai, non lo lascerò scappare
stavolta, 'ttebayo!»
esclamò all’istante.
La
quinta Hokage aveva previsto tanto entusiasmo. «Mi
raccomando, Naruto, conto su di te». E su Sai,
per star
sicura che tu non faccia pazzie...
~
«Scusami,
Sasuke-kun, ma ora devo controllare i tuoi ricordi».
Il
ragazzo non rispose, chiuso in un ostinato mutismo. A parlare era stata
l’erede
degli Yamanaka, Ino: sembrava decisa a fare ciò che aveva
annunciato. Lui non
poteva opporsi, perché aveva abbassato la guardia un solo
istante e le tre
ragazze di cui ora si trovava prigioniero erano riuscite a catturarlo e
renderlo inoffensivo. Se con Ino e Sakura non ci fosse stata Hinata,
che era
riuscita a bloccargli le vie del chakra, non ci sarebbero mai
riuscite... ma
ormai le cose stavano così e rimuginarci sopra non avrebbe
migliorato la sua
situazione.
Ora
Sakura era alle sue spalle per assicurarsi che non facesse scherzi,
mentre
Hinata faceva la guardia all’esterno della grotta in cui
avevano scelto di
sostare. Forse temevano che i suoi compagni, il Team Taka, lo
rintracciassero.
Vano timore, perché li aveva mandati in ricognizione e aveva
stabilito la
riunione solo per il giorno dopo: aspettarsi un loro intervento sarebbe
stato
come sperare in un miracolo.
Quindi,
senza che lui potesse opporre la minima resistenza, la bionda gli
posò una mano
sulla fronte, pronta ad utilizzare la tecnica che le avrebbe aperto i
ricordi
del ragazzo.
Sono
nei ricordi
di Sasuke-kun! Qui era ancora bambino...
Ino
non era ancora molto pratica nell’utilizzo di quella tecnica,
anzi; era la
prima volta che la utilizzava fuori dagli allenamenti, era ancora un
po’
incerta su come controllarla. Fu per questo che non appena
entrò nell’inconscio
di Sasuke fu letteralmente travolta dai
ricordi del
ragazzo.
Così
vide Sasuke da bambino, spensierato, giocare con Itachi.
Lo
vide allenarsi per rendere fiero suo padre, non volendo essere da meno
del
fratello, a cui voleva comunque un gran bene.
E
lo vide rientrare, la notte dello sterminio del suo clan. Visse insieme
al
piccolo Sasuke l’esperienza di tornare a casa e ritrovarsi
circondato dai
cadaveri; tutte le persone a cui voleva bene e che solo poche ore prima
aveva
lasciato perfettamente in salute, ora erano morte. Corse insieme a lui
verso
casa, disperata, desiderando trovare i suoi genitori vivi; ma una parte
di Ino
sapeva benissimo che non sarebbe andata così.
Assisté anche all’incontro tra
Sasuke e Itachi, che gli diceva di non averlo mai amato, che aveva
ucciso tutti
per testare la propria forza...
E,
insieme al minore degli Uchiha, decise che avrebbe seguito
i consigli di Itachi, sarebbe cresciuto nell’odio, si sarebbe
aggrappato alla
vita e avrebbe ucciso colui che
un tempo era suo fratello.
Ma non poté vedere
altro, perché Sasuke, che aveva rivissuto tutto
ciò nella sua testa, con un
enorme sforzo di volontà la buttò fuori dai
propri ricordi. Rivivere quei
momenti lo aveva scosso, ma non lo diede a vedere.
Sasuke...
io... non immaginavo... scacciata
dalla memoria del ragazzo, Ino rimase a occhi
chiusi per qualche secondo. Quell’esperienza
l’aveva sconvolta; ora sentiva di
poter capire – almeno un po’ – il moro
che le era sempre tanto piaciuto.
Si
sedette a terra, inspirando profondamente.
«Che
succede, Ino? Va tutto bene?» le chiese Sakura.
«Sì»,
rispose lei, osservando Sasuke. Il ragazzo aveva lo sguardo perso nel
vuoto, ma
le sembrò di leggere del disprezzo, nel nero dei suoi occhi.
La kunoichi
immaginò fosse rivolto a lei, quel disprezzo. Non che
potesse biasimarlo, aveva
invaso la parte più vulnerabile del suo essere e se ne
rendeva conto.
«Mi
dispiace...» mormorò a voce bassissima, non
sapendo nemmeno lei se stesse dicendo
a sé stessa o al ragazzo che aveva davanti. Sakura non
sentì.
«Hai
trovato qualcosa d’importante, Ino?» le chiese
ancora la compagna dai capelli
rosa.
La
Yamanaka parve finalmente riscuotersi. Si alzò.
«No,
nulla...» disse, avviandosi verso l’uscita della
caverna. «Do il cambio a
Hinata».
La
verità era che voleva stare un po’ di tempo sola,
per riflettere meglio su ciò
che aveva visto.
Aveva
sempre saputo che il Clan di Sasuke era stato sterminato tutto in una
sola
notte, e sapeva anche che il responsabile era Itachi... aveva pensato
di poter immaginare
il dolore dell’unico Uchiha sopravvissuto, ma si era
sbagliata. L’aveva
compreso solo adesso, vivendo il tutto con gli occhi del Nukenin.
Sospirò.
Finalmente riusciva a
capirlo, eppure…
Ino
sospettava ci fosse dell’altro, sotto. Qualcosa che non era
riuscita a
scoprire, perché lui non glielo aveva permesso. Diversamente
la decisione di
distruggere Konoha, che si diceva avesse preso, non si spiegava. Decise
che
avrebbe scoperto di cosa si trattasse.
«Che vuoi?» Sasuke non si preoccupò di
nascondere l’irritazione. Quel
pomeriggio quella ragazza era entrata nei suoi ricordi, aveva messo a
nudo le
sue debolezze più profonde esplorando i recessi della sua
mente. Non
gliel’avrebbe certo perdonato.
Il
che poteva facilmente immaginarlo anche lei, e allora
perché gli si era avvicinata mentre il turno di guardia
toccava a Sakura e
Hinata si riposava? O era incosciente, o... no, non c’erano
altre scelte. Era
incosciente.
«Ti
chiedo scusa per oggi, Sasuke-kun. Io non volevo vedere...
ciò che ho visto».
Lo
prendeva in giro?
«No?
Però lo hai fatto. Lasciami in pace» le
intimò senza guardarla.
Lei
ignorò quell’ordine e proseguì.
«Non volevo, ma... lo ho visto lo stesso. Però
non capisco. Voglio dire, Itachi ti ha fatto
soffrire…», Sasuke sussultò
impercettibilmente a quella frase, ma lei continuò: se
voleva scoprire qualcosa
doveva andare a fondo e parlare chiaro, «…e tu lo
hai ucciso, per vendicare la
tua famiglia. Forse lo avrei fatto anch’io, ma... sento che
c’è dell’altro.
Qualcosa che riguarda tuo fratello... perché hai deciso di
distruggere Konoha,
Sasuke?» chiese, stavolta senza preoccuparsi di aggiungere
l’onorifico.
Lui
non rispose, continuando a fissare davanti a sé. Quella
ragazza si era avvicinata
alla verità... ma se sperava che si sarebbe confidato con
lei, altro che
incosciente, era pazza.
«Ti
aspetti seriamente che risponda?» le chiese, retorico.
«Sì,
lo farai» rispose lei, ostentando una sicurezza che non
possedeva.
«No.
Non ti riguarda» fu la fredda replica. Ma chi si credeva di
essere, quella
ragazza? Alzò lo sguardo e ricambiò
l’occhiata di sfida che lei gli stava
rivolgendo.
Ino
sbuffò. Non aveva intenzione di arrendersi, ma non sapeva
che fare. Se Sasuke
si richiudeva nel suo mutismo, non avrebbe ottenuto nulla.
Non
era il caso di usare nuovamente la sua tecnica: non era stata una bella
esperienza né per lui né per lei, non potendo
controllarla al meglio c’era il
rischio che non riuscisse a trovare quel che le interessava, e
soprattutto:
voleva aiutarlo, estorcergli il problema non era proprio
l’ideale.
Continuarono
a fissarsi per parecchi minuti. Nessuno dei due aveva la
benché minima
intenzione di distogliere lo sguardo: avrebbe significato darla vinta
all’altro,
accettare la sconfitta.
In
altre
circostanze, potrei ammirarla per come regge il mio sguardo.
Non
mi aspettavo
niente di meno da Sasuke-kun, ma non cederò.
La
loro gara fu interrotta da un improvviso urlo di Sakura.
«Hinata, Ino,
svegliatevi! Ci attaccano!»
Subito
dopo, un’esplosione.