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Autore: TheSlayer    28/11/2013    2 recensioni
Kat Moore è nata e vissuta a Los Angeles finché non è arrivato per lei il momento di trasferirsi a Londra per cambiare completamente la propria vita. In Inghilterra incontra nuovi amici e trova l'amore, ma il suo misterioso passato torna a tormentarla influenzando irrimediabilmente il presente. Quella partenza da Los Angeles sarà stata una fuga? Da cosa starà scappando Kat? A cosa andrà incontro?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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(Un)broken - Le Ali della Farfalla

Capitolo 8

“Benvenuta, Kat.” Disse Sean, il capogruppo. I presenti annuirono e qualcuno mi salutò con un sorriso incoraggiante.
“Grazie.” Mormorai.
Mi guardai intorno, un po’ spaesata e un po’ nervosa e mi domandai perché non avessi mai partecipato a un incontro. Prima di arrivare in Inghilterra avevo passato tre mesi in una clinica di riabilitazione a Los Angeles e poi avevo deciso di trasferirmi subito dall’altra parte del mondo, nonostante i miei dottori mi avessero sconsigliato di intraprendere quell’avventura da sola. Secondo loro avrei dovuto trovare un gruppo di supporto vicino alla villa di Beverly Hills che mi aveva lasciato nonna CeCe e partecipare agli incontri ogni settimana. Dicevano che ascoltare le storie degli altri partecipanti e condividere la mia mi avrebbe aiutato. Ma io ero sempre stata testarda, quindi avevo deciso di prendere lo stesso quell’aereo e allontanarmi il più possibile dalla California.
Una volta arrivata a Londra avevo deciso di non avere bisogno di nessun gruppo, perché non volevo assolutamente rivivere tutto quello che mi aveva portata in clinica e pensavo di stare meglio. Sarah mi aveva aiutata molto anche senza saperlo, standomi vicina ed essendomi amica.
“Puoi presentarti e raccontarci quello che vuoi. Se non te la senti puoi ascoltare le storie degli altri e parlare quando sei pronta.” Disse Sean, sorridendomi. Annuii, pensando che non ero preparata a raccontare tutto, ma avevo bisogno di sostegno. Ero completamente sola e quel gruppo, nonostante fosse composto da sconosciuti, era tutto quello che avevo in quel momento.
“Mi chiamo Kat, ho vent’anni e vengo da Los Angeles. Mi sono trasferita a Londra un mese e mezzo fa perché…” Cominciai a dire. No, non ero pronta a raccontare tutto. Al solo pensiero di pronunciare quelle parole si era formato un nodo in gola che non mi permetteva nemmeno di deglutire. “Alcuni eventi recenti mi hanno fatto tornare in mente ricordi dolorosi del mio passato e questa sera ho sentito il bisogno di bere perché volevo dimenticare. Volevo che smettessero di tormentarmi e volevo dimenticare persino il mio nome. Ho passato un periodo abbastanza sereno da quando sono arrivata, credevo di aver trovato un’amica e pensavo di stare bene. Ma sono stata una stupida, le ho mentito e lei ovviamente non mi parla più.” Continuai. “Credo di non essermi mai sentita così sola in tutta la mia vita. Questa sera sono andata al supermercato e ho comprato una bottiglia di vino. Volevo berla tutta, tornare al supermercato e comprarne ancora.” Ammisi. “Mi sono resa conto in tempo di quello che stavo facendo e ho svuotato la bottiglia nel lavandino, ma… sento questo bisogno di bere, ho pensieri più autodistruttivi del solito e so che mi serve aiuto.”
Non mi sentivo in quel modo da qualche mese. Avevo il cuore a pezzi e la mente piena di ricordi che volevo annegare in fondo a una bottiglia. Sapevo che non era il modo giusto per risolvere i miei problemi, l’avevo già provato e mi aveva rovinato la vita.
“Kat, siamo fieri di te per aver resistito alla tentazione di bere e per esserti liberata della bottiglia.” Disse Sean, regalandomi un sorriso incoraggiante. Cercai di rispondere a quel gesto, nonostante io non fossi per niente fiera di me stessa. Mi sentivo distrutta e speravo che quegli incontri di gruppo mi avrebbero aiutata. Durante i miei mesi in clinica a Los Angeles uno dei dottori mi aveva spiegato tutto e mi aveva parlato degli sponsor, cioè persone che avevano superato la dipendenza con successo e avrebbero potuto aiutarmi. Forse avrei potuto trovarne uno in quella stanza.
“Grazie.” Dissi e mi risedetti. Non ero pronta a raccontare niente di più e sapevo che tutti i presenti nella stanza potevano capirmi. Ero sicura che anche loro non avessero detto tutto al loro primo incontro.
Rimasi su quella sedia per un’ora e mezza, ascoltando le storie di successo dei miei compagni di gruppo e applaudendo quando uno di loro ricevette la medaglietta che certificava un anno di sobrietà.
“Sean, posso chiederti qualche informazione?” Domandai al ragazzo a fine incontro.
“Certo, Kat.” Rispose il ragazzo.
“Vorrei continuare a frequentare questo gruppo.” Dissi.
“Sei ovviamente la benvenuta. Ci incontriamo ogni martedì e venerdì alle dieci di sera in questa stanza.” Replicò Sean.
“Grazie.” Dissi. “Pensi che sarà possibile trovare uno sponsor?”
“Certo! Nel gruppo ci sono già cinque o sei persone che non bevono da più di un anno e sono sicuro che saranno felici di aiutarti.” Annuii e abbassai lo sguardo. Ero davvero pronta per tornare a casa da sola e passare una notte intera a lasciare che i ricordi mi tormentassero? “In ogni caso questo è il mio numero di telefono, se vuoi chiamarmi per qualsiasi cosa mentre cerchi uno sponsor. Sei stata bravissima a resistere alla tentazione questa sera. Se ti ritroverai nella stessa situazione non esitare a contattarmi.” Aggiunse lui come se mi avesse letto nel pensiero. Era abituato ad aiutare le persone come me, quindi sapeva quello che stavo provando in quel momento. Quando era arrivato il suo turno di condividere si era alzato e aveva spiegato di essere sobrio da cinque anni e mezzo e di aver deciso di cambiare la sua vita dopo che la sua compagna gli aveva rivelato di aspettare un bambino. Da quel momento aveva fatto di tutto per smettere di bere e non solo. Aveva deciso che avrebbe aiutato più persone possibili con il suo stesso problema.
“Grazie.” Ripetei. Sean mi osservò per qualche istante senza dire nulla. Era molto alto e aveva i capelli brizzolati, gli occhi grigi, il naso a punta e gli occhiali da vista squadrati. Sembrava una persona serena e felice, non un uomo con un passato difficile alle spalle.
“Hai bisogno di un posto dove stare questa notte?” Mi chiese. Scossi la testa, sorpresa, e puntai lo sguardo sul suo.
“No, grazie. Abito qui vicino.” Replicai. Lui annuì e si versò una tazza di caffè.
“D’accordo, allora conto di vederti venerdì. E non esitare a chiamarmi per qualsiasi cosa, okay?”
Annuii, poi lasciai quella stanza spoglia nel seminterrato di una chiesa e sospirai. Non potevo permettere che la mia vita tornasse ad essere come prima. Mi sentivo determinata a non ricadere nella mia dipendenza. Volevo frequentare quel gruppo due volte alla settimana, trovare uno sponsor e stare bene. Sapevo che la strada sarebbe stata difficile, ma volevo provarci.
 
Quando tornai a casa trovai Tommy seduto sugli scalini del palazzo in cui abitavo. Sembrava preoccupato e alzava lo sguardo ogni volta che passava qualcuno davanti a lui. Mi bloccai a pochi passi dall’ingresso di casa, spaventata. Era quasi mezzanotte, per quanto tempo mi aveva aspettata? Cosa gli avevo fatto passare non rispondendogli al telefono e scomparendo in quel modo? Avrei dovuto parlargli, me ne rendevo conto, ma avevo paura della sua reazione.
“Kat!” Esclamò quando mi vide. Si alzò e mi raggiunse velocemente. “Stavo cominciando a preoccuparmi, sono due giorni che non rispondi al telefono.” Disse. Mi abbracciò stretta per qualche secondo, prima di guardarmi. Ero sicura di non essere un bello spettacolo perché avevo pianto, ero struccata e avevo i capelli in disordine.
“Ehi.” Mormorai, distogliendo lo sguardo e puntandolo sull’asfalto.
“Va tutto bene?”
Era una domanda semplice a cui però non sapevo come rispondere. Se avessi detto di sì sarebbe stato ovvio che non era vero, ma dall’altra parte se avessi detto di no… avrei dovuto spiegargli qualcosa.
“Ho avuto un paio di giornate difficili.” Risposi, cercando di rimanere sul vago. “Ho litigato con Sarah.”
“Mi dispiace. Vieni qui.” Tommy mi abbracciò di nuovo e mi diede un bacio sulla fronte.
“Vuoi salire? C-così parliamo.” Proposi. Non avevo intenzione di raccontargli quello che stava succedendo in mezzo alla strada. Il ragazzo annuì e lo accompagnai in casa, dove tutto era esattamente dove l’avevo lasciato. La bottiglia di vino vuota era nel lavandino e nell’aria si sentiva ancora il profumo dell’alcolico.
Tommy si guardò intorno con aria preoccupata e strinse leggermente la presa alla mia mano.
“Sei andata a fare una passeggiata?” Mi domandò, sedendosi sul divano e aspettando che facessi lo stesso. Il tono della sua voce era incerto, come se avesse intuito che c’era qualcosa che non andava.
Sospirai e cominciai a fissare il pavimento, chiedendomi cos’avrei dovuto fare. Tommy era un ragazzo sveglio e probabilmente aveva già messo insieme tutte le informazioni e capito il mio problema.
“Sono andata a un incontro di gruppo.” Mormorai lentamente. “Degli… degli Alcolisti Anonimi.” Aggiunsi abbassando la voce. Non riuscivo nemmeno a guardarlo in faccia. Mi vergognavo disperatamente, ma sapevo che avrei dovuto raccontargli tutto prima o poi. Se non l’avessi fatto io l’avrebbe fatto Sarah. E sapevo che ci sarebbero state ancora meno possibilità che mi perdonasse in quel modo.
“La bottiglia in cucina…” Cominciò a chiedermi il ragazzo.
“Non l’ho bevuta.” Risposi immediatamente. “L’ho comprata perché volevo farlo, ma alla fine l’ho svuotata nel lavandino e ho trovato il gruppo di supporto più vicino a me.”
Tommy annuì e mi abbracciò stretta, come se volesse proteggermi. Ero riuscita a parlargli di quello che, probabilmente, era solo un decimo dei miei segreti. Non volevo immaginare la sua reazione quando avrebbe scoperto tutto il resto.
“Ti va se passo la notte qui con te?” Mi propose il ragazzo.  Annuii, sollevando lo sguardo per incontrare il suo. Tommy si alzò dal divano, buttò la bottiglia di vino, lavò il bicchiere e aprì la finestra per fare uscire l’odore. Poi mi accompagnò in camera, si sdraiò di fianco a me e mi abbracciò.
“Grazie per essere stato così comprensivo.” Mormorai dopo un po’. Mi aveva coccolata in silenzio per tanto tempo e gliene ero estremamente grata. Non mi aveva chiesto nulla, non aveva preteso risposte di nessun genere. Mi aveva solo tenuta stretta e mi aveva fatta sentire protetta, al sicuro. Un pensiero si fece prepotentemente spazio nella mia mente e non riuscii ad ignorarlo. Tra quanto tempo sarebbe scappato a gambe levate?
“Mia madre è sobria da quasi dieci anni.” Rispose lui, girandosi su un fianco e guardandomi negli occhi. “Il suo problema non è mai stato l’alcol però. E’ diventata dipendente dagli antidolorifici dopo un brutto incidente in auto in cui ha perso la sua migliore amica. Un ragazzo si è sentito male, ha sbandato e ha causato un frontale. Mia madre si è salvata per miracolo, ma per la sua amica non c’è stato nulla da fare. Era disperata e non voleva accettarlo. Ha continuato ad abusare di quelle pillole per mesi. All’inizio non ce ne siamo accorti, ma poi il suo problema è diventato evidente e abbiamo fatto di tutto per aiutarla. Ha cominciato a frequentare i gruppi dei Narcotici Anonimi qui a Londra e il suo sponsor l’ha aiutata tantissimo.”
“Mi dispiace.” Dissi. Lui scosse la testa. Tommy aveva ventiquattro anni, il che significava che aveva dovuto affrontare quella situazione quando era solo un adolescente. Quando avrebbe dovuto uscire a giocare con gli amici e non avere nessuna preoccupazione.
“Ormai è passato tanto tempo e lei sta bene.” Rispose. “Però ho voluto raccontartelo per dirti che tutti noi abbiamo un passato e voglio che tu sappia che il fatto che hai un problema con l’alcol non mi spaventa. Ti starò vicino e ti aiuterò, d’accordo?”
“Grazie, Tommy.” Dissi. Lui mi guardò negli occhi per qualche secondo prima di darmi un bacio sulle labbra. Provai un brivido lungo la schiena quando le sue labbra toccarono le mie e il mio cuore cominciò a battere più velocemente. Poi mi attirò a sé e mi permise di rannicchiarmi contro il suo fianco.
Non meritavo una persona così speciale. Mi sentivo in colpa ogni secondo di più per non avere il coraggio di raccontargli la mia storia. Ero sicura che una volta scoperta tutta la verità sarebbe scappato anche lui.

 


Ecco l'ottavo capitolo di (Un)broken! Kat partecipa al primo incontro del gruppo di supporto e scopriamo qualche dettaglio in più sulla sua dipendenza. Le cose sono peggiorate così tanto a Los Angeles da farla finire in clinica di riabilitazione. Ma perché?
Inoltre ritroviamo Tommy, che dopo non aver avuto notizie di Kat per due giorni ha deciso di aspettarla davanti a casa sua. In questo capitolo troviamo anche qualcosa sul passato di Tommy e sulla battaglia con la dipendenza di sua madre.
Spero che vi piaccia e grazie per aver letto, aggiunto la storia alle preferite, ricordate o seguite e per i commenti!

A lunedì!

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