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Autore: roby_lia    28/11/2013    5 recensioni
26 lettere, 26 parole, 26 storie per raccontare uno dei legami più complessi ed emozionanti di sempre.
Dal capitolo Ventisei: Zucchero
Loki scrollò le spalle, facendo finta di nulla “Non importa. Adesso posso mangiare i biscotti? O ancora non sono pronti mastro chef?”
“Te l’ho già detto, servono per domani”
“Ma io ho bisogno di zuccheri!”
Thor si guardò attorno, fino ad agguantare il pacchetto quasi finito di zucchero e allungandoglielo “Eccoti servito”
Loki lo fissò perplesso “Simpatico Odinson, davvero” mugugnò offeso, ma quando il biondo gli allungò un cucchiaino lo prese sul serio.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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AU (sì, sono di nuovo umani u.u)

Ombrello

Loki Laufeyson pensava che il 99,99% delle persone che abitavano sulla terra fossero dei perfetti idioti che non capivano niente di ciò che avevano davanti.
Uscivano solo quando c’era il sole, alla prima nuvola si rifugiavano in un centro commerciale e non sapevano vedere la vera bellezza che il mondo gli offriva.
Non vedevano l’ultimo raggio di sole prima che le nuvole di pioggia offuscassero completamente il cielo.
Non vedevano le onde maestose che cercavano di riprendere, anche se per poco, possesso di ciò che un tempo gli era appartenuto e che ora gli uomini gli avevano tolto.
Gli uomini spesso non vedevano e basta.
Un onda più forte delle altre scosse il pontile di legno su cui era disteso, mentre le prime gocce di pioggia gli cadevano sul viso.
Sospirando riaprì gli occhi, mettendosi a sedere.
Nubi tempestose oscuravano il cielo e il mare si faceva via via più mosso.
Sulla spiaggia ormai non c’era quasi più nessuno, fuggiti già al vento dispettoso che soffiava da quella mattina.
Loki chiuse di nuovo gli occhi, alzando il viso verso il cielo, accogliendo con un sorriso la pioggia che gli batteva sul viso.
Gli schiamazzi di un gruppo d’idioti restati in spiaggia gli rovinarono il suo momento di pace.
Sbuffando si mise in piedi e, nascondendo il volto sotto il cappuccio della leggera felpa verde, si mise velocemente in cammino verso casa sua.
Con le mani ficcate in tasca, iniziò a camminare sulla spiaggia, divertendosi a passare sopra i castelli di sabbia e a distruggerli.
Fu allora che lo incontrò. O per meglio, l’altro incontrò lui. O ancora meglio, quell’orso gocciolante travolse lui.
Loki lo odiò dal primo istante. Capelli troppo biondi, occhi troppo azzurri e fisico troppo scolpito. Semplicemente troppo perfetto.
Se in più si aggiunge quell’aria stupida e fin troppo gentile, gli faceva prudere le mani al solo vederlo.
Probabilmente da bambino era stato uno di quelli idioti e sempre amati, che correvano per la spiaggia incurante di far cadere la sabbia addosso ad altri.
Semplicemente insopportabile.
Thor lo amò dal primo istante. Capelli spettinati e occhi tempestosi.
E lui amava le tempeste, eccome se gli piacevano, o non sarebbe restato fino a quel momento per nuotare incurante del maltempo.
E quel ragazzo prometteva di essere una tempesta assai difficile da domare.
Se in più si aggiunge quel broncio, che forse voleva sembrare rabbia, ma che lo faceva sembrare solo più adorabile…
Bellissimo, indomabile e arrabbiato, cos’altro poteva chiedere?
“Io… scusa, non ti avevo visto” si riscosse allungandogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
Il moro scostò la sua mano, colpendolo con il dorso della propria “Ci mancherebbe solo che tu l’abbia fatto apposta, razza d’idiota”
“Ehi mi sono già scusato”
Loki lo fulminò con quei spettacolari occhi verdi che si ritrovava, e Thor decise che l’avrebbe fatto arrabbiare anche ogni giorno pur di attirare quello sguardo su di sé.
“Comunque mi chiamo Thor” disse poi, guardandolo mentre si alzava e si puliva dalla sabbia.
“Francamente non me ne importa Arthur
“è Thor- lo corresse il biondo, senza prendersela troppo- senti ti andrebbe un caffè? Così posso farmi perdonare”
“Non mi piace il caffè”
“Allora un the?”
“Non è l’ora giusta”
“Un drink?”
“No è troppo presto”
“Una brioches?”
“Non mi va”
“E un passaggio lo vuoi o preferisci restare ancora sotto la pioggia?”
Loki lo fissò alzando un sopracciglio “La pioggia è una compagnia più gradevole della tua”
“Eddai! Dovrei avere un ombrello nella cabina”
“A bhe, se lo usiamo ora sì che farebbe tanta differenza” sbuffò, togliendosi una ciocca scura dal viso.
Mentre loro parlavano aveva iniziato a piovere costantemente, tanto che Loki aveva ormai i vestiti tutti bagnati.
“è un sì?”
“Non passerei un solo altro istante con te”
“Ma davvero? Eppure ne avrai sprecati come minimo due, proprio ora, a parlare con me, guarda un po’”
“Ad insultarti, è diverso”
“A me non pare che tu mi abbia insultato poi tanto”
“Si vede che sei troppo stupido anche per capire gli insulti”
“Se la cosa ti provoca così tanto divertimento, allora che ne dici di accettare quel passaggio? Così tu puoi continuare ad insultarmi e io posso sdebitarmi”
Il moro non riuscì a trattenere un sorriso storto, scuotendo la testa “Sei ostinato, te lo riconosco”
“Non si può dire che tu sia meno cocciuto: a causa tua ho l’impressione che ci prenderemo il raffreddore se tu non ti decidi a venire con me”
“Ma certo, perché non dovrei andare con uno che sembra uno stalker e che ora parla anche come uno stalker?”
“Per lo stesso motivo per cui sei stato qua, a parlare con questo stalker, incurante della pioggia in questi cinque minuti” ribattè prontamente, sorridendo.
“E sarebbe?”
“Non lo so. Credo proprio che ti tocchi proprio passare altro tempo con me per capire la risposta”
Loki lo fissò con sguardo indecifrabile.
 
Il famigerato ombrello si rivelò essere un pericoloso ammasso di ferro e ruggine che un tempo doveva essere stato di un rosso fiammante.
Loki alzò un sopracciglio “Immaginavo che avresti tentato di uccidermi, ma ci sono modi più facili che usare un ombrello”
Il biondo si grattò la testa, fissandolo incerto, ma stranamente quando l’aprì era bene o male tutto intero.
“Ehm non è così male dai”
“Oh certo. Ora se non ti dispiace preferisco andare a prendermi una polmonite” disse l’altro, uscendo velocemente da quella cabina che, nel tempo, si era riempita di tutto e di più. E lui di certo non ci teneva a scoprire cos’altro c’era: la vista di un vecchio casco con attaccate sopra delle alette da pollo in stile Asterix gli era bastata.
Thor scrollò le spalle, uscendo anche lui.
“Un giorno dovrò decidermi a pulirlo” borbottò afflitto, per poi correre a raggiungere l’altro, avvicinandolo più di quanto Loki avesse voluto per coprirlo con l’ombrello.
“Certo che non ti arrendi eh?”
“Non mi piace perdere- affermò sorridendo- allora, mi dici come ti chiami? O vuoi che provi ad indovinare?”
“Vorrei che tu la smettessi di tormentarmi, Arthy
Il biondo roteò gli occhi “Chiamami per nome, non mi piacciono i soprannomi”
“Ma così è più divertente” ghignò Loki.
Thor sospirò, per poi decidersi a tornare all’attacco “Sei nuovo di qui?”
“Sono appena tornato in verità”
“Sei di qua?” domandò sorpreso. La città non era così grande, c’era solo una scuola e di certo si sarebbe ricordato di un ragazzo del genere.
“Sono nato qua, ma ho viaggiato quasi sempre, da quando sono bambino”
Thor gli rivolese qual suo brillante sorriso che gli faceva tanto venir voglia di picchiarlo “Allora mi sento in dovere di organizzarti una festa di ben tornato”
Loki lo uccise con lo sguardo “Tu ci devi tener proprio poco alla tua vita” lo minacciò.
“Diciamo che in questo caso il gioco vale la candela, Lucky
Lucky?!”
“Certo, perché devi essere proprio uno fortunato per aver incontrato me”
Loki si sbattè una mano sul viso: avrebbe dovuto mandarlo al diavolo e basta finchè era in tempo.
“Certo Casanova, ma purtroppo ora ci dobbiamo separare” lo informò, bloccandosi sul marciapiede.
Il sorriso dell’altro si spense subito “Perché? Abiti qua?” domandò guardandosi attorno, immaginando quale di quelle avrebbe potuto essere la casa del moro.
“No, ma non ho intenzione di farti vedere dove abito sul serio. È il momento di dirci addio, purtroppo
“Oppure… potrei accompagnarti fino a casa” propose.
“Ma anche no. Non ci tengo a rivedere il tuo muso tanto presto”
“Quel “non tanto presto” potrebbe comprendere una cena domani sera?”
“Assolutamente troppo presto. Facciamo tra cent’anni eh?”
Thor s’imbronciò, per poi fare un’altra proposta “Allora che ne dici se io t’imprestassi questo fantastico ombrello e ti dessi anche il mio numero? Così mi potrai chiamare e ci mettiamo d’accordo su quando me lo restituirai”
“Non ho intenzione né di andare a casa con il tuo ombrello né di avere il tuo numero, Rapunzel
“Allora potresti darmi il tuo di numero”
“Il massimo che vorrei mai darti di mio sono gli insulti”
“Si può sapere perché fai tanto il difficile? Sto solo cercando di essere gentile”
“è il mio carattere, se non ti piace puoi andartene. Anzi, sarebbe meglio per tutti e due”
“Non credo, anzi, il tuo carattere mi piace molto”
“Come se tu fossi interessato al mio carattere
Thor scrollò le spalle “Sono interessato a te, quindi sì lo ammetto non solo al tuo carattere”
Il moro corrugò la fronte, guardandolo sospettoso “Sei sincero”
“Perché? Non dovrei?”
Loki non rispose, continuando a fissarlo senza capire.
Lui di solito capiva tutto e subito. E soprattutto, odiava non capire.
Lo fissò per un lungo istante, poi fece spallucce, dandogli la schiena ed incamminandosi verso casa sua “Fa come vuoi”
Sorridendo, sentendosi vittorioso, Thor lo seguì allegro.
“Perché non mi sorprende che tu mi stia seguendo?” sbuffò rassegnato.
“Non ti sto seguendo. Casualmente facciamo la stessa strada, tutto qua”
“Oh certo” rise il moro.
 Anche l’altro rise, almeno finchè non arrivarono davanti all’abitazione e non venne assalito.
L’assalitore in questione era un cane enorme e peloso, che gli saltò addosso ringhiandogli contro.
“Buono Fenrir, non è un pericolo” lo tranquillizzò il padrone, grattandogli il collo.
“E questo cos’è?!”
“Fenrir, il mio lupo”
“Lupo?! Ma sarà grande come una mucca!”
Loki ghignò “E non hai ancora visto niente”
“Hai anche un cavallo ad otto zampe per caso?”
“No, cavalli non ne ho, ma ho Jörmungandr”
“Jormu…cosa?!”
“Jörmungandr. Il mio boa constrictor nano” gli spiegò come se la cosa fosse ovvia.
“B-bo… boa constrictor, ovvio come ho fatto a non pensarci”
Loki sorrise vittorioso “A mai più vederci, Thor
Dopodiché gli chiuse la porta in faccia, più che certo che l’altro non avrebbe mai più trovato il coraggio di presentarsi da lui.
Ma non aveva tenuto conto di un minuscolo dettaglio: aveva pronunciato il suo nome, e a Thor era piaciuto talmente tanto sentirglielo dire che avrebbe fatto di tutto perché succedesse di nuovo.
Anche presentarsi la mattina dopo con due caffè e un sacchetto di ciambelle.
 
Loki lo fissò per un istante tenendo la bocca socchiusa per la sorpresa.
“Cosa ci fai qui?”
“Ti ho portato caffè e dolci”
“Non mi piace il caffè”
“Ti piacerà. È dolce, molto dolce. Tu sembri uno che ha bisogno delle cose dolci”
L’altro non si accorse nemmeno di aver iniziato a sorridergli, ma Fenrir fu veloce a distogliergli l’attenzione dall’altro, ringhiando e strusciandosi contro il suo fianco.
“Sì giusto. Devo andare. Se Fenrir non fa la sua corsa mattutina resta intrattabile per tutto il giorno”
Thor ricambiò il suo sorriso “Vengo con voi. Anche a me piace correre”
Se non lo crederebbe impossibile, potrebbe giurare che il lupo gli abbia appena scoccato un’occhiataccia assassina, per poi strusciarsi gelosamente contro il suo padrone.
“Posso  solo appoggiare questi dentro? Così possiamo mangiarli dopo, Loki
Il moro scattò sulla difensiva “Come sai il mio nome?”
Thor gli sorrise cospiratore, avvicinandosi come a rivelargli un segreto “… è scritto sul campanello”
L’atro trattenne il fiato, e se ne fosse stato in grado avrebbe impedito anche ai suoi vasi sanguigni di dilatarsi e fargli arrosare le guance in un modo che il biondo trovò assolutamente adorabile.
“Ma che spiritoso” gli ringhiò contro, spintonandolo.
Thor rise “Allora, gli puoi appoggiare dentro?” chiese ancora, porgendogli le confezioni della colazione.
“Assolutamente no!” ribattè l’altro per ripicca.
“Eddai, come faccio a venire a correre sennò?”
“Fatti tuoi, Thor” disse prima d’iniziare a corre.
Il biondo stette per un attimo imbambolato (non si sarebbe mai accontentato di sentirlo dire il suo nome) dopodiché lasciò cadere tutto e scattò di corsa.
Lo avrebbe inseguito anche per sempre pur di avere un briciolo della sua attenzione su di sé.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Lo so, questa raccolta si sta riempiendo di mpreg e AU, ma che posso farci, mi diverto troppo u.u
Coomunque, questo è un capitolo piuttosto stupido lo riconosco, ma mi è venuto in mente così e l’idea non se ne voluta andare…
Un paio di precisazioni: come ho scoperto per caso, esiste davvero il boa constrictor nano, ed è il Boa Constrictor Imperator del Nicaragua. Chi l’avrebbe mai detto, io l’avevo scritto così perché mi suonava bene e invece esiste davvero…
Vab, altra precisazione sta nei soprannomi: Lucky e Arthur sono i soprannomi con qui si spacciano per umani i nostri due dei nei libri di Joanna Harris, per precisazione ne Le parole segrete, Le parole di luce e nel futuro The gospel of Loki (quando mai arriverà in Italia -__-“)
Ok, dopo quest’ultimo sclero vi saluto e se volete farmi sapere cosa ne pensate siete i benvenuti ^^
 
Ciao ciao
roby_lia


p.s. come per altre storie di questa raccolta, avrei in mente una continuazione, ma si vedrà anche in base a cosa mi dite voi
  
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