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Autore: valentinamiky    29/11/2013    1 recensioni
Raccolta di Shot partecipante al contest "Gocce di quotidianità" indetto sul forum da clalla97.
Il 2014 é davvero solo quello che ci ha presentato il caro, vecchio Zac oppure...?
Tra Croat e oggetti maledetti, frustrazione e piaghe umane che non comprendono quando é il momento di defilarsi (...Garth!), personaggi strampalati e sogni allucinogeni, boxer fluffosi e battipanni, i nostri eroi si saranno divertiti almeno un po' in quest'anno apocalittico?
1) Night club, broken heart
2) That's how i use it!
3) Crazyness
4) Abstinence
5) Can't tie your hands - even if you tied mine
6) The beater - il battipanni
7) Do you remember our first time, Dean?
8) Stasera no, sono stanco (ma se lo dice lui...insistiamo!)
9) Cursed
10) Anger
11) Chains of mortality
12) We can't
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione, Nel futuro
Capitoli:
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Sono in un ritardo spaventoso e dire che le date di uscita dei capitoli le avevo date io! In effetti sono due abbondanti settimane che dico "devo postare, devo postare!" ma tra una cosa e l'altra non ne ho avuto proprio occasione. Vi chiedo scusa >///<
Alla mia Katniss... Mi manchi <3 

Titolo: Chains of mortality
Prompt: immagine
Rating: verde
Avvertimenti: introspettivo, malinconico, triste, preparate i fazzoletti.
 
Chains of mortality
 
Per un angelo del Signore, diventare umano era completamente destabilizzante e avvilente. Una vergogna.
Era come venire relegati nel corpo di una formica; così piccoli, fragili, inermi, in balia di forze troppo grandi da affrontare. 
Così maledettamente limitati...
Spazio e tempo smettevano di essere fluidi, diventando ostacoli insormontabili. La pace e la sicurezza donate dalla Grazia svanivano come un sogno sfumato alle prime luci dell'alba, lasciando dietro sé solo un ricordo vago, lontano e impalpabile.
Con le ali dolorosamente tarpate dall'istante della caduta, si era costretti a ricorrere a dei mezzi di trasporto che risultavano certamente più rapidi delle proprie gambe; ma per chi conosceva l'ebrezza del volo in picchiata e sapeva librarsi nelle volte celesti superando ogni ostacolo era come essere rinchiusi in una gabbia.
Ed era così che si sentiva Castiel, ogni volta che i suoi occhi blu si posavano su Dean, specialmente dopo essere stato escluso dalla battaglia cruciale.
Inutile.
Nelle sue attuali condizioni era completamente inutile. Sin dalla prima lotta in quelle nuove vesti aveva conosciuto la paura di non poterlo salvare, mescolata al terrore umano innanzi a creature mostruose.
Una volta aveva rivelato al cacciatore di essere grande quanto il Chrysler Building. Non era una bugia. Certo, il suo tramite era un umano qualunque, ma era pur sempre libero di utilizzare i suoi poteri.
In passato si sarebbe potuto paragonare a un gigantesco elefante, l'animale sacro agli indiani. Una creatura centenaria che nella sua vita può ottenere una grande saggezza e offrirla agli uomini, metterla al loro servizio a fin di bene. E così Castiel aveva sempre fatto con i due fratelli Winchester, in particolare con Dean.
Ma dal momento in cui era caduto, era come se delle catene lo avessero imprigionato.
Lui, una creatura non centenaria come un semplice elefante, ma addirittura millenaria.
Lui che aveva visto nascere intere generazioni di elefanti, che aveva assistito alla caduta di Babele e al Diluvio Universale, insieme ai propri fratelli.
Lui era ora imprigionato in quel corpo mortale che gli aveva donato solo insicurezze e paure.
Una forza fisica misera e di certo ridicola di fronte a quella di creature che aveva sempre affrontato con facilità. Una vita così breve e limitata da fargli temere che sarebbe potuto morire da una notte all'altra, non solo per l'Apocalisse.
Una così scarsa sopportazione del dolore da costringerlo ad assumere stupidi medicinali per non sentirsi una nullità davanti all'umano per cui aveva perso tutto, ogni volta che una costola si incrinava o veniva ferito da creature demoniache. Medicinali che a lungo andare, anziché salvarlo avevano iniziato a corroderlo, tramutandosi in droghe di cui non poteva più fare a meno.
Droghe che insieme all'assenzio non bastavano, così come non erano sufficienti i baci infuocati di Dean o i suoi caldi abbracci nel cuore della notte. Nulla di tutto ciò poteva cancellare ed estirpare quel suo senso d'impotenza che lo opprimeva.
Si sentiva debole, schiacciato e più tentava di liberarsi da quelle maledette catene, più queste lo facevano sprofondare nel vortice di consolazione e disperazione creato dalle anfetamine.
Le sue ali portavano ferite indissolubili e nonostante la sua condizione umana gli risparmiasse almeno la pena fisica per quelle lacerazioni, non poteva scordare il momento in cui era stato radiato dalle sfere del Paradiso.
Avrebbe desiderato tornare a quei giorni di gloria, riavere la sua Grazia, assaporare la pienezza del proprio essere.
Spiegare le ali, come al risveglio dopo un lungo sonno, avvertire il vento carezzargli soavemente le piume nere e spezzare finalmente le catene invisibili che lo rendevano tanto miserabile.
 
-Cass?-
La voce del leader ruppe quegli oscuri pensieri, esorcizzandoli con la propria presenza. Quando Castiel si voltò e incontrò il suo sguardo scuro ma dolce allo stesso tempo, per un istante gli sembrò di essere nuovamente completo. Ancora un soldato di Dio. Per un'ultima volta l'angelo al fianco dell'uomo giusto.
Aspettò che il cacciatore dicesse qualcosa, ma le sole parole che ottenne erano mute, tutte racchiuse in un bacio profondo.
"Dean..."
Forse anche il loro amore era un elefante in catene. Fatto di tutte quelle cose che non riuscivano ad esprimere a parole, di piccoli gesti a cui non sapevano rinunciare, di sguardi intensi troppo spesso intercettati da persone che non potevano capire, di speranze vane in cui ancora si aggrappavano e di testardaggine che li accomunava.
Era un amore troppo grande per restare in prigione e loro erano troppo disperati.
-Lui é arrivato- soffiò amaro il cacciatore, soffocando in un bacio l'angoscia opprimente.
Il Dean del passato era arrivato a Camp Chitaqua, come nella visione di Zachariah.
Due giorni.
Restavano due giorni di vita, poi Lucifer avrebbe ottenuto la sua vittoria. La catena si stringe, facendo sanguinare i due umani come le spine di una rosa. La bellissima rosa rosso sangue che Dean aveva visto nella visione tra le mani di Sam, in netto contrasto con il suo completo bianco immacolato. A sua volta in netto contrasto con l'anima nera di quell'angelo che gli aveva portato via suo fratello.
Per un istante mancò a entrambi il fiato, poi Cass sorrise ironico al destino avverso, pensando che forse la morte lo avrebbe liberato dai suoi tormenti, dai suoi rimpianti.
Eppure non sopportava l'idea che lo stesso destino portasse via l'uomo che amava. Non a quell'angelo umano, che aveva fatto di tutto per salvare la sua gente, con le sole forze che Dio gli avesse concesso nella creazione.
Lui, da solo, aveva salvato più persone di un intero battaglione angelico.
-Lasciami fare da esca con gli altri- sussurrò, in un soffio caldo contro l'orecchio del leader, avvertendo il cuore perdere un battito attraverso il torace  stretto al suo.
-Non se ne parla.-
Da un lato, Castiel esultò per quelle parole. Dean si preoccupava ancora per lui;  ma allo stesso tempo non poteva che soffrirne. Non gli avrebbe permesso di lasciarlo al campo ad aspettare la notizia della sua morte senza far nulla.
Avrebbe dato tutto per Dean, anche la vita se necessario, per quanto miserevole fosse diventata.
-Preferisco sacrificarmi per darti una possibilità contro Lucifer, piuttosto che morire di dolore se dovessi fallire. Voglio aiutarti, anche se non potrò farlo come allora...- lo supplicò, sfilandogli lentamente la maglietta.
-Non posso condannarti a morte, Cass-
L'angelo cauto poteva leggere una muta preghiera negli occhi rassegnati di Dean. La sua ultima, vera battaglia, era quella contro l'angelo che lo aveva salvato dall'Inferno.
Anche se privo dei suoi poteri angelici, Cass poteva udire la sua anima gridare "Posso sopportare la morte Cass, ma non l'idea che sia tu ad andartene".
Ma era scritto nel destino. Quella battaglia Dean Winchester l'aveva già persa in passato e l'avrebbe persa anche ora.
Castiel sorrise mesto, sfiorando con il dorso della mano la guancia del cacciatore.
-Sono morto quando sono caduto, Dean.-
Era morto quando era stato incatenato in quella prigione di carne e ossa e anche l'amante lo sapeva, pur non volendo accettare quella verità in un momento simile.
"Ti prego, Dean... Liberami da queste catene"
 
Un barlume di speranza si accese nell'animo di Castiel quando lesse nelle iridi verdi dell'altro l'ombra oscura e schiacciante della resa.
-Solo se prometti che non mi lascerai.- Dean sperava ancora, lo sentiva. Ma era una voce fioca e distante, dettata dall'involucro umano che limitava le sue visioni.
In realtà i cuori di entrambi sapevano cosa sarebbe successo. Era un'eventualità che non avevano mai accettato fino all'arrivo dell'altro Dean. Si erano sempre ribellati a quella svolta, debellandola come una semplice illusione per costringere Dean ad accettare di divenire il tramite di Michael.
Eppure ora sembrava quasi una liberazione. Un premio, come una meritata vacanza. 
Castiel forzò un sorriso d'incoraggiamento.
-Non ti lascerò, Dean...-
"...nemmeno nella morte"
  
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