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Autore: Iris214    29/11/2013    3 recensioni
Seguito di "Between Blood and Love".
Dopo una divertente vacanza con Stefan, Liza torna in città intenta a voltare finalmente pagina. Ma le cose a Mystic Falls sembrano aver preso una piega inaspettata. Kol è apparentemente svanito nel nulla, mentre Klaus, seppur presente, sembra intenzionato a costruirsi un futuro con Caroline. Una nuova minaccia, nel frattempo, incombe sui protagonisti...
- Dal primo capitolo -
I capelli le ricadevano liberi sulle spalle, mossi appena dal vento che soffiava su Mystic Falls. Liza respirò quell'aria, immaginando fosse la stessa che, in quel momento e da qualche altra parte, stava accarezzando il viso e il corpo del ragazzo che amava. Ma dov'era Kol? Non riusciva a smettere di chiederselo, nonostante la consapevolezza che fosse sbagliato...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Damon Salvatore, Kol Mikaelson, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dark Paradise'
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Sammy

 

Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi.
Antoine de Saint Exupéry



«Sono ore che vaghiamo per la città in cerca di non so cosa. Era questa la tua geniale idea?»
Kol smise improvvisamente di camminare e si passò una mano sul cravattino, allentando di poco il nodo. Liza fece lo stesso, poi gli lanciò un'occhiata truce.
«Tu almeno non sei costretto a portarti dietro una gonna di raso a dir poco ingombrante!» Esclamò seccata, prima di posare lo sguardo sulla piccola chioma bionda.
Per tutto il tragitto in giro per la città, il bambino era stato piuttosto silenzioso. L'unica cosa che erano riusciti a scoprire di lui era che si chiamava Sammy e che aveva circa sei anni. Aveva continuato a sostenere di non avere famiglia, il che, ovviamente, non aveva fatto altro che insospettire e preoccupare Liza, oltre che infastidire Kol. Non era un mistero, infatti, il pensiero del vampiro a riguardo. Fosse dipeso da lui, avrebbero potuto lasciare Sammy lì dove lo avevano trovato – o dove lui aveva trovato loro – e tornarsene a casa Salvatore, chiudersi nella loro stanza e fare l'amore fino al mattino. Dopotutto, non era forse quello il modo migliore per concludere una serata di festa? E, invece, a causa dell'improbabile istinto materno di Liza, si era ritrovato a dover fare da babysitter a un marmocchio in smoking bianco dall'aria misteriosa e al contempo inquietante. Guardò per un istante Sammy negli occhi e, in seguito, sbuffò. Liza lo afferrò bruscamente per una manica della giacca e lo tirò in disparte.
«Kol, accidenti, si tratta di una creatura indifesa!» Esclamò la ragazza, cercando di non farsi sentire dal bambino. «Ho deciso di portarlo in giro per le vie di Mystic Falls perché speravo che riconoscesse la sua casa o che qualcuno riconoscesse lui. Ma niente. E' ovvio che non possiamo lasciarlo solo per strada a quest'ora della notte, quindi...»
«Quindi?» Kol aggrottò la fronte e Liza alzò gli occhi al cielo.
«Quindi lo porteremo a casa con noi. Domattina parlerò con lo sceriffo, lei, di sicuro, saprà aiutarci. Sammy potrebbe essersi perso e magari c'è già chi lo sta cercando.»
«Lo spero.» Tagliò corto l'originario, prima di riprendere nervosamente a camminare.
Liza cercò lo sguardo di Sammy e gli sorrise. Il bambino tese la piccola mano verso di lei e la vampira la strinse forte nella sua, avvertendo subito un calore intenso, più forte di quello solito che distingueva i vampiri dagli esseri umani, un calore che le sembrò irradiarsi anche al resto del suo corpo e che, inspiegabilmente, la faceva sentire bene.

Quando furono alla pensione, Liza fece sedere Sammy su uno dei divani del soggiorno così che potesse riscaldarsi al fuoco del camino. Kol osservò tutta la scena con una smorfia di disgusto sul viso, poi raggiunse il mobile dei liquori e si riempì un bicchiere con del whiskey. Non riusciva proprio a comprendere cosa spingesse Liza ad occuparsi di un bambino sconosciuto e, per quanto ne fosse innamorato, in quel momento gli sembrava quasi di detestarla. La ragazza gli si avvicinò e lui a stento le rivolse un'occhiata.
«Forse Sammy ha fame... cosa potrei dargli da mangiare?»
Kol stavolta la guardò, ma con la solita espressione perplessa che si era impossessata di lui nel parcheggio del Grill.
«Niente. In questa casa ci sono solo sangue, whiskey e caffè. Se non sbaglio, ci abitano dei vampiri.» Sorrise ironico.
Liza non disse nulla, ma si limitò a fulminare il suo ragazzo con un semplice sguardo. Kol riusciva a essere ancora tremendamente insopportabile ma, in fin dei conti, di cosa si meravigliava? Fino a poche settimane prima era a Baltimora, occupato a giocare al serial killer e a divertirsi in un letto con Katherine Pierce. Sperare che bastasse tenerlo accanto a sé per renderlo più umano era soltanto un'illusione. E lei, ormai, di illusioni ci viveva.
Si guardò intorno per un po', con la mente intenta a cercare una soluzione, poi puntò l'indice nel petto dell'originario.
«Tieni d'occhio il bambino. Io vado a procurarmi un po' di latte e dei biscotti.» Disse, sicura di sé, sotto lo sguardo esterrefatto di Kol. Il vampiro non ebbe neanche il tempo di ribattere che Liza era già fuori di casa. Buttò giù il resto del drink e appoggiò sonoramente il bicchiere sul ripiano di vetro. Sammy osservò tutta la scena in silenzio, seduto composto sul divano, con le piccole mani una nell'altra e il cilindro adagiato sui cuscini accanto a sé. Kol incontrò per qualche secondo il suo sguardo e si accorse ancora una volta di non riuscire a sostenerlo. Scosse nervosamente la testa, poi raggiunse l'altro divano e ci si stravaccò letteralmente. Gli occhi cominciarono a dividersi tra il soffitto e le cime delle tende, qualsiasi cosa che non fosse lo sguardo di Sammy. Si chiedeva come fosse possibile che un tale scricciolo potesse metterlo in soggezione. I bambini erano stati da sempre intoccabili per lui, come, del resto, lo erano per tutti i membri della sua famiglia. Ma mai nessun bambino incontrato in mille anni in giro per il mondo gli aveva rivolto uno sguardo così profondo da sembrare in grado di scavargli dentro.
«Non essere arrabbiato. La rabbia fa fare brutte cose.»
Kol strabuzzò gli occhi al suono della voce di Sammy. Perché gli aveva rivolto la parola? Lui non voleva parlarci, non voleva averci nulla a che fare e Liza era una stronza, perché solo una stronza avrebbe potuto metterlo in quella fastidiosa situazione. Si disse mentalmente quelle cose, ignorando ciò che Sammy aveva detto a lui. Il bambino, però, non sembrò scoraggiarsi.
«Tra un po' saranno qui Stefan e Damon e Damon non vuole che ti stendi sul divano.»
A quelle parole, Kol si sollevò su un gomito e, stavolta, guardò Sammy dritto negli occhi.
«Come fai a saperlo? Come sai i loro nomi?» Gli chiese, sbalordito e allarmato al tempo stesso.
Sammy fece spallucce. «Me lo ha detto Liza.» Sorrise candidamente.
Kol aggrottò la fronte, sempre più confuso. In quello stesso istante, la porta della pensione si aprì e, un attimo dopo, i Salvatore fecero il loro ingresso in soggiorno. Damon lanciò un'occhiata prima a Sammy e poi a Kol, soffermandosi infine su quest'ultimo.
«Dov'è Liza? E il bambino chi è?»
L'originario si alzò in piedi, sorrise sghembo e si avvicinò rapidamente al maggiore dei Salvatore.
«Tra poco sarà qui e ti racconterà tutto. Nel frattempo, tienilo d'occhio!» Esclamò, dando a Damon una pacca sulla spalla, prima di sparire in corridoio.
Il vampiro rivolse un'occhiata perplessa a Stefan. «Che avrà combinato questa volta nostra sorella?»
«Non ne ho idea.» Stefan scosse le spalle, poi si mise a sedere sul divano lasciato libero da Kol, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il sorriso sulle labbra.
«Come ti chiami?» Chiese al piccolo.
Lui ricambiò il sorriso. «Mi chiamo Sammy.»
«Non sei il figlio di mia sorella e dell'idiota, vero?»
«Damon!» Stefan lanciò un'occhiataccia a suo fratello e lui allargò le braccia.
«Voglio solo esserne sicuro al cento per cento. Con Liza non si può mai sapere.» Sorrise sghembo. Stefan alzò gli occhi al cielo e poi scosse la testa. Sammy lasciò il divano su cui era seduto e lo raggiunse, fermandosi a un passo da lui.
«Tu sei buono. Lui anche, ma non gli piace che si sappia.» Sussurrò all'orecchio di Stefan, prima di scoppiare a ridere. Stefan guardò il bambino negli occhi, increspando le labbra. Ciò che gli aveva appena detto lo aveva lasciato senza parole. Sapeva quanto i bambini fossero svegli, ma Sammy non conosceva lui né suo fratello. Eppure c'aveva preso in pieno. Anche Damon – che, ovviamente, aveva ascoltato tutto – si mostrò notevolmente sorpreso dall'arguzia del loro piccolo ospite. Tanto sorpreso che, proprio come suo fratello minore, non riuscì più a spiccicare parola. Stefan si voltò verso di lui, in cerca del suo sguardo, e lui semplicemente scosse le spalle. Spiccata perspicacia infantile. Era di questo che si trattava, dopotutto. O, forse, c'era dell'altro? Non ebbe il tempo di approfondire quel dilemma mentale che Liza comparve alle sue spalle con ancora addosso il suo costume di raso e il brick del latte e una confezione di biscotti tra le mani.
«Ehi... a quanto pare avete già fatto la conoscenza di Sammy» disse sorridendo, appoggiando sul tavolo ovale il latte e i biscotti.
Damon le indirizzò un'occhiata perplessa. «Già... ma... che ci fa un bambino in questa casa?»
«Kol non ve lo ha detto? A proposito, dov'è finito?»
«Ha detto che lo avresti fatto tu, quindi lascia perdere il tuo ragazzo – almeno per il momento - e dicci ciò che dobbiamo sapere!» Esclamò il ragazzo, con fare piuttosto perentorio.
Liza appoggiò entrambi i palmi delle mani sul ripiano in legno del grande tavolo e sospirò.
«Sammy deve essersi perso, lo abbiamo trovato nel parcheggio del Grill. Dice di non avere i genitori, ma...» il suo tono di voce divenne più flebile «probabilmente non è così. Domani mattina parlerò con lo sceriffo e sistemeremo la cosa. Per stanotte, invece, rimarrà qui. Se non avete nulla in contrario
Damon fece per dire qualcosa, ma Liza lo precedette. «Perfetto!» Afferrò il brick del latte e passò accanto al maggiore dei suoi fratelli, intenta a raggiungere la cucina.
Gli occhi azzurri di Damon rotearono sotto lo sguardo divertito di Stefan.
«Torno subito.» Disse a suo fratello, scomparendo subito dopo dalla sua visuale.
Varcò la soglia della cucina e Liza era lì, occupata a scaldare un po' di latte. Il vampiro inarcò un sopracciglio. Quella visione lo sconcertava a dir poco e non sapeva decisamente come interpretarla.
«Ti preoccupi molto per lui, a quanto pare.»
Liza sollevò gli occhi castani dal bollitore, guardando per un secondo in quelli chiari di suo fratello.
«Per favore, Dam, non mettertici anche tu. So che è strano per tutti voi, siete dei vampiri e lo sono anch'io, ma sto semplicemente facendo la cosa più giusta. Mi occuperò di quel bambino fino a quando non lo saprò al sicuro.» Disse, con quella determinazione ormai più che nota a chi la conosceva.
Damon, nonostante l'aria perplessa, annuì. «Immagino sia inutile dirti come la penso, perciò non lo farò. Non stavolta. Spero solo che si tratti di una notte e basta. Quel bambino è... inquietante.» Abbozzò un sorriso che parve una smorfia e lasciò la stanza in fretta.
Liza scosse la testa, poi versò il latte caldo in una tazza e raggiunse Sammy in soggiorno. Non riusciva proprio a comprendere il motivo per cui tutti lo trovassero inquietante. A lei faceva solo tanta, tanta tenerezza.

«Grazie, Liza. Sei gentile.»
Sammy le sorrise, prima di mandare giù il primo cucchiaio di latte e biscotti, e Liza ricambiò quel sorriso, passando poi le dita tra la chioma bionda e sbarazzina del piccolo ospite. Restò accanto a lui, osservandolo mangiare, rapita dalla tenerezza di ogni suo gesto, fino a quando alcuni rumori provenienti dal piano di sopra la riportarono alla realtà. Kol si era chiuso in quella che adesso era la loro camera, ma poteva percepire i suoi passi sul pavimento, perfino i suoi respiri e le imprecazioni che, ovviamente, non le facevano piacere. Ad ogni modo, non sentiva di doverlo biasimare. Lui non era felice quanto lo era lei di poter avere un bambino per casa e ciò non la sorprendeva affatto. Dopotutto, Kol non aveva mai desiderato una vita da umano e, soprattutto, non possedeva un istinto materno. Per quanto desiderasse condividere quel momento con lui, perché ne era innamorata, sapeva anche che imporgli la presenza di Sammy non avrebbe fatto altro che metterlo di cattivo umore e decisamente non era questo che voleva. Sammy finì di mangiare i biscotti e bevve il resto del latte, poi adagiò con cura la tazza sul tavolo. Liza la prese tra le mani e invitò il piccolo a seguirla in cucina. In quello stesso istante, il campanello suonò.
«Tesoro, aspettami qui. Torno subito!»
Il bambino annuì e lei, dopo avergli rivolto un nuovo sorriso, corse alla porta sollevando appena l'ampia gonna del costume che ancora indossava. Girò la maniglia e il respiro le mancò per un secondo.
«Buonasera, Liza.»
Davanti ai suoi occhi castani comparve Klaus, fermo sull'uscio con le mani dietro la schiena e un sorriso appena accennato sulle labbra. Liza mosse un passo indietro e lo invitò ad entrare.
«Cosa posso fare per te?» Gli chiese in tono formale, provando subito dopo un grande imbarazzo. Non sapeva spiegarselo, ma da quando aveva saputo della sua frequentazione con Caroline era come se si ritrovasse a soppesare ogni parola detta e ogni gesto fatto in sua presenza, probabilmente perché riteneva, ormai, sconveniente quella complicità che avevano un tempo.
L'ibrido notò il suo disagio e le sorrise. «Potresti semplicemente restare dove sei, con quel velo di timidezza sul viso e la pelle di porcellana in contrasto con la stoffa rossa. Non smetterei mai di guardarti...» sussurrò, e Liza si ritrovò a stringere forte quella stoffa tra le mani. Cosa le impediva di tuffarsi tra le braccia di Klaus? Il rispetto per Caroline, sempre così gentile e amichevole? O era, forse, l'amore che provava per Kol a farla desistere? I suoi occhi erano incollati a quelli dell'uomo che aveva di fronte, mentre non riusciva a darsi alcuna risposta. Non riusciva a pensare né a dire più nulla, allora fu Klaus a interrompere quel silenzio.
«Dovrei vedere Kol. E' per questo che sono qui, in realtà.» Le disse, e Liza, finalmente, respirò.
«S...sì, è di sopra...»
«Non più!»
Klaus puntò lo sguardo sulle scale e Liza fece lo stesso. Kol scese i gradini mestamente, a piedi nudi. Svestiti i panni di Jonathan Harker, adesso indossava un semplice paio di jeans e una maglietta bianca. Liza gli rivolse un caldo sorriso, ma lui non ricambiò.
«Vi lascio soli.» Disse lei, prima di correre via diretta verso la cucina.
Klaus la seguì con lo sguardo fino a che non scomparve dalla sua visuale. Kol notò quella lunga occhiata e scosse la testa.
«Sei venuto qui per vedere me... o lei
L'ibrido guardò negli occhi suo fratello, poi ridacchiò. «Converrai anche tu che si tratta di visioni decisamente diverse. Ad ogni modo, non temere. E' per te che sono qui.»
Kol restò impassibile, ma i suoi occhi erano lo specchio dell'odio. Aveva sentito ogni singola parola pronunciata da Klaus nei riguardi di Liza e ciò che gli faceva più rabbia era il fatto che suo fratello ne fosse perfettamente consapevole.
«Cosa vuoi?»
«Parlare di quella fastidiosa questione che conosci bene, quel problema che hai contribuito a creare!»
Kol, senza smettere di guardarlo negli occhi, azzerò ogni distanza da suo fratello. «Non in questa casa, non in presenza di Liza. Lei deve restarne fuori!»
Klaus sorrise sghembo. «Da un po' di tempo a questa parte sei perennemente in luna di miele. Non è certo colpa mia, se l'unico posto in cui posso trovarti è... questa casa
Kol raggiunse la porta, la aprì e fece cenno a Klaus di seguirlo all'esterno. Ciò che temeva era che Liza o i suoi fratelli potessero ascoltare quella conversazione. Non era certo che spostarsi in giardino servisse a evitare quell'inconveniente, per lui che era un Originale non esistevano barriere, quindi non gli restò che sperare che a nessuno dei tre venisse in mente di origliare. Camminò a piedi nudi nell'erba umida per un po', seguito da Klaus, poi si fermò e incrociò le braccia al petto.
«Che novità ci sono? Mikael sta tornando in città?»
Klaus, con un ghigno divertito sul viso, scosse la testa. «No. Per nostra fortuna non verrà. Ha parlato con Elijah e gli ha semplicemente detto che l'Occhio del Diavolo esiste, che non si tratta di una leggenda come noi tutti credevamo, e che si trova in un posto sicuro.»
«E quale sarebbe questo posto sicuro
Klaus sospirò. «Purtroppo non ci è dato saperlo. Mikael crede che ignorando dove sia nascosta la pietra, saremo tutti più al sicuro.»
Kol alzò gli occhi al cielo. «Ma se a ignorare dove si trovi la pietra fossimo solo noi? Se Joel fosse riuscito già a impossessarsene?»
«Mikael è convinto che non sia così. Dice che la pietra è ancora nascosta. Lui, in realtà, è più preoccupato che possa essere io a metterci sopra le mani che chiunque altro.» Ammise Klaus candidamente.
Kol inarcò un sopracciglio. «In effetti non lo biasimo.»
L'ibrido scrollò le spalle, senza smettere di sorridere. «Mikael intende tenermi o tenerci alla larga dalla pietra magica più potente del mondo, ma io non permetterò che cada in mani sbagliate. Non mi fido della sicurezza che ostenta nostro padre... per cui... farò in modo di scoprire dov'è nascosta.»
«E poi?»
«Poi la distruggerò. Oppure non lo farò. Credo di doverci ancora riflettere.»
Kol scosse lentamente la testa. Conosceva Niklaus Mikaelson come le sue tasche, eppure riusciva ancora a meravigliarsi di fronte ai suoi deliri di onnipotenza. Per un attimo aveva creduto che fosse Joel la minaccia più grande, ma si sbagliava. L'unica vera minaccia, l'unica enorme piaga di quella antica famiglia di vampiri era sempre stato solo lui. Nik.
«Okay, se non c'è altro... tornerei dalla mia ragazza!» Sorrise sghembo e ammiccò all'indirizzo del fratello. Poi, senza lasciargli il tempo di rispondere, si allontanò in fretta da lui, con le braccia sempre strette al petto e più alcun sorriso sul volto.


 



 

Eccomi tornata! Mi scuso per avervi fatto aspettare più del dovuto e spero che il nuovo capitolo vi piaccia :)
Ditemi cosa ne pensate, mi farebbe davvero piacere!!
Nel frattempo, ringrazio chi mi segue, chi ama questa storia quanto la amo io e chi mi dedica un po' del suo tempo con le recensioni.
Un bacio!

   
 
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