Vargo stava correndo.

Sentiva il sudore scendergli vivo giù dalla fronte, mischiandosi con il sangue e bagnandogli tutto il corpo. Ma sentiva ancora più viva la disperazione che provava.

Non gli servivano gli assordanti ruggiti per capire che la sua fine era ormai giunta. Il pesante spinosauro che lo inseguiva era talmente enorme da coprire con un passo la distanza che Vargo percorreva con dieci, inoltre il mago era ormai troppo stanco e debole per poter correre alla sua massima velocità. Era stremato tanto nel fisico quanto nella mente. Difficilmente sarebbe riuscito a concentrarsi il tanto che bastava per lanciare anche il più elementare degli incantesimi. E poi c’era il terrore che sentiva strappargli le viscere.

L’uomo stava fuggendo da qualcosa che semplicemente non poteva affrontare. Per fortuna l’intricato groviglio di alberi di quella oscura foresta rallentava ulteriormente lo spinosauro, mentre agevolava non poco Vargo, che conosceva a memoria ogni ombra di quel luogo. Quel luogo che era diventato il suo dominio. Il mago riusciva a vedere ormai le torri più alte del suo castello, rafforzando in lui la speranza di sopravvivere.

Da quanto ricordava era pomeriggio, anche se in quella foresta il giorno e la notte si mischiavano dandole un senso di tenebrosa eternità.

Le molte ferite nel suo corpo gli procuravano numerose fitte di dolore, ma in quella situazione l’ultima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata cedere alla sofferenza.

Improvvisamente non sentì più i pesanti passi della bestia, e in un solo momento capì che lo spinosauro aveva saltato. Per evitare di farsi colpire, Vargo si gettò di lato, chiedendo ancora un enorme sforzo al suo fisico esausto. Lo schivò, ma, a causa delle ferite, non riuscì ad atterrare bene e cadde rotolando giù da un piccolo dirupo. La natura lo avvolse nel suo abbraccio. Il mago si rialzò quasi immediatamente, ma una fitta di dolore alle gambe lo fece barcollare. Il ruggito di vittoria che lo spinosauro emise dopo averlo trovato gli diede sufficienti energie per farlo correre di nuovo.

Proseguì la sua corsa per la vita e, uscito finalmente dal folto della foresta, la scena che gli si parò dinnanzi lo riempì talmente di gioia che quasi pianse. Il suo castello, la sua salvezza. I pochi raggi di sole che filtravano dalle nubi che eternamente coprivano il suo regno, si infilavano tra le rovine del suo castello diroccato, le torri spezzate e le loro macerie si stagliavano alte come per salutare il loro lord. Vargo fece appello alle ultimissime energie rimastegli per avvicinarsi a quelle rovine e, non appena ebbe varcato una linea immaginaria che solo lui conosceva, la sua corte, la sua guardia, i suoi soldati e tutti i suoi fedeli servitori si manifestarono. Centinaia di soldati fantasma apparvero intorno al loro signore mortale per proteggerlo dallo spinosauro, e tutti insieme caricarono quell’enorme bestia. Mentre gli spettri combattevano, Vargo si accasciò a terra lontano dalla battaglia, dove Dionne, la sua moglie fantasma, si prese cura di lui.

All’ombra delle rovine del loro castello, i due innamorati si sorrisero.