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Autore: FlipperdElle    29/11/2013    2 recensioni
One shot ispirata alla canzone "My Immortal" degli Evanescence provvista di una frase (rivista) di Oscar Wilde.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My Immortal

La ragazza era seduta sul largo parapetto in pietra grezza e ruvida del balcone. Attorno a lei aleggiava un silenzio quasi irreale, terso e perfetto, come se il tempo si fosse congelato. 
Lei era giovane, eppure appariva più vecchia, come se un grande dolore l'avesse fatta invecchiare di molti anni in poco tempo. Era anche bella, ma di una bellezza sfiorita, scomposta e quasi del tutto cancellata da quello stesso dolore l'aveva resa vecchia.
Indossava un vestito leggerissimo e bianco come la neve che rendeva la sua figura stranamente eterea, sembrava sul punto di dissolversi nell'aria. Si abbracciava le ginocchia e fissava il vuoto con espressione persa mentre cadevano dei leggeri fiocchi di neve.
Chiuse gli occhi mentre una lacrima solitaria e silenziosa rigava il suo volto. 
Non se ne sarebbe mai fatta una ragione che lui se n'era andato, che le era stato strappato via. E con sé, si era portato una parte di lei, un pezzo d'anima che non avrebbe più riavuto indietro. Perché non c'era ritorno dal luogo in cui era andato, non c'era ritorno dal regno dei morti. 
Era così stava di stare lì, in quel luogo freddo e desolato, dove poteva solo convivere con i ricordi di quella che era stata la sua vita con la persona che aveva amato e le sue paure, sciocche e infantile, ma reali. 
E se non fosse stato per lei il suo ultimo pensiero? Se non fosse stata la sua immagine l'ultima che si era figurato nella mente prima di morire?
Lei c'era sempre stata per lui, aveva dedicato tutti quegli anni ad amarlo con ogni fibra del suo essere. Aveva asciugato le mille lacrime che avevano solcato il viso del giovane uomo, acquietato le sue grida di dolore, ma aveva sempre covato dentro al cuore il timore di non ricevere da parte sua lo stesso amore che lei gli donava sempre.
Sospirò ancora all'idea di dover vivere in quella casa che ora era tanto vuota e silenziosa. Eppure le pareti, gli oggetti, i quadri, le foto le urlavano e le sussurrano la loro storia e a quel punto le era inevitabile ricordare. Ogni cosa le tornava in mente così vivida e reale quanto dolorosa e terribile. Se solo avesse avuto la forza di andarsene da lì, per un po' almeno, ma quel luogo era anche incredibilmente dolce a volte. Si sentiva come un usignolo innamorato di una rosa, la abbracciava tanto che le spine gli trafiggevano il cuore. 
Altre lacrime le bagnarono la pelle.
Lo avrebbe sognato sempre. Un tempo amava sognarlo, svegliarsi e trovarlo accanto a lei. Mentre ora non faceva altro che destarsi dal sogno e rendersi conto di avere un grande freddo perché dormiva sola. 
Forse, in un certo senso era sempre stata sola, sebbene lui avesse vissuto con lei per anni. Forse tra loro c'era sempre stata una barriera invisibile che gli aveva impedito di toccarsi davvero, di amarsi completamente e senza riserve. Forse lui non aveva mai ricambiato quel sentimento che lei aveva nutrito a lungo. Ma non l'avrebbe mai saputo comunque, perché se n'era andato per sempre, le era stato portato via di colpo, senza preavviso.
Un addio. Le sarebbe bastato quello. Avrebbe voluto abbracciarlo un'ultima volta e farsi cullare dalle sue braccia, poi l'avrebbe lasciato andare, ma perlomeno dopo sarebbe vissuta di quel ricordo, di quell'istante.
Guardò il cielo grigio e per un secondo si chiese se la stesse guardando. 
Come uno schiaffo, la colpì il ricordo di come lui l'aveva chiamata prima di uscire da quella casa per l'ultima volta.
Pronunciò quelle semplici due parole che le sarebbero rimaste impresse nella memoria e nel cuore per il resto della vita convinta che lui la potesse sentire.
- Mia immortale -.
Sorrise tra le lacrime al cielo.


 
  
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