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Autore: L Change the World    29/11/2013    2 recensioni
[OzxGil] [GilxBreak] [Triangolo!]
Dopo aver nascosto troppo a lungo la loro tormentata storia d’amore, Gilbert e Oz sono ora una coppia di fatto, la cui unione ha gettato nell’indignazione gran parte della città, nonché le rispettive Casate Ducali, ora nemiche più che mai.
L’amore che l’uno prova per l’altro è un sentimento talmente forte e potente che niente potrebbe più ostacolare il loro vivere felici e liberi da ogni pensiero.
Ma c’è qualcuno che getterà un’ombra forse troppo grande su di loro, qualcuno che costringerà i due sfortunati amanti a fare i conti con il passato.
Gli antichi sentimenti possono rinascere, possono affievolirsi, possono lasciare ferite a volte profonde, ma non potranno mai scomparire del tutto...
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Alice, Gilbert Nightray, Oz Vessalius, Un po' tutti, Xerxes Break
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Oz se ne stava pacificamente seduto, fissando un punto del pavimento con un’espressione vuota e ciondolando le gambe da quella sedia eccessivamente alta. Aveva sempre amato le feste, per la musica, per gli invitati, per le danze e le risate, eppure quella a cui stava partecipando ora si stava rivelando un vero e proprio trauma.

La sala era decorata a regola d’arte, il lusso regnava in ogni singolo angolo, su un tavolo lungo quanto una parete erano esposti i cibi più prelibati, e la musica era un tripudio di violini che suonavano le più grandi opere liriche. Insomma, sarebbe stata la festa perfetta, se non fosse stato per gli invitati: la famiglia Rainsworth, mediatrice ormai riconosciuta, aveva organizzato quell’ambiguo evento convocando ogni membro delle quattro Casate Ducali. Il tutto sarebbe dovuto servire, secondo loro, a migliorare i rapporti tra le famiglie, soprattutto tra i Vessalius e i Nightray, che in quell’ultimo periodo si erano dimostrate ostili più che mai.

Oz non si era mai sentito così fuori luogo, anche perché era consapevole di essere la causa principale dei cattivi rapporti con i Nightray. Davanti a tutta quella falsa cortesia e quei sorrisi strappati a forza, Oz percepiva nell’aria una tensione tale da farlo stare rigido e all’erta anche se sapeva che non avrebbe dovuto temere nulla. D’altronde, la villa dei Rainsworth era sempre stato un luogo pacifico e di riconciliazione, oltre ad essere diventata ormai la sua seconda casa.

“Oz caro!” la voce squillante di Break lo risvegliò dai suoi studi sul pavimento “Perché te ne stai qui come un asociale?”

“Break, ti prego...” Oz alzò lo sguardo, e non si sorprese davanti al sorrisetto inquietante dell’albino che gli stava a pochi centimetri dalla faccia.

“Ehi.” gli disse “Cerca di divertirti, ok? La tua posizione già non è favorevole, quindi fingi anche solo di apprezzare e ricorda che qui dentro gli unici amici che hai sono tuo zio, Alice e me.”

“E Elliot.” disse Oz, volgendo lo sguardo verso il ragazzo in piedi dall’altro lato della sala che chiacchierava con alcuni familiari “Elliot è mio amico.”

“Ah, al diavolo queste smancerie! Ora ti alzi e combini qualcosa, su su!” Oz venne tirato per la manica della giacca e per poco non cadde. Break era già sparito in mezzo alla folla, così il ragazzo si ritrovò di nuovo solo.

Tra tutta quella gente che, seppur fingendo, ballava e rideva, il suo pensiero andò a Gilbert. Lui avrebbe saputo farlo divertire anche in quel genere di situazioni, lo avrebbe tirato su di morale con un abbraccio, lo avrebbe trascinato in un’altra stanza per baciarlo senza essere visti, avrebbero riso prendendo in giro gli ospiti per le loro stravaganze. Nel petto, sempre più opprimente, sentì un grande senso di colpa per averlo abbandonato, perché solamente ora si rendeva conto di quanto ne avesse bisogno.

 “Ciao!” Oz si girò, e in piedi alle sue spalle c’era Alice. Non l’aveva più vista da quando erano arrivati, e ora notava per la prima volta quanto fosse bella, con quel vestito rosso che le aggraziava le curve e la faceva sembrare più grande, quasi una donna.

“Sei molto bella stasera, Alice.” le disse, accennando un sorriso e passandosi una mano fra i capelli. A quelle parole, la ragazza di illuminò.

“Senti, so che sei triste.” gli disse Alice, alzando lo sguardo e incontrando i suoi occhi “Lo sento anche io, quando qualcosa non va. Volevo dirti solo che se hai voglia di parlare, io ci sono.”

“Grazie, davvero, Alice.” disse Oz, sorridendo sinceramente alla Chain.

D’un tratto, tutto il brusìo delle persone, perfino la musica, sfociò in un silenzio spaventosamente opprimente. Alice si separò da lui, allontanandosi per cercare di capire cosa stesse accadendo, mentre tutti si voltarono nella medesima direzione. Oz si girò a sua volta, scorgendo Elliot chiudere il portone principale con un rombo e farsi da parte.

E poi lo vide.

Gilbert si ergeva in tutta la sua altezza davanti all’entrata, i capelli lucenti e corvini legati con un nastro, la lunga giacca nera e costosa portata con grande eleganza e una rosa rossa nella mano destra.

Quando Oz incontrò il suo sguardo, gli occhi dorati del ragazzo si accesero, facendolo sorridere e rendendolo ancora più bello. Gilbert accennò un passo, apparentemente non percependo il peso di almeno duecento sguardi totalmente spiazzati. La folla si era fatta lentamente da parte, lasciando Oz da solo al centro della sala, ma lui a malapena se ne accorse, perché i suoi occhi erano solo per lui.

Gilbert continuava a camminare, facendosi sempre più vicino, e Oz avrebbe voluto fare lo stesso se non fosse che si sentiva i piedi incollati al pavimento, incapaci anche solo di muoversi. Non appena il ragazzo lo ebbe raggiunto, le loro mani si incontrarono, intrecciando le dita. Oz strinse il gambo della rosa, e sentì le sue guance avvampare quando il sorriso di Gilbert si allargò.

“Il tuo regalo di Natale è arrivato un po’ in ritardo...” sussurrò Gilbert, alludendo al fiore.

“È bellissima.”

“Mai quanto te.” Oz rise istericamente, buttandoglisi addosso senza troppe premure e stringendolo tra le sue braccia. Sentiva di nuovo il suo profumo, il suo cuore battente, il suo calore, il suo corpo forte e rassicurante contro il proprio mentre una mano gli accarezzava dolcemente i capelli. La musica tornò a suonare, e, seppur con riluttanza, numerose coppie li circondarono, mettendosi nuovamente a ballare e cercando di non fissarli troppo.

“Vuoi ballare?” gli chiese Gilbert, guardandolo rapito e mettendosi in posizione.

“Certo.” rispose Oz, annullando le distanze fra loro e poggiando la testa sulla sua spalla. Gilbert cominciò a muoversi, guidandolo con i suoi passi e mettendogli una mano sulla schiena, stringendolo a sé. “Scusami, Gil. Scusami tanto...”

“Ehi.” disse Gilbert calmo “Gurdami.” Oz posò il suo sguardo sul viso pallido e angelico del ragazzo “Dimentica tutto, ok? Tutto. Ora ci siamo solo noi, nessun altro, capito?”

“Ok.” I loro nasi si sfioravano, e Oz poteva sentire il suo respiro “Ti amo.”

“Ti amo.” disse Gilbert, spostandogli una ciocca di capelli biondi dal viso. Oz gli si avvicinò ancora, ma prima distolse lo sguardo, posandolo automaticamente su Vincent, che se ne stava da un lato e li guardava con occhi magnetici. Questi ricambiò il suo sguardo e, per la prima volta, gli sorrise e annuì impercettibilmente. Quando i suoi occhi tornarono su Gilbert, non esitò nemmeno un istante: gli posò una mano sulla guancia e lo baciò lentamente, con dolcezza, chiudendo gli occhi e abbandonandosi a lui.

Stavano ancora ballando, e sentì diverse persone trattenere il respiro, ma non gli importava nulla. Gli carezzò i capelli, sciogliendone qualche ciocca dal nastro, e appena le loro labbra si separarono entrambi sorrisero per l’assurdità di quella situazione.

Oz avrebbe potuto rimanere così, tra le sue braccia, per l’eternità, se non fosse stato che la musica cessò, e un’atmosfera imbarazzata cominciò a farsi largo tra le persone.

“Gilbert, tu...” il ragazzo si girò, e Oz vide suo zio farsi largo tra la folla con espressione sbigottita. Oscar Vessalius si fermò dinanzi a loro, incerto sul da farsi, spostando lo sguardo ora sull’uno ora sull’altro.

“Oscar, io volevo parlarti.” disse Gilbert, e la sua schiena si irrigidì sotto la mano di Oz.

L’uomo lo guardò con fare interrogativo, ma poco dopo si ricompose, assumendo la sua aria benevola di sempre e annuendo.

“Sono venuto qua nonostante la mia condanna all’esilio, e so che questo gesto può sembrare folle, ma in realtà io sono arrivato fin quaggiù per una cosa in particolare.”

Oz sentì il battito del suo cuore accelerare ulteriormente. Strinse il gambo della rosa che teneva in mano con forza, tanto che temette l’avrebbe spezzata, ma la tensione sembrò solo aumentare.

“Oz ormai è maggiorenne e, a meno che lui non sia contrario, Oscar, io volevo chiederti...” Gilbert inspirò a fondo, chiudendo gli occhi per aprirli un secondo dopo “... di approvare il nostro fidanzamento. Ufficialmente.”

La voce del ragazzo si spezzò, e la sala cadde nel silenzio più assoluto. A Oz si bloccò il respiro, ma nonostante ciò la sua bocca si allargò in un sorriso raggiante quasi contro la sua volontà. Lesse il panico negli occhi di Gilbert quando si posarono sui suoi, e, all’improvviso, l’orologio risuonò la mezzanotte. Tutti alzarono lo sguardo, e Oz ne approfittò per avvicinarsi al suo ragazzo, stringendogli la mano e intrecciandovi le dita. Quando l’ultimo rintocco finì, Oz fu scosso da un brivido.

“Beh...” disse Oscar, raddrizzandosi e lisciandosi i vestiti. Per un brevissimo, terribile istante, il ragazzo pensò al peggio, ma inaspettatamente lo zio chinò la testa e sorrise “Credo che l’orologio abbia approvato al posto mio.”

Una risata nervosa uscì dalla bocca di Oz prima che Oscar potesse anche solo finire la frase. Subito la sua attenzione fu rivolta a Gilbert, l’espressione ancora sconvolta per aver pronunciato le parole che mai si sarebbe sognato di rivolgere in pubblico.

 I due ragazzi si guardarono intorno, aspettandosi di ritrovarsi sommersi di insulti di ogni tipo, ma quello che trovarono fu totalmente differente: la gente sorrideva, alcuni erano ancora scossi, altri scuotevano la testa, altri ancora annuivano. E Oz fu sorpreso nel sentire un dapprima incerto, ma poi sempre più deciso battere di mani espandersi per tutta la sala. Break li guardava attraverso la sua ciocca bianca, sorridendo e guardando Gilbert con rammarico. Alice era troppo intenta a sostenere una Sharon zuppa di lacrime di gioia per poter prestare loro la dovuta attenzione. Elliot e Leo si scambiarono sguardi di approvazione prima di guardarli e degnarsi di sorridere anche loro.

Oz prese il volto di un Gilbert ancora allibito tra le mani e lo baciò di nuovo, stavolta con più vigore. Il cuore gli stava esplodendo in petto, e le gambe stavano per cedere, ma i battiti del proprio cuore contro quello del ragazzo gli infusero sicurezza. Le loro labbra di separarono, ma i loro visi rimasero comunque vicini.

“Questo è il giorno più bello della mia vita.” gli sussurrò Gilbert all’orecchio, posandogli un piccolo bacio sulla guancia e circondandolo con le sue braccia.

Attorno a loro, le persone cominciavano ad uscire, ringraziando i Rainsworth per l’accoglienza e rivolgendo ai due degli sguardi incoraggianti e sorrisi incerti, ma sinceri.

Elliot fece la sua comparsa, seguito da un Leo stranamente pimpante.

“Elliot, grazie, grazie davvero.” gli disse Gilbert, poggiandogli una mano sulla spalla.

“Grazie per cosa?” chiese Oz.

“Non l’avevi capito?” disse Elliot con la sua solita espressione seria “Ho aperto io le porte per far entrare Gilbert. E, per la cronaca, dovrebbero darmi un premio solo per aver ingannato le guardie. Ho rischiato la vita, e ormai la mia dignità è andata in fumo per aver collaborato con un esiliato!”

“Elliot...” disse Leo, passandosi una mano sulla fronte e sospirato “Sei senza speranze.”

“Ragazzi, congratulazioni!” una voce familiare provenne dalle loro spalle. Break arrivò tutto impettito dietro di loro, il braccio sotto quello di Sharon che ancora si stava asciugando dalle lacrime.

“Stupido corvo, mi hai fatto prendere un infarto!” disse Alice, rabbiosa “Sembrava dovessi confessare un omicidio!”

La stanza si era ormai svuotata, e quando anche Elliot e Leo se ne furono andati, Break si avvicinò a Gilbert e gli sussurrò all’orecchio un:”Se volete, vi ho fatto preparare una camera. Vedete quello che potete fare.”

“Break!” disse Gilbert indignato, fulminandolo all’istante “Cosa...?”

L’albino gli fece l’occhiolino, guardò Oz con un sorriso e si avviò fuori dalla stanza, seguito da Sharon che continuava a dare la buonanotte anche ai muri e da Alice che teneva le sue scarpe in mano e continuava a piroettare sul parquet lucido scivoloso.

“Vieni.” disse Gilbert, prendendo Oz per mano e trascinandolo dalla parte opposta. Un servitore gli indicò quale fosse la famigerata stanza, e Gilbert lo trascinò tra i lunghissimi corridoi quasi correndo. Quando il ragazzo gli aprì la porta e si mise da parte per farlo entrare, Oz vide che un grande letto a baldacchino dominava la scena con i suoi colori pastello e i suoi tendaggi pregiati che scendevano con stile e rendevano più intimo. Gilbert si chiuse la porta alle spalle, e lui si girò a guardarlo, portandosi la rosa davanti al naso e sentendo il profumo intenso invadergli il viso.

Oz sentì una mano poggiarsi dietro la schiena, e quando finalmente lasciò cadere il fiore sul materasso, le labbra di Gilbert si poggiarono delicatamente sulle sue, dischiudendole e lasciando che il loro calore le avvolgessero. Oz gli scoccò un ultimo bacio sul naso prima di andarsi a sedere in mezzo ai cuscini, raggiunto subito dopo dal suo ragazzo.

“Sei stanco?” gli chiese Gilbert.

“Sì, ma non ho voglia di dormire. Ho voglia di stare con te.” disse Oz, poggiandogli la testa sulla spalla. Dopo tanto tempo, il ragazzo si sentì per la prima volta felice, felice davvero. Ora tutto ciò di cui aveva bisogno era al suo fianco, e, pensò Oz con un tuffo al cuore, lo sarebbe stato per sempre. In fondo al cuore, mentre prendeva la mano di Gilbert e vi intrecciava le dita, sentì la consapevolezza che, d’ora in avanti, le cose sarebbero andate molto meglio.
  
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