Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: Laila    04/05/2008    4 recensioni
"Akane era poco.
Akari era troppo.
Ukyo era terra inesplorata.
Si sorprese a pensarla, aggiungendola alle altre due donne importanti della sua vita"
Ho sempre visto bene Ukyo e Ryoga, così anch'io sono entrata in questa terra inesplorata cominciando questa Love-commedy. I personaggi sono tutti di diritto e proprietà dell'autrice Rumiko Takahashi, mia musa ispiratrice, eccetto alcuni personaggi aggiunti di mia iniziativa.
Genere: Romantico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'arrivo di Fuuya

Concedersi una vacanza dalla scuola, dall'impiego, dalla vita, era la decisione migliore che avesse mai preso. L'evasione rappresentava un' esperienza utile, per rimettersi in piedi.

Solo la mattina precedente, il preside Kocho l'aveva sorpresa a schiacciare un pisolino, nel suo ufficio.

Destandola, le aveva chiesto se avesse bisogno di qualcosa, ma lei aveva negato con insistenza e si era defilata, prima che quel pazzo le tagliasse la folta chioma bruna.

Anche oggi, però aveva saltato le lezioni, in cambio del letargo caldo del suo futon!

Se fosse capitato a qualcun altro di sua conoscenza, lei, gli o le avrebbe gridato di reagire.

Ognuno ha i suoi tempi però, inutile negarlo, e anche Ucchan aveva i suoi.

Dev'essere questa, quella che chiamano pausa di riflessione! Appurò guardandosi allo specchio.

L'ombra di due occhiaie era apparsa sul suo viso provato, nel riflesso riusciva a vedere anche parte del mobilio della sua stanza.

In bella mostra sul comò di ciliegio, c'era la ricevuta del pagamento, intestata alla famiglia di Ryoga. Ma chi voglio prendere in giro?! S'impensierì.

Se ne sarebbe andato comunque, lo avrebbe fatto, una volta raggiunta la cifra necessaria! Devo dimenticarlo...

Peccato che la nebbia rilassante offuscatrice della stanchezza, andasse diradandosi, lasciandola a confrontarsi con gli ultimi eventi che, veloci ed inaspettati come un treno, l'avevano travolta.

Joe cominciò a suonare il takebue, un'arietta allegra, le giunse forte e chiara all'orecchio, dalla stanza adiacente. Da troppo vicino, ma questo dopotutto, era un errore rimediabile!

Giusto perché Ucchan non aveva la benché minima intenzione, di sorbirsi l'intero repertorio. Sopratutto non, quella mattina!

Quando irruppe nella sua camera, Joe la fissò sgomentato, impallidendo.

La diciassettenne aveva un'espressione omicida, le spalle inarcate all'indietro, il busto eretto e le mani ai fianchi.

- Fuori di qui, subito! - berciò, quasi consumando le corde vocali nella foga.

Tirò da un lato, l'anta scorrevole dell'armadio e cominciò a gettare tutti gli abiti, ordinatamente depositati lì dentro, alla rinfusa. Il suo collaboratore la fissava, come se fosse indemoniata.

- P-perché stai... avevi detto che eiiih!

Lo chef si mangiò le ultime parole, preferendo evitare le valigie, che lei gli scagliava addosso, sbuffando rimproveri insensati sul suo, fastidioso motivetto, secondo lui ben eseguito.

In meno di cinque minuti l'esperto cuoco si vestì sopra al pigiama, acciuffò le valigie e scappò giù per le strade della città, osservato dai radi passanti curiosi.

La brunetta aveva il fiato corto, in compenso cominciava a sentirsi meglio, tirò su il vetro a ghigliottina della finestra.

Vide scioccata, la prima neve punteggiare l'aria frizzante di quel tardo, uggioso, mattino.

 

A Mito pioveva a dirotto.

Il ponte era esposto al soffio del vento, che virulento, obbligava la pioggia a scendere obliqua.

Si sarebbe di sicuro bagnato, se non avesse costruito un riparo, a sé stante.

Una casa rudimentale, fatta di uno spesso cartone kaki piegato a forma di parallelepipedo, orizzontale, come usavano fare, già nell'era Tokugawa i barboni!

Si girò su un fianco, ed accese una piccola lanterna di carta, il vento l'aveva fortuitamente trasportata, assieme a dei fogli sporchi di giornale.

Prese la carta da lettera dalla tasca e la stiracchiò, ticchettandoci sopra con una penna nera.

Un modo come un altro, per scaldare le dita congelate e pensare.

Di tanto in tanto, l'umidità della brezza e lo sciabordio della pioggia sopra la testa, lo deconcentravano.

Strinse il tappo della biro in bocca, torturandolo tra i denti, per ridimensionare l'attenzione all'interno del rifugio.

Cara Akari,

Si bloccò, non sapendo bene cosa scriverle.

Era la prima volta che non sapeva davvero cosa scriverle.

Forse perché, la confusione non l'aveva abbandonato.

Forse perché, darle il tormento con la sua presenza cartacea, gli si ritorceva contro, alimentando pesantemente il suo senso di colpa.

Esistevano altre scappatoie? se solo avesse potuto, avrebbe immobilizzato il tempo per lei, per loro, perché avevano creato qualcosa di magico e insieme indissolubile.

Forse perché, Ryoga Hibiki s'infilava sempre in situazioni d'amore spinose, e Unryu era lì, e dal suo arrivo, c'era sempre stata. Perdonando ogni sua mancanza, e amando davvero tutto di lui, difetti compresi.

Grazie a lei, non sentiva più alcun motivo per usare lo Shishi Hoko Dan, perciò lo aveva accantonato. Frequentarla, lo aveva reso un uomo fortunato!

Akari, la sua Akari, lo avrebbe aspettato per sempre, con dolce tenacia.

Per un po, fra di loro era andato tutto a gonfie vele, e forse avrebbe potuto fare un altro tentativo, riavvicinarsi...

Purtroppo, era stata proprio l'allevatrice a spingerlo a trovare una risposta concisa ai suoi dubbi, vagliarla però era il delirio!

Ed eccone un'altra a caso: Ukyo Kuonji... la fidanzata carina del promettente astro della lotta indiscriminata, Ranma Saotome.

Viceversa lui, il migliore amico delle donne, un buono a nulla con cui stringere un'alleanza segreta.

Chi, meglio di loro?

Qualunque cosa dicesse, nessuno lo abbatteva, o lo spronava al pari della cuoca.

Fin dagli esordi, l'aveva sentita vicina, entrambi condividevano empaticamente la parte del terzo in comodo. Le amarezze, le vane speranze nate dai piccoli segni di buona educazione, di Saotome o della piccola Tendo...

In definitiva, quante cose significava lei, per lui? In passato avrebbe risposto semplice amicizia, ma poteva ancora giurarlo?

Disgustoso, ecco come si definiva Ryoga Hibiki stesso.

Non poteva più confidare su questo, non poteva più essere un buon amico! Per farlo avrebbe dovuto omettere o fingere, e certe astuzie, specialmente con lei, non gli riuscivano granché...

Ebbe una fitta all'altezza del petto, mentre la mente assorbiva il fatto, di non poterla più incrociare innocentemente. Senza smetterla di desiderare qualche maledetta cosa in più, sebbene Ukyo non gli appartenesse di diritto. Anche per questo era scappato, ammise in assoluto disagio con se stesso.

Con che faccia l'avrebbe guardata, una volta tornato? Con che faccia?

Perché qualunque cosa fosse successa, di una cosa Hibiki era certo... sarebbe tornato a Nerima, guidato dall'invisibile mano del fato, ne i km da fare, ne il suo senso dell'orientamento bislacco lo avrebbero dissuaso dal crederlo. Un imperativo assoluto, un passo obbligato.

Eppure lì, in quel buco angusto, progettato nel cartone pressato iniziava a far freddo...

Sentiva la mancanza delle colazioni alla piastra di casa Kuonji, riusciva quasi a sentirne il surreale profumino... riportando alla memoria i difetti della cuoca...

La ragazza dalla spatola facile, dai cambiamenti d'umore improvvisi, dall'ossessione per le okonomiyaki e per Saotome, aveva qualcosa di speciale, oltre agli occhi, di un azzurro non comune.

Occhi, riconobbe disilluso, che erano solo per quell'incontentabile di Ranma.

E se anche Hibiki fosse riuscito a scegliere, tra le ragazze che lo tenevano in pugno, qualcosa dopo, sarebbe automaticamente cambiato. La biro esplose nella sua mano rigida, macchiandolo.

Ukyo o Akari? chi di loro, la mia prossima delusione amorosa? Il cerchio si strinse, invisibile attorno al suo petto, in una nuova fitta spasmodica. Stava ricadendo nello sconforto più nero.

Avrebbe voluto essere impeccabile per loro, ma che assurdità! Lui non riusciva ad essere qualcosa di diverso, da se stesso!

Era così meschino volerle entrambe? Lasciare tutto com'era? Pur di non alterare nulla, era disposto a non sceglierne alcuna. Espiare in solitudine il resto dell'esistenza.

Qualunque fosse stata la scelta, di sicuro l'avrebbe resa infelice e basta.

Un tuono esplose alto nel cielo, come a giudicarlo infame, nulla di più vero.

Parte del cartone si spezzò sotto la pressione insistente dell'acqua piovana.

Volente o nolente, l'infame non avrebbe mai scritto fine a quella missiva.

 

Era trascorsi dodici giorni, da quando Hibiki se n'era andato.

L'umore di Ukyo era altalenante, ma quando di “passaggio” Konatsu, provò ad insinuare:

- Mi sembri giù di corda – la cuoca gli rispose per le rime!

Affermò decisa, di non essere mai stata così in forma. Per darsi un tono, finì brandendo la sua spatolona, troncandogli quelle futili preoccupazioni sul nascere, con la pratica che preferiva.

Il lavoro la teneva occupata, impedendole d'impazzire, o d' immaginare finali alternativi alla partenza di Ryoga.

Ipotesi fatte di se e di ma inutili, anche per il suo senso di colpa... Ciò nonostante si concedeva quelle fantasie, non appena concludeva le pulizie del locale.

Talvolta si risentiva con l'amico, concludendo che aveva sbagliato ad andarsene.

Se quel fottuto viaggio non gli fosse bastato, ci avrebbe pensato lei a mandarlo in orbita, per un tour di sola andata, attorno alla luna!

Nel pomeriggio, sopportare alcune coppie di clienti flirtare, farsi il piedino o ridere felici, nonostante una bufera di neve imperversasse all'esterno, la rese facile preda della malumore, oltre che di un atipico raffreddore.

Volendo scoprire il lato positivo del venticinque dicembre, il Natale fu un toccasana per gli affari, ma null'altro.

Aveva trovato alcuni maglioni di Ryoga per terra, il giorno stesso in cui aveva cacciato Joe.

Ne aveva fatto un fagotto, dimenticandoli nel sottoscala.

Quella sera, però sentendo degli strani gemiti affannati, la cuoca temette di aver rinchiuso, per sbaglio, una coppia di clienti in vena di follie, nel suo locale.

Si vide costretta a controllare, prese la spatola grande e scese al piano bar, dove accese la luce, per non scorgere nessuno.

- E' chiuso! - gridò, eppure quei gemiti osceni non s'interruppero!

Qualcosa le si aggrappò sulle ginocchia, scodinzolando festante.

E' un cane, solo un cane!

Un animale di taglia normale, sporco di fango, che aveva stracciato la busta contenente i maglioni di Hibiki, senza neppure rovinarli!

Ucchan si piegò sulle ginocchia e prendendo le zampe anteriori fra due pugni, lo scrutò.

- Ci mancavi solo tu, biancanera! Sai dirmi dove si è cacciato quello stupido del tuo padrone?

Come a voler rispondere al suo quesito, la cagna scrollò il pelo toracico, imbrattandola d'acqua sporca.

 

Fuuya Watanabe non conosceva l'indecisione.

Si definiva un diciassettenne, alto, bello, dalle iridi ambra, con onde voluminose di riflessi cangianti, sulla base inchiostro della sua lunga treccia indiana.

Il suo sangue misto era per metà giapponese, per metà indiano.

Ciò, evidentemente, gli permetteva d'indossare la camicia di camoscio chiaro, e le frange laterali sui calzoni della stessa matrice, sfilando tra la gente senza avvertire il minimo disagio.

Anche il suo cuore era già stato preso, c'era infatti una persona che voleva conquistare ad ogni costo; Ukyo Kuonji.

Spasimava per lei dalla tenera età di sei anni e dopo tutto quel tempo i suoi sentimenti non erano cambiati, quasi si fossero fossilizzati... Per cercarla aveva impiegato un lungo decennio:

All'epoca Ukyo era stata sconvolta da un bruto, un bambino di nome Ranma Saotome, che assieme al padre calvo si era portato via, la sua bancarella di okonomiyaki.

La ragazza allora si era lasciata prendere dagli eventi…

Gli aveva inviato una letterina, scrivendogli che non aveva più tempo di giocare con lui, che doveva allenarsi. Lui, l'aveva vista sempre più raramente, finché non si era trasferita altrove senza nemmeno avvertirlo, con una riga.

Da quel triste giorno, Fuuya aveva cercato Ranma ovunque, sicuro di una cosa: rintracciandolo avrebbe ritrovato anche la sua amata...

 

Incedeva con il bastone al fianco, un velo del turbante gli fasciava mento e collo, coprendogli il capo contro il pesante riflesso del sole.

In strada, un sottile strato di neve attecchita, lo costringeva a porzionare attento ogni passo, evitando le lastre di ghiaccio ed i ristagni.

I bordi dei tetti sgocciolavano, mentre camminava piano nel mezzo della via.

- Me la pagherai, ti farò rigurgitare i miei spiedini! Palla di pelo che non sei altro! - sentì urlare da qualche parte, nel vuoto.

La ragazza col codino era intenta a rincorre il grosso panda, quest'ultimo schivava i suoi attacchi grugnendo, e contrattaccava usando due bacchette di legno, da tavola.

La strana coppia finì per collidergli addosso, Ryoga imprecò sentendo la presa gelida della neve agguantarlo. Divenne nudo, piccolo e furioso. Divenne P-chan!

Catapultandosi fuori dai vestiti, addentò per la spalla Ran-chan, permettendo così al panda di scappare.

- Lasciamiiiii! - urlò la voce di Ukyo, mentre un gruppo confuso di clienti, scappava in ogni direzione dal suo snack-bar.

Per ultimo uscì un essere singolare, sostenendo tra le braccia la cuoca, oramai priva di sensi.

Quell'essere si chiamava Fuuya Watanabe... 




L'angolo  dell'autrice: scusate per la lungezza^^'''

Maryku: Grazie. Ukyo che piange doveva essere una delle scene clou, assieme a quella del takebue e ad altre che veranno,

anche se non volevo farne una tragedia greca, mi sono lasciata un pò trasportare.. T_T.

Lavs: Thanks^.^Akari, è un personaggio complesso, secondo me, anche se mi piace molto, e in alcuni aspetti mi somiglia^^'''

Non ho fatto fermare Ryoga alla cuoca, per ragioni che spiegherò nei prossimi cap, tendo a fare le introspezioni "dopo" a volte,

forse perché in molte ff le introspezioni mi sembrano un modo di giustificare i comportamenti ooc, talvolta anche senza che ce ne sia

l'effettivo bisogno, e allora cerco di evitarlo.

Kuno: Sapere che Ukyo non sembra impazzita, in fondo allo scorso cap, mi è di grande conforto^^;;; sul telocomando, devo dire

che vado fiera del nome : p il resto l'ho spiegato sul forum di Nibunnoichi, grazie per la recenzione pa'^^!

Aleberyl: Ranmanaceo?^^grazie davvero^//^ quando hai scritto "Tipico di lui, sfoderare una qualità che non ha e poi pentirsene un

minuto dopo" mi è venuto il sorriso a trentadue denti^__^era esattamente ciò che intendevo, e questo lato di Ryoga l'adoro XD!

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: Laila