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Autore: pazzadite    29/11/2013    1 recensioni
Emma, sedicenne frustrata dalla sua vita noiosa e monotona, innamorata di Daniele, un ragazzo della sua età che nemmeno conosce. Incontra Lorenzo, bellissimo e gentilissimo con lei. Chi sceglierà Emma?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Ciao a tutti! Ecco che finalmente ho aggiornato la storia di questa scema di Emma. Spero solo che vi piaccia. RECENSITE e aggiungetemi alle seguite o dove volete. Un bacio.
-elena-


12. Troppe verità

Tornai a casa e mangiai un panino nella mia stanza mentre studiavo perchè se no non avrei fatto a tempo a memorizzare venti pagine di chimica entro le tre e mezza, in quanto mi dovevo fare la doccia e preparare e un'ora era già poco. Il tempo passò velocemente ma per fortuna riuscì a finire di studiare.

Entrai in doccia e notai che non c'era più ne bagnoschiuma ne shampoo per donna ma solo quello di mio padre. Iniziai a chiamare mia
mamma urlando e lei salì subito.

"Perchè gridi?"

"È finito il bagnoschiuma e lo shampoo!"

"Si, lo so. Infatti sto andando a fare la spesa. Usa quello di tuo padre. Ciao!".

Scese le scale e poco dopo sentii il portone chiudersi. Ero sola, finalmente. Papà a lavoro, quella scema di mia sorella a scuola per il rientro serale e mamma a fare la spesa. Finalmente la pace!

Alla fine mi decisi e usai davvero il sapone di mio padre. Aveva un odore famigliare ma non sapevo di chi. Era un odore che mi piaceva, era sensuale. Escluso mio padre, che sicuramente non stavo ad odorare, non era nemmeno di Lorenzo. Lui aveva un profumo più dolce, questo invece era forte entrava nelle narici e invadeva i polmoni. Di chi era?
Mentre mi insaponavo mi si accese una lampadina: Daniele.
Si era suo quell'odore, quello che tanto desideravo. Era suo.
Subito mi tornò in mente ciò che era successo la mattina e non feci a meno di sorridere. Mi aveva sorpreso con quel suo bacio ma non dovevo dargli corda, non potevo cedere così. Devo stargli lontano, non rispondere ai suoi messaggi e far finta che non esista.
È la cosa migliore per me e per il mio cuore.

Uscii dalla doccia e mi asciugai i capelli poi scelsi la roba: leggins neri a fiori con una felpa dei Guns n'roses e le Dr. Martens nere. Presi lo zainetto Carhartt e uscii.



Arrivai davanti a casa della famiglia Conti e suonai il campanello. Il cancello enorme si aprì e io iniziai a camminare lungo il vialetto alberato. Mi sentivo minuscola in mezzo a quegli alberi enormi.
Camminando vidi qualcosa di nero e abbastanza enorme che mi veniva incontro correndo. Quando mi resi conto che era un cane iniziai a scappare per il giardino come una scema.

"Lorenzo! Aiuto! Mi vuole uccidere questo cane". Lui non mi sentiva perchè era sotto la doccia e io fui costretta ad arrampicarmi ad un albero. Quel maledetto cane non se ne andava e continuava ad abbaiarmi. Chiamai Lorenzo ma non mi rispondeva! Dopo un quarto d'ora che stavo sopra quell'albero mi richiamò.

"Emma perchè non sei ancora arrivata?"

"Veramente sono in non so quale parte del tuo giardino, sopra un albero perchè c'è un cane enorme che mi vuole ammazzare"

"Ahahah Leo. È buono, sicuramente voleva giocare"

"Si, giocare. Questo mi vuole azzannare! Muoviti!"

"Arrivo". Chiuse e mi venne a prendere.
Mandò via il cane e come mi vide sopra l'albero iniziò a ridere.

"Cosa ridi? Mi aiuti a scendere?"

"Sembri un koala!"

"Si si, tu ridi!". Si avvicinò e mi porse le mani per aiutarmi.

"Ti prendo in braccio"

"Sei sicuro che mi prendi?"

"Si, ti prendo". Io, al posto di scendere piano piano mi buttai su di lui e cademmo a terra. Ero sopra Lorenzo e lui rideva a lacrime.

"Ti ho fatto male?"

"No, non preoccuparti koala"

"Non chiamarmi così!". Iniziai a fargli il solletico e lui iniziò a farlo a me. Alla fine vinse lui.

"Ti p-prego Lo-Lorenzo...Smettila!"

"Hai iniziato tu!". Stava a cavalcioni sopra di me e mi torturava la pancia.

"D-dai andiamo-o a guardare i-il film" riuscì a dire ridendo.

"Va bene"

"Grazie, da li a poco sarei svenuta". Finalmente la smise e ci dirigemmo verso la casa.

"Mi piace vederti ridere"

"Sembravo una disagiata mentale!"

"Non fa nulla. Sei bella lo stesso"

"Smettila"

"No dico davvero. È bello sentire la tua risata". Gli sorrisi e mi avvicinai a lui cingendogli il fianco con il braccio. Lui fece lo stesso.

Entrammo dentro e non mi ricordavo che fosse così grande la casa. Mi portò nel salotto dove c'era un enorme divano nero a penisola e una TV a 50 pollici appesa al muro.

"Aspettami qui, vado a prendere i Dvd".

Salì le scale e rimasi li sola. Iniziai a curiosare per la stanza e notai tantissime fotografie della famiglia di Lorenzo. La sorella gli assomigliava moltissimo e i genitori erano anche loro due bei signori. Peccato che Lore vivesse da solo, tutta la gioia che traspariva nella sua faccia nelle foto di famiglia non c'era normalmente. Si vedeva che li mancavano.

Feci un passo indietro e andai a sbattere contro un tavolino dove c'era un vaso. Quest'ultimo iniziò a barcollare e io al posto di fermarlo rimasi ad osservare senza muovere un muscolo. Poi si sbilanciò e mentre stava cadere per terra mi buttai e lo presi.

"Emma che fai li per terra?"

"Niente, ammiravo questo vaso"

"Scommetto che ti stava per cadere e l'hai salvato per un pelo". Sorrisi e mi alzai riposandolo in quel maledetto tavolino.

"Non preoccuparti, se si fosse rotto mi avrebbe fatto piacere. Mi fa schifo"

"No è così bello!". Scosse la testa e si mise a ridere.
Ci sedemmo sul divano e arrivò Rosa con con una ciotola di pop-corn.

"Grazie Rosa"

"Di nulla Lorenzo"

"Dimenticavo: lei è Emma"

"Si mi ricordo di lei. È quella ragazza tutta piena di fango"

"Si sono io". Iniziò a ridere e se ne andò.

"Pronta a tremare di paura?"

"Guarda che non ho paura di un film horror. È giorno!"

"Non hai capito Emma. Ora io spengo le luci e chiudo le finestre. Saremmo al buio". Odio guardare i film horror al buio ma dovevo fare la spavalda.

"Non fa niente. Non ho paura lo stesso".

"Allora lo metto?"

"Mettilo". Mise il film e si sedette vicino a me.

All'inizio non faceva paura anzi faceva ridere ma poi a metà iniziai ad aver paura a causa delle suspance susseguite da dei colpi di scena. Mi avvicinai di più a Lorenzo.

"Hai paura? Lo tolgo?"

"No".

Si rigirò e si concentrò sul film. Io mangiavo i pop-corn per non pensare a quella tipa indemoniata del film...ora lo uccide, ora lo uccide, ora lo uccide...

"Aaaaaaaaaah! L'ha ucciso!". Saltai sopra Lorenzo.

"Ma non hai detto che non avevi paura?"

"Ho paura Lorenzo, ho paura"

"Aspettami qui ti porto un bicchiere d'acqua così ti calmi". Mise in pausa e andò in cucina. Io rimasi li al buio da sola. Dopo dieci minuti quello scemo non era ancora tornato così andai in cucina.

"Lore? Dove sei?". In cucina non c'era ma prima di uscire la porta si chiuse e le luci si spensero.

"Lorenzo! Non farmi scherzi. Sono suscettibile". Rimasi ferma vicino al frigo senza sapere dove andare. Tornò la luce e subito uscì dalla stanza. Feci due passi e da dietro l'angolo ne sbucò Lorenzo che mi urlò con un coltello in mano.

"Ti uccidooooo!".

Urlai come una pazza e d'istinto gli diedi un calcio nelle parti basse. Si piegò a terra dolorante.

"Ma che fai Emma!". Vidi che era il mio amico e mi inginocchiai vicino a lui.

"Molto male?"

"Ahia cazzo"

"È colpa tua! Mi fai questi scherzi". Andai in cucina e presi del ghiaccio che si mise li.

"Ti aiuto ad alzarti?"

"Si grazie". Non riusciva a camminare dal dolore ma ci riuscimmo lo stesso ad arrivare in salotto.

"Tu sei pazza"

"Scusami, mi dispiace per i...tuoi...gioielli" dissi trattenendo una risata.

"Adesso, per punizione, guardiamo tutto il film". Fece ripartire il Dvd e io mi accocolai nella sua spalla e mi addormentai, cosa che fece anche lui.
Mi risvegliai e mi trovai lui coricato da una parte del divano e io affianco con la testa sul suo petto. Il film era finito: c'erano i titoli di coda. Ciò significa che nemmeno lui l'aveva guardato tutto. Mi girai a guardarlo: dormiva beatamente con un braccio dietro la testa e uno sopra la pancia. Era davvero bello nella sua semplicità, nella sua dolcezza, nella sua ingenuità mentre dormiva. Cercai di alzarmi senza svegliarlo ma mi prese per un braccio e mi fece cadere sopra di lui.

"Non andartene"

"Va bene, non me ne vado". Si mise ad accarezzarmi i capelli e io iniziai a giocare con la sua maglietta.

"Ti fanno ancora male?"

"No". Risi e lui mi scompigliò i capelli.

"È bello stare qui con te Emma". Mi alzai per prendere un bicchiere d'acqua ma mentre tornavo nel divano inciampai nel tappeto e gli rovesciai tutta l'acqua addosso.

"È fredda!". Mi sedetti per terra e mi imbronciai.

"Oggi ci manca solo che ti uccida. Sono una stupida"

"Finiscila, è solo un pò d'acqua". Alzai lo sguardo e lo vidi senza la maglietta. Iniziai a fissarlo e sicuramente avevo un'espressione ebete in faccia perchè lui si mise a ridere.

"Smettila di fissarmi e accompagnami su che mi metto qualcosa di asciutto". Mi risvegliai, chiusi la bocca e annuii sorridente. Si, avevo un debole per gli addominali a tartaruga e i pettorali scolpiti. L'avevate capito?

Raggiungemmo la sua stanza e mi buttai subito sul suo letto enorme a pancia in su; come girai lo sguardo vidi in un angolo una chitarra. Subito mi alzai e la presi: era color legno, opaca, della Yamaha.

"Posso?" chiesi a Lorenzo.

"Certo! Mi fido di te".

Iniziai a suonare 'Knockin on heaven's door' di Bob Dylan.

Mama, take this badge off of me
I can't use it anymore.
It's gettin' dark, too dark for me to see
I feel like I'm knockin' on heaven's door ...

Sapevo gli accordi a memoria di quella canzone. Amavo quella canzone e l'ascoltavo sempre quando mi sentivo triste o arresa. Il testo infatti dice: 'Mi sento come se stessi bussando alle porte del paradiso' ovvero in punto di morte. Non che io mi fossi mai trovata in situazioni così gravi ma mi faceva riflettere ascoltare le parole di Bob. Al ritornello anche Lorenzo si aggiunge e cantammo insieme.

Knock, knock, knockin' on heaven's door
Knock, knock, knockin' on heaven's door
Knock, knock, knockin' on heaven's door
Knock, knock, knockin' on heaven's door ...

"Sei brava sai?"

"Me la cavo. Anche la tua voce però...ammazza!". Mi sorrise poi subito diventò serio e mi guardò dritto negli occhi.

"Che hai Lò?"

"Ti devo parlare". Sapevo già cosa voleva dirmi ma prima dovevo dirgliela io una cosa.

"Prima voglio dirti una cosa io anche se so che ti arrabbierai"

"Dimmi"

"Stamattina ho incontrato Daniele e..."

"Continua"

"Ci siamo baciati". Rimase in silenzio a guardare un punto fisso davanti a lui.

"Dimmi qualcosa ti prego"

"Me lo aspettavo che sarebbe tornato". Quelle parole mi colpirono dritte al cuore. Ma che dice?

"E tu come lo sai? Lui non prova niente per me..."

"Ti racconterò tutto dall'origine" prese un bel respiro e iniziò a parlare.

"Appena sono nato io avevo vari problemi di salute e per questo ero continuamente in ospedale e ho subito anche vari interventi. Quando però io avevo un'anno mia mamma rimase incinta e nonostante amasse con tutta se stessa questo nuovo arrivato decise di non accudirlo lei e di darlo in adozione. Aveva già problemi con me e badare a un nuovo bambino sarebbe stato troppo per lei. Non gli avrebbe dato l'amore di cui aveva bisogno. Quando questo bimbo diventò adolescente scoprì dai genitori adottivi dell'adozione e iniziò a fare ricerche finchè non risalì alla mia famiglia. Mia mamma gli spiegò tutto con calma ma questo non ne volle sapere e disse che ci odiava. Soprattutto a me, perchè secondo lui ero io la causa di questo abbandono. Io e la mia 'stupida' malattia. Mi disse che me l'avrebbe fatta pagare in tutti i modi possibili e che mi avrebbe reso la vita un'inferno. Questo bambino è proprio Daniele". Stava sul bordo del letto e mi dava le spalle; io mi avvicinai a lui e lo abbracciai da dietro appoggiando la testa nella sua schiena.

"Lui ci vide quella mattina al parco e da lì iniziò tutto. Il fatto è che tu provavi già qualcosa per lui e quindi non l'hai allontanato...anzi! Io stavo male per questo: perchè aveva usato te come vendetta. Non lo sopportavo". Le lacrime iniziarono a rigarmi il volto.

"Quindi per Daniele ero solo un giocattolo"

"Non so cosa pensare. So solo che dopo che ha fatto la stronzata il suo piano è andato in fumo". Non sapevo che altro dire se non lasciarmi consolare da Lorenzo, l'unico che c'è stato dall'inizio, l'unico che mi vuole realmente bene.

"Grazie per avermi detto tutto"

"Devi sapere come stanno le cose"

"Il fatto è che non l'ho ancora capito"

"Lo ami ancora anche tu, vero?". Lo guardai negli occhi sofferente.

"Come faccio Lorenzo? Non riesco a dimenticarlo nonostante ci provi. Io lo devo dimenticare! Aiutami"

"Lo farò Emma. Lo farò". Mi baciò sulla fronte e mi riabbracciò. In quel momento mi squillò il telefono.

Lo presi e vidi un messaggio: "Riesci a trattenere la voglia irrefrenabile di baciarmi? No, vero? Io si. Mi sto facendo una. Mariani, con affetto". Lanciai il telefono al muro e urlai.

"È lui?"

"Si. E sai che fa? Mi provoca. È un coglione!"

"Ora vai da lui e chiarisci". Sgranai gli occhi. Ma è pazzo?

"Cosa? Ti dico che non voglio più vederlo e tu mi dici 'vai da lui e chiarisci'" dissi mimandolo e agitando le braccia al cielo.

"Intanto ti calmi! Lo capisci che non risolvi nulla evitandolo?". Misi le mani davanti alla faccia ma lui me le prese e le abbassò.

"Dimmi che ho ragione"

"Hai ragione"

"Bene, ora prendi quello che resta del tuo cellulare e vattene da lui". Mi alzai dal letto, presi tutto e salutai Lorenzo dandogli un bacio nella guancia.

"Sei il migliore. Ti voglio bene"

"Vai!" disse spingendomi.


Uscita da casa Conti rimontai il cellulare e per fortunna funzionava ancora così chiamai Daniele.

"Ehi, come mai mi chiami? Desideravi sentire la mia voce? Lo so, è bellis..."

"Vieni al parco. Immediatamente"

"Ora sono impegnato. Facciamo domani?"

"ORA!" urlai.

"Calmina tigre...mica sono tutti ai tuoi servizi"

"Ascoltami ti do cinque secondi per darmi una risposta postitiva se no ti giuro che non mi vedi più davvero"

"Veramente sei tu che vuoi vedere me"

"Cinque...quattro...tre...due..."

"Ferma! Arrivo"

"Muoviti"

"Si! Non graffiarmi però". Gli chiusi il telefono in faccia e camminai a passo spedito verso il parco con le cuffie e la musica a volume altissimo. Perchè mi dovevo innamorare di uno stronzo del genere? Eppure, quando stavamo insieme, era perfetto. Dopo il fattaccio è cambiato e a questo punto non so più se in bene o in male. Forse questo è il vero Daniele. Lorenzo, invece, è sempre il ragazzo premuroso di sempre, quello pronto ad aiutarti quando stai male. Lui è vero, è perfetto. È il mio amico.
Ma si sa: ci si innamora sempre dei più stronzi ed è risaputo che gli stronzi non sono perfetti. Sono menefreghisti e traditori ma belli, belli da togliere il fiato, belli da farti sentire le farfalle nello stomaco e farti venire un colpo al cuore ogni volta che li vedi.

Quando conclusi questi pensieri arrivai al parco e mi fermai all'entrata nel vialetto. Lo vidi appoggiato ad un albero con le mani in tasca, un cappellino in testa (molto probabilmente NewEra), che si guardava intorno. Eravamo abbastanza lontano ma come mi vide iniziò a guardarmi con aria di sfida.
Come potevo odiarlo? Anzi, come potevo amarlo? Che casino...

Proprio in quel momento iniziò 'Eccoti' di Max Pezzali. Lui mi guardava e io lo guardavo. Nessuno dei due si muoveva.

Eccoti sai ti stavo proprio aspettando
ero qui ti aspettavo da tanto tempo
tanto che stavo per andarmene
e invece ho fatto bene

Avevo le gambe bloccate non sapevo cosa fare. Perchè ero così disperata?

sei il primo mio pensiero che
al mattino mi sveglia
l'ultimo desiderio che
la notte mi culla
sei la ragione più profonda
di ogni mio gesto
la storia più incredibile
che conosco

Lo riguardai e vidi che stava ancora li in piedi a guardarmi così mi decisi e andai da lui molto, molto lentamente dopo aver tolto le cuffie.
Gli arrivai davanti e lo guardai negli occhi che si erano fatti lucidi ripensando a tutta questa brutta storia. Cercò di avvicinarsi ma lo respinsi.

"Ti prego Daniele, non sono qui per far accadere ciò che è successo stamattina. Anzi, mi dispiace aver interrotto il tuo approccio ma è importante"

"Anche a me dispiace. Parla" disse allontanandosi scocciato e mettendosi a braccia conserte. Guardai verso il cielo per rimandare indietro le lacrime e presi un bel respiro.

"Non so cosa c'è stato fra noi. Non lo so. Per te probabilmente è stato un passatempo, un gioco o potrei chiamarla meglio vendetta" inarcò le sopracciglia e mi guardò confuso.

"Ma che stai dicendo?"

"So tutto Mariani! O forse dovrei chiamarti Conti? Dimmelo tu, perchè io non lo so" gli urlai avvicinandomi.

"Non sai un cazzo!" disse fronteggiandomi.

"E invece so! So che ti hanno adottato, so che te la sei presa a morte con Lorenzo e so anche che per fargliela pagare hai usato me!". Dopo queste parole nel suo volto ci fu una smorfia di dolore così si girò per non farsi vedere.

"Lasciami in pace Emma, lasciatemi in pace tutti". Lo presi per una spalla e lo feci girare.

"Guardami quando ti parlo! Andarsene non serve a nulla, devi affrontare le difficoltà non ignorarle. Affrontami, dimmi quello che realmente è stata per te la nostra storia, se così si può definire, dimmi cos'è successo"

"Vuoi che ti affronti? Va bene, lo farò! Si, sono fratello di Lorenzo Conti, sono stato adottato e quando l'ho scoperto ho fatto di tutto per rendere la sua vita un inferno. Tu sei stata la mia cavia per fare stare male Lorenzo. Ti basta?"

"No, non mi basta. E poi che colpa ne aveva lui se ti hanno abbandonato? Aveva si e no un'anno!"

"Per lui mi hanno abbandonato, per le sue stupide malattie!"

"Smettila! Sei solo un egoista. Non ti riconosco più" dissi guardandolo sofferente.

"Ho solo finto con te. Ho finto di essere quello dolce, premuroso. Era solo per abbindolarti" mi rispose senza guardarmi.

"Dimmelo guardandomi negli occhi". Alzò lo sguardo ma non parlava.

"Allora? Dai, coraggio, dimmelo"

"Ho finto tutto con te, dal primo momento che ti ho visto sino a quando mi hai urlato 'ti odio' il giorno della festa".

Il nervoso si impossessò del mio corpo e un brivido di adrenalina mi percorse la schiena sino ad arrivare al mio braccio che scattò mollandogli un sonoro ceffone.

"Sai cosa mi da più fastidio? Il fatto che io ti ho amato e molto probabilmente ti amo ancora ma tu naturalmente hai pensato bene di prendermi in giro come più ti piaceva. Per favore esci dalla mia vita e non rientrarci mai più perchè prima ti dimentico e prima sarò felice".

Mi girai per andarmene ma mi prese per un braccio.

"Non ti libererai così facilmente di me Emma" scossi il braccio nervosa e gli feci mollare la presa.

"Lasciami in pace e meglio per tutti"

"Non per noi"

"Non c'è nessun noi, mai c'è stato e mai ci sarà. Rifletti e pensa a quello che hai fatto a me e a Lorenzo prima di farti vedere in giro perchè se no le palle te le faccio tagliare davvero". Rise e si avvicinò.

"Quando sei incazzata sei ancora più sexy"

"FOTTITI!" urlai e me ne andai definitivamente.

DANIELE'S POV
La guardai mentre si allontanava incazzata, per colpa mia come sempre. Quando non la vidi più mi sdraiai sull'erba a guardare il cielo e iniziai a ridere da solo. Che coglione, che sono. Gli ho davvero detto che avevo finto per tutto il tempo facendola scappare così? Si, l'avevo fatto. Ma dopotutto era ciò che avevo fatto per la maggior parte del tempo. Si, perchè c'era stato un momento in cui avevo capito che mi stavo affezionando davvero; quando mi ha lasciato esprimendo tutto il disprezzo che provava per me. Li mi sono reso conto che, forse, lei un piccolo posto nel mio cuore l'aveva guadagnato. Continuavo a convincermi del contrario per tutti quei mesi che stavamo insieme perchè non volevo legarmi a nessuno. Sono sempre stato uno che adora divertirsi e usare una ragazza dopo l'altra ma lei con la sua pazzia mi era simpatica. Ecco perchè piaceva tanto a Lorenzo. Era bella, simpatica e pazza e non la solita oca che apre le gambe al primo che passa. Sono uno stronzo di prima categoria ma non l'avrei fatta scappare così facilmente. Lei mi ama e cederà al mio fascino. Io ci so fare con le ragazze e lei ormai la conosco bene.
Mi alzai e vidi una ragazza che passava nel parco e mi guardava sorridendo. E si, sono proprio bello. Mi avvicinai e ci presentammo poi la invitai a mangiare una pizza con me. Lei si che era un'oca, aveva anche un nome da oca: Isabella. Uscimmo dal parco con il mio braccio che le cingeva la vita. Questa carissima ragazza mi avrebbe sicuramente fatto divertire stanotte, glielo si leggeva in faccia e da come era vestita: minigonna e maglietta scollatissima. Gli si vedeva tutto e sicuramente non era qualcosa che potesse darmi fastidio.Eravamo fermi al semaforo quandò passò il pullman. Dentro c'era Emma che mi vide e fede una smorfia come dire 'ma ci sei o ci fai?'.
Gli mandai un bacio con la mano e gli feci l'occhiolino che lei ricambiò con un bel dito medio e un 'vaffanculo' labbiale.

Cazzo, quanto è sexy!

 

  
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