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Autore: tommoslaugh    29/11/2013    1 recensioni
I miei occhi scuri, scrutarono per bene tutto ciò che mi circondava, compresa la mia camera, ormai vuota. Ora che stavo andando via, mi accorsi che quella stanza vuota, aveva qualcosa nascosto. Ma non capivo cosa. Tutta la mia attenzione ricadeva sulle pareti bianche, quasi ingiallite dal tempo, un tempo che non ho mai dedicato a questa stanza.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Los Angeles – California. 29 Agosto 2011
 
Ore 08:50
 
Il rumore della pioggia risuonava sulle finestre, la grandine ribatteva forte, senza fermarsi. Rimasi lì, a guardare attraverso la finestra, il mio sguardo era fermo e impassibile, guardavo come le persone si riparavano dalla grandine e dal gelo, correvano, come se non avessero più tempo per nulla. Ma io avevo tempo per pensare a me stessa? Tempo per pensare? E io, non sapevo più cosa fossi, se mai fossi stata qualcosa per qualcuno. I miei occhi scuri, scrutarono per bene tutto ciò che mi circondava, compresa la mia camera, ormai vuota. Ora che stavo andando via, mi accorsi che quella stanza vuota, aveva qualcosa nascosto. Ma non capivo cosa. Tutta la mia attenzione ricadeva sulle pareti bianche, quasi ingiallite dal tempo, un tempo che non ho mai dedicato a questa stanza. La voce forte di mio padre richiamò il mio nome.
 
—Kristen, sei pronta? Prima di rispondere, lo fissai per qualche secondo, poi annuii. Mi dispiaceva dover vendere questa casa, ci ho vissuto una vita intera, e ora, eravamo costretti a trasferirci a Washington. Ripresi gli ultimi scatoloni, diedi gli ultimi sguardi, ultimo addio. Mio padre prese dalle mie braccia gli scatoloni, e li caricò nel bagagliaio. Salii nell’auto e il viaggio verso Washington cominciò. Infilai le cuffie nelle orecchie, ero consapevole che stavo cominciando una vita diversa, che quei due km che avevamo appena sorpassato, ora, appartenevano al passato.
 
 
Washington Forks – Stati Uniti. 30 Agosto 2011
 
Ore 10:20
 
 
Quella mattina, a Washington era strana, più fredda della mattina precedente a Los Angeles. Non sembrava la fine di agosto, ma l’inizio di un inverno. Qualche ora fa, mio padre Adam, un poliziotto, uno dei tanti, quella mattina uscii presto per andare a lavoro, il suo nuovo lavoro. Tra un pensiero e l’altro, ricordai che ora, ricominciava una nuova vita. Una nuova scuola, nuovi amici, e da sola. Di nuovo. I capelli mi ricadevano sulle spalle, erano di un castano scuro, così, li legai in una coda, la mia pelle bianca spiccava abbastanza. Infilai una maglia a maniche lunghe insieme ad una felpa, e un jeans con delle converse nere, e uscii da casa. Faceva molto freddo, e mi sentivo spaesata. Mi sentivo sola in un luogo affollato. Passeggiai per le strade di Forks, per farmi un’idea di come fosse. Era fastidiosamente fredda e umida, odiavo il freddo. Odiavo tutto ciò che era bagnato, freddo o umida. Continuai a camminare, guardandomi intorno, i negozi, le persone, i ragazzi che scherzavano tra di loro, e dentro di me non ero a mio agio. Quel posto non mi piaceva. Tra quei ragazzi, uno in particolare, mi colpì più di tutti. Alto, magro, capelli un po’ spettinati, barba perfettamente curata. Aveva la pelle tremendamente bianca, più della mia. Appena il suo sguardo si spostò su di me, dei brividi percorsero la mia schiena, ci scambiammo uno sguardo di qualche secondo, che sembrò durare un’enternità. Da quel momento, capii che dovevo tornarmene a casa, perché quella strada non era molto sicura. Tornai verso casa, il freddo si fece più intenso, e una fitta pioggià cominciò a scendere, imprecai dentro di me, cominciai a correre, sperando di non cadere per l’asfalto bagnato, e fu in quel momento che sembrava che non riconoscessi più casa mia. Una tale confusione c’era nella mia testa, che non riuscii a capire più nulla. Cosa stava succedendo? Voltai a destra, e per pura sfortuna, non era la via di casa mia. Ritornai indietro, al punto di prima, e mi scontrai contro qualcuno. Era mio padre.
 
—Kristen, ma dove stai andando? Guardai fisso i suoi occhi scuri, non sapendo dare una risposta precisa.
 
—Stavo tornando a casa. Ora vado, ciao papà. Tagliai corto.
 
—Si, certo. Sussurrò appena.
 
Quando ritrovai la strada di casa, il mal di testa, di colpo svanì. Mi sedetti sulla sedia che era accanto a me, e massaggiai lentamente le tempie. Qualche minuto dopo il campanello bussò. Deglutii lentamente, e mi avvicinai alla porta e l’aprii. Guardai negli occhi il ragazzo che era difronte a me. Un ragazzo alto, carnagione non molto scura, capelli scuri e occhi neri. Un bel ragazzo, insomma.

 
—Ehm…scusami, mi presento. Sono Allan Harvey. Il tuo vicino, tu dovresti essere Kristen Foster, giusto? Lo guardai, come se fossi incantata, ma annuii semplicemente.
 
—…Vuoi accomodarti? Dissi. Mi guardò negli occhi per qualche secondo, come fece quel ragazzo di prima. E immediatamente, mi ritornò in mente quello che era successo una manciata di minuti fa. Tutto sembrò fermarsi, e il suo sguardò su di me sembrò durare un’enternità. Un’eternità che durò due secondi.

 



Ecco il prologo. Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere con una recensione, pubblicherò al più presto il primo capitolo. Un bacio a tutte:)






 
  
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