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Autore: tommoslaugh    03/01/2014    1 recensioni
I miei occhi scuri, scrutarono per bene tutto ciò che mi circondava, compresa la mia camera, ormai vuota. Ora che stavo andando via, mi accorsi che quella stanza vuota, aveva qualcosa nascosto. Ma non capivo cosa. Tutta la mia attenzione ricadeva sulle pareti bianche, quasi ingiallite dal tempo, un tempo che non ho mai dedicato a questa stanza.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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11:20 Washington Forks – Stati Uniti. 30 Agosto 2011
 
Il silenzio in quella casa era ritornato. Il ragazzo era misterioso, strano. Tutto ciò che ero anch’io. Lo fissai ancora qualche secondo, poi sorrise.
 
-È tutto okay?– Annuii.
 
-Sì. È tutto okay, sono solo stanca.- Portai dietro l’orecchio una ciocca di capelli. Mi guardò per qualche secondo, quasi perplesso, poi dopo parlò di nuovo.
 
-Oh, certo.- Prese una pausa, po ricominciò a parlare. - Io ora vado, ho delle cose da sistemare. Ci si vede in giro, ciao Kris.– Annuii.
 
-Ciao, Allan.- È stato tutto veramente imbarazzante. L’accompagnai alla porta gli sorrisi debolmente, ricambiò, e ancora una volta, guardò dritto nei miei occhi e sembrò tutto fermarsi. Sembrava che tutto andasse lento, o meglio, che tutto si fosse fermato. Che quei secondi durassero ancora una volta un’eternità. Come se con uno sguardo avesse il potere di fermare il tempo, di fermare tutto, tranne i tuoi pensieri. Tranne te stessa. Poco dopo richiusi la porta e un dolore alla testa ritornò. Era una giornata strana, nell’aria umida c’era qualcosa di forte. Poi passò per la mia mente le mura di Los Angeles. Prima che papà mettesse in vendita quella casa, ci sarei tornata per scoprire cosa ci fosse lì dentro. Ma per ora, non volevo pensare a cosa avrei fatto, a cosa avrei scoperto, avevo bisogno di non pensare a nulla. Magari un bagno caldo avrebbe fatto bene. Forse. Tornai in camera mia, poggiai la valigia sul letto e l’aprii. In realtà non avevo la gran scelta su cosa mettere, avevo solo maglie semplici e felpe. Presi una felpa e una maglia con un jeans e delle converse, aprii la porta del bagno e cominciai a riempire la vasca, versandoci del bagnoschiuma alla ciliegia. Legai i  capelli in uno chignon, e cominciai a spogliarmi. Per un attimo, avrei giurato di sentirmi osservata. Prima d’immergermi, un vento freddo accarezzò la mia pelle, nonostante le porte fossero tutte chiuse. Mi voltai dietro di me, ma ero sola. La porta era chiusa, e io non capivo cosa stesse succedendo in quell’istante. M’immersi senza pensarci, e il calore dell’acqua mi abbracciò. Chiusi gli occhi per un attimo, e quando aprii gli occhi, il bagno non era più quello di prima. Io non mi sentivo più come prima. Per un attimo non ero me stessa, qualcosa era cambiato. Immediatamente l’acqua si congelò e l’aria divenne fredda. Sussultai per il gelo, uscii subito da lì dentro e avvolsi un accappatoio al mio corpo. Poco dopo, mi guardai intorno e sembrò tutto come prima. Mi avvicinai alla vasca, immersi un dito nell’acqua ed era ritornata alla temperatura di prima. Calda, e l’aria era nuovamente normale, calda anch’essa. Mi avvicinai al lavandino e guardai l’immagine di me stessa allo specchio, sembravo un’altra persona. Non riuscivo a riconoscermi. Sciacquai la faccia con acqua fredda, ma non fece differenza. Per un attimo pensai che fossero semplicemente allucinazioni. Tutto stava diventando strano, e mi spaventava. Mi rivestii e presi la mia borsa, magari sarebbe servita a qualcosa. Decisi di andare a comprare un libro, sciolsi i miei capelli e uscii. La temperatura fuori era diminuita, ma c’era un piccolo raggio di sole si fece spazio nel cielo azzurrino. Pochi passi più avanti trovai un libreria, o meglio, una biblioteca. Aprii la porta e una calda aria si manifestò per tutto l’edificio, un’aria piacevole. Camminai verso uno dei grandissimi scaffali pieni zeppi di libri, ne scelsi uno, ma quando notai che era sui vampiri sbuffai. Odiavo questi genere di libri, succhiasangue che vogliono ucciderti, vampiri di qua, vampiri di la, odiavo queste cose. Odiavo il sangue e il solo pensiero mi dava il voltastomaco. Lo rimisi al suo posto, ma con tutti quei libri era difficile sceglierne uno. Continuai a cercare qualcos’altro, cercai per circa due minuti ma non c’era nulla d’interessante. Camminai qualche passo più avanti, fin quando non trovai qualcosa che spiccava sotto uno scaffale. Mi guardai intorno, poi mi chinai per raccoglierlo, ed era un libro. Un libro abbastanza pesante e grande, tutto impolverato. Presi il libro e mi diressi verso la bibliotecaria, la fissai qualche secondo, poi parlai.
 
-Buongiorno, signora…Sparks?- Dissi leggendo il cartellino.
 
-Sì, mi dica pure.- Rispose.
 
-Ho bisogno di questo libro, è possibile prenderlo in prestito? Lo riporterò in tempo.- La donna bionda, guardò il libro, me, poi di nuovo il libro. Sgranò gli occhi, poi parlò.
 
-Quel libro? Non credo sia possibile. Deve sceglierne un altro.- Quando mi guardò di nuovo, notai che il colore dei suoi occhi era cambiato. Non erano più azzurri, avevano una certa sfumatura di rosso. Guardai intensamente i suoi occhi, quando poi se ne accorse il suo viso si ammorbidì e il colore dei suoi occhi cambiò. Qualche secondo dopo, cominciai a correre. Aprii la porta d’entrata e cominciai a correre ancora più veloce, ad aumentare la velocità sempre di più, finché non andai a sbattere contro qualcuno. Il cuore batteva così forte, che pensai che stesse per uscire fuori dal mio petto. Quando alzai gli occhi per guardare, degli occhi azzurri con sfumature marroncine e gialle incontrarono i miei. Stessa barba, stessi capelli, stessi vestiti. Semplicemente lui.
 
-S-scusami.- Lui abbozzò un piccolo sorriso poi continuò verso la sua strada. Dopo aver superato la libreria cominciai a camminare più lentamente, strinsi forte la borsa per paura di perderlo. Subito dopo una fitta pioggia cominciò a scendere di nuovo. Imprecai di nuovo dentro di me, ma mentre ero impegnata a imprecare, scivolai. In quel momento provai un senso profondo di pura vergogna, tutte le persone che mi guardavano seduta lì, in una pozzanghera, cominciarono a ridacchiare. Quando finalmente arrivai a casa, andai verso camera mia, gettai la borsa a terra e mi sedetti sul letto. I crampi alle gambe e i dolori alla schiena mi stavano massacrando. Tolsi le scarpe e i vestiti e mi diressi di nuovo verso il bagno per lavarmi, il bagnato della pioggia stava cominciando ad appiccicarsi addoso e stava provocando un fastidio tremendo.
 
 
20:39 Washington Forks – Stati Uniti. 30 Agosto 2011
 
-È bello qui. A te piace?- Parlò mio padre.
 
-Si. È bello.- In realtà era bello stare qui, ma mi sentivo strana. C’era qualcosa di diverso. Un cambiamento.
 
-Vado a dormire. Buonanotte papà.- Mio padre annuii semplicemente. Andai in bagno per lavare i denti velocemente, poi andai a dormire direttamente.
 
07:50 Washington Forks – Stati Uniti. 31 Agosto 2011
 
Ero pronta per cominciare una nuova vita. Forks High School. Feci ingresso alla scuola, c’erano un sacco di persone che ti spingevano a destra e a sinistra ed era molto scocciante. Appena arrivai in classe, per poco non mi venne un infarto.
 
-Signorina Kristen Isabelle Foster?- La voce della professoressa mi risvegliò dai miei pensieri. Cercai di guardarla negli occhi, ma ero attratta da un’altra parte.
 
-S-si?-
 
-Bene, lei può sedersi accanto a quel ragazzo laggiù. È l’ultimo posto rimasto, mi dispiace.- Disse indicando lui. Proprio lui. Pensai fosse una coincidenza, ma a quanto pare sono riuscita a trovarlo tre volte. O magari, era lui che aveva trovato me? Camminai verso il posto assegnato dalla professoressa, il moro mi sorrise e non appena mi sedetti dei brividi percorsero tutto il mio corpo.
 
-Piacere, Alec.- Disse improvvisamente. Il suono della sua voce mi fece sussultare, era così forte.
 
-Kristen.- Risposi a tono basso.
 
-Da quanto sei qui? Non ti ho mai vista in giro. A parte ieri.- Sorrise. Abbozzai un mezzo sorriso, poi parlai.
 
-Un paio di giorni.- La mia voce era un sussurro, come se avessi paura. Come se avessi paura di lui, come se potesse distruggermi da un momento all’altro.
 
-Capisco.- Questa fu una delle sue ultime parole. Non parlammo fino alla fine della lezione. Una manciata di secondi prima che la campanella suonasse, Alec scattò dalla sedia. Quando scattò, lasciò una scia del suo profumo così dolce, così bello. Ma dei brividi poco dopo, percorsero la mia schiena. Alec era di una bellezza sovrumana, bello da far paura. Bello da uccidere chiunque.
 
  
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