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Autore: angela3    04/05/2008    1 recensioni
Non so come descrivere questa storia. E' molto personale, e la pubblico solo perchè ne sento il bisogno.
"Gli piaceva, arrampicarsi. Lo adorava, da quando aveva posato piede su questa terra. Sopra l’albero del nostro diroccato giardino, sulla grande quercia del Prato, su per le irte colline che circondano la nostra bella casa di montagna. "
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Ale, e a tutti i ragazzi morti in qualunque incidente.

Gli piaceva, arrampicarsi. Lo adorava, da quando aveva posato piede su questa terra. Sopra l’albero del nostro diroccato giardino, sulla grande quercia del Prato, su per le irte colline che circondano la nostra bella casa di montagna.
Sua madre, in molti casi, lo definiva agile come uno scoiattolo. Oh, si, era agile. Lo invidiavamo tutti, quando con la sua aria da saputello, dovuta al fatto che era il più grande, insieme a me, del resto del gruppo, ci spiegava come era semplice. Era sciolto, piccolo per i suoi sospirati 14 anni, ai quali finalmente era arrivato.

La chiesa profuma di fiori. Ce ne sono una moltitudine, accatastati in bell’ordine davanti all’altare. E’ arrivata una ghirlanda perfino dal capitano dalle Roma. La indico a Claudio, mio cugino, seduto accanto a me. Lui sorride. Ale era della Lazio.
“ Non riesco a crederci. Non è vero.” Mi dice, con voce rotta. Io annuisco.
Aspettiamo, in silenzio, con l’ansia che ci opprime, mentre il chiacchiericcio nella chiesa aumenta. Guardo i miei zii.
Sono distrutti. Zio Jose non ha detto una parola per tutto il tempo. Non sono riuscita a salutarli, c’era troppo gente.
Federica mi passa davanti, mi vede, si ferma. “Francesca.” Niente di più, mi guarda, con gli occhi gonfi ma determinati. La ammiro.
“ Ciao.” Sussurro, senza il coraggio di alzarmi, abbracciarla, fare i conti col suo dolore. Comincia la funzione.
Seguo i movimenti della gente, mi alzo quando si alzano, mi siedo quando si siedono. Non recito quelle frasi a cui non credo, non ascolto le parole di un vescovo che non lo conosceva.
Poi Federica fa un discorso. Mi dispiace non ricordarmelo tutto. Ma l’ ho adorato. Comincia con un:
“Bella fra’.”, tipico saluto. Stringo la mano a Claudio, piango silenziosamente. Intorno a me, facce sperdute. Quando alla fine quattro uomini si alzano e sollevano la bara, finalmente realizzo.
Ale è morto, non tornerà, non uscirà dalla bara urlando “Pesce d’Aprile!!” come ho sperato per cinque lunghi giorni.
Comincio a singhiozzare senza ritegno, non riesco più ad arginare il fiume delle mie lacrime. Addio, Ale.

Questa storia è dedicata a Alessandro, mio cugino, morto il 31 Marzo dopo una fatale caduta dal tetto della scuola, dove si era arrampicato. Il mio scoiattolo è rimasto vittima dell’albero, che non ha retto il suo peso. Non sono riuscita a trovare pace finché non ho scritto questa storia, che è totalmente vera.
Te la dovevo, Ale.

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