Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    30/11/2013    1 recensioni
Già, il mio Cri Cri adorato odia i cambiamenti, lo hanno sempre spaventato un po’, e poi…si, devo ammetterlo, adoro quella sua aria da cucciolo smarrito mentre si aggira per casa chiedendosi cosa abbia fatto di male per meritarsi tutto questo…il solito esagerato. Ma che posso farci? È fatto così, ed è anche per questo che sono pazza di lui...
Seguito di "Une nouvelle vie"
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Insomma, vuoi togliermi quel coso dal tavolo?

Esclama Laly, camminando su e giù per l’ufficio come se l’avesse appena morso una tarantola e indicando con aria disgustata il croissant alla crema che sto lentamente piluccando, quasi fosse l’insetto più rivoltante sulla faccia della terra. Con questa storia delle sue nausee mattutine non posso nemmeno fare colazione in santa pace. Accidenti, da quando ha scoperto di essere incinta sembra essere diventata ancora più isterica del solito e se non sta attenta rischia seriamente di mettere al mondo un piccolo psicopatico con la faccia da mastino, poco ma sicuro.

- Ti faccio notare che sto facendo colazione!

Replico seccata, lanciandole un’occhiataccia torva che, se possibile, ha la capacità di agitarla ancora di più.

- E devi per forza farlo sulla mia scrivania?

- E dove altro dovrei mettermi a mangiare secondo te, per terra? Non vedi che la mia è ingombra di documenti, non riuscirei a poggiarci sopra neppure una tazza di caffè!

Ma ho appena finito di dire così che la vedo schizzare verso il bagno alla velocità di un proiettile, e non ho nemmeno il tempo di rendermi conto di cosa stia succedendo che è già di ritorno, pallida in volto e con l’aria stravolta mentre si preme un fazzoletto sulla bocca e si lascia cadere sulla poltrona di fronte a me, facendo un lungo sospiro rassegnato.

- Accidenti a te, al cornetto alla crema e a quello stupido caffè che hai appena nominato! Perché diavolo non fai colazione a casa tua come tutte le persone normali, si può sapere? Ah già, che stupida, dimenticavo…tu non lo sei!

Ah ah, spiritosa. La guardo, scuotendo la testa divertita.

- Su, non fare così – dico – per  i primi mesi è perfettamente normale avere le nausee, vedrai che tra non molto comincerai a stare meglio.

- Ma non è strano che non riesca a sopportare nemmeno l’odore del caffè? Eppure di solito mi piace così tanto…

Mi chiede sconsolata e io annuisco con decisione, affrettandomi a raccogliere le briciole della mia colazione per gettarle subito nel cestino, prima che le venga un altro attacco di nausea.

- Immagino di si, anche se ogni donna è fatta a suo modo. Io ad esempio non sopportavo nemmeno la vista dei muffin al cioccolato quando aspettavo Grace, e sai che di solito ci andavo matta, perciò…

- Ma non è possibile – mi interrompe, affranta – non faccio che vomitare praticamente ogni minuto della mia vita, e l’unica cosa che riesco a mandare giù sono i biscotti alle noci che mi ha consigliato Benedicte. Lei ne mangiava in quantità industriali durante i primi mesi di gravidanza…oh cavolo, è tutta colpa di tuo fratello se mi trovo in questa situazione! Maledizione, vorrei vedere lui al mio posto, perché certe disgrazie toccano sempre a noi donne?

Rido.

- Aspettare un bambino non è mai una disgrazia e te ne renderai conto molto presto, non appena terrai tuo figlio tra le braccia per la prima volta.

Le faccio notare, rialzandomi velocemente in piedi per andare a sedermi al mio posto e cominciare finalmente a lavorare, ma proprio in quel momento una voce improvvisa mi distrae dalle mie intenzioni, costringendomi a voltarmi verso la figura alta e slanciata che proprio in quel momento ci compare davanti.

- Buongiorno, ragazze – ci saluta Hèlene, allegra, reggendo con entrambe le mani un grosso vassoio coperto da uno spesso foglio di carta colorata – vi ho portato la mia nuova creazione, cupcake alla fragola con glassa al caffè. Li ho appena sfornati, e ho pensato che vi sarebbe piaciuto assaggiarli…

- Al caffè? Oh mio Dio…

La interrompe Laly, sgranando gli occhi incredula prima di rialzarsi di scatto e fiondarsi di nuovo in bagno, richiudendosi la porta alle spalle con un sordo tonfo che ci fa trasalire entrambe.

- Immagino che fosse un no.

Sussurra Hèlene, guardandomi con espressione così buffa e costernata che improvvisamente non posso fare a meno di scoppiare a ridere.

- Non preoccuparti – mi affretto a dire – non è colpa tua, è solo che…non sopporta il caffè, da un po’ di tempo a questa parte. E non solo quello, a quanto pare.

- Oh – fa lei, sorpresa – mi dispiace, non potevo immaginarlo. Nausee mattutine, quindi?

- Mattutine, pomeridiane e a volte anche serali! Non me ne parlare, non posso nemmeno più mangiare quello che mi pare in santa pace senza che rischi di vomitarmi addosso ogni volta! È un incubo.

Rispondo, poi mi alzo e cerco di fare un po’ di spazio sulla scrivania ingombra per permetterle di appoggiare il vassoio, ma sono così maldestra che finisco per far  cadere sul pavimento almeno la metà dei documenti, che cominciano a svolazzare da tutte le parti incasinando ben presto l’ufficio.

- Accidenti, che disastro! Non ne faccio una giusta!

Mi lamento mentre mi chino a raccoglierli, subito imitata dalla mia amica che però, invece di darmi una mano comincia a fissare insistentemente un punto indefinito che sembra essere proprio vicino a me, e che solo dopo quache secondo riesco a identificare come il mio braccio. Mi accorgo infatti con sgomento della manica della mia camicetta, che risalendo fin sopra il gomito mette in evidenza i piccoli lividi scuri che segnano la mia pelle e che, fino a questo momento, avevo disperatamente cercato di nascondere. Forse anche a me stessa, pensando stupidamente che così facendo sarebbero spariti per sempre. Ma loro non sono spariti, sono ancoa lì, lì a ricordarmi di quella lunga notte, quella che mai avrei voluto vivere e che adesso voglio solo dimenticare. Si, dimenticare con tutte le mie forze, per sempre, perché so che è stato solo un attimo. Un attimo di debolezza e smarrimento che non accadrà mai più perché lui me lo ha promesso, e io voglio credergli. Ho bisogno di credergli, e ho bisogno di dargli fiducia. Ma Hèlene continua a guardarmi perplessa e mi accorgo che la sua espressione cambia lentamente, facendosi via via più seria.

- Mio Dio Johanna, cosa ti è successo, come ti sei fatta tutti quei segni?

Mi chiede preoccupata e fa per sfiorarmi il braccio ma io mi ritraggo istintivamente, tirando giù la manica un po’ troppo in fretta, ansiosa di nascondermi ai suoi occhi che, pungenti come spilli, continuano a osservarmi con estrema attenzione agitandomi non poco.

- Non è niente – dico, sforzandomi di mantenere un tono di voce normale quando l’unica cosa che invece vorrei fare è sprofondare sotto un mattone, e rimanere lì il più a lungo possibile – sono solo…caduta, e…hai visto quanto posso essere maldestra, no? Non guardo mai dove metto i piedi!

Cerco di imprimere convinzione a quello che sto dicendo ma, non so perché, ho come l’impressione che non creda a una sola parola e poco dopo, quando riprende a parlare, ne ho la conferma.

- Ne sei sicura? Voglio dire…va tutto bene, non è vero? Perché…se ci fosse qualcosa che non va tu me lo diresti, giusto?

Azzarda infatti e, d’un tratto, so che sta aspettando che le risponda. Ma io non posso, non posso farlo, perché…ogni volta che mi guarda così mi fa sentire nuda e vulnerabile, e ho paura di quello che potrei dire. Ho paura di crollare e finire per raccontarle tutto perché, lo so bene, non sono mai riuscita a nasconderle niente. Abbasso così lo sguardo, incapace di incrociare il suo e, fortunatamente, in quel preciso istante laly è di ritorno dal bagno e io ne approfitto per raccogliere velocemente i fogli sparsi a terra, rialzandomi in piedi con il cuore che batte all’impazzata, cercando ancora una volta e con tutta me stessa di ignorare quegli occhi che, da anni ormai, sanno così bene leggermi dentro…

   
 
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