Pensa
[
Coppie; Drarry / RonxMione.
Personaggi:
Harry, Draco, Mione, Ron, Hugo, Rose, Nuovo personaggio.
Genere: Song-Fic, Slash, Malinconico,
One-Shot. ]
Draco
si trovava nel solito ristorante ad
aspettare Ron ed Hermione, guardandosi intorno. Andavano in quel
posticino
carino e caldo ogni volta che ne avevano l’occasione, per
fare una
chiacchierata senza dover andare a duemila. Cosa che invece erano
costretti a
fare quando si trovavano al Ministero, dato che era stato aperto un
nuovo
dipartimento, e molti li avevano seguiti! Ovviamente, il dipartimento
era L’ES,
il tanto rinomato Esercito di Silente, il famoso preside morto anni
prima in
circostanze note a tutti, chi più, chi meno…
L’idea
era venuta ad Harry, una volta finita
la guerra. Voleva che chiunque potesse usufruire
dell’appoggio di quei ragazzi
che erano divenuti più che Auror.
L’ES,
ora, non solo si occupava degli affari
di Hogwarts (per la quale Harry aveva sempre mantenuto un occhio di
riguardo),
ma anche di tutti quei fatti che non quadravano normalmente…
e c’è da dire, non
è un mistero… che l’ES dipendeva
più dalla scuola che dal Ministero stesso. Ad
Harry era anche stato proposto più volte il posto di
Ministro, da lui sempre
rifiutato, ma si sa, la gente non demorde tanto facilmente, e alla
fine, non
sopportando più che gli venisse chiesto aveva ceduto, e
accettato! Era stato
Ministro per poco più di un anno… ma aveva fatto
veramente tanto! Quella in cui
governò il Bambino Sopravvissuto fu una delle epoche
più belle per il mondo
magico e non, dato il suo impegno e i progetti rivolti anche a quello
babbano! Alla
fine, però, gli eventi lo portarono a lasciare la carica, il
che non fu poi
tanto male per lui dato che la sua sopportazione era arrivata al
limite, non
tanto per la pressione, alla quale era abituato, quanto per
ciò che la gente gli
diceva alle spalle. Anche a Ron erano arrivate dicerie tra le
più assurde, ma
il colmo fu raggiunto quando si era sparsa la voce che Potter in
realtà fosse
Voldermot sotto polisucco. Lì tutti quelli dell’ES
si erano fatti una bella
risata, Harry stesso rideva come un matto… e Draco non ha
ricordo in cui sia più
bello.
Così,
dopo qualche tempo, Harry Potter
abbandonò la carica di Ministro, cedendola ad Hermione che,
ben felice e
onorata, aveva accettato. Ron, invece, aveva preferito rimanere nei
“bassifondi” dove si sentiva più a suo
agio e sapeva quel che faceva. Insomma,
era fatto della stessa pasta di Harry, non adatto per le scartoffie
(quante
volte Draco aveva trovato Harry addormentato su pile di
documenti… e di lettere
rosa e piene di cuoricini di suoi fan), ma per il lavoro pratico! E
così Draco
era divenuto uno dei dirigenti dell’ES. In molti rimasero
impressionati nel
vedere un Malfoy così dedito al lavoro, ma, soprattutto,
sorprendente era
vedere come questo Malfoy conoscesse il significato di lavoro.
D’altronde
nessuno sapeva cosa quella generazione aveva passato… erano
cresciuti in un
mondo orribile, quella pace se l’erano guadagnata, cazzo,
lottando e sputando
sangue!
Harry
ogni tanto andava a far visita ad
Hogwarts, che considerava sempre come casa sua, un posto sicuro dove
tornare,
per questo lì era felice e libero, se la sentiva sotto la
pelle! E tornava nella
sua vecchia scuola…
-A
rievocare i bei vecchi tempi- aggiungeva sempre Ron.
-Certo,
quando Voldemort violava la mia mente, ero tartassato da Piton,
rincorso anche
dalla muffa e… dimentico qualcosa?- rideva.
Una
volta ad Harry era balzata in testa
l’idea di diventare preside, ma era scoppiato subito a
ridere! Quella scuola,
con lui preside, sarebbe diventata una sforna-malandrini, di nome e di
fatto! E
poi… non poteva! Ogni volta che metteva piede
nell’ufficio della preside, non
poteva non pensare a quanto tempo ci aveva trascorso lì, con
Silente.
Ovviamente stava ben alla larga dai sotterranei! Troppi brutti ricordi,
troppe
punizioni… che come era ben pensabile non erano minimamente
riuscite a
mettergli la testa a posto.
Draco
si guardò intorno ancora una volta
osservando i quadri degli animali appesi alle pareti. Strani. Molto.
Ok, quelli
di Hogwarts si muovevano e va bene… ma che senso ha una
giraffa blu e una rana
rosa? Quando aveva fatto questa domanda la prima volta, Harry aveva
riso e lo
aveva avvicinato sussurrando languidamente “mmhh…
il mio critico d’arte…”. Erano
stati fermati appena in tempo da Hermione,
prima che potessero inoltrarsi in esperienze da fascia adulta, mentre
Ron se la
rideva sotto i baffi.
Sentì
la porta aprirsi.
-Era
ora!-disse un po’ annoiato.
-Scusa
Draco- fece Mione, mentre si toglieva il cappotto marrone
chiaro –E’ molto che
aspettì?-
-Le
pesti non ne volevano sapere di dormire…- aggiunse
Ron sedendosi come
sfiancato. Sbuffò.
-Ne di
mangiare- finì Mione recuperando la leggera
sciarpa chiara che le era
caduta per terra.
-Ma
figuratevi… è bello qui, non mi dispiacerebbe
metterci radici…- disse
ironicamente il biondo.
Era
una battuta, si capiva. Ma nessuno dei
tre rise, solo Mione ridacchiò un poco, pensando ancora una
volta ai figli a
casa, nei loro lettini piccoli e colorati.
Era
la battuta che faceva Harry, ogni volta
che lo facevano aspettare troppo.
-Come
stanno il mio campione e la mia principessa?-
riecheggiò questa domanda
nell’aria, una domanda che nessuno pose ma alla quale la
coppia, specie Ron,
voleva rispondere. Ma era solo nella loro testa.
Tutti
e tre scacciarono quel pensiero
scomodo, ma Draco voleva sapere davvero come stavano i bimbi,
-Dunque,
come stanno le due pesti?- non voleva usare le stesse parole.
-Uno
non la smette di mettersi in bocca le cose-
-E
l’altra si crede già grande, vuole camminare ma
casca sempre. Fa due passetti,
casca, sbatte il muso, poi si rialza, due passetti, ricasca, ribatte il
muso,
si rialza e… tutto il tempo così-
-Attento
Ron, o diventerà come te, poverina- ogni tanto gli
faceva bene tirare fuori
il suo vecchio carattere strafottente.
-Ha i
geni Weasley, Draco, è normale che sia come me-
-Allora
è destinata- disse con fare teatrale
–Fortuna che è
per metà una Granger e
difficilmente il cervello abbandonerà la sua sede-
-Quello
che dico sempre io!- sorrise Ron.
Una
quarta figura si aggiunse a loro, un uomo
moro, alto, sorridente, con il tatuaggio di un piccolo sole sul polso.
Era il
proprietario del ristorante, Magonò, conscio di tutto
ciò che era successo.
Claudio non aveva mai dato peso al mago o non mago, e si era sposato
con una
babbana gentile e simpatica, Morena, e avevano una piccola bimba tutta
ricci,
Andrea. Claudio aveva da sempre quel ristorante, che però fu
fatto esplodere in
uno dei tanti scontri,
classico metodo
dei Mangiamorte per attirare l’attenzione. Così,
Harry, glielo aveva
ricostruito, mobilitando mezzo Ministero, e facendosi aiutare da Mione,
per gli
incantesimi più difficili, e da Draco, per la parte
finanziaria e per sistemare
tutto con il Ministro babbano.
Loro,
in poche parole, lì erano di casa.
Harry poi non perdeva occasione di fare pubblicità al
ristorante di Claudio,
situato in una via babbana. Eppure, da quando era accaduto quel fatto,
era come
se fra loro e Claudio si fosse spezzato qualcosa, per sempre. E questo
era
successo con lui come con tanta altra gente. Gente che loro
frequentavano,
Draco in primis, perché li conosceva Harry. Gente di mondo,
e i più intimi non
potranno mai dimenticare uno scambio di battute tra Mione e Draco, il
giorno
dove il cielo bastardo non piangeva quando ne aveva tutto il dovere.
-C’è
tanta gente, quasi non ci stanno tutti dentro Hogwarts-
-Mione…-
aveva risposto Draco con gli occhi tristi e gonfi di lacrime, la voce
impastata
–Era Harry, conosceva tutti, cani e
porci…-
Quella
sera, decisero di ordinare qualcosa da
Claudio, che non era stato avvertito da nessuno, il che fece soffrire
ancora di
più Draco. Claudio non lo degnò neanche di uno
sguardo in quell’occasione, era
visibilmente distrutto. Aveva perso una persona, un amico meraviglioso
e
nessuno gli aveva detto nulla.
Ordinarono
i soliti piatti, alcune volte si
obbligavano a cambiare, ma non c’era proprio nulla da fare,
ormai erano quelli.
Ogni volta che andavano lì, l’unica che variava un
pochino era Hermione, e
sempre si ritrovavano pieni come mongolfiere, ma questo stava solo a
significare che lì si mangiava bene. Harry una volta disse,
in presenza di
Claudio…
-Una
volta sono andato in uno di quei ristoranti tanto fichi. Mi hanno
portato un
primo molto invitante, certo… ma c’erano quattro,
e dico quattro, tortelli
sopra, il cameriere, poverino, non ha neanche fatto in tempo a
mettermelo
davanti che già l’avevo finito. Mi ha guardato
allucinato. Io lo fisso e gli
faccio… Oh, io sono sveglio da stamani alle cinque,
mò so le dieci, avrò pure
il diritto di
essere affamato no? Ah,
comunque buono il primo, mi è piaciuto, mò me
puoi pure portà quello vero dè
piatto-
E
Claudio rideva piegato in due, con tutta
l’impressione che ben presto si sarebbe ritrovato col mal di
pancia per le
risate.
Arrivò
l’antipasto, servito da una giovane
ragazza bionda, alla quale tempo prima Harry aveva fatto delle finte
avances, e
la ragazza era anche stata al gioco, avendo capito che era tutta una
messa in
scena per far ingelosire Draco. Quella serata finì che Draco
tentò di lanciare
una bottiglia in testa ad Harry, che rideva, ma questi spostandosi la
evitò e
la bottiglia finì addosso ad una famiglia che stava cenando
tranquillamente al
tavolo accanto. Poi con un bel Gratta e Netta e un’abbondate
Oblivion, tutto si
era risolto, nel ristorante, mentre dietro le quinte una bella e sana
notte di
sesso aveva riappacificato la coppia. Tanto che, il mattino dopo, Rose,
andata
a svegliare gli zietti (visto che i Weasley abitavano sotto di loro) si
era
vista aprire la porta da un assonnato Draco con i capelli
inciafrugliati e
sullo sfondo, un Harry con in testa i capelli a raggera, in cui se
battevi le
mani uscivano le quaglie, che ciabattava per casa abbracciando un
cuscino.
-Ma che
vi è successo?- aveva chiesto la piccoletta
innocentemente.
-Lo zio
Harry e io abbiamo fatto a lotta tutta la notte, ecco perché
siamo stanchi,
tesoro- sorrise Draco.
-Ah…-
Rose ingrandì gli occhi chiari –Posso
venire anche io la prossima volta?-
-…-
Draco sbattè tranquillo le palpebre, sorridendo.
-Chiedilo
alla mamma principessa- asserì Harry sbadigliando,
appoggiando il cuscino
sulla parete e mettendoci sopra la testa, strusciandocela sopra.
-Ma…
ma… io voglio giocare ora- pigolò la
piccola.
-Lo zio
Harry è troppo stanco per giocare alla scopa
volante…-
Harry
russò e perse l’equilibrio, cadendo per
terra.
-Ha
troppo mal di schiena…- aggiunse poi.
-Già
– Disse acido il moro –Chissà
grazie a
chi!-
-Si sta
facendo vecchio…- aggiunse la bionda serpe facendo
l’occhiolino alla bimba.
-Continua
a sognare Malfoy…- e risistemò il
cuscino in bilico, stavolta su di un
mobile.
E
la piccola principessa Rose e il piccolo
campione Hugo si divertivano tanto a sentir battibeccare lo zio Draco e
lo zio
Harry. Ecco perché piansero tanto per più di tre
giorni, senza voler parlare
neanche con i loro genitori.
Mangiarono
tra una battuta e l’altra,
talvolta anche litigando. Ma non erano più da molto tempo
quei ragazzini che
per i corridoi si lanciavano Maledizioni Orcovolanti alle spalle e
quindi tutto
si poteva risolvere civilmente, più o meno, certo, uno di
loro era pur sempre
un Malfoy e alcune abitudini erano assai dure da perdere.
E,
chissà perché, tra una chiacchierata e
l’altra, usciva sempre fuori quell’argomento che
non era mai andato giù a
nessuno di loro. Come riuscire ad ingoiare il proprio cuore, che ti
è stato
strappato dal petto troppo presto e troppo all’improvviso per
renderti conto di
quanto fa male la solitudine.
-Fiiiii…-
Un
rumore simile ad un fischio fece strizzare
le orecchie ai tre; Mione rimase pietrificata per qualche secondo, poi
cercò di
sgrullarsi di dosso il passato e cercò di apparire
tranquilla come sempre, Ron
si azzittì del tutto e Draco ebbe entrambe queste reazioni,
ma poi ondeggiò la
testa a destra e a sinistra un paio di volte
-Sembrava
Harry…- sorrise nostalgico.
-Già-
-Ma era
la porta- puntualizzò Mione con la labbra secche;
si versò dell’acqua e la
bevve tutta d’un sorso cercando di apparire tranquilla, come
Draco, quando si
capiva perfettamente che l’unica cosa che quel ragazzo
volesse fare era
scappare, urlare e piangere finche ne avesse le forze.
-Harry
fischiava sempre così…- la sua voce
iniziò ad incrinarsi.
-Si, ma
questa era la porta!- si affrettò a rispondere
Hermione, alla quale pareva
che all’improvviso la propria gola fosse secca quanto un
deserto.
-Sapete,
di quella volta, sotto i mondiali?-
‘No,
questo no!’ Pensarono Ron e Mione nello
stemmo momento, ma nessuno dei due aveva il coraggio
d’intromettersi. Draco
aveva il tono di quando ricordava Harry…
*
Maledetti
ospedali babbani! Lui era un mago!
Che ci stava a fare in un ospedale babbano? Eh? Ma naturalmente
perché il suo
adorato marito non sapeva bene come procedevano i prelievi al San.
Mungo e, per
questo, ora si ritrovava su di un lettino, con affianco a se, a un
letto di
distanza, Harry, in attesa di essere dissanguato.
Non
poteva pensare che
stava per farsi infilzare
da un ago… per di più non magico. Non che Harry
fosse tanto felice all’idea di
farsi trapassare da un ago, però…
Gli
aveva detto che erano solo tranquilli
controlli, normali, che si fanno ogni tanto per vedere se va tutto
apposto… Ma
apposto di che? Mica lui aveva bisogno di farsi togliere il sangue
così, a buffo,
per sapere se stava bene o meno!
Ma
per amore si fa questo ed altro, no?
Le
infermiere misero ad entrambi una specie
di doppia presa all’incavo del gomito alla quale appicciarono
mille e più
tubicini trasparenti. Draco iniziò ad impallidire…
Harry
si girò verso di lui, poi verso
l’infermiera;
-Guardi
che si sta sentendo male!- riferito a Draco.
-No-
rispose secca la donna.
-Si sta
sentendo male- ripetè Harry con tono saputo e
critico alla signora col
camice bianco. Ma quando questa gli
rispose di nuovo di no per la seconda, senza pensarci due volte, si
staccò
tutto l’arsenale mentre stava facendo l’esame, lo
buttò all’aria, scese dal
letto e si precipitò al capezzale di Draco, prendendogli la
mano e
sussurrandogli parole dolci…
*
-Si è
staccato tutto, mentre il suo esame era in corso ed è venuto
da me…- ripetè
Draco come se fosse in un altro pianeta, fatto di lacrime e di troppo
dolore
represso, perfettamente udibile nella voce molto simile a quella rotta
dal
pianto -…Quanti lo farebbero?...-
domandò più a se stesso che ai due amici.
Tuttavia entrambi erano persi nei
ricordi…
Ron
a quando sfrecciava nei cieli con Harry,
sorridente, sudato e scavezzacollo.
Hermione
a quando passava i giorni a dire a
Harry di studiare per il proprio futuro.
Draco
si guardò la fede d’oro che splendeva
ancora sul suo anulare sinistro anche dopo due anni…
Sorrise
dopo poco e ondeggiò piano a
mezz’aria quella mano; un volto malinconico e pazzo
d’amore perduto.
-Fa nulla, dimentichiamo
tutto… adesso non importa più…-
E
allora perché Draco, perché non sai
deciderti se cambiare casa o meno… quella casa piena di
troppi ricordi dolorosi…
come quella notte in cui, mentre dormivi, Harry ti diede una manata in
faccia,
oppure di quella volta che nel girarvi di siete dati una zuccata da
primato
oppure… quel divano bianco con la sua forma, sulla quale
Harry passava la
maggior parte del suo tempo… tutte le foto che gli hai
fatto, ridendo di lui e
di tutte le volte che lo hai depilato e gli hai messo lo smalto, nel
sonno, e
di quando… si, troppi ricordi. Ma Draco non vuole ammettere
semplicemente il
fatto che ora non c’è più,
perché non è possibile, cazzo, non è
possibile che
non ci sia più! E’ sopravvissuto a Voldemort e il
loro amore li ha salvati… ma,
a quanto pare, il suo amore per Harry non è stato abbastanza
per salvarlo da
quella caduta vertiginosa. Eppure glielo aveva detto, eccome!
-Harry, non volare così in alto, vai
più piano…-
E
L’unica
cosa che gli impediva di impazzire
era il pensiero che, in cuor suo, Harry era divenuto il suo angelo
custode,
come lo era sempre stato da vivo, e non vedeva l’ora che
arrivasse anche la
sua, di ora, la sua morte. Anche se Harry non aveva potuto scegliere, e
questa
è una vera ingiustizia!
Perché
gli mancava l’aria…
Perché
gli mancava il suo odore di ribelle…
Perché
voleva di nuovo riempirlo di se…
Perché
gli mancavano i loro litigi…
Perché
gli mancava il suo eroe personale, il
suo piccolo, il suo cucciolo…
Gli
mancava il suo Harry, semplicemente, gli
mancava.