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Autore: xla    04/05/2008    8 recensioni
E' qualcosa che ci fa capire che Draco è un nostalgico e non solo uno stronzo senza scrupoli, è tormentato e non più per colpa della sua famiglia e per la sua incapaciyà di scegliere. Una sotria che fa capire quando può fare male l'addio improvviso [c'è solo uno spoiler piccolo piccolo, nulla di più, ff betata e introduzione, fatte entrambe da _claire_, che ringrario tantissimo! La sotria è in parte vera]
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Pensa

 

 

[ Coppie; Drarry / RonxMione.

Personaggi: Harry, Draco, Mione, Ron, Hugo, Rose, Nuovo personaggio.

Genere: Song-Fic, Slash, Malinconico, One-Shot. ]

 

Draco si trovava nel solito ristorante ad aspettare Ron ed Hermione, guardandosi intorno. Andavano in quel posticino carino e caldo ogni volta che ne avevano l’occasione, per fare una chiacchierata senza dover andare a duemila. Cosa che invece erano costretti a fare quando si trovavano al Ministero, dato che era stato aperto un nuovo dipartimento, e molti li avevano seguiti! Ovviamente, il dipartimento era L’ES, il tanto rinomato Esercito di Silente, il famoso preside morto anni prima in circostanze note a tutti, chi più, chi meno…

L’idea era venuta ad Harry, una volta finita la guerra. Voleva che chiunque potesse usufruire dell’appoggio di quei ragazzi che erano divenuti più che Auror.

 

L’ES, ora, non solo si occupava degli affari di Hogwarts (per la quale Harry aveva sempre mantenuto un occhio di riguardo), ma anche di tutti quei fatti che non quadravano normalmente… e c’è da dire, non è un mistero… che l’ES dipendeva più dalla scuola che dal Ministero stesso. Ad Harry era anche stato proposto più volte il posto di Ministro, da lui sempre rifiutato, ma si sa, la gente non demorde tanto facilmente, e alla fine, non sopportando più che gli venisse chiesto aveva ceduto, e accettato! Era stato Ministro per poco più di un anno… ma aveva fatto veramente tanto! Quella in cui governò il Bambino Sopravvissuto fu una delle epoche più belle per il mondo magico e non, dato il suo impegno e i progetti rivolti anche a quello babbano! Alla fine, però, gli eventi lo portarono a lasciare la carica, il che non fu poi tanto male per lui dato che la sua sopportazione era arrivata al limite, non tanto per la pressione, alla quale era abituato, quanto per ciò che la gente gli diceva alle spalle. Anche a Ron erano arrivate dicerie tra le più assurde, ma il colmo fu raggiunto quando si era sparsa la voce che Potter in realtà fosse Voldermot sotto polisucco. Lì tutti quelli dell’ES si erano fatti una bella risata, Harry stesso rideva come un matto… e Draco non ha ricordo in cui sia più bello.

 

Così, dopo qualche tempo, Harry Potter abbandonò la carica di Ministro, cedendola ad Hermione che, ben felice e onorata, aveva accettato. Ron, invece, aveva preferito rimanere nei “bassifondi” dove si sentiva più a suo agio e sapeva quel che faceva. Insomma, era fatto della stessa pasta di Harry, non adatto per le scartoffie (quante volte Draco aveva trovato Harry addormentato su pile di documenti… e di lettere rosa e piene di cuoricini di suoi fan), ma per il lavoro pratico! E così Draco era divenuto uno dei dirigenti dell’ES. In molti rimasero impressionati nel vedere un Malfoy così dedito al lavoro, ma, soprattutto, sorprendente era vedere come questo Malfoy conoscesse il significato di lavoro. D’altronde nessuno sapeva cosa quella generazione aveva passato… erano cresciuti in un mondo orribile, quella pace se l’erano guadagnata, cazzo, lottando e sputando sangue!

 

Harry ogni tanto andava a far visita ad Hogwarts, che considerava sempre come casa sua, un posto sicuro dove tornare, per questo lì era felice e libero, se la sentiva sotto la pelle! E tornava nella sua vecchia scuola…

-A rievocare i bei vecchi tempi- aggiungeva sempre Ron.

-Certo, quando Voldemort violava la mia mente, ero tartassato da Piton, rincorso anche dalla muffa e… dimentico qualcosa?- rideva.

 

Una volta ad Harry era balzata in testa l’idea di diventare preside, ma era scoppiato subito a ridere! Quella scuola, con lui preside, sarebbe diventata una sforna-malandrini, di nome e di fatto! E poi… non poteva! Ogni volta che metteva piede nell’ufficio della preside, non poteva non pensare a quanto tempo ci aveva trascorso lì, con Silente. Ovviamente stava ben alla larga dai sotterranei! Troppi brutti ricordi, troppe punizioni… che come era ben pensabile non erano minimamente riuscite a mettergli la testa a posto.

 

Draco si guardò intorno ancora una volta osservando i quadri degli animali appesi alle pareti. Strani. Molto. Ok, quelli di Hogwarts si muovevano e va bene… ma che senso ha una giraffa blu e una rana rosa? Quando aveva fatto questa domanda la prima volta, Harry aveva riso e lo aveva avvicinato sussurrando languidamente “mmhh… il mio critico d’arte…”. Erano stati fermati appena in tempo da Hermione, prima che potessero inoltrarsi in esperienze da fascia adulta, mentre Ron se la rideva sotto i baffi.

 

Sentì la porta aprirsi.

-Era ora!-disse un po’ annoiato.

-Scusa Draco- fece Mione, mentre si toglieva il cappotto marrone chiaro –E’ molto che aspettì?-

-Le pesti non ne volevano sapere di dormire…- aggiunse Ron sedendosi come sfiancato. Sbuffò.

-Ne di mangiare- finì Mione recuperando la leggera sciarpa chiara che le era caduta per terra.

-Ma figuratevi… è bello qui, non mi dispiacerebbe metterci radici…- disse ironicamente il biondo.

Era una battuta, si capiva. Ma nessuno dei tre rise, solo Mione ridacchiò un poco, pensando ancora una volta ai figli a casa, nei loro lettini piccoli e colorati.

Era la battuta che faceva Harry, ogni volta che lo facevano aspettare troppo.

-Come stanno il mio campione e la mia principessa?- riecheggiò questa domanda nell’aria, una domanda che nessuno pose ma alla quale la coppia, specie Ron, voleva rispondere. Ma era solo nella loro testa.

 

Tutti e tre scacciarono quel pensiero scomodo, ma Draco voleva sapere davvero come stavano i bimbi,

-Dunque, come stanno le due pesti?- non voleva usare le stesse parole.

-Uno non la smette di mettersi in bocca le cose-

-E l’altra si crede già grande, vuole camminare ma casca sempre. Fa due passetti, casca, sbatte il muso, poi si rialza, due passetti, ricasca, ribatte il muso, si rialza e… tutto il tempo così-

-Attento Ron, o diventerà come te, poverina- ogni tanto gli faceva bene tirare fuori il suo vecchio carattere strafottente.

-Ha i geni Weasley, Draco, è normale che sia come me-

-Allora è destinata- disse con fare teatrale Fortuna che è per metà una Granger e difficilmente il cervello abbandonerà la sua sede-

-Quello che dico sempre io!- sorrise Ron.

 

Una quarta figura si aggiunse a loro, un uomo moro, alto, sorridente, con il tatuaggio di un piccolo sole sul polso. Era il proprietario del ristorante, Magonò, conscio di tutto ciò che era successo. Claudio non aveva mai dato peso al mago o non mago, e si era sposato con una babbana gentile e simpatica, Morena, e avevano una piccola bimba tutta ricci, Andrea. Claudio aveva da sempre quel ristorante, che però fu fatto esplodere in uno dei tanti  scontri, classico metodo dei Mangiamorte per attirare l’attenzione. Così, Harry, glielo aveva ricostruito, mobilitando mezzo Ministero, e facendosi aiutare da Mione, per gli incantesimi più difficili, e da Draco, per la parte finanziaria e per sistemare tutto con il Ministro babbano.

 

Loro, in poche parole, lì erano di casa. Harry poi non perdeva occasione di fare pubblicità al ristorante di Claudio, situato in una via babbana. Eppure, da quando era accaduto quel fatto, era come se fra loro e Claudio si fosse spezzato qualcosa, per sempre. E questo era successo con lui come con tanta altra gente. Gente che loro frequentavano, Draco in primis, perché li conosceva Harry. Gente di mondo, e i più intimi non potranno mai dimenticare uno scambio di battute tra Mione e Draco, il giorno dove il cielo bastardo non piangeva quando ne aveva tutto il dovere.

-C’è tanta gente, quasi non ci stanno tutti dentro Hogwarts-

-Mione…- aveva risposto Draco con gli occhi tristi e gonfi di lacrime, la voce impastata –Era Harry, conosceva tutti, cani e porci…-

Quella sera, decisero di ordinare qualcosa da Claudio, che non era stato avvertito da nessuno, il che fece soffrire ancora di più Draco. Claudio non lo degnò neanche di uno sguardo in quell’occasione, era visibilmente distrutto. Aveva perso una persona, un amico meraviglioso e nessuno gli aveva detto nulla.

 

Ordinarono i soliti piatti, alcune volte si obbligavano a cambiare, ma non c’era proprio nulla da fare, ormai erano quelli. Ogni volta che andavano lì, l’unica che variava un pochino era Hermione, e sempre si ritrovavano pieni come mongolfiere, ma questo stava solo a significare che lì si mangiava bene. Harry una volta disse, in presenza di Claudio…

-Una volta sono andato in uno di quei ristoranti tanto fichi. Mi hanno portato un primo molto invitante, certo… ma c’erano quattro, e dico quattro, tortelli sopra, il cameriere, poverino, non ha neanche fatto in tempo a mettermelo davanti che già l’avevo finito. Mi ha guardato allucinato. Io lo fisso e gli faccio… Oh, io sono sveglio da stamani alle cinque, mò so le dieci, avrò pure il  diritto di essere affamato no? Ah, comunque buono il primo, mi è piaciuto, mò me puoi pure portà quello vero dè piatto-

E Claudio rideva piegato in due, con tutta l’impressione che ben presto si sarebbe ritrovato col mal di pancia per le risate.

 

Arrivò l’antipasto, servito da una giovane ragazza bionda, alla quale tempo prima Harry aveva fatto delle finte avances, e la ragazza era anche stata al gioco, avendo capito che era tutta una messa in scena per far ingelosire Draco. Quella serata finì che Draco tentò di lanciare una bottiglia in testa ad Harry, che rideva, ma questi spostandosi la evitò e la bottiglia finì addosso ad una famiglia che stava cenando tranquillamente al tavolo accanto. Poi con un bel Gratta e Netta e un’abbondate Oblivion, tutto si era risolto, nel ristorante, mentre dietro le quinte una bella e sana notte di sesso aveva riappacificato la coppia. Tanto che, il mattino dopo, Rose, andata a svegliare gli zietti (visto che i Weasley abitavano sotto di loro) si era vista aprire la porta da un assonnato Draco con i capelli inciafrugliati e sullo sfondo, un Harry con in testa i capelli a raggera, in cui se battevi le mani uscivano le quaglie, che ciabattava per casa abbracciando un cuscino.

-Ma che vi è successo?- aveva chiesto la piccoletta innocentemente.

-Lo zio Harry e io abbiamo fatto a lotta tutta la notte, ecco perché siamo stanchi, tesoro- sorrise Draco.

-Ah…- Rose ingrandì gli occhi chiari –Posso venire anche io la prossima volta?-

-- Draco sbattè tranquillo le palpebre, sorridendo.

-Chiedilo alla mamma principessa- asserì Harry sbadigliando, appoggiando il cuscino sulla parete e mettendoci sopra la testa, strusciandocela sopra.

-Ma… ma… io voglio giocare ora- pigolò la piccola.

-Lo zio Harry è troppo stanco per giocare alla scopa volante…-

Harry russò e perse l’equilibrio, cadendo per terra.

-Ha troppo mal di schiena…- aggiunse poi.

-Già – Disse acido il moro –Chissà grazie a chi!-

-Si sta facendo vecchio…- aggiunse la bionda serpe facendo l’occhiolino alla bimba.

-Continua a sognare Malfoy…- e risistemò il cuscino in bilico, stavolta su di un mobile.

E la piccola principessa Rose e il piccolo campione Hugo si divertivano tanto a sentir battibeccare lo zio Draco e lo zio Harry. Ecco perché piansero tanto per più di tre giorni, senza voler parlare neanche con i loro genitori.

 

Mangiarono tra una battuta e l’altra, talvolta anche litigando. Ma non erano più da molto tempo quei ragazzini che per i corridoi si lanciavano Maledizioni Orcovolanti alle spalle e quindi tutto si poteva risolvere civilmente, più o meno, certo, uno di loro era pur sempre un Malfoy e alcune abitudini erano assai dure da perdere.

 

E, chissà perché, tra una chiacchierata e l’altra, usciva sempre fuori quell’argomento che non era mai andato giù a nessuno di loro. Come riuscire ad ingoiare il proprio cuore, che ti è stato strappato dal petto troppo presto e troppo all’improvviso per renderti conto di quanto fa male la solitudine.

-Fiiiii…-

Un rumore simile ad un fischio fece strizzare le orecchie ai tre; Mione rimase pietrificata per qualche secondo, poi cercò di sgrullarsi di dosso il passato e cercò di apparire tranquilla come sempre, Ron si azzittì del tutto e Draco ebbe entrambe queste reazioni, ma poi ondeggiò la testa a destra e a sinistra un paio di volte

-Sembrava Harry…- sorrise nostalgico.

-Già-

-Ma era la porta- puntualizzò Mione con la labbra secche; si versò dell’acqua e la bevve tutta d’un sorso cercando di apparire tranquilla, come Draco, quando si capiva perfettamente che l’unica cosa che quel ragazzo volesse fare era scappare, urlare e piangere finche ne avesse le forze.

-Harry fischiava sempre così…- la sua voce iniziò ad incrinarsi.

-Si, ma questa era la porta!- si affrettò a rispondere Hermione, alla quale pareva che all’improvviso la propria gola fosse secca quanto un deserto.

-Sapete, di quella volta, sotto i mondiali?-

‘No, questo no!’ Pensarono Ron e Mione nello stemmo momento, ma nessuno dei due aveva il coraggio d’intromettersi. Draco aveva il tono di quando ricordava Harry…

 

*

 

Maledetti ospedali babbani! Lui era un mago! Che ci stava a fare in un ospedale babbano? Eh? Ma naturalmente perché il suo adorato marito non sapeva bene come procedevano i prelievi al San. Mungo e, per questo, ora si ritrovava su di un lettino, con affianco a se, a un letto di distanza, Harry, in attesa di essere dissanguato.

Non  poteva pensare che stava per farsi infilzare da un ago… per di più non magico. Non che Harry fosse tanto felice all’idea di farsi trapassare da un ago, però…

Gli aveva detto che erano solo tranquilli controlli, normali, che si fanno ogni tanto per vedere se va tutto apposto… Ma apposto di che? Mica lui aveva bisogno di farsi togliere il sangue così, a buffo, per sapere se stava bene o meno!

Ma per amore si fa questo ed altro, no?

Le infermiere misero ad entrambi una specie di doppia presa all’incavo del gomito alla quale appicciarono mille e più tubicini trasparenti. Draco iniziò ad impallidire…

Harry si girò verso di lui, poi verso l’infermiera;

-Guardi che si sta sentendo male!- riferito a Draco.

-No- rispose secca la donna.

-Si sta sentendo male- ripetè Harry con tono saputo e critico alla signora  col camice bianco. Ma quando questa gli rispose di nuovo di no per la seconda, senza pensarci due volte, si staccò tutto l’arsenale mentre stava facendo l’esame, lo buttò all’aria, scese dal letto e si precipitò al capezzale di Draco, prendendogli la mano e sussurrandogli parole dolci…

 

*

 

-Si è staccato tutto, mentre il suo esame era in corso ed è venuto da me…- ripetè Draco come se fosse in un altro pianeta, fatto di lacrime e di troppo dolore represso, perfettamente udibile nella voce molto simile a quella rotta dal pianto -…Quanti lo farebbero?...- domandò più a se stesso che ai due amici. Tuttavia entrambi erano persi nei ricordi…

Ron a quando sfrecciava nei cieli con Harry, sorridente, sudato e scavezzacollo.

Hermione a quando passava i giorni a dire a Harry di studiare per il proprio futuro.

Draco si guardò la fede d’oro che splendeva ancora sul suo anulare sinistro anche dopo due anni…

Sorrise dopo poco e ondeggiò piano a mezz’aria quella mano; un volto malinconico e pazzo d’amore perduto.

-Fa nulla, dimentichiamo tutto… adesso non importa più…-

 

E allora perché Draco, perché non sai deciderti se cambiare casa o meno… quella casa piena di troppi ricordi dolorosi… come quella notte in cui, mentre dormivi, Harry ti diede una manata in faccia, oppure di quella volta che nel girarvi di siete dati una zuccata da primato oppure… quel divano bianco con la sua forma, sulla quale Harry passava la maggior parte del suo tempo… tutte le foto che gli hai fatto, ridendo di lui e di tutte le volte che lo hai depilato e gli hai messo lo smalto, nel sonno, e di quando… si, troppi ricordi. Ma Draco non vuole ammettere semplicemente il fatto che ora non c’è più, perché non è possibile, cazzo, non è possibile che non ci sia più! E’ sopravvissuto a Voldemort e il loro amore li ha salvati… ma, a quanto pare, il suo amore per Harry non è stato abbastanza per salvarlo da quella caduta vertiginosa. Eppure glielo aveva detto, eccome!

-Harry, non volare così in alto, vai più piano…-

E la Firebolt che ora giace inerme e inutilizzata da due anni, rotta, nello sgabuzzino. Nello stesso momento in cui si è spezzata, la vita di Draco è andata a quel paese…

L’unica cosa che gli impediva di impazzire era il pensiero che, in cuor suo, Harry era divenuto il suo angelo custode, come lo era sempre stato da vivo, e non vedeva l’ora che arrivasse anche la sua, di ora, la sua morte. Anche se Harry non aveva potuto scegliere, e questa è una vera ingiustizia!

Perché gli mancava l’aria…

Perché gli mancava il suo odore di ribelle…

Perché voleva di nuovo riempirlo di se…

Perché gli mancavano i loro litigi…

Perché gli mancava il suo eroe personale, il suo piccolo, il suo cucciolo…

Gli mancava il suo Harry, semplicemente, gli mancava.

   
 
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