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Autore: Fenrir_23    30/11/2013    3 recensioni
Storia ambientata 25 anni dopo la partenza di Ash da casa. Il protagonista è il figlio di Ash.
"Qual era il Pokèmon migliore per lui? ... Quello che sicuramente l’attirava di più era Charmander."
La pokéball non ebbe nemmeno bisogno di dondolare. Si chiuse al primo tocco. La ragazza misteriosa la raccolse da terra e si avvicinò a Mat, porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
“Piacere, io mi chiamo Maky. E tu?”
Ash osservò il microscopico apparecchio nella mano del professore.
“Un microchip…” Sussurrò, leggendo la piccolissima scritta incisa su di esso. “Team Rocket, fabbrica Dark Pokémon.”
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Delia Ketchum, Gary, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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                               IL DEBUTTO DI LEON

                                   

Leon era  abituato ad essere al centro di centinaia di sguardi fin da quand’era piccolo e già si esibiva insieme alle sue cugine negli spettacoli acquatici della palestra di Cerulean City ma, in quel momento, mentre attendeva dietro le quinte di fare il suo ingresso in campo, si sentiva così teso da aver quasi il mal di pancia.
Aveva passato le giornate precedenti a organizzarsi al meglio per la gara a cui si era iscritto: il mantello di Ponyta era stato spazzolato e pulito talmente tanto da brillare e lui aveva scelto con cura i vestiti da indossare in quell’occasione: aveva optato per un elegante completo con giacca e pantaloni di un bianco avorio e cravatta rossa come i suoi capelli, che per l’occasione aveva deciso di tagliare un pochino, dato che nelle ultime settimane si erano allungati fin troppo.
Si stava sistemando una manica della giacca quando una voce lo chiamò sul palco:
“è il turno di Leon Waterflower!”
Il ragazzo si dimenticò di tutta l’ansia e pensò solo a fare una buona impressione: si fece avanti con passo sicuro, salutando la folla. Fra gli spalti, riuscì a scorgere velocemente suo cugino e Maky; non l’avrebbe ammesso, ma vederli lì gli dava parecchia sicurezza.
S’inchinò davanti ai due giudici, salutando ognuno di loro. Poi lanciò la sua sfera: ne uscì una vampata di fuoco, simile ad un turbine, e Ponyta si scagliò nel bel mezzo al galoppo, percorrendo tutta l’arena. Un’entrata innegabilmente di grande impatto.
Il pubblico sembrò apprezzare ed esplose in un grande applauso che si fece ancora piu fragoroso quando i giudici alzarono le loro palette: nove, nove e dieci furono i voti presi dall’esibizione di Leon e Ponyta. Il ragazzo invitò il suo Pokémon a sfilare davanti ai giudici in modo che potessero valutarlo fisicamente.
Ponyta era davvero un bel Pokémon: elegante e grazioso ma senza dare l’idea di essere troppo fragile. Uno dei giudici, mentre invitava Leon a recarsi nuovamente in sala d’attesa ad aspettare  la fase successiva della gara, commentò che i due – l’accoppiata Pokémon e ragazzo – avevano sicuramente un futuro davanti nel mondo dei coordinatori. Infatti, Leon superò la prima fase della gara; entrando a concorrere con altri tre partecipanti.
Lì iniziava la sfida vera e propria, quella che avrebbe determinato il vincitore.
La prima chiamata ad esibirsi fu una bella ragazza sui diciotto anni, dai capelli biondi, mossi, e gli occhi di un azzurro abbagliante. Portava un vestito lungo dello stesso colore, ricamato con decorazioni a forma di onda. Già solo la sua bella presenza sarebbe bastata a farla vincere ma, fortunatamente, non si trattava di una sfilata di moda.
“Vai, Vaporeon!”
Il bel Pokémon entrò in campo circondato da schegge di sottile ghiaccio.
“Idropompa, poi gelo raggio!” La combinazione dei due attacchi generò un effetto molto bello: l’acqua venne congelata in aria dal secondo attacco di tipo ghiaccio, formando un grosso blocco solido che, cadendo a terra, si spaccò in mille pezzi, come fosse stato di  vetro. Le schegge scintillarono nell’aria; ma l’esibizione non finì lì. La coordinatrice ordinò al suo Pokémon di usare il raggio aurora, seguito a pochi secondi di distanza da una combinazione di attacchi gelo raggio, nube e getto d’acqua.
Era sicuramente una performance che richiedeva grandi abilità; ma Leon non fu l’unico a trovarla al limite del pacchiano: i voti dei giudici furono molto bassi confronto a quelli che si sarebbe aspettata la ragazza, che se ne andò via dal palco con rabbia malamente celata.
Il coordinatore successivo era un ragazzo all’incirca della stessa età di Leon, dallo strano abbigliamento gotico: i lunghi capelli neri gli coprivano in parte il volto e l’unico occhio visibile era reso inquietante da un filo di trucco rosso. L’iride era chiara come il ghiaccio, quasi bianca. Il lungo cappotto nero gli arrivava fino ai piedi.
“Vai, Absol!”
Il Pokémon entrò in campo avvolto da sfere oscure che gli roteavano attorno in una particolare coreografia, lasciando tutti a bocca aperta. Perfino Leon, che non amava ammettere la bravura degli altri, non poté fare a meno di pensare che quell’entrata in scena, semplice ma ad effetto – e soprattutto piena di stile personale –  era tutto quello a cui un coordinatore di Pokémon avrebbe dovuto puntare. I voti dei giudici superarono anche quelli del ragazzo di Cerulean.
Absol era un bellissimo Pokémon e raramente se ne vedevano a Kanto; mentre sfilava sulla passerella allestita appositamente per far valutare alla giuria le sue condizioni fisiche, furono molti i commenti positivi.
Solo quando il coordinatore si fece da parte, i commenti del pubblico cessarono.
L’esibizione successiva, quella di un signorotto ricco e presuntuoso accompagnato dal suo Persian, fu talmente noiosa che Leon non si degnò nemmeno di seguirla. Il Pokémon di per sé era parecchio elegante, ma il suo coordinatore era totalmente incapace di gestirlo.
Mat, sugli spalti, si stiracchiò per sgranchirsi. Non amava le gare Pokémon, ma se non altro, ora veniva la fase che lui preferiva: quella del combattimento. Nell’attesa che fossero annunciati i nomi dei due finalisti, decisi di andarsi a prendere dei Pop corn. Al suo ritorno, Maky lo squadrò malamente.
“Possibile che tu sia sempre dietro a mangiare?”
Matthew non si degnò di finire di masticare prima di risponderle.
”Parla quella che ad ogni occasione si abbuffa di dolciumi.” borbottò, sputacchiando. La voce della presentatrice che parlò inaspettatamente rischiò di farlo strozzare.
“Siamo lieti di annunciarvi i nomi dei due finalisti!” Proclamò la donna, camminando avanti e indietro con andatura barcollante sui suoi altissimi tacchi.
“Si tratta di …”
Il pubblico non sembrava particolarmente teso, i risultati delle votazioni erano chiari, anche se effettivamente tutto poteva essersi ribaltato dopo la consultazione dei giudici.
“Zaff DarkSoul e Leon Waterflower!”
Il ragazzo dal lungo cappotto nero e Leon andarono a posizionarsi alle due estremità opposte del ring di combattimento, studiandosi a vicenda. Zaf sembrava già sicuro della sua vittoria.
“Leon dovrà impegnarsi molto per vincere.” Commentò Maky, rubando un pop corn a Mat. Quell’Absol … ha uno sguardo forte ed esperto. Non sarà una battaglia facile.”
“Che l’incontro abbia inizio!” Urlò la presentatrice.
“Ponyta, agilità!”
Il Pokémon di Leon si scagliò a tutta velocità verso l’avversario, i muscoli che si contraevano ad ogni movimento.
“Doppiteam, Absol.” la voce di Zaf era un sussurro, tanto che il ragazzo dai capelli rossi fece fatica ad udirlo.
Ponyta si bloccò al centro del campo, indeciso. Guardò Leon per cercare una risposta da lui.
“Prova col turbo fuoco!”
La mossa si rivelò azzeccata. Absol fu colpito in pieno e la barra sul monitor montano in alto, al centro dell’arena, segnò che il Pokémon di tipo buio era in svantaggio. Ma il suo coordinatore non ne sembrò turbato.
“Absol, danza spada!”
Il Pokémon si rimise in piedi ed iniziò a concentrare tutte le sue energie per migliorare le capacità d’attacco. Leon sapeva di doverlo bloccare subito.
“Nitrocarica!”
Ponyta si scagliò verso l’avversario a tutta potenza, avvolto dal fuoco, ma proprio all’ultimo lui schivò con un balzo agile.
“Absol, notte sferza.”
Il Pokémon di tipo buio fu veloce come una scheggia. Leon vide solamente un’ombra nera che si scagliava contro il suo Pokémon, mandandolo a sbattere contro il muro dell’arena. Era stato un duro colpo, la barra di Ponyta diminuì notevolmente. Prima che potesse alzarsi, Absol tornò all’attacco. Era rapido come il vento e forte come il fulmine.
“Ancora notte sferza!”
Ponyta nitrì di dolore e crollò a terra, dopo quell’ultimo attacco. Le tacche della barra sul monitor erano quasi del tutto esaurite.
Leon si morse le labbra.
“Forza  …” Con un gesto si spostò un ciuffo di capelli che gli ricadevano davanti agli occhi, continuando a fissare il suo Pokémon.
Ponyta si rimise in piedi con uno sforzo tremendo, le narici allargate per la fatica di respirare. Raspò a terra con un zoccolo e nitrì di rabbia. Poi, il suo corpo s’illuminò di una luce bianca, abbagliante.
Le gambe e il tronco del Pokèmon si allungarono conferendogli un’aria slanciata ed elegante, fuoco prese ad ardere vicino alle sue zampe; la criniera e la coda aumentarono di volume, rendendo calda l’aria circostante.
Rapidash concluse il suo processo evolutivo con un’impennata poi, mentre il suo allenatore continuava a fissarlo, stupefatto come il resto del pubblico, partì al galoppo, avvolto dalle fiamme.
Absol questa volta non fu abbastanza rapido da schivarlo; Rapidash si abbatté sull’avversario con tutta la sua forza, in uno spettacolare trionfo di fuoco.
Leon era il vincitore della gara Pokémon.
Il pubblico esplose in fragorosi applausi, e persino Mat non poté trattenersi. L’incontro era stato davvero spettacolare e, per una volta, si sentiva felice per suo cugino.
Lo osservò mentre saliva sul palco al fianco dello stupendo Rapidash ed accettava il bel fiocco di un verde deciso che gli venne consegnato. Non poté fare a meno di sorridere.
 
 
 
Quando Mat e Maky si ricongiunsero a Leon, ancora nel pieno del suo trionfo, il giovane allenatore di Pokémon ebbe voglia di rimangiarsi tutti i pensieri positivi sul cugino che aveva avuto in precedenza.
Leon era il solito sbruffone vanitoso.
“Solo un tipo di classe come me, poteva vincere.” Disse, mentre camminavano verso la palestra di Caledon City. Mat si era informato: un tempo per i ragazzi era piuttosto difficile entrarci, a meno che non fossero particolarmente interessati a profumi e cose prettamente femminili, ma da quando Erika aveva lasciato l’incarico, facendo posto ad un suo giovane allievo, le cose erano fortunatamente cambiate. Si diceva che lui fosse un amante della natura, e la palestra era una vera e propria foresta, al suo interno.
“Sono il migliore e ho il miglior Pokémon.” Continuò a vantarsi Leon da solo: Maky non gli dava retta, avendo ormai imparato che in quelle occasioni era meglio abbandonarlo a se stesso.
Quando arrivarono davanti alla palestra, un  edificio basso dalle ampie finestre, dalle quali s’intravedeva una folta vegetazione, i tre compagni di viaggio si divisero.
“Io vado a fare una chiamata al centro Pokémon.” Si liquidò Leon, senza fornire ulteriori spiegazioni.
Mat guardò Maky.
“Tu non vieni?”
“Io vorrei andare nel bosco qui vicino ad allenare Porygon.” Gli rispose lei, sentendosi un po’ in colpa. Mat scosse il capo.
“Posso cavarmela da solo.”
Strinse i pugni e si fece avanti, deciso a conquistarsi la sua quarta medaglia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Spero vi sia piaciuto il colpo di scena dell’evoluzione di Ponyta in questo capitolo …. nel prossimo ci sarà un incontro in palestra abbastanza intenso …Mat dovrà penare per guadagnarsi la sua medaglia.
 
Sono contenta che chi legge abbia ripreso a farsi sentire, ci sentiamo prossimamente.
   
 
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