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Autore: johngreen    30/11/2013    2 recensioni
Un giorno le chiesi come stesse
mi rispose
"Odio il fatto di essere viva"
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Che nome orrendo, Agata.
Sua madre gliel'aveva dato perchè le piaceva Agatha Christie; sua madre era così originale.
Anche lei, però, apprezzava i libri della Christie, e, mentre sua madre preferisse le storie su Miss Marple, lei adorava l'acutezza di Hercule Poirot.
Teneva il libro che raccoglieva tutti i racconti su Poirot nel cassetto del comidino, e quando si sentiva solo lo apriva e leggeva.
Amava i libri. Li spolverava, li abbracciava, e, occasionalmente, lasciava leggeri baci sulla copertina.
Gli altri bambini la prendevano in giro, per il suo nome e per la sua passione per i libri.
Tuttavia non aveva mai letto la saga di Harry Potter, scandaloso per una lettrice accanita.
"Non m'ispira, boh".
"Magari un giorno, se avrò dei figli, lo leggerò a loro come favola della buonanotte".
Diceva.

Agata non aveva quel tipo di bellezza abbagliante, non brillava nella notte; piuttosto, preferiva confondersi con il fuoco, del quale colore portava i capelli. Quei capelli tinti che la facevano sentire tanto bene.
"Mi è entrata la tinta nel cervello e sono diventata più scema".
Diceva.

Se la si guardava da lontano, non si poteva dire una ragazza particolarmente bella. Ma soffermandosi sul suo viso, sui suoi occhi grandi e castani, le sue labbra all'odore di vaniglia o di pesca, ci si sarebbe resi conto che lei era più bella di quello che ci si aspettasse. Ma nessuno ci si soffermava mai.

Frequentava un liceo linguistico, le piacevano le lingue.
Voleva andarsene, scappare.
"Non voglio passare tutta la mia vita qui"
mi disse una volta, piangendo, seduta sul letto di camera sua. La stanza con il soffitto di legno, dove si potevano sentire le singole gocce di pioggia battere contro il legno quando pioveva. La stanza che profumava sempre di candele, e d'inverno.
Amava l'inverno, Agata. Le piacevano il buio alle cinque di pomeriggio, il freddo polare, nascondersi sotto la coperta per guardare un'altra puntata di Sherlock all'una di notte, sapendo di doversi svegliare alle sei per andare a scuola.
Non potei neanche abbracciarla quella volta.

A volte aveva un'anima cattiva, riusciva a sentirsi il cuore bruciare d'odio.

Era una psicopatica.

Un giorno le chiesi come stesse,
mi rispose
"Odio il fatto di essere viva"


Diceva, già.
  
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