Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: Donixmadness    30/11/2013    1 recensioni
Non ho idea di cosa mi sia saltato in testa!! Sono nei casini e metto pure a scrivere una storia!!
Va beh! Spero almeno di farcela, premettendo che ho molto da fare comunque ecco alcuni indizi:
"Lo sapevi che era solo un riflesso, perciò non ti sei stupito più di tanto quando non ci hai trovato nulla in quella pozza sporca. Ma perché l’hai fatto? Non vorrai mica controllare le tue condizioni, mi auguro!
Ciò che fai dopo conferma i miei timori. Persino il tuo inconscio ti intima di non farlo: gli hai già disobbedito una volta perché vuoi farlo ancora? Maiale testardo!!
Troppo tardi ti sei sporto sulla superficie stagnante e ti sei visto … "
Genere: Malinconico, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Matt, Mello, Near, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
PICCOLO RIEPILOGO:
Matt è appena giunto alla Wammy's House. Il suo carattere si dimostra da subito schivo e introverso, infatti non fa amicizia con nessuno, continua a giocare solo ed esclusivamente con la sua consolle. 
A seguito di un piccolo litigio, Mello scaglia, involontariamente, il giocattolo del rosso fuori dalla finestra, rompendolo. Quando Matt si reca in cortile per recuperarlo non lo trova subito: scorge un piccolo boschetto mai visto. Si adentra lì e finisce in un terreno abbandonato acconato all'orfanotrofio.
Fortunatamente trova la sua consolle, ma guai seri lo attendono
.






 
The Glory smells like Burnt
 
 



-Capitolo 10-
 
 




Due pozzi bui riflettono la sua esile figura. Lo sguardo terrorizzato di Matt si rispecchia perfettamente in quegli opali oscuri e minacciosi.
Se non fosse per i ringhi animaleschi, avrebbe giurato che quegli occhi, da soli, risulterebbero quasi dolci. Ma non c’è nulla di mellifluo in quell’espressione contrita dalla collera, né nei denti aguzzi i quali non cessano di serrarsi in una stretta agghiacciante.  Il povero rosso è costretto a fare mezzo passo indietro, tentando di sfuggire, ma senza successo, alla presenza di quel bestione.
Un rottweiler di considerevoli dimensioni ( se si mettesse sulle zampe posteriori arriverebbe all’altezza del piccolo) continua ad osservare incollerito Matt, il quale ha gli occhi fissi e spalancati su di lui.
Quando l’animale fa sentire la sua voce, il cuore di Matt sobbalza fino in gola dalla paura. Il battito comincia ad accelerare mentre le iridi verdi pulsano alla vista della bocca grondante di bava.
Il terrore, unito alla consapevolezza di poter morire, gli annebbiano il cervello impedendogli di ragionare con lucidità. E’ bloccato sul posto e non riesce nemmeno a sbattere le palpebre. L’unica cosa che il suo sistema nervoso gli permette di fare è graffiare con le unghie la consolle tra le mani. In tal modo, avverte ancora la presenza di una sostanza vischiosa sulla plastica. Osservando il cane e, in particolare, i fili di bava che ricadono sul terreno, si accorge di come quel muco sul suo giocattolo sia in realtà saliva. La sua saliva.
Il cervello, che all’inizio pareva in tilt, elabora velocemente la soluzione di quel caso: è stato il cane a portare via la DS dal giardino della Wammy’s House. Questa conclusione lampante viene interrotta dall’ennesimo ringhio feroce della bestia.
Ancora un passo indietro per Matt, il quale percepisce gli arti formicolare dal terrore. Sente la paura scorrere nelle vene e il sistema nervoso che manda impulsi a raffica senza precise istruzioni sul da farsi.
Con gli occhi guizza in cerca di una via di uscita: nulla.
In qualsiasi direzione immagina di poter scappare, si vede sempre quel cane inferocito staccagli una gamba a morsi. 
La presa sulla consolle si fa sempre più salda, ormai deve averlo capito che vuole la sua adorata DS, un tesoro che ha impunemente trafuganto.
Se da una parte ragione e istinto, per la prima volta insieme, gli suggeriscono di lanciarla via e scappare dalla parte opposta , dall’altra una sorta di sentimento gli vieta di farlo.
Quel gioco elettronico è sempre stato una bolla in cui Matt poteva rifugiarsi nei momenti di sconforto, per questo non si è mai stancato di fare sempre lo stesso gioco. Mentre pigiava i tasti poteva entrare in un altro mondo, uno divertente, uno dove si viveva felici, uno in cui lui può essere finalmente felice. Tuttavia, non ha mai contemplato la possibilità di raggiungere la serenità nel concreto e questa rimane la sua più grande pecca.
Alla fine ha prevalso il sentimentalismo, infatti stringe convulsamente la scatolina in un gesto protettivo. Quasi gli scendono le lacrime dagli occhi al pensiero che la sua esistenza potrebbe annullarsi come quella dei suoi genitori.
-No … Calmo bello … sta … sta buono … - intima con voce tremante, come se potesse ragionarci a tavolino con quell’animale. Per tutta risposta il cane alza la voce, la quale rimbomba nell’aria come il suono di un grande tamburo. 
Il cuore di Matt non può che sobbalzare fino in gola.
Poi un passo indietro, troppo brusco. Un ramo inopportuno dietro i talloni. Matt cade a terra.
Dopo le ultime parole famose ecco che giunge praticamente la fine.
Il rottweiler si avvicina a lui ringhiando: appare più imponente e rabbioso di cinque minuti fa. Ora che il capo enorme della bestia gli è più prossimo, può constatare come siano affilati i suoi denti. È forse così che finirà la sua vita? Una vita che ancora deve vivere pienamente: che spreco!
Prima che le lacrime scendano, vede già il cane inveire. Istintivamente porta l’avambraccio davanti agli occhi : non vuole guardare pezzi di pelle schizzare in alto come l’acqua di una fontana.
Resta così con le palpebre serrate e le lacrime impigliate tra le ciglia, ma nulla di quello che immaginava accade.
Ode un tonfo come di una pietra scagliata e il guaire del cane. Abbassa le sue difese in tempo per vedere quel bestione nero dargli le spalle, come distratto da qualcosa. Intanto pietre vengono scagliate in direzione della bestia che tra le sterpaglie alte non riesce a distinguere perfettamente il suo aggressore, anche se si trova chiaramente di fronte a lui. Matt si alza velocemente in tempo per notare un ragazzo al limite degli alberi.
Vestiti neri, capelli biondi. Il rosso è incredulo quando lo riconosce, tuttavia dall’altro lato si sente:
-Scappa!!! – suggerimento che Matt coglie al volo. Le sue gambe paiono essersi sboccate, anzi la paura le ha rese più scattanti. Come una scheggia ritorna verso il boschetto, ma intanto il cane lo ha individuato e gli corre dietro. Tuttavia, è sempre ostacolato dall’intervento del ragazzino che gli scaglia le pietre contro: così, con due prede da acciuffare, punta al fastidioso biondino.  Intanto Matt con il fiatone raggiunge la grata di ferro, arrestando la sua corsa impetuosa e aggrappandosi ad essa.
Si concede qualche secondo per regolare il suo battito galoppante. Abbassa il capo, mentre le dita sono intrecciate nella rete di ferro.
Gocce di sudore ricadono sul terreno. Sta per infilarsi nuovamente in quel buco e venire via da quell’incubo quando, guardandosi intorno, non nota la presenza di Mello.
In lontananza, si odono fruscii di foglie e l’abbaiare furioso di quel cane.
Ora si trova tra due scelte possibili: passare dal buco e salvarsi la pelle, oppure tornare indietro. Volge lo sguardo alla consolle nella mano, per la quale ha combattuto strenuamente.
Dopo pochi istanti le dita lasciano la grata.
 
 
Chi l’avrebbe mai detto che un giorno si sarebbe trovato in un simile guaio? Com’è possibile che, proprio lui, abbia deciso di intervenire? Lui, che si era ripromesso di pensare solo a se stesso e a nessun altro, ora sta correndo a perdifiato inseguito da una specie di segugio.
Eppure, quando ha visto lo sguardo terrorizzato di quel bambino che poco prima aveva maltrattato, il suo corpo si è mosso da solo. Si è accorto di ciò che aveva appena fatto non appena la pietra ha colpito il cagnaccio. 
Corre a perdifiato, scansando con le braccia i rami pungenti dei cespugli e provando a mimetizzarsi velocemente tra i tronchi alti. Sente sempre quella presenza minacciosa alle spalle guadagnare terreno, quasi gli possa agguantare l’anima con le sue zampe.
Come se, raggiungendo la sua ombra, lui non avesse più scampo!!
Ogni tanto indirizza occhiate dietro di sé: è lontano, trova difficoltà a muoversi tra gli alberi, ma non appena il cagnaccio li aggira scatta veloce verso la preda. Anche la bestia ha il fiatone, ma non accenna a fermarsi, anzi sembra sempre più motivato a raggiungerlo.
Impotente, Mello non può fare altro che scappare, convincendosi che deve assolutamente raggiungere la grata di ferro per passare dall’altra parte. Tuttavia, mentre è immerso in queste congetture, va a sbattere contro qualcosa e cade malamente sull’erba.
Strizza gli occhi, massaggiando la zona dell’osso sacro, ma quando gli riapre le iridi cerulee si sgranano per la  sorpresa. Di fronte a lui sta a terra una zazzera di capelli rossi, anche lui dolorante. Mello scatta immediatamente in piedi  con uno sguardo accigliato.
-Ma si può sapere che diavolo ci fai tu qui?! Ti avevo di detto di scappare!!
Matt dapprima lo guarda confuso, poi si ricompone e si rialza.
-Beh … ecco io … - aveva agito di impulso senza pensarci lo aveva seguito, anche se non sa esattamente cosa l’abbia spinto a farlo: non si è mai comportato così. Tuttavia, non ha comunque la possibilità di parlare, perché da lontano si odono rami spezzati e ringhi soffocati.
Matt entra immediatamente nel panico, rivolgendo i suoi smeraldi terrorizzati a Mello che si volta di scatto:
-Accidenti! – sibila a denti stretti – Coraggio scappiamo!!
-Non dovremmo andare dall’altro lato …
-Non c’è tempo per scavalcare la recinzione! Corri!!- gli intima il biondo cominciando a correre. Il rosso non se lo fa ripetere due volte e fugge anche lui. Fuggono via facendosi strada tra i rami di quella fitta boscaglia così innaturale per il territorio, da sembrare apparsa dal nulla come la strada per un inferno insidioso.
Corrono, corrono e corrono fino a non sentire più le gambe. Alla fine riescono ad uscire fuori dal boschetto ritrovandosi però di nuovo in mezzo al campo di sterpaglie, ma stavolta dall’altra parte. I ragazzini si fermano a riprendere fiato: le mani sulle ginocchia tremanti mentre prendono ampie boccate.
Di fronte a loro c’è un capanno abbandonato, un piccolo rifugio, quasi un dono del cielo per la loro situazioni. Non appena odono le zampate dell’animale subito si chiudono dentro a chiave.
Mello ha impressi i palmi sul legno polveroso, come a creare un’ulteriore barriera dinnanzi a loro. Entrambi respirano ancora affannosamente, ma stavolta con un punta di sollievo sapendo di essere – per il momento- al sicuro.
Quella specie di sgabuzzino diroccato è un capanno per gli attrezzi: c’è una sala di ferro arrugginita poggiata a una parete; poi vi sono enormi scatoloni vuoti accatastati gli uni sugli altri; in un angolo è riposto un compressore affiancato da un estintore. Per non parlare di forbici, cesoie da giardino e sacchi di terra sparsi qua e là. Un piccolo spiraglio fa trapassare la luce pomeridiana nell’angusto abitacolo, delineando i contorni degli oggetti con sfumature aranciate.
Per rendere la porta ancora più sicura, Mello mette un’asse di legno in modo trasversale rispetto alla porta, per bloccare lo stipite.
Matt lo osserva quasi incantato dalla sicurezza di quel ragazzino, il quale si è dimostrato impavido sotto ogni aspetto. Quando il biondino si volta, lo squadra con un’espressione accigliata mentre assottiglia gli occhi cerulei: quasi volesse incolparlo di qualcosa. Che ha mai fatto lui? Nessuno gli ha chiesto di intervenire!
Ma questi pensieri vengono spezzati dalle parole dell’altro:
-Credo che ci convenga stare qui per un po’. Quel cagnaccio non mi sembra il tipo che demorde facilmente. Sicuramente starà girando attorno alla ricerca dei nostri odori.
-A-Allora non sarebbe meglio fu-fuggire? – chiede il rosso balbettante. Mello sospira seccato dalla stupidità dell’altro: possibile che non ci arrivi da solo?
-No. – ribatte secco – Non c’è via d’uscita da qui, te lo sei scordato? Dovremmo tornare indietro per scavalcare di nuovo la recinzione, ma non possiamo finché c’è il cagnaccio. Ti è chiaro adesso? – sbotta ironico puntellando le mani sui fianchi. Matt annuisce debolmente: non ha il coraggio di fronteggiare quello sguardo così tagliente da far bruciare le sue già sanguinati ferite.  Si accuccia sul pavimento in silenzio, le gambe strette al petto mentre il biondo controlla la presenza dell’animale da un minuscolo foro nel legno della porta.
-Oh cazzo! – impreca nel momento in cui la bestia nera entra nel suo campo visivo. Con la lingua a penzoloni e i denti affilati ben in mostra, il rottweiler  nero giunge al capanno annusando le erbacce, tuttavia, non appena trova la traccia,  si avventa selvaggiamente contro la porta. La graffia con le sue grandi zampe anteriori e abbaia forte digrignando tutto il suo rancore.
Al verso della bestia, Matt scatta in piedi in preda alle palpitazioni e Mello, invece, indietreggia d’istinto.
La porta continua a battere violentemente: talmente è vecchia e marcia che il legno potrebbe sbriciolarsi a suon di zampate e testate da parte dell’animale.
I chiavistello trema al ritmo delle botte, mentre i cardini sembrano poter cedere da un momento all’altro.
-Accidenti! – sibila nervoso il biondo – Siamo bloccati!
-Che … che facciamo?- domanda tremante Matt. Il biondo serra gli occhi a due fessure, in un atto di calma e lucidità autoimposta.
Il rosso dietro di lui stringe la tasca con la consolle: mai in quel momento si è sentito così avvilito e smidollato. Che gli costava lasciare quel vecchio e, ormai, inutilizzabile giocattolo al cane rognoso? In fondo non ha alcun significato per lui. Si tratta semplicemente di un involucro di plastica e circuiti nulla di più, eppure nonostante questo … per quanto a quell’oggetto siano legati ricordi dolorosi non  dimenticherà mai il sorriso dei suoi genitori il giorno in cui gli donarono la consolle.
Calde lacrime percorrono le sue guance, il capo chinato e le mani che stringono il game al petto, come fosse il tesoro più prezioso che ha.
Tutto ciò che ha. 
Non ha famiglia, non ha amici. È sempre stato chiuso nel suo mondo, ma in verità lui voleva uscire nell’altro mondo, solo aveva troppa paura: lui ci era vissuto nella realtà e aveva conosciuto solo l’aspetto più turpe di essa.
Le labbra serrate tentano invano di trattenere i singulti, tuttavia questi vengono uditi da Mello che si gira a guardarlo.
Lo squadra con un’espressione indefinibile, sondando con occhi di ghiaccio il patetismo e il compatimento di quel ragazzino.
-Grandioso! Come se non bastasse sono chiuso dentro a uno sgabuzzino con un moccioso piagnucolone!
-Cosa?! Come ti permetti! – scatta all’improvviso Matt, colto da un lampo di collera.
-Sappi solo una cosa : io non ho alcuna intenzione di morire qui!
A queste parole, il rosso viene colpito nel profondo: gli occhi verdi, fissi in quelli del bambino che ha di fronte, tremano sconcertati.
È un pensiero comune, tuttavia quello sguardo, quella determinazione …
Matt ha smesso di piangere.
Intanto da fuori il cane ha finito di inveire, facendo così calare un silenzio snervante e angoscioso come la più fitta delle nebbie.
-Se … se n’è andato? – chiede il rosso in un sussurro.
-No … probabilmente si è stancato. – gli risponde il biondo, mentre controlla dallo spioncino. Infatti, poco distante dalla porta il cane è accovacciato al suolo a riprendere fiato.
-Che facciamo? – domanda Matt, ancora tremante . Mello non gli risponde: con lo sguardo sonda il capanno degli attrezzi alla ricerca di un oggetto utile.
Nel random si accorge di una piccolo finestrella rettangolare, la quale però è troppo stretta per far passare un bambino. Ma viene colto da un lampo di genio quando scorge un martello pesante.
Subito si precipita ad afferrarlo e lo tiene con due mani.
-E-Ehi! Che vuoi fare con quello?
-Mi è venuta un’idea …
 
Un tonfo sonoro ridesta le orecchie del cane, il quale subito scatta sulle quattro zampe. Si sussegue un altro e un altro ancora. Un vetro si sta incrinando sempre più. Poi crash! Frammenti trasparenti ricadono come pioggia sul suolo. La bestia si precipita verso il retro del capanno: la finestra del lucernario si è rotta.
-Ora, è il momento!
Due ragazzini escono dalla porta correndo a più non posso, il rottweiler se ne accorge e comincia a inseguirli ostinatamente.
A un certo punto, il biondo si volta di scatto impugnando un martello. Il rosso, invece, scivola goffamente. I suoi occhi inchiodati sulla schiena dell’altro.
-Vattene, o ti spacco la testa!!- minaccia con il martello a mezz’aria, mentre il cagnaccio abbaia ancora incollerito.
-Vai via!! Non ha sentito??!! Te la spacco!! – il ferro pesante fende l’aria e per reazione il cane indietreggia: stavolta è più intimorito rispetto a prima.
Per Matt è come se in quell’istante il tempo si fosse fermato. Si chiede nel pensiero se quel ragazzino con il caschetto non sia pazzo a rischiare così.
Poi gli vennero in mente le sue parole: “io non ho alcuna intenzione di morire qui!”
Morire? La morte è la fine di una vita, ma il rosso può dire davvero di aver vissuto finora?
Non sa ancora quale forza sconosciuta lo sta pervadendo, ma si alza in piedi piazzandosi quasi davanti a Mello.
-Ecco qui!! Stupido cagnaccio!!- urla con tutto il fiato che ha nei polmoni – Era questo che volevi, no?! – continua impugnando la consolle.
-Allora prenditelo!!! – il bambino la scaglia lontano e subito il cane, riconosciuto il suo tesoro, scatta a prenderlo.
Mello per un attimo è rimasto basito dal gesto di quel ragazzino, il quale sta ansimando pesantemente come se avesse appena vomitato via l’anima.
In effetti, quella del rosso è stata un’esperienza molto simile.
Alla fine, senza aggiungere altro, i bambini corrono per l’ultima volta verso l’inferriata, ritornando finalmente alla Wammy’s.
-Anf, anf … l’abbiamo scampata bella! – esordisce Matt, ansante. Anche il biondo non è da meno: entrambi hanno passato un brutto momento.
-Già … - asserisce. Vorrebbe chiedergli, in realtà, perché non abbia lasciato da subito la consolle al cane per poter fuggire, ma qualcosa dentro lui glielo impedisce.
Il crepuscolo è quasi passato e il cielo si vela di blu. Senza dire una parola si avvia verso l’edificio.
-G-Grazie … - balbetta il rosso, ma il biondo non si ferma né gli dà cenno di ricambiare.
È inutile dire che stavolta Mello e Matt non l’hanno passata liscia: quando sono rientrati le inservienti li hanno beccati e spediti in direzione.
Alla vista dei ragazzini, Roger ha cacciato uno sguardo stupito per il modo in cui si sono conciati: pieni di graffi e sporchi di terra.
-Che c’è vi siete azzuffati?- chiede il vecchio con un sospiro stanco. Il biondino svia lo sguardo mentre il rosso si china il capo.
-Siete davvero impossibili, vi conoscete appena è già combinate guai! Siete irresponsabili…
-Come è irresponsabile la sicurezza di questo istituto!- futa acido Mello, fulminando con occhi di ghiaccio il preside.
Intanto Matt, non si sa come, sta soffocando dei mormorii. I presenti non se ne accorgono finché il rosso non gli trasforma in una grassa risata.
Comincia a ridere sotto lo sguardo sconvolto di Roger e il biondo.
Lui continua non la smette, ma non conosce nemmeno il motivo per cui stia ridendo. Forse è una risata liberatoria, o forse trova buffa la situazione oppure è semplicemente impazzito. Non importa lui sta ridendo fino alle lacrime, come non ha mai fatto in vita sua.
-Ehi tu, sei impazzito per caso?! – sbotta Mello, indispettito. Matt lo guarda però non riesce a contenersi, quasi stesse ridendo di lui.
Il ragazzino allora lo prende per il bavaglio soffiando: - Che cosa ridi, idiota!!
In seguito ai moniti di Roger, si calma e lascia stare Matt:
-Io me ne vado! Certa gente mi irrita! – e con questo ultimo commento acido sbatte la porta.  Il direttore abbassa il capo tra le mani, esasperato da tutta questa ineducazione.
Il rosso, intanto, sta ancora smaltendo le risa e va via dall’ufficio incurante della presenza di Roger.
Da lontano, scorge ancora quella figura dalle oscure vesti ma dai capelli d’oro.
Gli occhi verdi sono più limpidi adesso, vedono la realtà. Vogliono affrontarla.
Così tutto pimpante corre a raggiungere quel ragazzino, anche se non ne conosce il motivo lo fa.
 
 
 
Non pensavo che gli eroi esistessero anche nella realtà.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Perdonate il mastodontico ritardo!!!!
Sono davvero la feccia della feccia, lo so!!! T.T
Purtroppo non pensavo che l’inizio della scuola mi assorbisse tutto questo tempo, senza contare un improvviso innamoramento per un nuovo fandom.
Vi prego in ginocchio di perdonarmi e spero che apprezziate questo capitolo!!
A presto ( il più possibile). CIAOOOOOOOOO!!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Donixmadness