Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: Osage_No_Onna    30/11/2013    3 recensioni
[YuGiOh!ZEXAL X Slash:// X Puella Magi Madoka Magica]
Ave popolo di EFP!
Questa è la mia terza storia cross-over e la mia terza what if!
Ma, passando alla trama...
Una misteriosa ragazza viene catapultata ad Heartland City da un Universo Parallelo e perde buona parte dei suoi ricordi. Essa ha con sé una pietra verde dai misteriosi poteri e un ciondolo con un cristallo che, secondo le leggende, corrisponderebbe al "Cristallo della Purezza", una pietra magica di cui si sa poco e nulla... Ad ogni modo, questo accade circa cinque mesi prima dell' inizio di ZEXAL e, durante una notte buia e piovosa, questa ragazza (in punto di morte) viene raccolta da una misteriosa figura mascherata che le offre la salvezza, ma a prezzo molto alto...
Insieme alla ragazza, viene catapultato ad Heartland anche il suo ragazzo, che la vede sparire misteriosamente sparire nel nulla. Tutto ciò causa un cambiamento repentino del suo carattere e una vera e propria "caccia all' uomo" alla quale partecipano anche due Pueri Magi e (ovviamente) anche Kyubey sarà nella partita...
Cosa mai potrà succedere?
Leggete e scopritelo!
Dedicata a Feelings e a Ryoku. Grazie ragazzi!
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '*For my love I'll survive*'
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Extra Chapter 01
I hate and… love? What’s love? I only know revenge.
(But’ s a little difficult to adapt)
 
“Per questo dovrai aiutarci, Yumiko Arclight. Da adesso in poi non dovrai più starti a chiedere se ciò che fai sia giusto o meno… Il fine giustifica i mezzi, così diceva quell’ autore fiorentino del Rinascimento… Machiavelli, giusto?”
La ragazza era seduta su una poltroncina bassa foderata di velluto rosso e, nonostante fossero solo le tre di notte, era già sveglia ed aveva già rimpiazzato i suoi abiti bagnati e stracciati con un bel vestito bianco di mussola. Si era persino avvolta in una coperta di lana rossa che la faceva sembrare una farfalla in un bozzolo e davanti a lei troneggiava una tazza fumante di cioccolata calda, quasi intatta. In un giorno qualsiasi quel liquido dolce e vellutato avrebbe di sicuro solleticato la golosità di Yumiko, ma in quel momento la ragazza sembrava altrove, teneva lo sguardo fisso sulle tre figure maschili che si stagliavano di fronte a lei, quelle che da quel momento in poi sarebbero state i suoi fratelli maggiori.
Aveva capito perfettamente quale fosse il loro carattere semplicemente sostenendo i loro sguardi.
Gli occhi sono lo specchio dell’ anima, recita un antico detto.
Ed era vero.
Il primo ragazzo, quello che probabilmente le aveva preparato la cioccolata, era alto cinque o sei centimetri più di lei ed aveva un viso simpatico ed un po’ addolorato: i suoi occhi verdi come smeraldi risplendevano pur lasciando trasparire la sua profonda stanchezza ed la sua chioma, per metà rosa confetto e per metà marrone, presentava alcuni graziosi ricciolini sulla fronte.
Era il più gentile, il più pacato della famiglia.
Le sorrideva benevolmente e lei, quasi per dovere ma anche per mostragli simpatia, ricambiò il sorriso. Lui sembrò arrossire.
Il secondo, invece, con i suoi occhi viola e sadici, dei quali il sinistro era segnato da una strana cicatrice a forma di croce, ed i capelli sparati rossi e gialli era il “malandrino” della situazione; mentre il terzo, freddo e ligio, quasi gelido, era il “capo”.
Era tempo per lei di dare una risposta.
“D’ accordo, lo farò. Per voi, per noi, per la nostra onorabile famiglia, Farò tutto quel che è necessario per riprenderci il nostro onore, la nostra felicità.”
Un sorriso tra il beffardo e il divertito, un cenno d’ approvazione.
Il minore abbassò la testa, sconsolato, e represse uno sbadiglio.
“Tron.”
“Dimmi, Five.”
“Five”? Quindi il ragazzo, anzi l’ uomo, con i lunghi capelli argentei e gli occhi blu si chiamava così? A che pro? E poi perché proprio “Five”, “Cinque”? Non sarebbe stato più sensato “One” o, al massimo “First”, dato che era il maggiore dei fratelli?
Erano mille le domande che si affollavano nella giovane mente della ragazza, ma stranamente, proprio lei che tempestava di domande gli insegnanti per cose molto meno difficili da capire, quella volta restò zitta.
Non seppe dire il perché.
Rispetto.
Paura di sembrare inopportuna.
Mancanza di voglia.
O forse perché la stanchezza cominciava a pesare sulle sue palpebre.
“La ragazza è stanca. Non credi che sia meglio lasciarla riposare, prima di farle cominciare l’ addestramento? A mente fresca apprenderebbe e renderebbe di più.”
Renderebbe.
Quella parola, per Yumiko, fu come una pugnalata.
Renderebbe? Cosa diavolo era, una macchina?!? No, e non voleva essere considerata come tale. In quanto essere umano, lei aveva una dignità: questa era una delle sue più ferme convinzioni.
E nulla, nemmeno una stupida missione, avrebbe permesso che le fosse calpestata.
Strinse il pugno destro e lo fece sbattere contro il tavolino di marmo, facendo così vibrare leggermente la tazza di porcellana.
“Five-Niisama, l’ hai offesa.”intervenne ad un certo punto il minore, lanciando uno sguardo ammonitore al primogenito. “Prova a controllare le tue parole… A Yumiko non piace essere considerata un oggetto.”continuò, per poi sedersi accanto a lei e farle una leggera carezza sulla testa bruna.
“Grazie…”cominciò a dire timidamente la ragazza dagli occhi sfumati d’ azzurro, ma fu interrotta dallo stesso ragazzo che disse, tristemente: “Michael. O meglio Three.”
“Grazie mille, Three-Niisama.”
“Di nulla.”
“Effettivamente, Five, hai ragione.”
La voce del bambino mascherato, quello con i guanti bianchi e la treccia biondo platino, ruppe il silenzio. Pur essendo serio, nel suo tono c’ era un non so che di irrisorio che provocò in Yumiko un vago moto d’ antipatia.
“Da adesso in poi, Yumiko, il tuo nome sarà Sixth. E dovrai capire una cosa vitale per noi, per la nostra felicità.”
Quattro paia d’ occhi si piantarono addosso a Tron, gravi e curiosi allo stesso tempo.
“Dovrai dimenticare tutto quello che ti hanno detto sull’ amore e sulla pietà. Anzi, dovrai cancellare questi due vocaboli dalla tua mente. Per noi esiste solo la vendetta, chiaro? Non ti potrai fermare davanti a nulla, né tantomeno lasciarti impietosire: la bontà è per le persone stupide e deboli. Come ti ho detto prima, ogni mezzo sarà lecito per raggiungere il nostro scopo, quindi non farti scrupoli e non esitare. E soprattutto, quando dovrai affrontare altre persone a duello, non perdere. Mai e poi mai. Il fallimento qui non è ammesso. Ora potete andare.”
“Grazie a Dio.”esultò beffardo il secondogenito, il ragazzo dai capelli sparati. “Non ce la facevo più. Ne ho abbastanza di queste parole: sono secoli che mi rimbombano nelle orecchie.”
Nessuno gli rispose.
Sixth si ritrovò sola a girovagare lungo i corridoi del museo deserto, con il cuore in gola.
Poggiò una mano sulla rampa di una scala e scese giù, veloce ma silenziosa per non svegliare i fratelli, e si ritrovò di fronte a mastodontiche statue di imperatori Romani.
Era confusa: delle mille domande che martellavano la sua testa probabilmente nessuna poteva avere una risposta certa.
Si sedette a gambe incrociate sul pavimento e qualche minuto dopo, con sua grande sorpresa, scoprì di non essere sola: probabilmente anche Five soffriva d’ insonnia, perché lo vide ritto davanti alle statue con lo sguardo perso e i pugni stretti. Portava ancora il suo abito formale bianco e blu.
“Tu qui?”gli chiese la ragazza, sinceramente stupita.
“Non dovresti essere a letto, Sixth?”le chiese V di rimando.
“Dovrei, ma non ho sonno. E poi sarei io che dovrei porti questa domanda: sembri distrutto.”
“Neanche io riesco a dormire… Sixth-imouto. Vuoi che ti prepari una camomilla?”
“No, grazie… E grazie anche per avermi chiamata sorellina.”
“Cos’è che ti tormenta?”chiese ad un certo punto il ventenne, dopo una breve pausa.
“Eh?” fu la brillante risposta.
“Intendo dire: c’è qualcosa che ti preoccupa? Hai la stessa espressione di chi è tormentato dai dubbi.”
“Cosa mi preoccupa? Tutto, direi. Sono disposta a tutto per aiutare la mia famiglia, come ho detto, ma… sai, quel discorso di Tron… mi ha lasciato l’ amaro in bocca. Come si può vivere senza amore? Io non credo che ci riuscirei. Tu, invece, sembri riuscirci benissimo. Come fai a dimenticare l’ amore per amore? Puoi insegnarmi?”
Questo profluvio di parole lasciò quasi interdetto il serio e ligio primogenito: in Sixth c’ era qualcosa di strano. I suoi sentimenti sembravano diffondersi cristallini e leggeri dalle sue parole, creando così una sorta d’ aura magica, strana, ma che sembrava avere un effetto positivo sulle persone. Per V era un diventato un mistero come le persone riuscissero a far trasparire sui loro volti le loro emozioni… O forse era lui che, avendo quasi dimenticato cosa fosse la gioia, era strano, innaturale.
Egli poggiò le mani pallide sulle spalle delicate della ragazza.
“Ascoltami, Sixth. Mi sarà difficile insegnarti come fare, perché io stesso ancora non ci riesco bene; però, se proprio vuoi, lo farò. Capisco cosa intendi e ti sono grata per il tuo coraggio. Tu sei una di quelle fragili creature che senza amore non vivono, eppure per noi hai deciso di rinunciarvi… Ti ammiro. Sarò il tuo senpai[1]e tu la mia kohai[2]. Cercheremo di cooperare, d’ accordo?”
“D’ accordo, Nii-sama.” Gli sorrise Sixth. “Quando inizieranno le lezioni?”
Domani. Ora siamo entrambi stanchi. Buona notte, imouto.”
“Oyasuminasai, Five-senpai.”
Il ventenne dagli occhi azzurri seguì con lo sguardo la figuretta esile della sorella salire le scale con passetti silenziosi ed aggraziati, simili a quelli che aveva fatto per scendere, avvolta nel vestitino bianco che la faceva sembrare una fatina o una ninfa. Teneva ancora la coperta di lana sulle spalle e, dato che essa era rosso-porpora, faceva sembrare la ragazzina la figlia di un imperatore: le mancava solo una bella corona d’ alloro tra i capelli.
Sixth svanì seguita dalla scia dei suoi capelli castani e così anche V, ormai esausto, fece ondeggiare i suoi capelli nel ritornare nella sua stanza.
 

 
 
“Uninstall, Uninstall
I no longer have a choice but to pretend
I am brave
For a soldier has to be brave
Uninstall [3]…”

 
[1] Senpai: in giapponese, compagno più grande di scuola o sul lavoro.
[2] Kohai: in giapponese, compagno più piccolo di scuola o sul lavoro.
[3] “Uninstall, uninstall
Non ho più altra scelta tranne far finta
Di essere coraggioso
Un soldato deve essere coraggioso
Uninstall…”

 
 
 
Angolo dell’ Autrice
Rieccomi qui, dopo una settimana abbondante! Scusatemi, ma tra lunedì e oggi ho avuto un profluvio di compiti in casse e non ho potuto aggiornare prima!
Ora so già che vi starete chiedendo: come mai l’ autrice non ha scritto il prosieguo dello scorso capitolo? È forse impazzita?
Purtroppo per me (e per voi), no. XD Come avrete potuto notare dal titolo del capitolo, si tratta di un extra, una sorta di “bonus” che metterò di tanto in tanto per farvi conoscere alcune parti della storia che nella trama ufficiale non sono contemplate.
Questo capitolo, ad esempio, si svolge dopo la “famosa notte” del prologo.
Cosa ve ne pare?
Abbiamo anche un Five (visto
Sognatrice_Felice? È comparso!) tremendamente OOC (fan, scusatemi!), ma, effettivamente, per me è molto difficile rendere bene personalità più complesse come quelle di Thomas o Chris…
A voi il parere! Mi raccomando recensite in tanti e segnalatemi gli errori!
See you!
-Puff
PS: Per la sezione “Nel prossimo capitolo”, vedere il capitolo precedente.
PPS: Sono l’ unica che, quando sente il nome “Christopher”, pensa a Fra’ Cristoforo dei Promessi Sposi? XD
PPPS: Mi rivolgo ai classicisti: il titolo non vi ricorda una certa poesia di Catullo?
   
 
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