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Autore: __Stella Swan__    01/12/2013    0 recensioni
«Stai bene?», chiese Gabriel mentre ritirava la boccetta che aveva usato.
«Sì», risposi sospirando. «Fisicamente sto bene».
«Ti ha chiamata Sarah...».
Mi voltai verso lui e vidi che mi stava fissando preoccupato. Mi leccai le labbra e chiusi gli occhi. «Si sarà sbagliata», conclusi.
«Ma sapeva di tua madre...».
«Lo so», sbottai irritata, «ma non ho idea di cosa centri. Io non mi chiamo Sarah», dissi esplicitando per bene il nome che mi aveva attribuito la vampira. «E tantomeno sono una principessa».
[Tratto dal secondo capitolo]
Seguito di "Ice Heart - Cuore di ghiaccio"
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Ice Heart Saga'
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The Rose Without Thorns
Prologo

Non ci credevo ancora.
Non ero del tutto sicura che fossi ancora viva, o se si trattasse solamente di un sogno. Ad ogni modo, l’estate era volata in un batter d’occhio. Ma le immagini della festa di fine anno mi ronzavano ancora nella mente. Non potevo abbassare la guardia ora.
Avevo ancora una missione da compiere: uccidere Victor.
Gabriel Vixen, il ragazzo che frequentava il mio corso di biologia al liceo, era ormai il mio ragazzo ufficiale. Ci allenavamo insieme, andavamo a caccia, e ogni tanto ci concedevamo un po’ di tempo per noi.
Gli esami erano stati più facili di quanto avessi creduto e non fu difficile uscire dal liceo col massimo dei voti. Dall’altra parte, mi dispiaceva abbandonare i miei amici.
La mia migliore amica Sheila Traford, la ragazza più bella e popolare del liceo, aveva passato l’estate col suo ragazzo, Leonard. Non la sentivo da mesi e non avevo idea di cosa avrebbe scelto per l’università., probabilmente qualcosa che c’entrasse con la moda. Leonard aveva vinto una borsa di studio a Cambridge, in una nota squadra di rugby, così come Lucas Thunderstorm, che aveva subito accettato la proposta, e Gabriel. Ma lui aveva scelto di venire con me a fare una specializzazione di lingue, lasciando sbigottiti i suoi genitori adottivi.
Gabriel era il ragazzo modello: maledettamente bello, dai capelli scompigliati castano chiaro e gli occhi color oceano che riuscivano a mandare impulsi elettrici anche al buio. Era sportivo, il tipico ragazzo che ogni genitore avrebbe voluto avere come figlio e ogni ragazza come fidanzato. Per questo non credevo ancora di essere in vita: solo nei sogni potevo permettermi un ragazzo come lui. E invece eccomi qui, ancora viva e vegeta, dopo aver ucciso l’ultimo discendente del più antico conte transilvano.
Sarei entrata in campo subito per ucciderlo, ma Gabriel aveva insistito per prendere un po’ di tempo per me e per noi.
Dalla festa di fine anno, dove Sheila e Leonard avevano vinto il premio per Re e Reginetta del ballo, Gabriel era la mia ombra. O il mio angelo custode, così si definiva lui. Papà lo aveva adorato fin dal primo istante, perché era riuscito a spezzare parte del guscio che avevo costruito intorno a me. Già incrinarlo era una prova impossibile, ma quando aveva saputo che se non ci fosse stato lui a quest’ora ero all’altro mondo, la sua simpatia toccò la venerazione e Gabriel ne era lusingato.
Riuscii ad aprirmi di più con le persone in generale, specialmente con mio padre. Ogni tanto nominavamo la mamma e anche Megan, mia sorella uccisa da Victor quasi quattro anni prima. Intanto Gabriel sapeva tutta la verità ormai, era inutile tenersi tutto il rancore dentro e soffrire in silenzio. Me l’aveva insegnato lui.
Ma da qualche parte dentro di me, era ancora viva la vecchia Kim: diffidente e fredda, la temuta Principessa di Ghiaccio – o perlomeno così mi chiamavano i miei compagni di scuola. Quel lato del mio carattere era assetato di vendetta, perché uccidere Arthur e impedirgli di portare via la mia migliore amica non era stato sufficiente. Io volevo vedere Victor ai miei piedi, mentre implorava pietà. Fremevo al solo pensiero che quel giorno sarebbe arrivato presto.
E poi, ovviamente, c’era la nuova Kim. Quella che non riusciva più a stare lontana da Gabriel, che si sentiva protetta e al sicuro tra le sue braccia e che aveva ancora i brividi quando la baciava o la sfiorava soltanto. Non mi sarei abituata tanto facilmente, dopo diciotto anni di solitudine.
Mi vennero in mente tutti questi ricordi, mentre mi trovavo come sempre appollaiata sul tetto di casa mia, mentre fissavo le strade di Londra, avvolta dalla notte oscura. Gabriel aveva insistito che io andassi a dormire, perché il giorno dopo saremmo andati a scuola. Era già la seconda settimana e non potevo certo presentarmi con una faccia da zombie. Ma non avevo mantenuto la sua piccola promessa e avevo la mia Excalibur Relayer 200 appoggiata accanto alla mia mano. Non volevo allontanarmi, non senza avvisare mio padre. Ma lui avrebbe subito avvertito Gabriel, dopo avermelo impedito di persona, e quindi non sarei andata molto lontano.
Sbuffai e rimasi a godermi quella notte semi tranquilla. Sentii poi il rumore di una porta metallica chiudersi, e pensai che mio padre stesse uscendo dal laboratorio dove ormai si chiudeva ogni notte, per trovare una cura per mia madre Hilda, trasformata in vampira da Victor. Scesi velocemente dal letto e scivolai nella finestra di camera mia, nascondendo la balestra sotto il letto. Mi tirai su le coperte fino al naso e, pochi istanti dopo, mio padre era venuto a controllare se stessi mantenendo la promessa. Chiuse la porta alle mie spalle, per cui decisi che potevo concedermi qualche ora di sonno.
  
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