Never let me go, part two.
Reborn in a new school- The similiar
“E’ da
quasi un mese che non mi sentivo cosi bene” pensò Rukia,
distesa sul prato morbido e umido di rugiada del giardino, ad osservare la
volta dei ciliegi che svettavano il cielo.
Di tanto
in tanto qualche petalo svolazzante le si posava sul
viso, allora lo prendeva fra le mani e ne accarezzava la superficie vellutata
finché il vento non lo portava via con se.
L’unica
cosa a pesarle, era di poter vedere il suo niisan
solo di sera.
Da come
aveva inteso lavorava in una sorta di azienda (proprio
non immaginava come avesse fatto ad ottenere un posto del genere) ed era
terribilmente impegnato. Non pranzava neppure…. Rukia
ricollegò a ciò l’aria stanca del fratello.
Si sollevò
dal letto di petali e scrollò le spalle, in modo da far cadere quelli che le
erano rimasti impigliati nei capelli.
-Se te
la senti, la settimana prossima comincerai ad andare a scuola- le aveva detto Byakuya quella mattina.
Rukia
era rimasta di sasso.
Una nuova
scuola… provò ad immaginare le domande che le avrebbero rivolto
i compagni. “Da dove vieni?”, “che scuola frequentavi prima?”, “hai il ragazzo?”.
Per un
attimo sentì di dover vomitare.
Questo non
l’avrebbe di certo aiutata a dimenticare. Sentiva che era ancora troppo presto,
che non ce l’avrebbe fatta a reggere tutti quegli
occhi puntati su di lei, che aspettavano le sue risposte, non capendo il motivo
del suo mutismo.
Si maledì
infinite volte per non aver almeno chiesto a Renji di seguirla a Tokyo. Anche
solo averci provato, l’avrebbe fatta sentire meglio.
Gli unici
ad essere capaci di lenire le sue ferite parevano essere quei cherry blossom. Forse il loro
profumo cosi intenso in contrasto col colore rosa cosi
delicato, le ricordava in qualche modo se stessa.
Ciò che
era e ciò che avrebbe desiderato essere.
Il rumore
di una chiave che girava nella serratura la distolse bruscamente dai suoi
pensieri.
Si
precipitò all’ingresso e gettò le braccia al collo del fratello, non appena
riconosciuta la sua sagoma.
-niisan,
sei tornato prima oggi!-
Byakuya
tentò di liberarsi (inutilmente) dalla presa micidiale della sorellina.
-ho preso
il pomeriggio libero, mi pareva che stamattina tu non
stessi tanto bene. Ho ragione?-
Rukia strinse gli occhi, tentò di sorridere.
-in effetti mi sento un po’ stanca. Forse mi sto prendendo un
influenza, sai. Il cambio di temperatura-
-può darsi…- Byakuya la fissò scettico. –beh, comunque
è anche un altro il motivo per cui sono tornato prima. C’è un posto in cui
vorrei portarti-
Circa mezz’ora
dopo, Rukia e Byakuya Kuchiki viaggiavano all’interno dell’auto di quest’ultimo attraverso le strade affollate di karakura.
-Alla fine
è una grande città..- constatò Rukia,
col viso schiacciato contro il finestrino. –avevo immaginato un paesino di periferia-
-non pensare che sia ovunque come il buco in cui siamo cresciuti-. Byakuya
si morse la lingua non appena pronunciate queste
parole. Erano bastate a far rabbuiare la sorella.
-Scusa-
sussurrò, tornando a concentrarsi sul volante. Rukia poggiò
il viso sul palmo della mano e si appoggiò al vetro, tentando di concentrarsi
sulla musica emessa dallo stereo.
Long way to go Nagai michi wo arukinagara tsubuyaita
Konna watashi de gomen ne to…
Recitava la
voce della cantante, lentamente, come una ninna nanna.
Mujaki na butterfly
fly into the blue sky
Rukia rimase ad ascoltarla affascinata,
incapace di distogliere l’attenzione da quella voce, da quella
musica, quelle parole.
Quasi non si accorse che Byakuya
aveva fermato l’auto, proprio al termine della canzone. Quando la musica sfumò, fu come risvegliarsi da un sogno e
tornare alla realtà.
-S-Siamo
arrivati niisan?- domandò, mentre pregava che i
dirigenti della radio decidessero di rimandare in onda quella canzone.
-Certo. Scendi, su-. La ragazzina obbedì, pur non sapendo dove si trovasse. Scese dalla macchina, si guardò
intorno. Improvvisamente capì.
-Ma questa è…-
-vedo che hai capito, sorellina. La scuola media superiore di karakura-
Rukia mosse qualche passo
incerto verso il cancello dell’istituto, ora deserto. Provò ad immaginarlo di li a qualche giorno, pieno di studenti ridenti, alcuni abbattuti
a causa della fine delle vacanze, altri intenti a chiacchierare in un angolo…
-ti piace?- Byakuya la raggiunse
e le posò una mano sulla spalla.
-beh, si… in effetti mi piace molto-
-allora perché non vuoi andarci?-
-niisan, io…- ci pensò un
attimo, tentò di trovare le parole adatte. –non mi sento ancora pronta a ciò
che potrebbero dirmi. Insomma, le solite domande, spiegare a tutti da dove
vengo, perché sono qui…-
Si voltò verso il fratello.
-...io non penso di farcela, niisan-
Byakuya la fissò per un attimo.
Quella ragazzina era spaventata, terribilmente spaventata. Ma a terrorizzarla non era l’idea dei compagni, delle
chiacchiere della gente.
-Tu hai paura di farti una nuova vita, non è cosi?-
A quelle parole Rukia sobbalzò. Era come se
suo fratello le avesse letto nel cuore.
Non riuscì a proferire parola, rimase a
rimuginare su quella frase e sul suo significato.
-sorellina, non devi preoccuparti. Tentare di ricominciare a vivere…
non vuol dire lasciarsi alle spalle ciò che ci è
successo precedentemente. Significa invece trovare il coraggio di prendere le
macerie e su di esse costruire qualcosa di nuovo,
magari più bello di prima-
Il sole stava tramontando, il suo profilo dorato era visibile alle
spalle dei palazzi e colorava la città di arancio.
-E’ tardi, torniamo.-
Byakuya si diresse verso l’auto.
Mentre girava la chiave ed apriva lo sportello, si
rivolse a sua sorella.
-Ci andrai, Rukia?-
Lei si infilò nell’auto e immediatamente
accese la radio.
Prima di chiudere gli occhi e sprofondare nel mondo della sua mente,
mormorò debolmente un “Si”.
~ One week Later ~
“Non ricordo esattamente cosa pensai, quel primo giorno del nuovo
semestre, davanti alle facce dei nuovi compagni. Mi
chiedo cosa stessero pensando loro. Forse, provavamo a scrutare all’interno
della mia anima … e capire cosa passasse per la testa
a quella ragazzina dall’aria triste che arrivava da Aomori”
-Bene,
ragazzi. Lei è Rukia Kuchiki
e si è trasferita qui da Aomori. Non si è ancora
ambientata, perciò trattatela bene…-
Dalla
classe si levò un brusio.
L’arrivo della nuova studente aveva sollevato diverse reazioni: dallo
stato di catalessi-adorazione in cui erano caduti i ragazzi, all’indifferenza
di alcune ragazze e alla gioia di altre, felici di avere una nuova alleata.
-e tu, Kuchiki… in questa scuola i ragazzi sono dei veri idioti,
quindi se per caso qualcuno ti mettesse incinta oppure
qualcosa del genere, ti autorizzo io a picchiarlo!- disse la sensei, col pollice alzato.
-ehm…la ringrazio!- rispose educatamente Rukia.
“che tipa strana…”
-bene,
vediamo… va a sederti li, c’è un posto libero.-
Rukia
obbedì, attraversò l’aula e raggiunse il banco indicatole. Guardò accanto a se,
tentando di identificare il suo compagno di banco.
Era decisamente l’unico a non aver manifestato alcuna reazione
nei suoi confronti… se ne stava li, col gomito puntato sul banco e lo sguardo
perso verso il cielo.
-Konnichi-wa- lo chiamò, -mi chiamo Kuchiki… posso sedermi
qui, vero?-
Lui parve
uscire dal mondo dei sogni, si voltò e squadrò la nuova
studente dalla testa ai piedi.
Rukia
per un attimo rimase come paralizzata.
Era cosi simile a lui… i suoi occhi, il suo sguardo, la forma
del viso, i capelli… se questi ultimi fossero stati neri e non arancioni, quel ragazzo sarebbe stato la copia perfetta di Kaien-senpai.
Per un
attimo arrivò addirittura a pensare che fosse lui.
-che
hai? Stai bene?- domandò il ragazzo, vedendola
imbambolata.
-benissimo-.
Rukia tentò di assumere un aria distinta,
proprio com’era qualche mese prima. –Sono Rukia Kuchiki, piacere-
-Ichigo
Kurosaki- rispose l’altro.
“Lo
sapevo, non è lui… beh, ma come potrebbe esserlo?
Dopotutto, Kaien-senpai è morto”
Si morse
la lingua, promise a se stessa di non voltarsi nella direzione di Ichigo. Eppure
il suo sguardo, come indipendente dalla sua volontà, non faceva altro che
posarsi sul ragazzo dai capelli arancioni.
Aveva
bisogno, un terribile bisogno di rivedere quel lineamenti
che aveva tanto amato, per poter cosi risanare la ferita ancora aperta dentro
se.
Quando
quel giorno le lezioni finirono, Rukia non fece altro
che aspettare impazientemente quelle del giorno dopo, per potersi nuovamente
sedere nel banco accanto alla finestra e osservare quel ragazzo che pareva, solo
con la sua presenza, lenirle il cuore.
****
Ma sono felice che questa fan fic vi
piaccia *_____*
Alla fine ecco Ichigo… spero
abbiate gradito, dattebayo >_<
P.S. La canzone che ascolta Rukia è “Stand by me” di Anna Tsuchiya *_______*
x Kagguccia: tranqui Kaggu, Rennino non soffrirà T^T (spero X3). Il Byakuya
siciliano? Bella idea *W* potremmo diffonderlo anche
su efp, mii? *3*
x Tak: ma accie Takky *____* Beh, Ichigo è … il solito Ichigo ò_ò non potrebbe essere altrimenti XD
x Yue: aggiornato
entro oggi come ti avevo promesso, neechan <3 gradito
il loro incontro? Anche se diciamo che devono ancora “incontrarsi
per bene” XD
x Lynn: in effetti che Rukia è sempre fragile è
vero… anche se non lo da a vedere. Byakuya è ancora
più dolce in questo capitolo, visto? XD
x Queen: ma no, non sono cose senza senso *O* ho capito quello che
intendevi dire, e ti ringrazio T_T < -- me
commossa XD
x Naru 4 ever: IchiRuki e RukiRenji è la combinazione ideale in una fan fic, si si ù_ù
magari ci metto un po’ di IcchiRen? (spirito Yaoista XD)
Campagna di Promozione
Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
Anch’ io ho donato l’8‰ del
mio tempo alla causa pro-recensioni!
E tu? *_*