Anime & Manga > Zero no Tsukaima
Segui la storia  |       
Autore: Carlos Olivera    01/12/2013    1 recensioni
Sono passati due anni dalla distruzione del Drago Antico.
Saito e Louise, ora sposati, vivono felicemente nel loro feudo di De Ornielle, facendo continuamente avanti e indietro da Tokyo per stare con i genitori di Saito. Per Saito, inoltre, è in arrivo una notizia inattesa e bellissima. D'improvviso, una serie di inquietanti e terribili imprevisti giungono a distruggere una pace così difficilmente conquistata. Da un momento all'altro, per qualche misterioso motivo, Saito perde nuovamente i suoi poteri di Gandalfr, e Louise la possibilità di evocare i portali dimensionali. Contemporeamente, la morte improvvisa della regina Henrietta genera lotte sanguinose per la successione al trono tra i nobili; da un momento all'altro, Tristein conosce la sua epoca Sengoku, sprofondando nella guerra civile. Mentre Saito e Louise devono scegliere che ruolo avere in questi eventi, la misteriosa comparsa di un giovane senza memoria, ma che per qualche strano motivo sembra aver "rubato" a Saito le rune di Gandalfr, sarà destinata a cambiare per sempre le loro vite.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

36

 

 

Malgrado fosse la vigilia di natale, la darsena era in piena attività.

Il tempo non eccelso e i venti invernali alzavano il mare, ma grazie alla rete da pesca che proteggeva l’ingresso all’interno della grotta lo specchio d’acqua in cui riposava la Valliere era calmo come la superficie di uno stagno.

Nella stiva, i lavori di ammodernamento erano ormai completati.

La battaglia per la difesa di Serk City aveva dimostrato la potenza quasi incontrastabile della Valliere, ma allo stesso tempo ne aveva anche messo in luce gli inevitabili difetti, quali la scarsa velocità e autonomia di volo, nonché la facilità di avvistamento anche a notevole distanza.

Per questo era intervenuto il professor Colbert, che aveva messo a disposizione dell’equipaggio altre due pietre magiche provenienti dai laboratori della scuola di magia, e dopo un lungo processo di arrangiamento dei macchinari entrambe erano state montate con successo.

Per dimensioni non erano neanche paragonabili alla pietra di levitazione con cui condividevano la stanza, ma ciò nonostante il loro potere era indiscutibile.

Ora però, bisognava testarlo. Bisognava ancora collegare i sistemi di controllo alla plancia di comando, ma era inutile farlo se non si aveva la prova che le pietre potevano avere effetto su un vascello di quelle dimensioni.

Espletati gli ultimi controlli, il professore, Kaoru e molti dei marinai scesero a terra, lasciando a bordo solo il personale necessario.

«È tutto pronto?» chiese Kaoru

«Suppongo di sì. Speriamo solo che le pietre siano sufficientemente potenti».

Kaoru a quel punto fece un cenno, che venne intercettato da Quintus in plancia.

«Avviare i motori!» ordinò il comandante.

La nave prese a gracchiare, e nello spazio di pochi minuti i suoi motori erano pronti a condurla in mare; ma non era per questo che erano stati accesi.

«Sala delle pietre.» disse ancora Quintus parlando all’interfono «Dare inizio all’esperimento numero uno.»

«Sì, comandante.» rispose il marinaio dall’altra parte.

Questi, poggiata la cornetta, si avvicinò al presosi un momento per invocare la buona novella, abbassò la leva che faceva da interruttore.

Una specie di folgore si sprigionò dalla pietra, minacciando di mandare in frantumi la pietra in cui era rinchiusa, e propagandosi ai cavi che vi erano attaccati attraversò tutti i corridoi della nave, giungendo fino alla sala macchine.

Appena l’energia prese a fluire nei motori, questi rimbombarono come tuoni, producendo un suono ancora più forte.

Tutti gli indicatori andarono fuori scala, il che doveva essere a rigor di logica una cosa molto negativa, ma non accadde nulla, né vi fu segno alcuno di sovraccarico.

«Incredibile.» disse il capo-macchinista, che subito dopo prese l’interfono «Plancia, qui sala macchine. Caldaie attive e funzionanti. Tutti i valori sono oltre il massimo, ma le apparecchiature reggono senza problemi».

Lo sventolare delle mani di Quintus provocò le urla di gioia di tutti i presenti sia a bordo che ammassati sulla riva, ma era solo l’inizio.

«Meno male, è andata. Non che avessi qualche dubbio, bene inteso.»

«È presto per rilassarsi, professore. Siamo solo a metà del lavoro.»

«Sì, ma è comunque un buon risultato. La pietra triangolare permetterà alla nave di migliorare notevolmente le sue prestazioni sia in termini di velocità che di manovrabilità durante la navigazione in mare.»

«Sono d’accordo, ma la visibilità resta comunque un problema.»

«È a questo che serve l’altra pietra, la Pietra Specchio.»

«Allora, direi che è il caso di provarla, non crede?».

A quel punto venne il momento di azionare l’altra teca, quella che conteneva la pietra di colore bianco sfavillante, e anche questa, una volta liberata dei suoi sigilli, prese a sfavillare, ma invece che in dei tubi la sua energia, una volta fuoriuscita, si propagò a macchia d’olio come una specie di onda, attraversando le pareti, i ponti e la chiglia.

Fu un attimo, e la nave e tutti coloro che vi erano sopra scomparvero nel nulla, come non fossero mai esistiti, proprio sotto gli occhi di Kaoru, che sorrise soddisfatto assieme a Colbert.

Agli occhi di Tiberius e dei suoi uomini non era cambiato nulla, ma lo stupore di quelli che osservavano dalla riva fu più che sufficiente per fargli capire che aveva funzionato.

«Direi che è una prova da dieci e lode.» commentò soddisfatto Colbert mentre la nave ricompariva «Non sei d’accordo, amico mio.»

«Anche meglio delle aspettative.»

«Questa barriera invisibile non può passare inosservata agli occhi di un mago con elevata esperienza, ma a meno di non riuscire ad infrangerla è impossibile riuscire a scorgere quello che vi è all’interno.»

«Non ha importanza. Quello che conta, è arrivare abbastanza vicini senza essere notati. Poi ci penseranno i cannoni a fare il resto.»

«Ho anche migliorato la resa effettiva della pietra di levitazione. Ora la nave potrà spostarsi in volo più a lungo e più velocemente, mentre i tempi di ricarica rimarranno gli stessi.

L’unico difetto è che le tre pietre non possono agire in sintonia. L’utilizzo di una disattiva automaticamente l’altra. Il rischio è che la nave finisca per non sopportare l’eccessiva quantità di energia e collassi.»

«Capisco. Immagino non si possa avere tutto.

Poco male, ci accontenteremo».

Colbert per un attimo ebbe come l’impressione di scorgere un’ombra che furtiva si infilava dentro la nave, ma convintosi quasi subito che l’unico occhio rimastogli gli avesse giocato un brutto scherzo preferì concentrarsi nuovamente su Kaoru, che da un momento all’altro gli aveva dato le spalle e seguitava a tenersi la mano destra come dolorante.

«Tutto bene?»

«Sì.» tagliò corto lui fingendo che fosse passato «Non è niente.»

«Non si direbbe. Dai, fammi vedere».

Kaoru tergiversò, quasi spaventato, ma poi si rassegnò mostrando la mano.

Sul palmo, forte e robusto, erano comparsi due segni, come una specie di tatuaggi, che dal polso prendevano tutta la mano diramandosi lungo tutta la lunghezza dell’indice e del mignolo fino alle unghie.

Non sembrava trattarsi di tagli o cicatrici, perché al tatto apparivano morbidi e levigati, quasi si fossero trovati sotto la pelle che non in superficie.

«Che cos’è?» domandò sorpreso

«Non ne ho idea. È comparso poco dopo la battaglia a Serk City.»

«Ti fa male?»

«Brucia un po’ di tanto in tanto,  ma nel complesso è sopportabile.»

«Se possibile, vorrei farti qualche esame. Tanto per accertarsi che non sia niente di serio».

In quella, a Kaoru cadde l’occhio oltre il limite della caverna.

«Credo che per il momento abbiamo un problema un po’ più urgente».

Il professore guardò a sua volta.

Nuvole nere, cariche di tempesta, si erano addensate sopra l’oceano, e ora procedevano verso la costa a considerevole velocità.

«A quanto pare, sta per arrivare un gran brutto temporale. È probabile che vi sarà anche una tempesta di neve.» quindi si girò nuovamente verso Kaoru «Anche se Grasse è relativamente vicina, non credo sia consigliabile ritornarci stasera. La strada diventerà pericolosa per il ghiaccio, e potremmo perderci.»

«Capisco.» disse Kaoru «E dire che gli avevo promesso che saremmo tornati entro la fine del giorno. Beh, poco male. Per fortuna ad Otisa i posti per dormire non mancano».

 

Siesta si era finalmente decisa a fare quello per il quale aveva tanto lavorato in tutte quelle settimane.

Aveva sgobbato come una bestia da soma e accumulato montagne di straordinari per comprare quel regalo, e tenerselo in tasca, oltre che inutile, sarebbe stato anche stupido.

Tuttavia, avendo capito di non avere la forza per farlo di persona, aveva concluso che l’unica soluzione fosse lasciarlo nella camera della persona cui era destinato.

Probabilmente in questo modo non ne avrebbe mia conosciuto il mittente, ma non le importava. Le bastava sapere che l’avesse ricevuto.

Quatta quatta, e accertatasi di non avere nessuno intorno, la ragazza si infilò furtiva nella stanza senza essere vista, ma come si richiuse la porta alle proprie spalle si avvide, con suo grande stupore, che vi era un altro pacchetto appoggiato sul comodino accanto al letto.

Non era ben fatto come il suo, ma c’era. Era lì.

Rimase di stucco.

Chi poteva esserne il mittente? Impossibile saperlo, perché non c’erano biglietti né annotazioni.

Siesta sapeva che la lista era lunghissima; aveva visto più volte le altre camerieri e servitrici fargli gli occhi dolci, e la stessa Seena le aveva confidato di trovarlo carino.

Era stata proprio l’esternazione della rossa a spingerla ad agire con fermezza, ma ora tutte le sue certezze stavano venendo meno.

Qualcuno l’aveva battuta sul tempo.

No. Non poteva accettarlo.

Non poteva ricevere un regalo che non fosse da parte sua.

Sentì montare in sé la rabbia, e per una volta, dopo tanto tempo, decise che era giunto il momento di fare la cattiva.

Aveva perso con Saito, non voleva perdere anche con lui.

Fulminea, quasi avesse paura che un occhio invisibile potesse smascherarla, sostituì il regalo misterioso con il suo, e quando lo ebbe tra le mani non riuscì a resistere alla tentazione di aprirlo.

Sperava di trovarci un biglietto, se non altro per scoprire l’identità della misteriosa concorrente, invece non vi trovò niente, a parte un pendente a mezzaluna coperto di segni indecifrabili.

«Che cos’è?» si domandò.

Poco importava.

Ora non poteva più tornare indietro.

Non poteva commettere un’azione così abbietta e spietata come farlo sparire, ma era necessario rifare il pacco, visto che nell’aprirlo lo aveva praticamente squartato.

Così, fece sparire la scatola ormai in pezzi nella tasca del grembiule, mentre apertasi leggermente il vestito fece sparire il pendente nell’incavo sul petto, in assoluto il posto migliore per nascondere qualcosa.

Glielo avrebbe fatto trovare in qualche modo il mattino dopo, una volta accertatasi che avesse ricevuto il suo regalo per primo.

«Mi spiace, chiunque tu sia.» disse maliziosa «Ma c’ero prima io».

Nel mentre, Tifa ed Eruvere si stavano preparando per fare ritorno a Neftes, non senza qualche dispiacere da parte di Saito e Louise.

«Siete sicuri di volere andare via così presto?» domandò Saito «Domani è natale, e ci avrebbe fatto piacere se foste rimasti per il pranzo di festa.»

«Ci piacerebbe molto Saito-san, davvero.» disse Eruvere «Purtroppo abbiamo degli impegni a Neftes. Bidashal ha bisogno di noi per tenere buono il consiglio. Dico bene, mia signora?»

«Sì, certo.» rispose Tifa dopo un lungo silenzio «Ma torneremo di sicuro quanto prima. Sono certa che ci rivedremo molto presto.»

«Lo spero.»

«E mi raccomando.» disse ancora Eruvere «Fino a domani mattina dovete tenere quei pendenti sempre con voi. La tradizione dice che non facendolo ci si attira un sacco di sventure.»

«Lo faremo di sicuro. Mi dispiace solo che non abbiate potuto consegnare il regalo anche a Kaoru.»

«Non c’è problema. La mia signora lo ha già lasciato in camera sua. Lo troverà di sicuro al suo ritorno».

Louise si offrì di aprire un portale per Neftes, visto che ormai i suoi poteri si erano molto rafforzati, ma Tifa insistette per farlo lei stessa, aprendo una di quelle sue porte grezze.

«Quando sarà il momento, sarà il caso di fare un po’ di pratica.» disse Louise

«Ma sentila, la professoressa.» replicò sardonico Saito guadagnandosi la seconda pedata in poche ore.

Tifa si avvicinò a Louise, ma stentò a guardarla negli occhi.

«Senti, Louise. Volevo dirti che… semmai una volta ti abbia fatto qualcosa di male… ecco… spero che tu possa perdonarmi, in qualche modo.

Non era mia intenzione.»

«Ma che stai dicendo, Tifa?» rispose stupita Louise «Quando mai mi avresti fatto qualcosa di male?»

«Già… hai ragione.» disse Tifa sforzandosi di sorridere.

Poco dopo, sia lei che il suo famiglio scomparvero nella porta, che subito si richiuse.

 

La serata trascorse senza particolari intoppi.

Saito e Louise si tennero leggeri, perché sapevano che il giorno dopo avrebbero mangiato come capitava una volta sola in tutto l’anno, e per lo stesso motivo decisero di coricarsi presto.

Kiluka non era ancora saltata fuori, ma dalla città era giunta la notizia che un locandiere l’aveva incontrata e su sua richiesta le aveva offerto di passare la notte lì da loro, il che se non altro avrebbe permesso anche a Seena di dormire sonni tranquilli.

L’unica pecca era stato l’arrivo di una improvvisa tormenta, che aveva preso a scaricare su tutta la costa settentrionale di Tristain valanghe di neve, quindi non c’era da meravigliarsi se Kaoru e il professor Colbert non erano riusciti a tornare.

Saito buttò un altro ceppo nel camino della grande stanza da letto, mentre Louise osservava un po’ in pensiero oltre la finestra la tormenta che imperversava senza pietà ricoprendo Grasse di una coltre bianca ancora più spessa.

«Speriamo che finisca presto.»

«Non temere.» rispose Saito confidando nel suo barometro elettronico «Le previsioni dicono che domani sarà bel tempo. Vedrai, sarà un natale soleggiato e piacevole.»

«Lo spero. Altrimenti, con questo tempo non verrà nessuno».

Le rassicurazioni di Saito però tranquillizzarono presto Louise; d’altronde il suo apparecchio per prevedere il tempo non aveva fallito quasi mai.

«Cambiando discorso.» disse ancora togliendosi la vestaglia e correndo a nascondersi sotto le coperte «Oggi Tifa non ti è parsa strana?»

«È sempre stata con la testa un po’ tra le nuvole.» tagliò corto Saito mentre la raggiungeva «Anche se effettivamente, oggi lo era anche più del solito.

Ma del resto è comprensibile. Anche se gli elfi non sono più i fanatici di un tempo, è chiaro che per lei è dura riuscire a farci accettare.»

«E del suo famiglio che ne pensi?»

«Eruvere? Mi sembra una brava persona. Forte, risoluto e fedele. Sarà sicuramente un ottimo protettore per la nostra Tifa».

Si guardarono, stringendosi le mani sotto le coperte. Il discorso iniziato quella mattina, pur se interrotto sul più bello, era ancora ben presente nelle loro menti, e se non fosse stato per la gravidanza di Louise quella serata, tra la tormenta che fischiava all’esterno ed il calore del fuoco, avrebbe potuto finire in un solo modo.

Così, dovettero accontentarsi di recuperare quel bacio lasciato in sospeso, lungo e appassionato.

«Ti amo da morire.» le mormorò Saito

«Lo so. Anche io.» rispose Louise.

Poi, rapidamente, il sonno prese il sopravvento, e nel castello piombò il silenzio, rotto solo dall’imperversare della tormenta e dai passi, comunque discreti, delle guardie in servizio per la notte.

Saito dormì beatamente, ma fece uno strano sogno.

Sognò un uomo, austero e nobile, che con indosso un’armatura ed un lungo mantello blu lo fissava dall’alto di una collina, gli occhi fissi su di lui, i lunghi capelli neri agitati dal vento e la folta barba scura che celava solo in parte un’espressione come di ammonimento.

Provò a chiamarlo, a chiedergli chi fosse, ma quello inizialmente non rispose, e quando, dopo lunghi istanti, mosse le labbra come a volergli rispondere, lo vide venire trafitto alle spalle da una lama bianchissima, più scintillante della neve appena caduta.

Avrebbe voluto aiutarlo, ma una forza misteriosa lo teneva immobile, così non poté fare altro che osservare l’uomo rotolare senza vita giù dalla collina, fermandosi ai suoi piedi con gli occhi sbarrati e la bocca socchiusa, come in un’espressione di meraviglia.

Saito alzò gli occhi, cercando di capire chi fosse l’assassino, ma tutto quello che vide fu una figura bianchissima che svettava su ogni cosa, tenendo alta nel cielo la spada insanguinata e riempiendo l’aria con un agghiacciante urlo di vittoria.

Ne aveva abbastanza.

Presa coscienza che si trattava di un sogno, Saito richiamò a sé tutta la sua volontà, riuscendo infine ad abbandonare quel tetro paesaggio spettrale per fare ritorno nella tranquillità del suo letto, accanto alla sua Louise.

Quando aprì gli occhi Louise era lì, accanto a lui.

Anche lei era sveglia, girata su di un fianco, e lo guardava.

Una luce rosata avvolgeva entrambi, la stessa che ricopriva i simboli arcani incisi sui pendenti elfici che tutti e due portavano al collo.

Gli occhi di Louise dicevano tante cose, parole che dalla sua bocca non potevano uscire, ma che avevano tutte un comune denominatore: paura. E Saito non tardò a capirne il motivo. Provò a parlare, ma la voce non gli usciva; provò a muoversi, ma il suo corpo, ad eccezione degli occhi, rifiutò di obbedirgli.

Era come se entrambi si fossero tramutati in statue, fantocci senz’anima incapaci di qualsivoglia azione o movenza umane.

E allora, anche Saito si spaventò, non tanto per sé quanto per Louise, che lo guardava come ad implorare aiuto, pur consapevole di come lui fosse impotente tanto quanto lei.

“Che sta succedendo?” si domandò il ragazzo col pensiero.

Poi, una luce si materializzò anche sotto di loro, tra il materasso e i loro corpi, una luce famigliare che prese ad ingrandirsi sempre di più, fino a raggiungere dimensioni pari a quelle del letto.

Saito e Louise si videro scomparire l’uno con l’altro, affondando in quella specie di superficie luminosa stranamente famigliare come nell’acqua di un lago, ed il bagliore fu tale che dovettero entrambi chiudere gli occhi.

Li tennero chiusi a lungo, per tutto il tempo in cui percepirono quella luce, poi, d’improvviso, invece che di affondare ebbero l’impressione di cadere di botto, e dopo un istante entrambi rovinarono sopra quello che sembrava un duro pavimento di pietra, molto diverso alla morbida moquette della loro stanza.

Saito fu il primo che trovò la forza di aprire nuovamente gli occhi, e la prima cosa che vide volgendoli davanti a sé fu il volto di Tiffa, immobile ai suoi piedi con la bacchetta ancora luccicante tra le mani.

Sembrava trattenere a stento le lacrime.

Non era sola.

Con lei c’era Eruvere, che lo fissava a sua volta con un’espressione molto diversa da quella che gli aveva visto solo poche ore prima, fredda e asettica.

Ma c’era anche qualcun altro, qualcuno che nessuno dei due ebbe piacere di vedere, poiché la sua presenza era sinonimo di problemi. E la cosa più strana, fu vederlo proprio accanto a Tiffa.

«Chi non muore si rivede.» disse lord Eshamel osservando malevolo i due ragazzi «Ero oltremodo di regolare tutti i vecchi conti con voi due.» quindi mise una mano sulla testa di Tiffa «Alla fine questa mezz’elfa si è rivelata utile, dopotutto».

Saito e Louise la guardarono, e anche se non potevano muovere la bocca il loro sguardo era più che eloquente, tanto che Tiffa non fu in grado di sostenerlo.

«Mi dispiace.» singhiozzò con gli occhi gonfi di lacrime «Mi dispiace».

 

 

Nota dell’Autore

Eccomi qua!^_^

Nuovo capitolo a tempo di record!

In realtà c’è un motivo se questo aggiornamento è arrivato tanto in fretta. La prima parte di questo nuovo capitolo infatti era inizialmente compresa nel precedente, ma poi, volendo interrompere il successivo in questo punto, ho deciso di spostarla perché non risultasse un capitolo lunghissimo seguito da uno di sole 3 pagine.

Che dire, la storia ha preso una svolta decisamente inattesa.

Povera Tiffa, perché avrà fatto una cosa del genere? Ora la situazione per i due sposini si complica non poco.

Per il nuovo aggiornamento dovrete attendere qualcosina in più, ma vi prometto che arriverà quanto prima.

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Zero no Tsukaima / Vai alla pagina dell'autore: Carlos Olivera