Ti giri pallida fra le
lenzuola, i tuoi seni ballano ritmicamente e i tuoi
fianchi sinuosi mi invitano a baciarli; scosto
lievemente, di poco, il lenzuolo che ti avvolge fra i suoi intrecci e avvicino
le mie labbra alla tua nuda carne. Tu, nel sonno, sorridi. La mia mano senza
ragione ti accarezza la guancia, ti accarezza i
capelli e li scosta dietro l'orecchio. Il tuo viso è l'immagine vivente
dell'amore.
La innaffidabile luna rischiara il buio della notte, ma fra
poche ore il sole verrà a reclamare il regno di questa terra. Mi ritorno a
sdraiare al tuo fianco e come un bambino che sta per nascere mi fermo a guardarti, osservo ogni tua curva, ogni tua piccola
imperfezione e ringrazio Madre Natura con le lacrime a gli occhi, perché nulla
di così imperfetto è mai stato così bello.
Le tue gambe si
muovono e sfiorano le mie, sento la mia eccitazione muoversi insieme al tuo
corpo e i ricordi fluiscono alla mia mente, riportandomi alla
sera prima, quando il tuo corpo fra le mie mani gridava l'amore.
Ritorno al giorno più importante della mia vita: il nostro giorno.
Quando con i colori della primavera tu ti sei avvicinata a me, mi hai stretto
una mano fra le tue e insieme abbiamo affrontato
l'arroganza di uno sconosciuto che professava di poterci rendere una cosa sola
davanti a Dio e al popolo.
Come
se qualcuno potesse decidere a chi noi apparteniamo.
Io non ho scelto di essere tuo, è stato il destino che ha deciso al mio
posto, e mai decisione fu più giusta e piena di fortuna.
Un altro brivido corre
lungo la mia schiena: i tuoi piedi hanno sfiorato le mie cosce, un altro
vortice mi assale e torno in un corridoio senza finestre né uscite a camminare
vorticosamente avanti e indietro, ad aspettare interminabili ore, solo. Per poi vedere una vecchietta reggere la vita, portare fra le sue
braccia il mio cuore, il mio amore, il mio futuro.
Quante lacrime di
gioia ho versato con te al mio fianco?
Quante lacrime di
dolore hai versato per me? Quando
io non vedevo, quando io non capivo, quando io non sapevo.
Ricordo quel giorno
nel bosco quando tutto felice ti corsi incontro e tu te ne stavi in lacrime
vicino a quell'albero.
Ti presi le spalle e
tu ti allontanasti da me urlandomi contro non ricordo
nemmeno quale insulsa accusa, e allora io tentai di avvicinarmi ancora una volta,
ma tu eri furiosa. Mai ti avevo visto così determinata, così assolutamente
decisa. Mai in tutta la mia vita potrò mai dimenticare
le tue parole: “Naruto-kun credi che ti aspetterò
ancora per molto? Non sono più una ragazzina insicura che si nasconde alla
visione del suo miraggio. Ti amo, ma tu sei così cieco o così stupido da non
poterlo vedere!” e mi desti uno schiaffo.
Come il primo vagito
di un bambino risvegliato dalla botta della nutrice, io venni
partorito a vita nuova. Il primo respiro fu il più doloroso.
Mi avvicinai e senza
dolcezza o delicatezza ti afferrai il capo e ti
baciai, spaventato che tu potessi scappare ti strinsi forte. Solo dopo, quando
vidi che non ti saresti allontanata da me, ti dimostrai la mia dolcezza, ti
porsi il mio cuore.
La mia bocca è di nuovo a contatto con la tua pelle, sono assetato e
nessun liquido materiale potrà mai appagarmi, solo il tuo sapore, solo le tue
membra possono calmare la mia irrequietezza.
Domani sarà una lunga
giornata, incominceranno i festeggiamenti per l'iniziare della primavera, e
dovremmo ricevere diverse delegazione giunte dai vari
villaggi. Se avessi saputo che fare l'Hokage può
essere talvolta così tedioso avrei decisamente
cambiato sogno. Ma tu sarai al mio fianco, so che la
tua mano troverà la mia in ogni momento di stanchezza e di tensione.
Come il giorno della
mia investitura a capo villaggio. La coronazione di ogni
mio sogno, di ogni mio giorno di duro lavoro. Oggi sono qui a proteggere il mio
villaggio, i miei amici, la mia famiglia e te: il mio
cuore.
Ogni giorno accanto a
te è il più dolce dei doni, ogni volta che mi guardi con orgoglio, ogni volta
che sento la tua approvazione per quello che sono
diventato, per quello che sono riuscito a offrirti:
una casa degna di una Hyuuga,
una famiglia, il mio amore.
Sfioro il tuo ventre
rotondo e sorrido, sento una vibrazione sotto le mie dita
mentre lo accarezzo, sento nostro figlio; scusa, nostra figlia muoversi
e trepidare di nascere in un mondo meraviglioso....
“Naruto” chiama lei.
“Dimmi Hinata” rispondo io.
“Kenji è già addormentato. Ogni sera è sempre più faticoso.” conclude lei prima di scendere fra le mie braccia.
Mi guardo attorno e vedo solo il buio. Generoso regalo di un amico d'infanzia, del più caro, del più prezioso.
Lei mi bacia il mento, per poi risalire lungo la guancia, e giungere alle mie labbra, dove le dimostro quanto l'ami e quanto lei sia l'unica persona a questo mondo che mai mi ha abbandonato.
Ci ritroviamo sotto le coperte abbracciati.
Kenji piange, lei si sveglia e si dirige verso di lui; io non posso nemmeno prendermi cura di mio figlio, del mio amore.
Lei ha le dita gonfie e rotte dal lavoro, gli occhi stanchi dal poco sonno.
Lei è una Hyuuga e vive con me in una casa che fatico a definire tale.
Suo padre non ha mai accettato un cieco nella sua famiglia. La casata con la vista più acuta e un cieco: quale scherzo devo essere sembrato alla sorte.
Nessuno dei miei vecchi amici è disposto a darmi un lavoro, nessuno in quel maledetto villaggio è disposto a darmi uno stramaledetto lavoro.
La gente per le vie mi compiange e mi tiene a distanza: non sono più l'involucro della volpe a nove code, sono solo un guscio vuoto.
Ma so quanto lei ami questo villaggio e quanto non voglia lasciarlo. Se solo potessimo andarcene, raggiungere Suna, sarebbe tutto così diverso…ma forse ha ragione lei: Gaara non potrebbe mai ridarmi la vista, e un lavoro non mi rende un uomo migliore.
Rientra in camera e sente le mie lacrime di frustrazione scendere copiose. Senza dire nulla si avvicina a me e mi bacia.
L'amo.
Come mai nessuno è stato amato, come mai nessuno è stato posseduto, come mai nessuno abbia amato.
Stesi sotto una pallida luna che filtra attraverso le aperture del tetto, l'accarezzo, le bacio la pelle così liscia e profumata, infine le sfioro il ventre rotondeggiante.
Un altro piccolo frutto maturerà e cadrà sulla terra a breve, e nessun altro bambino potrà mai dirsi più fortunato, potrà mai essere più felice.
Nessun giocatolo, nessun vestito pregiato, nessun viaggio in paesi lontani troverà ad aspettarlo, ma un padre cieco, una madre stanca della vita, e un fratellino di poco più grande.
Ma nessun altro bambino del creato sarà così amato, così voluto, così felice.
Perché una vita
insieme a te, con te e per te è stato l'unico vero
sogno delle mia vita.